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Autore: scarletredeyes    11/03/2017    2 recensioni
Un tentativo fallito di dichiararsi alla persona che gli piace e Hayden dovrà fare i conti con qualcosa... o meglio qualcuno che prenderà la sua vita mettendola completamente sottosopra.
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Storia nata come one-shot e leggermente ampliata.
Genere: Fluff, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
Capitoli:
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DEAR FRIEND,

IS THAT WHAT THEY CALL 'BEING CLOSE TO SOMEONE'?



Altre due settimane, sommate alla precedente, erano passate senza che Dean concedesse la minima tregua a Hayden il quale, soprattutto nell'ultimo periodo, rischiava un crollo emotivo ed una crisi di nervi da fare invidia.

Evidentemente a quel demonio in terra non bastava solo il tenerlo in pugno ricordandogli del loro "contratto" ogni tre secondi, o il semplice fatto che lui lo stesse aiutando ad alzare la sua media scolastica senza retribuzione, o anche che ultimamente fosse diventato il suo pupazzetto-da-tartassare-sulla-pista-da-hockey preferito e schiavetto a tempo indeterminato, ma doveva – ovviamente – anche pretendere che Hayden assecondasse tutti i suoi capricci più folli.

Ad esempio, il moretto non capiva assolutamente per quale stranissimo e assurdo motivo dovesse accompagnarlo proprio lui a comprare un paio di jeans al centro commerciale! Dean gli aveva fatto capire in tutte le salse che non approvava il suo gusto nel vestire e sinceramente non capiva cosa se ne facesse di portarselo appresso. Riflettendoci meglio invece era arrivato alla conclusione che probabilmente voleva solo rompergli le scatole e impedirgli di godersi un sabato pomeriggio all'insegna del relax. In fin dei conti Hayden non ricordava nemmeno più quando fosse stata l'ultima volta in cui era riuscito a dedicarsi un po' ai suoi hobby invece di dover fare da balia a quello squinternato.

Sospirò angosciato leggendo il messaggio che Dean gli aveva appena mandato in cui lo informava di essere arrivato sotto casa sua; si guardò un'ultima volta allo specchio aggiustando gli occhiali sul nasino poi, sospirando di nuovo, decise di lasciar perdere e si avviò giù dalle scale con l'aria più sconsolata che avesse mai potuto mettere su.

Aprì la portiera dell'auto e si sedette al posto del passeggero avvilito guardando Dean osservarlo con un sopracciglio inarcato. «Non si saluta nemmeno più?» domandò quest'ultimo prima di partire.

Hayden non aprì bocca. Sventolò stancamente la mano avanti e indietro alla mo' di saluto facendo poi ricadere l'arto inerme sulla coscia.

«Ti hanno tagliato la lingua nel sonno? Non che mi dispiaccia, sia chiaro.» lo apostrofò il più grande lanciandogli un'occhiata di sottecchi.

«Sul serio, perché devo venire anche io?» sbottò invece Hayden guardando la strada davanti a sé ignorando il fatto che per la prima volta il castano si stesse dimostrando più amichevole del solito.

«La fai sembrare una marcia al patibolo.» replicò divertito. «Sto contravvenendo a tutti i miei principi etici e ti sto portando a fare un giro, semmai dovresti essermi profondamente riconoscente.» asserì con tono di finta superiorità stuzzicandolo.

Hayden si girò di fianco per guardarne il profilo con una faccia che urlava "ma sei serio?", mentre l'altro si distraeva giusto due secondi per interpretare quella smorfia che trovò solo molto spassosa. «Non guardarmi così. Se non esci mai di casa finirai per ammuffirti.» continuò a sfotterlo ignorando tutti gli istinti omicidi che il passeggero stava esternando.

«Davvero!?» sbottò l'altro «Se vuoi fingo di essere scemo e di conseguenza di credere a questo tuo sfogo di bontà, altrimenti passo a spiegarti quello che penso davvero e cioè che tu voglia solo qualcuno a cui appioppare le buste, sempre che tu non voglia anche farmi provare tutto il negozio solo per puro divertimento!» si sfogò infervorandosi più del necessario, tanto che l'altro dopo un paio di secondi in cui provò a restare serio, scoppiò a ridergli in faccia fino quasi a lacrimare.

