Fumetti/Cartoni americani > A tutto reality/Total Drama
Ricorda la storia  |       
Autore: rocchi68    13/03/2017    3 recensioni
Lui aveva sempre creduto che quello fosse il suo mondo.
Che tutto fosse destinato a rimanere com'era, senza possibilità di rifiuto.
Quell'ennesimo anno universitario non sarebbe stato poi troppo diverso dagli altri.
Rivisitazione di una mia vecchia storia già pubblicata e che ho migliorato.
Spero.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Scott
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
E così era passato anche il terzo anno universitario.
Un periodo alquanto dolce e intenso per Scott che si era fidanzato e che aveva passato un’estate alternativa.
Troppo brevi erano stati quei mesi e come di consueto era giunto al primo giorno di settembre con un po’ di tristezza.
Sapere d’essersi dato alla pazza gioia per poi scontrarsi con un altro anno di scuola, avrebbe steso chiunque, lui compreso.
Tuttavia, fino a quando vi sarebbe stata la sua ragazza, cosa mai poteva andare storto?
In compagnia della sua Courtney era uscito dall’appartamento che aveva comprato con il suo umiliante lavoro da cameriere.
Non era un qualcosa di eccezionale, ma almeno poteva affermare di non dover contare troppo sugli aiuti della sua famiglia.
“Quest’anno sarà dura.” Iniziò lei, stringendosi al braccio del rosso.
“Già.”
“Ho sentito che gli esami saranno ancora più difficili.”
“Lo so.”
“Mi sembri preoccupato.” Tentò Courtney, sperando di fare un minimo di conversazione.
Era da quando erano usciti che era monosillabico e forse aveva intuito ciò che lo disturbava.
Non era la fine delle vacanze e nemmeno l’inizio della scuola, ma era soltanto per come l’aveva costretto a vestirsi per la cerimonia d’apertura.
Tutto sembrava, tranne che andasse all’Università.
Sembrava più diretto a un matrimonio e lo stesso Scott si era chiesto il perché era stato costretto a sottostare a quella regola insulsa.
Bastava guardarsi in giro per accorgersi che tutti indossavano la tipica divisa scolastica e loro invece no.
Proprio non riusciva a capire cosa dovessero dimostrare con dei vestiti così ridicoli.
“Sto pensando.”
“Credi di non farcela?”
“No.”
“Allora cosa c’è?” Domandò lei, fissandolo con attenzione.
“Non ho ancora fatto colazione.”
“Possiamo sempre fermarci al baretto della scuola.” Borbottò la giovane, stizzita per quel discorso insulso.
“Già.”
“Io credo che tu abbia qualcosa di strano.”
“Tipo?” Domandò, cercando di scorgere tra i vari ragazzi che gli passavano accanto, qualcuno di sua conoscenza.
Sperava sempre nella figura allampanata del compagno di banco cui attaccarsi e che gli permettesse di staccarsi da Courtney.
A suo avviso, la ragazza, stava diventando troppo appiccicosa e onnipresente.
“Sei sempre silenzioso.”
“Non noti nulla di strano tra noi e gli altri?”
“Non sarà ancora per la storia del primo giorno?” Sbuffò Courtney, avendo intuito cosa lo disturbava.
“Per fortuna che mancano ancora 2 anni e poi questo strazio avrà fine.”
“Ti secca tanto farlo per me?” Chiese la giovane, fermandosi di colpo e costringendo Scott a fare lo stesso.
Voleva leggere nei suoi occhi grigi.
Nell’apatia che essi trasmettevano.
Non erano più quelli di un tempo.
Lei che era stata abituata alla sfrontatezza e alla spavalderia del fidanzato, quasi non riconosceva quella calma.
Sembrava essersi trasformato in qualcosa che non le garbava particolarmente.
Forse perché anche lei era leggermente sopra le righe e amava il lato folle delle persone.
E Scott si era parecchio impigrito sotto questo punto di vista.
“No.”
“Potresti dirlo con un po’ più di allegria.”
“L’allegria ci farà arrivare in ritardo se non ti muovi.” Ribatté sprezzante, mentre lei riprendeva a camminare.
 
