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Autore: TataTatosa    11/03/2017    0 recensioni
confessioni di Paul su John.
Raccolta di flashfics a cuor leggero; un pò fluff un pò angst.
Genere: Angst, Fluff, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: George Harrison, John Lennon, Paul McCartney
Note: AU, Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Pioggia.
Gocce spesse e grigie, di quelle che lavano i vetri delle auto troppo sporche, di quelle che fanno scivolare via i pensieri dalla testa; di quelle che ti fanno stringere nel cappotto per impedire che l’acqua spenga il fuoco che hai dentro.
Paul, raggomitolava il naso nel colletto alitandosi sul petto.

 “Dannata pioggia” sussurrò appena con gli occhi fissi sulla pozzanghera che stava per inghiottirlo e, a gran passi s’apprestava verso quel cancello in ferro battuto che lo invitava a perdersi tra lezioni di chitarra e d’amore.  Ogni volta che il sapore di una nuova lezione con John s’insidiava tra le sue meningi , il cuore gli accorciava il respiro e gli allungava i passi. 
Deglutì, a malapena ed alzò la testa; qualcosa gli vibrò in tasca, e quando si accorse che non era il cuore ad essergli scivolato fin lì, prese in mano il cellulare.

Una notifica di gruppo,  e persino il pollice fu troppo imbarazzato per cliccare sul messaggio che John aveva inviato a tutti i suoi colleghi: “ Vi aspetto al bar” scrisse il maestro e, a quanto pare, quelle quattro parole allineate furono abbastanza da permettere a Paul di scansarsi dalla coltre di calore umano tristemente prodotto da se stesso ed invertire la camminata in direzione del bar, il solito. Avrebbe tardato, ma si disse che forse sarebbe stato meglio così.
 
Non vi si presentò nessuno…nessuno meno che lui, il quale vedeva, osservava dall’altra parte della vetrata una sagoma intenta a gustare il sapore del caffè appena pronto; un aroma che riuscì ad estendersi fino alle sue narici rendendo l’aria più buona; quasi familiare.

“Buongiorno, maestro” masticò Paul e John si voltò.

Bello, un po’ assonnato e con ancora il bordo della tazzina attaccato alle labbra; era goffamente dolce e questo, a Paul fece colorare il naso.

“Ciao McCartney” gli rivolse nel suo tono denso e profondo;  una scioglievolezza per le viscere impreparate di Paul, che a stento seppe accennare il contorno di un sorriso.

Il moro continuava a covare per lui un amore in gran segreto, un sentimento che gli tirava e allentava le budella come una fisarmonica. Chissà se John, in quei silenzi caotici si accorgeva di un tale trambusto, pensò Paul.

Non ci fu imbarazzo o timore nel non aver null’altro da aggiungere. Probabilmente, il silenzio era la cosa che meglio si addiceva ad una situazione come quella, dove il minimo sospiro avrebbe infranto la fragile linea di confine tra la professionalità e la confidenza più spinta e questo Paul non poteva permetterlo. Nemmeno quando implorava, scongiurava se stesso di  innamorarsi di qualcun altro che non fosse lui.
 
John diede un’occhiata rapida all’orologio che segnava le nove e un quarto; la non presenza di altri allievi lì, fece presagire che fossero già tutti in aula, per cui, si vide costretto a proferire un secco “Sarà meglio andare, adesso” non prima di aver posato quattro pound al cassiere.
 
Portò la sua imponente figura fuori da quel posto, lasciando una scia di profumo muschiato che inebetì Paul fino all’inverosimile e che ancora stava lì, sognando tutte le parole che avrebbe potuto dirgli, ma che morirono in fondo alla gola.

“Allora, McCartney” lo redarguì il maestro “mi segui?” lo pregò richiamandolo all’attenzione guardandolo dritto negli occhi.

La potenza di quello sguardo ebbe un effetto devastante su Paul;  avrebbe voluto avere le parole adatte per saperlo descrivere a George, l’indomani.  Gli sembrò che, improvvisamente, tutto il sapere a sua disposizione fosse scivolato sotto a quel paio d’occhi ambrati che, per un attimo, si voltarono per convincerlo.
Paul si sciolse, perché ci vide qualcosa, ci ha visto affetto, ci ha visto un “mi incuriosisci”; ci ha visto un “io e te ne faremo di strada assieme” . 
  
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