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Autore: Sospiri_amore    13/03/2017    1 recensioni
All'età di sedici anni Elena si trasferisce a New Heaven, USA, con il padre.
Qui vivono gli Husher, una famiglia con la quale sono grandi amici da sempre.
Elena frequenterà il Trinity Institute, una scuola esclusivissima, che la catapulterà in un realtà fatta di bugie, ambizione, menzogne e rivalità che la porterà a scontrarsi con parecchi studenti.
Un amico appena conosciuto le ruberà il cuore o qualcun altro riuscirà a farla innamorare?
Chi ha lasciato quello strano biglietto sul suo armadietto?
Chi ha scattato la foto scandalosa che gira per la scuola?
Elena riuscirà a non rivelare un grande segreto alla persona che ama?
© Tutti i diritti sono riservati
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
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IERI:
Sai mantenere un segreto?

 
Di solito, la domenica mattina, la passo ad aiutare mio padre con le faccende in casa.
La tabella è sempre la stessa: camere, salotto, cucina e bagno. Solo se ho molti compiti posso evitare di lavorare, ma visto che ho già fatto il programma per informatica, ripassato matematica e iniziato a lavorare sul progetto di chimica, oggi mi tocca pulire.
Ho passato il venerdì sera e tutto il sabato a studiare con Kate. Lei è bravissima e non perde tempo, ha la capacità innata di organizzarsi alla perfezione. Avrà preso da Hanna che in quanto a meticolosità non la batte nessuno.
Mi fa bene tenermi impegnata, così non devo pensare a Jo e alla discussione che abbiamo avuto. Perdere un amico come lui è la cosa che mi fa più male. Tra di noi è durata poco, probabilmente non eravamo destinati a stare insieme.

"Elena, mi aiuti a mettere le lenzuola ad angolo", mio padre mi chiama dalla sua camera.
"Arrivo", appoggio il detersivo con cui sto pulendo le piastrelle del bagno e lo raggiungo.
Infilo l'angolo del lenzuolo mentre papà sta alzando il materasso. In due minuti finiamo di sistemare il letto.
"Che ne dici se domenica prossima andiamo da Hanna e Roger a pranzo? Sarà il tuo compleanno. Vorrei fare una festa come si deve. È da tre anni che non lo festeggiamo", papà osserva il lenzuolo teso, è soddisfatto del lavoro.
"Sì. Credo possa andare. Devo sentire la Signora McArthur se posso stare a casa. Demetra ha bisogno di me", gli spiego mentre infilo un cuscino in una federa.
"Da quando in qua chiedi il permesso ad estranei? Sono tuo padre, credo che la risposta più adatta sia: Sì, papà. Come vuoi, papà", anche se la sua è una battuta percepisco una certa irritazione.
"Sì, papà. Certo, papà", ripeto a pappagallo, "Ma non posso saltare una lezione in questo momento".
"Elena, da quando siamo qui a New Heaven sei cambiata. Sei distratta, come ti stessi allontanando da me. La cosa non mi piace. Capito? Voglio festeggiare il tuo compleanno in famiglia, quindi domenica prossima andremo a pranzo da Hanna e Roger", quando papà fa così non lo si può contraddire.

Cosa gli direi poi? Come potrei spiegargli il mio cambiamento?
Ho baciato un ragazzo che mi piace, ma ci siamo lasciati perché lui mi ignora di fronte agli altri? 
Oppure, sai papà ho un debole per un mio professore, forse anche lui l'ha per me? 
O meglio, c'è un ragazzo che mi prende in giro ogni volta che ci vediamo, però ogni tanto è di una dolcezza disarmante?

"Ok. Ok. Stai calmo", rispondo sbuffando e alzando gli occhi al cielo cercando di dissimulare, "Solo che la Signora McArthur non la prenderà bene, lo so già".
"È il tuo compleanno, fidati che capirà. Più tardi gli spiegherai", papà mi lancia l'atro cuscino in pieno volto e poi ride. Con lui è impossibile tenere il muso per più di cinque minuti.

In fretta e furia mi preparo per la lezione di Italiano. Come al solito ho calcolato male i tempi. Mi infilo un paio di jeans e un maglione lungo, un paio di scarpe da ginnastica. Con il cappotto, cappello e sciarpa sono al calduccio mentre corro per le scale del palazzo.
Appena esco dal portone un uomo in giacca e cravatta mi aspetta. È Micheal, l'autista della vecchia. 
"Ciao Micheal! Come stai?", mentre lo saluto guardo il cielo. Non cade neanche una goccia.
"Buongiorno Miss. Sto bene, grazie. Sono venuta a prenderla per portarla alla lezione con Mrs Demetra", mi risponde con il suo solito tono pacato e controllato.
"Ma non piove, nevica o grandina. Potevo benissimo venire da sola".
"La Signora ha insistito, non vuole che arrivi tardi. È stata categorica", Michael mi apre lo sportello posteriore. Mi accomodo sulla macchina sperando che ci siano le delizie dell'altra volta.