Per il resto del tempo restarono in silenzio.
Ognuno perso nei propri pensieri, anche se Scott riusciva a percepire le risatine dei ragazzi più giovani, riguardo al loro strano abbigliamento.
E come poteva dargli torto.
Quei dannati vestiti gli prudevano da morire e per ogni movimento, anche il più semplice, gli sembrava d’essere al rallentatore.
Fu così che, per fortuna, giunsero al baretto della scuola e dopo aver ordinato due bicchieroni di caffè, si avviarono con lentezza verso le loro classi.
Scott, seppur annoiato, ascoltava le parole di Courtney.
Parole vuote, prive di ogni significato.
Non rispecchiavano alcun ideale in cui lui credeva ciecamente.
Borbottava qualcosa sul fatto che Heather l’aveva aiutata l’anno prima a superare gli esami.
Su quanto gliene fosse riconoscente, senza sapere che l’altra la considerava utile solo per distrarre i prof.
Inoltre affermava che quell’anno lei si sarebbe impegnata per passare senza l’aiuto di nessuno, facendo sollevare lo sguardo di Scott verso il soffitto.
Lui sapeva bene che quella promessa non sarebbe stata mantenuta e che anzi Heather o qualcun’altra l’avrebbe dovuta aiutare ancora di più.
Nel caso miracoloso che lei fosse riuscita a connettere il cervello con la sua lingua, ecco che ci sarebbe stata una spiegazione logica per il suo risveglio: bigliettini.
Pensando a ciò, Scott quasi rimpiangeva il passato.
Quando si era avvicinato a lei, credendo chissà cosa, ma scontrandosi più tardi con una realtà orribile.
Courtney era solo una bambola con il dono della parola e che sputava sentenze su tutto e tutti.
La stava osservando, cercando di convincersi che quella teoria aveva un fondamento, quando andò a sbattere contro qualcosa.
Anzi, a essere precisi, contro qualcuno.
Subito alzò lo sguardo, mentre sentiva che la camicia e i pantaloni avevano ricevuto un bel bagno di caffè e cioccolato caldo.
Il suo sguardo rabbioso, stranamente si addolcì, vedendo una ragazza più giovane che cercava affannosamente di sistemare la situazione.
“Mi dispiace.” Piagnucolò lei, cercando disperatamente dei fazzolettini nella borsa, mentre Scott continuava a fissarla stralunato.
“Non è sufficiente.” Ribatté acida Courtney che voleva rimarcare la sua posizione di superiorità rispetto alla vittima.
“Ma io…”
“Dovrai pagare la lavanderia per ciò che hai fatto.”
“Ma io…”
“Non ci senti per caso? Ho detto che le tue scuse non sono sufficienti.” Continuò la castana, afferrandole con rabbia la mano che si stava avvicinando alla camicia di Scott per sistemare la situazione.
“Non l’ho fatto apposta.”
Non serviva un genio per accorgersi che era parecchio in difficoltà.
Sembrava ancora più piccola, mentre Courtney la stava sbranando viva.
Lui, mentre si asciugava, aveva ascoltato i loro discorsi e non aveva abbandonato il suo sorriso.
In fin dei conti lei non l’aveva mica fatto di proposito.
“Non importa Courtney, lascia stare.” Tentò, alzando una mano e sperando di non ricevere qualche cazzotto dalla sua fidanzata.
“No…lei ha sbagliato e deve pagare.”
“Ma io…”
“È stata colpa mia Courtney…stavo guardando altrove e non mi sono accorto di lei.” Provò Scott, ben sapendo che sarebbe stato difficile uscirne vivo.
Stava prendendo le difese di una sconosciuta e sapeva cosa frullava nella testolina della sua fidanzata.
Non appena sarebbero rimasti soli, quella gli avrebbe fatto una scenata da tapparsi le orecchie per almeno una settimana.
“Lei deve pagare comunque.”
“Io non l’ho fatto apposta.”
“Osi anche mentire? Questa punizione te la ricorderai a vita.” Alzò la voce Courtney.
Scott di certo non credeva che lei s’infuriasse così tanto e non credeva nemmeno che avesse il coraggio di rovesciarle addosso ciò che rimaneva del suo caffè.
Quell’azione non gli era andata giù.
Già sgridarla, gli era sembrato troppo, ma che senso aveva umiliarla in quel modo?
Era proprio questo che iniziava a detestare di Courtney.
Lei esagerava sempre, in situazioni, dove non ce n’era bisogno.
Mai che ricevesse una qualche lezione di buone maniere, ma se non era cambiata in quegli anni, nulla poteva farla crescere.
Scott spostò la sua completa attenzione verso la sconosciuta, ignorando volutamente la sua fidanzata.
Sperava che capisse che certi comportamenti non erano da persone mature, anche se in lei tutto urlava l’esatto opposto.
La bevanda fortunatamente si era raffreddata molto, ma il gesto era stato quanto di più perfido ci si potesse aspettare.
Infatti, la giovane si ritrovò a piangere, mentre Courtney la fissava con un ghigno malvagio che la faceva sembrare una vecchia strega.
“Non credi d’aver esagerato?” Domandò il rosso, osservando con rabbia la sua fidanzata.
“Io…”
“Se non te ne vai, arriverai in ritardo.”
La castana osservò quindi l’orologio e subito scappò in classe, lasciando Scott in un bel guaio.
Lui senza volerlo aveva fatto piangere qualcuno e di certo non si sentiva in grado di lasciarla così.
Sarebbe stato da stupidi e i sensi di colpa non gli avrebbero dato tregua.
Anche se lui non aveva fatto nulla, stava male per lei.
Subito cercò nelle tasche dello zaino qualcosa che potesse tornargli utile, mentre la sconosciuta si stava defilando verso il bagno più vicino.
Quando Scott rialzò lo sguardo e non la vide, intuì dov’era andata.
Percorse i pochi metri che lo separavano dai servizi delle donne e bussò alla porta.
Mentre si avvicinava, aveva sentito chiaramente i singhiozzi della giovane, facendogli intuire che non era l’unico a pensare che Courtney avesse esagerato.
“Tieni.” Borbottò lui, porgendole un pacchetto di fazzoletti.
Lei lo fissò per un breve istante, quasi non si fidasse della sua gentilezza.
In quei pochi minuti gliene erano capitate di tutti i colori e logicamente temeva che anche lui si sfogasse in qualche modo.
“Non li vuoi?”
“Io…”
“Ti chiedo perdono per ciò che è successo. Courtney ha esagerato e spero tu possa accettare le mie scuse.”
“Però…”
“Non devi avere paura di me. Io non sono come lei.” Borbottò, accennando a un sorriso.
“Sì.”
“Inoltre ti devo ringraziare. Tu non lo sai, ma detesto questi vestiti e l’anno prossimo avrò una scusa per non indossarli.” Ridacchiò lui, contagiando anche la ragazza.
“Mi perdoni?” Domandò lei.
“Non dovrei?”
“Ti ho rovinato la giornata.”
“Non dovresti ascoltare la mia ragazza, tanto non l’ascolto nemmeno io.” Borbottò Scott, facendola sorridere nuovamente.
“Però…”
“Pensa ad asciugarti che poi andiamo a fare colazione.”
“Con me?” Chiese la ragazza.
“Non vedo nessun’altra.”
“Ma io non ti conosco nemmeno.” Sussurrò, mentre prendeva i fazzoletti che lui le porgeva.
Subito si asciugò la testa, poi il volto pieno di lacrime e in ultima i vestiti.
“Io sì.”
“Davvero?” Domandò sorpresa per ciò che aveva sentito.
Lei era certa di non averlo mai visto prima e ad essere sinceri in grande Università era la prima volta che si scontrava con qualcuno dall’insolita chioma rossa.
“Tu sei solo una vittima della mia ragazza e poi possiamo conoscerci meglio davanti ad una tazza di cioccolato.”
“Posso fidarmi di te?” Domandò la giovane, temendo di ricevere una nuova lezione.
Non voleva fare doppietta in poco tempo, anche se lui sembrava diverso.
Non era come gli altri.
Emanava fiducia e non era arrabbiato come la iena con cui aveva discusso.
“Questo devi deciderlo da sola.”
“E se lei ci vedesse insieme?” Chiese di nuovo, facendolo sorridere.
“Non succederà, ma se dovesse accadere, vedrò di calmarla.”
“Come prima?”
“Meglio di prima.” La corresse Scott, uscendo dal bagno.
Il giovane aveva ancora alcune ore libere e aspettò con pazienza che la sconosciuta prendesse una decisione.
Tanto alla fine doveva pur uscire e lei l’avrebbe reso partecipe della sua scelta.
 