«Oddio... s-sei... esilarante!» biascicò Dean fra una risata e l'altra, mentre Hayden poggiava un gomito sulla portiera tenendosi la testa con la mano arrossendo violentemente. «Devo ammettere che l'idea non mi aveva sfiorato neanche lontanamente, ma grazie per esserti proposto allora!» esclamò continuando a ridere.

Hayden emise una specie di ringhio frustrato acquietandosi sul sedile constatando che non era proprio in grado di non tirarsi la zappa sui piedi almeno una volta.

 

Almeno su una cosa però, stranamente, Dean aveva ragione: uscire un po' di casa per svagarsi era davvero quello che serviva a Hayden. Negli ultimi giorni lo aveva visto più sottotono rispetto al solito e si era convinto di dover fare qualcosa a riguardo perché un Hayden poco vispo e reattivo, a detta sua, non era divertente da tormentare e prendere in giro. E poi quella, sempre a detta sua, non si poteva nemmeno considerare un'uscita fra amici, anche perché lui e quel piccoletto erano tutto tranne che in confidenza! Tra l'altro non riusciva ancora a capire dove avesse trovato il coraggio di portarselo dietro conciato a quel modo, solo che almeno in quest'occasione aveva desistito dal commentare con una cattiveria gratuita che avrebbe solo rovinato lo scopo di quella faticata. Non poteva sul serio creder che si stesse seriamente occupando della felicità di un altro individuo.

Prese un'altra maglia dallo scaffale e la gettò, senza particolare garbo, fra le braccia di Hayden già coperte da un altro cambio di vestiti. Poi si girò a guardarlo ammiccando sorridente. «Allora... sei pronto a sfilare?»

L'altro lo guardò quasi implorante scuotendo il capo più volte, pregandolo implicitamente di desistere, ma tanto fu tutto inutile. Si ritrovò praticamente spinto dentro un camerino con il primo abbinamento fra le braccia e la tendina già tirata. Rassegnato ormai come sempre, iniziò a spogliarsi lentamente piegando con cura i suoi vestiti e iniziando ad armeggiare con i nuovi, guardandone l'etichetta rimanendo confuso.

«Sei a conoscenza vero che non abbiamo la stessa taglia?» domandò indossando i capi ugualmente.

«Certo che lo so.» replicò Dean da fuori stando poggiato con le spalle al muro, spiando curioso all'interno della stanzetta da una fessura.

«E allora mi chiedo: se sei tu a doverti comprare da vestire, perché hai preso tutto a mia misura?»

«Perché mi stufo di cambiarmi di continuo... è snervante.» rispose in modo ovvio «E poi tanto se stanno bene a te vuol dire che di sicuro staranno benissimo anche a me!» aggiunse sornione.

«Questa era davvero cattiva!» lo rimbrottò l'altro infilando la maglia imbronciato.

«Sì, sì... avanti, muovi il culo e vieni fuori. Non ho tutto il pomeriggio.»

Hayden allacciò il bottone dei jeans tirando su la zip. «Ah no? Io sì invece!» replicò piccato facendo roteare gli occhi al più grande. «Meglio così visto che la tua presenza è richiesta anche dove dobbiamo andare dopo.»

Hayden blaterò qualcosa di incomprensibile a risposta e titubante scostò la tendina muovendo un passo fuori. «Ti prego... è imbarazzante!» si lamentò poi pentendosi ancora una volta di aver parlato a vanvera.

«Oh no, figurati... ho visto di peggio!» continuò a sfottere Dean incurante squadrando il ragazzino da capo a piedi.

Hayden aprì la bocca per lanciargli contro un'offesa, ma la richiuse sentendosi incredibilmente e improvvisamente a disagio. Osservò la sua immagine riflessa nello specchio alle spalle di Dean e istintivamente incrociò di nuovo le braccia al petto, come a volersi coprire. Non era abituato a portare maglie che non gli ricadessero addosso abbondanti, figuriamoci se si trattava di pantaloni!

