Crossover
Segui la storia  |       
Autore: Fiamma Drakon    05/06/2009    2 recensioni
Lucy è l'unico Diclonius rimasto al mondo e gli umani si ostinano a darle la caccia, nonostante la sua pericolosità. Però non tutti gli umani sono come li si dipinge e Lucy lo capirà solo quando farà un'insolita conoscenza che la cambierà radicalmente...
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Anime/Manga
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
2_Incontro col Destino Quel singolare fruscio divenne sempre più presente, sempre più vicino, tant’è che il suo fine udito riuscì a captare persino un respiro, regolare, sereno.
Ancora per poco.
Non si mosse, rimase ad attendere: mancavano solo pochi metri, poi sarebbe stata la fine per quello stupido umano che aveva osato raggiungerla fin lì.
I suoi vettori erano in spasmodica attesa: un ordine e sarebbero volati a sbriciolare qualsiasi bersaglio si fossero trovati dinanzi.
Erano le armi per eccellenza, ciò che ogni umano coscienzioso eviterebbe vita natural durante. Erano l’arma dei Diclonius, la forza sovrumana della razza che verrà.
Lucy rimase in attesa finché ecco arrivare a pochi passi di distanza il fruscio, seguito da quel respiro.
Le piante vennero spostate di lato per far passare un umano.
Lucy rimase ad osservare la bassa figura che si era appena materializzata davanti a lei senza riuscire a nascondere un po’ di scetticismo: era solo un bambino.
Era terribilmente basso, avrà avuto si e no dodici anni...
Aveva i capelli lunghi e biondi legati insieme da una treccia poggiata sulla sua spalla sinistra, con due grossi ciuffi che gli coprivano i lati del viso, espressivi occhi dalle iridi dorate, labbra semidischiuse in un’espressione di palese curiosità.
- Cosa ci fai qui? - domandò il ragazzo con voce molto più adulta di quella che si sarebbe aspettata da un umano di quell’età.
- Non dovresti essere qui... non sei un po’ troppo piccolo per andartene in giro da solo? - rispose Lucy in tono diffidente, rivolgendogli uno sguardo tagliente.
Il ragazzino assunse all’improvviso un cipiglio iroso e la fissò truce.
- IO NON SONO PICCOLO!!! - le urlò contro.
Forse non era il caso di ucciderlo: era solo un ragazzetto. Un po’ irritante, ma pur sempre un ragazzetto.
- Comunque non hai risposto alla mia domanda... - riprese il biondino, tornando a fissarla intensamente, impassibile.
Lucy si sentì come scannerizzata da quegli occhi perforanti. Era una sensazione spiacevole, terribilmente spiacevole, eppure c’era qualcosa di strano che la teneva invischiata in quello sguardo, impigliata a quella presenza. Era un qualcosa che non aveva mai sentito prima d’allora e che la spingeva verso quel ragazzo, inesorabilmente.
Aveva un desiderio nei confronti di quell’umano, un desiderio perverso, malsano, ma pur sempre un desiderio. Le nasceva da dentro, nel profondo. Che fosse il suo istinto di Diclonius regina? Non ne era assolutamente certa, ma lo sentiva. Era nuovo, totalmente fuori del mondo, ma non la metteva a disagio: se quello era il suo istinto alla riproduzione, allora non era totalmente fuori luogo, dato che per far prosperare la stirpe dei Diclonius avrebbe obbligatoriamente dovuto accoppiarsi con un umano.
Che fosse il Destino? Che strano modo di presentarsi: lei aveva sempre creduto che si sarebbe manifestato con un po’ più di solennità.
Chi poteva immaginare che il Destino fosse basso, biondo e indossasse vestiti che sarebbero stati molto più appropriati in un negozio d’abbigliamento d’antiquariato?
Eppure lui era lì e continuava a fissarla senza la minima paura né il minimo disprezzo.
- Sono... stavo pensando... - mormorò lei in risposta, abbassando gli occhi.
- E vieni fino a qui per pensare? Non ti sembra un po’... lontano? - chiese ancora il biondo.
Lei scosse la testa: ora si sentiva terribilmente a disagio.
- Ooooh... - lo sentì esclamare.