Il ragazzo non dovette aspettare molto.
La sconosciuta era uscita dopo pochi minuti e aveva accettato, seppur con timore, di prendere qualcosa con lui.
“Cosa ti ha convinto?” Chiese Scott, assaggiando la bevanda che aveva ordinato.
“Le tue parole.”
“Non sapevo d’essere tanto convincente.”
“Dovevo farmi perdonare. È stata anche colpa mia.” Borbottò la giovane, mescolando la cioccolata in attesa che si raffreddasse un po’.
“Senza nomi però è un po’ difficile, non credi?”
“Senza nomi?” Domandò confusa.
“Del tipo…io mi chiamo Scott, ho 24 anni e seguo il corso di Ingegneria.”
“Scusa.”
“E di cosa?”
“Non mi sono ancora presentata come si deve. Mi chiamo Dawn, ho 23 anni e sto seguendo il corso di Veterinaria.”
“Sei più piccola di me.” Borbottò il rosso, facendola arrossire appena.
“Di un anno.”
“Ma di testa sei più grande della mia ragazza.”
“Perché dici questo?” Domandò Dawn, incuriosita da quelle parole.
“Basta vedere come ti ha trattato.”
“Ma lei…”
“Non dirmi che si è comportata bene perché è stata stronza.” La rimproverò appena il giovane, mantenendo tuttavia un sorriso che potesse tenerla tranquilla.
“Forse…”
“Cosa ne dici se poi ti riaccompagno a casa?”
“Perché dovresti?” Chiese la giovane, fissandolo negli occhi.
In essi riusciva a leggere qualcosa di strano.
Una sensazione particolare che non aveva mai incontrato prima.
Un desiderio di pace che si scontrava con la volontà pungente della fidanzata.
“Perché se arrivi a casa ridotta così…non voglio pensare a cosa potrebbero dirti i tuoi genitori.”
“A essere sinceri…sono ospite.”
“Vivi con le tue compagne di classe?” Domandò lui.
“Un’amica di mia madre ha trovato una signora che cercava un po’ di compagnia e i miei genitori, essendo sempre in viaggio, mi hanno lasciato lì.”
“Comunque sia…devo scusarmi anche con lei.”
“Non è necessario.”
“Insisto.” Ribatté Scott, bevendo un sorso del suo caffè.
“E con la tua ragazza?”
“Tanto ha il corso di Moda e uscirà per negozi con le sue amiche.” Rispose il giovane, pensando ai soldi che sarebbero spariti per abiti che lei mai avrebbe indossato, facendola sorridere, poco prima di riprendere a parlare.
“E poi sei così fragile che non mi fido a lasciarti andare da sola.”
“Che gentile.” Ridacchiò Dawn, facendolo sorridere.
Prima che fosse tardi, i due si salutarono e si avviarono verso le rispettive classi.
 