La macchina parte.

"Se vuole può mangiare quello che vuole. Ci penserò io a rifornire il bar della macchina", Micheal mi schiaccia l'occhio, lo vedo riflesso nello specchietto retrovisore.
"Grazie!", apro la ciotola di fronte a me e scopro una piramide di cioccolatini artigianali di primissima qualità. Mi lancio all'attacco.
"Spero che siano di suo gusto", mi chiede Michael.
"Certo... Oh, scusa. Ne vuoi uno?", dico allungando la ciotola verso l'autista.
"No. Non si preoccupi. Sono a posto".
Senza aggiungere altro Michael riprende a guidare, mentre io mi lecco le dita sporche di cioccolato.

Casa McArthur è splendida come sempre, gli alberi spogli sembrano più aggraziati di un qualsiasi albero che abbia mai visto. I rami sembrano più slanciati, armoniosi e simmetrici. Nonostante sia inizio dicembre, nel giardino non c'è nessuna foglia caduta. L'erba verde, umida della pioggia dei giorni scorsi, è sempre perfettamente curata.
Michael va nei garage a parcheggiare la Rolls Royce. Lo saluto con la mano, mentre salgo gli scalini che mi portano all'ingresso. Ogni volta che entro in casa provo una forte emozione, quella casa è la più bella che esista sulla faccia del pianeta. Almeno per me.
Con cautela entro, stranamente non ci sono domestici ad accogliermi.
Mi tolgo il cappotto, sciarpa e guanti e li appendo. 

Silenzio.
"Buongiorno", mi arrischio a dire.
Nessuno risponde.
"Sono Elena. C'è qualcuno?".
Sembra che non ci sia nessuno in casa.
Tentenno un attimo, mi guardo in giro e poi mi decido a salire al piano superiore.
Faccio pochi passi, un colpo di tosse rompe il silenzio.
Ancora tosse.
Mi sporgo e vedo Demetra seduta sulle scale. È lei che sta tossendo.

"Demetra va tutto bene?", la donna è seduta sui gradini della scalinata, ha la testa appoggiata alla ringhiera. È molto pallida.
"Sì. Elena potresti prendermi un po' d'acqua?", mi dice con un filo di voce.
Senza esitazione, corro in cucina e riempio un bicchiere. In pochi secondi Demetra lo stringe tra le mani e lo beve avidamente mentre ingoia una pastiglia.

Non ho il coraggio di dire nulla, vederla in quello stato mi fa male. Mi ricorda mia madre quando stava male.

"Non volevo spaventarti. È che... Sai mantenere un segreto?", mi dice a bassa voce, la donna sta riprendendo colore in volto.
"Certo, dica pure".
"Ho un po' di mal di gola. Geltrude e James non lo sanno. Dovrei cercare di prenderla con calma, ma non posso fermarmi ora", mi spiega.
"Ma se canta ancora, rischia di perdere la voce?", le chiedo mentre l'aiuto ad alzarsi.
"No, le corde vocali stanno bene. Devo solo stare attenta. Purtroppo mi stanco facilmente", sorridente e con le guance rosa, saliamo insieme le scale.
"Non crede sia meglio avvertire i suoi famigliari?".
Demetra scuote la testa: "Adesso sono su tutti a sistemare la stanza, spostare i mobili solo perché mia suocera dice che l'acustica è pessima. Cosa farebbero se dicessi che ho la gola infiammata? Immagina il pandemonio".

Rido. Non sono l'unica ad aver paura della vecchia.

La stanza con il pianoforte è tutta sottosopra, i domestici stanno spostando mobili da una parte all'altra della stanza. La Signora McArthur impartisce ordini come fosse un direttore d'orchestra. James sta trasportando, con il maggiordomo, la grossa poltrona verde.

"Mia cara, non abbiamo ancora finito. Manca poco. Ho allestito una parte della sala tutta per te, così potrai iniziare a studiare i movimenti del tuo personaggio", dice l'anziana mentre osserva con attenzione gli spostamenti dei mobili.
"Ma Geltrude non era necessario. Settimana prossima inizio a provare a Teatro. Lì avrò tutto lo spazio che voglio", Demetra accarezza la spalla della vecchia che pare addolcirsi al contatto.
"Certo. Certo. Credo però sia importante darti spazio", poi rivolgendosi a me con piglio deciso, "Domenica prossima dovrai presentarti al Teatro comunale di New Heaven. Terremo lì le lezioni".
"A dire il vero domenica è il mio compleanno. Mio padre ha organizzato un pranzo, non credo di riuscire ad essere presente", mi dispiace molto, avrei voluto assistere alle prove.
"Bazzecole, lo spettacolo è più importante", dice accigliata.
"Ma Geltrude! Si compiono diciassette anni solo una volta nella vita", dice Demetra.
La Signora McArthur borbotta qualcosa, poi si gira e inizia ad urlare contro i suoi domestici.
"Stai tranquilla, passa la domenica con tuo padre. Una lezione in meno non mi creerà problemi", Demetra si avvicina al Maestro che seduto al pianoforte ripassa lo spartito.
Dopo un paio di colpi di tosse inizia a cantare. Melodia pura.
Il resto dei domestici esce dalla sala mentre la vecchia si gusta la sua coppa gelato vicino alla nuora.