«C'è solo una cosa che non mi convince.» asserì Dean riportandolo alla realtà, arricciando il naso. Poi, con una strana espressione, si staccò dal muro andando incontro a Hayden allungando le mani verso il suo viso. Prima gli sfilò gli occhiali in un movimento fluido che lasciò l'altro un po' perplesso e spaesato per poi arruffargli i capelli sistemandoli sparpagliati sulla fronte.

«Ecco, ora sì che fatico a riconoscerti!» esclamò poi sorpreso da quanto effettivamente fosse bastato così poco per renderlo completamente diverso e, se non fosse stato che per sua indole non si sarebbe mai complimentato con qualcun altro, avrebbe anche ammesso che in fondo era pure abbastanza decente.

Hayden avvampò nel giro di due secondi facendo cautamente mezzo passo in dietro, mentre Dean continuava a fissarlo in silenzio.

«Bene, direi che dopo essermi tolto questo mio sfizio personale possiamo passare alle questioni serie.» aggiunse alla fine il più grande sgretolando l'atmosfera serena e tranquilla in miliardi di pezzettini.

Hayden lo incenerì con lo sguardo, che senza occhiali non sapeva nemmeno dove puntare con precisione, tornando a risistemare i capelli com'erano prima. «S-sei un cretino! Lo sapevo che non dovevo fidarmi di te e ridammi gli occhiali!» sbottò allungando le mani davanti a sé alla cieca nel tentativo di prenderli.

 

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Per tutto il viaggio in macchina verso la misteriosa destinazione che Dean non aveva voluto rivelargli, Hayden aveva continuato a guardare la bustina poggiata sulle sue gambe proveniente dal negozio dal quale erano usciti poco prima. Già, perché lì dentro, oltre ai vestiti del ragazzo, c'era anche il completo che lui aveva provato poco prima e che si era visto regalare così inaspettatamente.

"Almeno adesso avrai qualcosa di umano addosso. Ero veramente stufo di portarti appresso conciato a quel modo!" gli aveva detto il più grande. Eppure, nonostante i modi scortesi Hayden non aveva potuto che sorprendersi di quel gesto e forse, molto in fondo, era arrivato ad apprezzare un po' di più la stravaganza di quell'individuo.

Nel corso degli anni si era costruito un'immagine ben precisa di Dean basata unicamente su quello che Dean stesso dava a vedere agli altri. Lo credeva solo un arrogante pallone gonfiato, rozzo, sgarbato, antipatico, megalomane e decisamente troppo conscio del fatto di essere un – purtroppo – bellissimo ragazzo, quando in realtà – oltre a tutte queste cose che comunque aveva avuto il piacere di vedere confermate – c'era fortunatamente anche dell'altro. A partire da quello spirito così combattivo che dimostrava nel voler a tutti i costi raggiungere il suo obiettivo, fino ad arrivare a quello sfogo sporadico di gratitudine che aveva appena esternato. Forse alla fine, sotto quei chilometri di sgarbataggine e sgradevolezza si nascondeva sul serio una persona come tutte le altre. E, sempre forse, alla fine la sua compagnia poteva anche risultare leggermente piacevole.

Quando però dal finestrino Hayden riuscì a scorgere una struttura fin troppo familiare, sgranò gli occhi quasi fino a farli uscire dalle orbite sentendo il cuore fermarsi per un istante. Guardò il profilo di Dean concentrato a mettere la freccia per girare e parcheggiare sperando si trattasse solo di un bruttissimo scherzo.

«È seriamente questo il posto dove hai intenzione di farmi buttare tutto il pomeriggio!?» sbottò indicando con l'indice il palaghiaccio, stracolmo di macchine e di gente, dove di solito si allenava la squadra di hockey. «No, ho guidato fin qui giusto per sprecare benzina.» sorrise lui sarcastico spegnendo il motore scendendo poi dalla vettura.

