Storie originali > Romantico
Segui la storia  |       
Autore: scarletredeyes    15/03/2017    2 recensioni
Un tentativo fallito di dichiararsi alla persona che gli piace e Hayden dovrà fare i conti con qualcosa... o meglio qualcuno che prenderà la sua vita mettendola completamente sottosopra.
-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.
Storia nata come one-shot e leggermente ampliata.
Genere: Fluff, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

6

+¨++¨++¨+

DEAR FRIEND,

I FINALLY ADMITTED I WAS IN LOVE, BUT IT TRULY HURT LIKE HELL



Dean era seduto al suo solito posto in mensa con l'espressione più nera che avesse mai indossato. Quella mattina si era convinto di dover andare a parlare con Hayden e avvertirlo del guaio che era successo, ma poi ci aveva ripensato e aveva desistito. Non ne aveva avuto il coraggio.

Non sapeva ancora quali fossero le intenzioni di Brandon e aveva deciso quindi di aspettare di venirne a conoscenza per poi agire di conseguenza, anche perché al momento non avrebbe proprio saputo cosa dire al più piccolo e con che faccia presentarglisi davanti.

Si era comportato come al solito mantenendo il distacco per non creare sospetti, anche se dentro di lui regnava il caos più totale. Eppure da quando era entrato in mensa e aveva adocchiato il cervellone assieme ai suoi amici non era stato capace di togliergli gli occhi di dosso per un solo istante. Non gli era mai fregato un cazzo di nessuno. Veramente di nessuno. Ma il solo pensiero che qualcosa di spiacevole potesse colpire quel ragazzino tanto innocente e buono gli faceva perdere totalmente la ragione. Gli importava per la miseria! E come avrebbe potuto essere altrimenti se quella creatura era riuscita a dimostrare simpatia e generosità per lui, che non aveva fatto niente di speciale per meritarseli e che anzi, lo aveva sempre trattato uno schifo completo? Come poteva non importargli niente di quel ragazzino così speciale col quale aveva condiviso qualsiasi cosa nell'ultimo periodo della sua vita? Come poteva non importargliene se ogni volta che lo guardava, pensava sempre che, anche se ci fosse un apparecchio di mezzo, il suo rimanesse comunque il sorriso più bello che avesse mai visto?

Si era accorto, ancora parecchio tempo addietro, di essersi affezionato inconsciamente e di provare una sorta di strana simpatia per lui, una specie di affetto che non sapeva spiegarsi. Tutto perché Hayden era in fondo un po' come Brandon: totalmente sincero. Non gli si era avvicinato per comodità, anzi, all'inizio neppure voleva essere suo amico o volerci avere qualcosa a che fare! Eppure poi avevano riso e condiviso cose personali, arrivando a dimenticarsi completamente del ricatto, trascendendo pure il patto che avevano stabilito. Hayden con quel suo essere così fuori dagli schemi era stato davvero una ventata d'aria fresca, un raggio di sole entrato a far parte della sua vita sempre fredda e inconsistente. E ora, per colpa di un altro brutto scherzo del destino, si ritrovava punto e da capo lacerato dalla paura di perdere tutto quello che gli era stato regalato. Non voleva ritornare il Dean di sempre; il Dean di due mesi prima, quello sempre incazzato con tutti, sempre arcigno, sempre stronzo e diffidente che non sapeva quanto fosse bello avere accanto qualcuno in grado di comprenderti e accettarti per come sei. Non voleva perdere l'unica persona che era stata in grado di fargli aprire gli occhi, di contagiarlo col suo ottimismo e con la sua allegria, perché questo era Hayden. Non voleva perdere la prima persona alla quale si era legato per sua scelta; la prima persona la cui sola compagnia bastava a farlo stare bene; la prima persona che ancora prima di incontrare faccia a faccia gli aveva fatto battere il cuore.

Si accorse di essersi imbambolato a fissarlo quando Hayden, sentendosi osservato, si era girato a guardarlo e gli aveva sorriso. Lui, invece, si era sentito un traditore, un incapace e aveva abbassato lo sguardo non riuscendo a sostenere il confronto con quegli occhioni gentili sentendo di non meritarsi quel sorriso così spontaneo, non accorgendosi dell'espressione delusa che si era dipinta sul viso del più piccolo.

E Hayden dal canto suo continuava a chiedersi se avesse mai fatto qualcosa di sbagliato per ricevere quella reazione. Non aveva ricevuto nessun messaggio di Dean che solitamente pensava bene di infastidirlo fin dal mattino – ogni singola mattina – nel quale gli veniva richiesto alcunché e neppure lo aveva incrociato per sbaglio fra i corridoi. Aveva l'impressione che lo stesse evitando, perché – nonostante avessero tacitamente pattuito di non farsi vedere assieme a scuola – Dean si presentava sempre e comunque a rompergli le scatole anche solo per cinque minuti. E ora non aveva nemmeno la forza di ricambiare un debole sorriso che si sarebbe perso nella confusione di quella sala mensa.