James si è stravaccato sulla poltrona verde, l'ha messa vicino alla finestra.
Ha in mano un libro e gioca con una vecchia pipa in ceramica.
"Ti sei messo a fumare quella adesso?", mi accomodo su un grande divano che mi permette di vedere il grande parco della villa.
"È un problema?", mi dice annoiato.
"No. No. Fai pure. Che vuoi che me ne freghi", detesto quando fa così.
"Ecco, appunto. Non te ne frega nulla".

Girando le spalle a James inizio a prendere nota delle parole che devo correggere a Demetra. La R è la SC hanno qualche difetto, nulla di serio, ma visto che lei ci tiene tanto voglio aiutarla per quanto mi è possibile.

"Ti diverti tanto?", mi chiede James.
"A fare cosa?".
"A fare la maestrina, la perfettina. Mia madre pronuncia in modo corretto le parole", mi dice con una certa acidità. 
"Stai scherzando, vero?! In quanto Italiana conosco la pronuncia meglio di qualsiasi altra persona presente in questa stanza".
James mi zittisce con la mano, toglie il cellulare dalla tasca dei pantaloni, inizia leggere ridacchiando alcuni messaggi: "Kimberly è una sagoma, mi fa morire dal ridere. Oltretutto è molto sexy".
"Patetico", bisbiglio. 
"Cosa? Cosa hai detto?", mi chiede James improvvisamente interessato a me.
"Sei patetico. Sbandierare davanti a me le tue conquiste. Tanto...".
"... Tanto a te non te ne frega nulla", James conclude la frase al mio posto.
"Esatto! Hai colto nel segno".
"Poi sarei io il patetico? Ti spacci per quella forte invece sei uguale alle altre. Da quando stai con quello sfigato di Jonathan, sei diventata lagnosa, insopportabile", James mi parla con una certa animosità, pur cercando di controllare il tono per non farsi beccare dalla nonna.
"Io non sono lagnosa. Capito? Ho passato un periodaccio, ma adesso ne sono fuori... Comunque io e Jo siamo solo amici. Sia chiaro", punto il dito alla spalla di James che indietreggia alle mie spinte.
"Certo come no. Siete così teneri che vi nascondete quando vi sbaciucchiate: giardino sul retro della scuola, aule vuoti... Se vuoi continuo?".

Decido di non rispondere alla provocazione, detesto quando fa così. Abbraccio il mio blocco per gli appunti cercando di ignorarlo.

"Fai scena muta? Possibile che il vostro grande amore non sia degno di essere raccontato al Trinity?", James sbatte gli occhi velocemente, mi imita come fossi una stupida oca.

Stringo le mani intorno alla carta, provo a seguire le prove di Demetra senza successo, la voce di James mi rimbalza nel cervello.

"Oh Jo come mi piaci... Oh Tesoro, mi piaci anche tu... Baciamoci amore...", James fa delle vocine leziose cercando di offendermi.

Inizio a respirare velocemente.
Elena, mantieni il controllo.
Trattenere la rabbia sta diventando difficile.
Elena, calmati.

"Siete voi due dei patetici. Nascondere quello che...", James non finisce la frase. 
Il mio autocontrollo va a farsi friggere.
"Smettila! Io non ho mai nascosto nulla, ok? Jo... Jo... Lui non voleva farlo sapere. Non so il perché, va bene? Sì, mi piaceva Jo quando era normale. Adesso non mi piace più. Non mi piaceva sentirmi umiliata, allontanata e tenuta nascosta. Io non sono come voi del Trinity. Non riesco a mentire, imbrogliare o complottare. Tutti nascondete qualcosa. Sono stanca!", sto urlando. Tutti mi guardano con la bocca spalancata. 

Elena, pessima mossa.

Oddio, voglio sprofondare.
Demetra, la Signora McArthur e James, non me lo perdoneranno mai.

Senza dire altro me ne vado.
Non voglio guardare in faccia a nessuno.
Non ne posso più di tutti questi drammi.
Basta!

Senza dire altro lascio la villa McArthur, forse, per sempre.
   
 
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