Hayden slacciò la cintura seguendolo. «D-devi allenarti ancora?» domandò timoroso.

«No, non oggi.» rispose tranquillo l'altro avviandosi verso l'entrata.

«E allora che ci facciamo qui di preciso?»

Dean sospirò. «Non è ovvio!? Ti insegno a pattinare. Sono stufo di vederti fare capitomboli ogni volta che sali in pista. Mi serve un aiutante reattivo, non un sacco di patate!»

Il moretto puntò i piedi a terra fermandosi. «Credo che passerò allora, grazie!» esclamò.

«Oh, oh, oh...» lo richiamò Dean fermandosi a sua volta e girandosi per guardarlo in faccia. «Non dirmi che te la fai sotto, cervellone.» lo provocò.

«Punto primo, ti ho detto di smetterla di chiamarmi così. Punto secondo... n-non ho paura, è solo che c'è troppa gente qui...» mormorò.

«Tranquillo, ormai a figure di merda sei messo benissimo, specialmente con me. Non è un problema.» se ne uscì l'altro, sempre con il suo solito tatto tranquillo e disarmante.

«Quando fai così giuro che mi fai salire alle stelle la voglia di prenderti a ceffoni!»

«Provaci, cervellone

«Smettilaaa!» cantilenò Hayden stufo seguendolo comunque fin dentro.

Dean allora gli posò una mano sulla spalla guardandolo con le labbra incurvate in un sorriso di sfida. «Facciamo così: se riesci a fare un giro di pista completo da solo, entro la fine della giornata, potrai darmi uno schiaffo.»

«Ma ti sei bevuto il cervello?!» sbottò Hayden allibito.

«Perché, non ti attira l'idea o hai pura di fallire?» continuò a provocarlo il maggiore sostenendone lo sguardo. Hayden assottigliò gli occhi in due fessure taglienti facendosi avanti. 

«D'accordo, accetto! Però quando ti brucerà la guancia non lamentarti!» lo ammonì severo deciso a fare di tutto pur di riuscire a stampare cinque belle dita sulla guancia di quel buffone.

Per tutta risposta Dean scoppiò a ridere avvicinandosi al bancone trascinando alla fine nell'euforia anche il più piccolo.

 

«Fammi capire bene, è così che avevi intenzione di conquistare Brandon?» sfotté Dean tenendo Hayden ben stretto alle braccia per non farlo cadere, mentre lo guidava pattinando all'indietro.

«Taci!» esclamò l'altro in risposta iniziando a diventare scarlatto.

«Sei sempre così suscettibile quando si parla di lui..» gli fece notare. Ogni volta che si nominava per sbaglio il biondo, Hayden iniziava a dare i numeri e Dean – ogni volta – si accigliava.

«Certo che sono suscettibile! E non vedo perché non dovrei visto che ogni volta che si inizia il discorso mi torna mente non solo il fatto che ho finito per fare la figuraccia più enorme che un individuo possa mai fare in tutta la sua vita, ma anche soprattutto che tu hai letto la mia lettera! E ogni volta che ci penso mi sento malissimo e, per di più, guarda anche a cosa mi ha portato tutto questo!» esternò tutto d'un fiato, senza pause, abbassando il capo in forte imbarazzo.

Dean rimase sinceramente spiazzato da quella risposta. Effettivamente in tutto quel tempo non aveva mai pensato che Hayden potesse sentirsi così in imbarazzo per il fatto che lui avesse letto la sua confessione, per il fatto che avesse profanato qualcosa di estremamente intimo. Credeva che tutto fosse solo dovuto solo alla paura che quella faccenda, compreso lo svelare chi fosse la sua cotta, diventasse di dominio pubblico. Comprendeva perché allora fosse sempre a disagio nel parlarne e, soprattutto, che non necessariamente c'entrasse per forza Brandon.

«Ok... hai ragione.» mormorò dopo qualche secondo di silenzio «scusa.» aggiunse.