Scott per tutto il tempo avrebbe avuto modo di pensare su quello strano incontro.
Di quanto esso fosse stato fortuito.
Non sapeva cosa pensare.
Sapeva soltanto che quella sera Courtney sarebbe stata arrabbiata con lui.
Del resto non l’aveva difesa, anche se lei sapeva farsi valere senza il suo sostegno.
E ancora peggio aveva preso le difese di una sconosciuta.
Poco importava se ora lui conosceva il suo nome, la sua età e il percorso di studio.
Lui non sapeva quasi nulla di Dawn.
Da fuori sembrava fragile e non credeva fosse capace di dimostrarsi forte.
Come poteva?
Si era messa a piangere per del semplice caffè sulla testa.
Lui avrebbe cercato di sdebitarsi, sperando che Courtney non rompesse troppo le scatole con quella strana storia.
Quelle poche ore erano volate via in un lampo.
Si erano ritrovati alle 14 vicino al cancello e dopo aver parlato di quella prima giornata scolastica, lui aveva iniziato a seguirla.
“Sono capace di tornare a casa anche da sola.”
“Lo so.”
“E allora perché mi segui?”
“Perché mi sento in colpa.”
Era vero.
Scott si sentiva malissimo per quella mattinata.
Aveva rovinato non solo la sua giornata, ma anche quella di una povera ragazza che non aveva alcuna colpa, se non quella d’essere capitata nel luogo sbagliato, al momento sbagliato, con la persona sbagliata.
“Non manca molto.”
“Bene.”
Non era solo Dawn a essere strana, ma anche la via che stavano percorrendo.
Erano terribilmente vicini a un posto che lui non visitava da tanto tempo.
Se l’avesse saputo, non sarebbero bastate le migliori scuse di questo mondo.
Del resto come poteva risolvere una simile mancanza, se erano quasi 6 mesi che non li vedeva?
Perso in questi pensieri, non si era nemmeno quasi accorto del cancello che lei stava aprendo.
“Abiti qui?”
“Mi ospitano qui.” Lo corresse Dawn.
“Forse prima di entrare dovrei dirti una cosa.”
Lei non aveva nemmeno badato a quest’ultimo bisbiglio e aveva aperto la porta.
Da dietro di essa comparve una figura che Scott temeva e di cui avrebbe sempre avuto molta paura.



Angolo autore:

Come scritto all'inizio questa storia assomiglia ad una che avevo già pubblicato e che non mi è mai piaciuta troppo.
Ryuk ha avuto l'insana idea di migliorarla e ora spera nel vostro giudizio.

Ryuk: Quella storia faceva ridere.

Ero ancora all'inizio della mia vita d'autore e, quindi, toppare era possibile.
Ovviamente rispetterò la canonica uscita bisettimanale (lunedì-giovedì).

Ryuk: Ringrazio per chi ha letto e recensito Gelosia.

Il massimo sforzo partorito dalla mia mente desiderosa solo di dormire e di mangiare.

Ryuk: Beh vi salutiamo e se notate errori, sapete già cosa fare.

Per consigli, spiegazioni o altro una semplice recensione è sufficiente.
Grazie.
Alla prossima!
   
 
Leggi le 3 recensioni
Ricorda la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fumetti/Cartoni americani > A tutto reality/Total Drama / Vai alla pagina dell'autore: rocchi68