Alzò gli occhi, sconsolata: quell’esclamazione di sorpresa l’aveva sentita tante di quelle volte in vita sua che oramai ne aveva abbastanza. Poi, dalla sorpresa sarebbe passato al terrore, lo sapeva: era facile intuirne il motivo. L’avrebbe abbandonata, per sempre e sarebbe di nuovo rimasta sola.
- Quelle lì sono corna vere? - chiese, facendo un timido passo avanti.
- Sì... ce le ho dalla nascita... - spiegò lei in risposta: se doveva lasciarla, tanto valeva dirglielo. Se la notizia fosse trapelata altrove, non sarebbe più stata in grado di ucciderlo.
Si sorprese dell’improvvisa umanità di quel suo gesto: anche se era umano, non voleva ucciderlo. Voleva semplicemente lasciarlo andare.
Non aveva la benché minima idea del perché di un tale gesto: forse il suo istinto? O forse perché, in fondo, anche lei era capace di provare emozioni che non fossero solo odio, rancore e disprezzo?
Il biondo rimase estasiato a contemplare le sue corna per quelli che le parvero minuti interminabili.
- Belle... - esclamò.
Nei suoi occhi Lucy percepì qualcosa di simile alla venerazione.
- Che cosa sei venuto a fare qui? - chiese lei.
- Io abito qui vicino... ogni tanto vengo a fare una passeggiata... e tu dov’è che vivi? - domandò lui.
La Diclonius abbassò lo sguardo.
- Da nessuna parte... - rispose.
- Oooh... be’, se non hai un posto dove stare, puoi venire da noi! - propose il biondo, sorridendole.
Quel sorriso le scatenò dentro un tumulto di emozioni fra le quali riuscì a percepire una preponderante nostalgia: la nostalgia di qualcuno con cui parlare, confidarsi, qualcuno che non giudicasse solo dall’aspetto esteriore.
Abbassò di nuovo gli occhi: si stava facendo trascinare dalle emozioni e stava perdendo di vista l’obiettivo principale per cui i Diclonius erano nati.
Doveva distruggere la razza umana.
Però, essendo sola, aveva meno probabilità di riuscita, senza contare che era braccata dai ricercatori.
No, da sola non ce l’avrebbe mai fatta.
- Va bene... - rispose, palesemente a disagio.
Di nuovo, i suoi occhi incrociarono quelli del biondo e in essi trovarono una serenità che non riusciva a capire, ma che non le dispiaceva affatto.
- Comunque, io mi chiamo Edward... Edward Elric - si presentò lui.
- Io sono Lucy... solo Lucy - si presentò a sua volta lei con una nota di tristezza nella voce.
Lui la guardò ancora per qualche istante, perplesso, prima di scorgere il sangue sulle rocce e la sottile ma visibile strisciolina di sangue che le correva lungo il polpaccio.
- Ma sei ferita! - esclamò lui, allarmato.
- Uhm? -.
Abbassò lo sguardo: non si era accorta che era lei a perdere sangue. Non le faceva affatto male.
- È solo un taglio... - disse.
- Come solo un taglio?! Guarda come sta sanguinando!!! - esclamò Edward allarmato, chinandosi ad osservarle il polpaccio - Andiamo a casa! Dobbiamo fasciarti! - proseguì il biondo, rialzandosi, prendendola per il polso.
Lucy avvertì una vampata di emozioni susseguirsi confusamente dentro di sé, senza darle tempo di identificarle: sapeva solo che quel ragazzo non la disprezzava perché era diversa e la sua stretta, salda e delicata al tempo stesso, le trasmetteva uno strano senso di protezione.
I Diclonius non avrebbero dovuto sentirsi protetti dagli umani: avrebbero dovuto avvertire la minaccia della loro presenza. Ma quell’umano non sembrava rappresentare nessuna minaccia: sembrava essere solo molto preoccupato per la sua ferita.
A quel pensiero, la Diclonius sentì una vampata di calore invaderle il viso.
Non oppose resistenza: non voleva opporne.
Si scoprì desiderosa di pace, nonostante il profondo odio che provava verso gli umani, voleva solo un posto dove poter stare tranquilla, senza il timore di essere disprezzata né braccata.
Lo seguì, piena di speranza.
Ogni passo che metteva avanti, ne era sempre più convinta: quello era il Destino.
   
 
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Crossover / Vai alla pagina dell'autore: Fiamma Drakon