Hayden alzò gli occhi cioccolato sul viso di Dean, dove alcuni ciuffi castani ricadevano danzando a destra e a sinistra, spinti dalla corrente che stavano alzando pattinando. «Non credo di aver sentito bene...» sussurrò quasi scioccato. Doveva per forza aver sentito male. In quella frase c'erano ben due cose che non andavano assolutamente: la prima era "hai ragione" e la seconda "scusa".

«Hai sentito benissimo invece e se credi che lo ripeterò stai fresco.» disse l'altro scocciato mollando la presa sulle sue braccia, allontanandosi di qualche metro.

Ormai nemmeno più lui riusciva a comprendere cosa gli passasse per la testa e cosa continuasse a spingerlo a cambiare atteggiamenti. Da quando in qua si comportava così? Da quando in qua si preoccupava per quello che poteva pensare o provare qualcun altro? Non era proprio da lui. Ultimamente si stava facendo influenzare troppo da Hayden e dalla sua dannatissima mania di essere sempre gentile con tutti finendo addirittura per chiedere scusa!

Infilò le mani nelle tasche dei pantaloni scivolando noncurante sui pattini facendo slalom fra le troppe persone che saturavano la pista, guardando fisso il pavimento con la mente troppo occupata.

Si stava rincretinendo troppo appresso a quell'esserino e il fatto che ormai passasse praticamente quasi tutto il suo tempo a stretto contatto con lui non lo aiutava per niente. Eppure non trovava la forza di sbarazzarsene e di porre fine a quell'accordo. E, per la verità, era veramente troppo confuso perché non riusciva a spiegarsene il motivo nonostante volesse a tutti i costi autoconvincersi che si trattasse di pura e semplice comodità. Solo di una cosa si era reso conto con suo grande stupore: al pensiero di rispettare il suo piano iniziale e quindi di ridicolizzare Hayden spifferando della lettera, era arrivato persino a sentirsi un verme. E quella era un'altra cosa di cui non riusciva proprio a capacitarsi. Che diavolo gliene doveva importare a lui se avessero preso per il culo cervellone fino all'anno del suo diploma? Eppure era arrivato persino ad incazzarsi con sé stesso per il pensiero che lo aveva sfiorato. Stava davvero impazzendo e tutto per colpa di un ragazzino dal sorriso corredato di apparecchio e la mania per le felpone anti fascino.

Si riscosse dal torpore facendo dietro front giusto in tempo per vedere Hayden schiantarsi al suolo atterrando di sedere. Soffocò una risatina scuotendo il capo avvicinandosi e allungando una mano per aiutarlo a rialzarsi, ma l'altro lo guardò bieco, girando la testa di lato intenzionato a non accettare aiuti.

«Andiamo, non fare il bambino.» lo apostrofò accovacciandoglisi di fronte.

«Fra me e te non saprei chi è più infantile.»

Dean alzò gli occhi al cielo rimettendosi in piedi. «D'accordo, allora se ti fa piacere rimanere seduto qui io torno a fare un altro giretto...» lo provocò.

Hayden emise una specie di ringhio di stizza afferrandogli brusco una mano facendosi letteralmente tirare su di peso. «Se mi molli di nuovo senza preavviso, giuro che ti prendo a sberle sul serio!» lo minacciò.

«Ti ricordo che abbiamo una scommessa in ballo per questo e da quello che vedo non credo riuscirai a vincerla.» lo sfotté prendendolo stavolta per le mani aiutandolo ad avanzare.

Hayden fece una smorfia tornando a fissare i suoi piedi chiusi nei pattini a noleggio.

«Non è difficile, devi solo smetterla di fissare in basso, tenere il peso del corpo in avanti e muovere un piede alla volta.» lo istruì Dean.

«Hai già detto troppe cose... parli facile tu che lo fai da una vita.»

«Naah... è solo che sei tu ad essere una frana.»

«Lo stai facendo apposta vero?»

Dean fece il finto tonto. «Fare cosa?»

«Provocarmi. Perché credimi, ci stai riuscendo benissimo.»

«Non credi di essere un po' troppo egocentrico ora?»

«Vedrai quanto sarò egocentrico quando vincerò la scommessa!»

   
 
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