Forse era stato stupido da parte sua pensare che anche Dean avesse letto altro in quel rapporto strano e complicato che avevano sviluppato dal primo giorno in cui si erano parlati ed era stato ancora più stupido da parte sua cedere a quei sentimenti che sapeva in partenza non avrebbero portato a niente.

Come accidenti aveva fatto ad affezionarsi così tanto a quel ragazzo lunatico e complicato non lo sapeva nemmeno lui, però era certo che mai prima di allora si fosse lasciato trascinare da un sentimento in maniera così forte.

Credeva di essere innamorato di Brandon, perché ogni volta che lo vedeva il suo cuore accelerava impazzito, ma non si stringeva mai in una morsa fino a fare male come quando invece guardava Dean.

Credeva di essere innamorato di Brandon, perché anche se non ci aveva mai parlato, gli bastava sentire la sua voce per iniziare a fantasticare, ma non era mai arrivato al punto di non capire più niente come invece succedeva quando discuteva con Dean.

Credeva di essere innamorato di Brandon, perché apprezzava i suoi modi di fare così gentili, garbati ed educati. Poi invece pensava a Dean e a quanto questa descrizione non potesse essere più sbagliata! Eppure poi ogni tanto, il castano se ne usciva con certi gesti, con certe parole o con certe frasi pronunciate con un tono più particolare e allora lui si rincretiniva del tutto imparando a fare tesoro di quei momenti, aggrappandosi a questi con tutto sé stesso.

Alla fine era arrivato a non credere più di essere innamorato di Brandon, ma ad avere la certezza che non fosse così.

Tutto ciò che lo aveva spinto a scrivere quella lettera si era rivelato solo una piccola parte di quello che era arrivato a provare da quando aveva incontrato il suo tormento personale dall'aspetto di un bellissimo demone con gli occhi carbone e i capelli color bronzo.
 

-¨-¨-¨-¨-¨-¨-¨-¨-¨-¨-¨-¨-¨-¨-

Anche per quel giorno le lezioni erano finalmente finite e Hayden non era mai stato così preso dalla voglia di tornare a casa per buttarsi a letto e staccare la spina approfittando del fatto che Dean avesse gli allenamenti in vista della sua prima partita di quella stagione. Aveva bisogno di prendersi una pausa, di riflettere, di fare una bella dormita e sperare che gli ultimi due mesi della sua vita si cancellassero come per magia, come se si fosse trattato solo di un brutto, ma a tratti anche splendido, incubo.

Scese le scale affiancato da alcuni compagni che continuavano a parlargli di cose che non gli interessavano minimamente e che lui non stava assolutamente ascoltando, perché troppo perso nel suo mondo. Ormai era diventato più distratto del solito, quasi assente e la sua testolina proprio non ne voleva sapere di smetterla di far girare gli ingranaggi a vuoto.

«Hayden!» gli urlò poi un suo compagno strattonandolo per un braccio. «Andiamo a vedere anche noi!» esclamò di nuovo indicando un capannello di ragazzi fermi in mezzo al corridoio proprio davanti agli armadietti.

Fra gli studenti lì raccolti serpeggiava un vociare assurdo e c'era addirittura chi spingeva o saltava per cercare di capire cosa stesse succedendo. Hayden invece credendo si trattasse o di qualche atto di bullismo non nuovo o di qualcuno che si stesse per picchiare in pubblica piazza, fece per girare i tacchi e allontanarsi, ma ci ripensò quando sentì distintamente una ragazza pronunciare tre semplici parole: "lettera d'amore".

Con uno strattone deciso si staccò dalla presa che il suo compagno continuava a stringere attorno al suo braccio facendosi malamente largo fra la calca.

Respirava a fatica.

Tremava.

La vista era offuscata da un velo di lacrime che stavano aspettando il momento giusto per uscire.

Il cuore batteva forte, veloce, senza controllo.

E quando finalmente la vide, si sentì letteralmente sbriciolare in mille pezzi.

Le braccia ricaddero lungo i fianchi, rigide, mentre fissava la sua confessione attaccata con del nastro adesivo all'anta dell'armadietto di Brandon esposta in bella vista di modo che tutti, passando, potessero leggerla.

«Si può sapere che ti prende!?» lo riprese il suo amico arrivandogli vicino, osservando anche lui quel misterioso qualcosa in grado di attirare una folla.

Hayden però restò muto. Era come se si fosse isolato in una bolla sentendo il resto del mondo come ovattato.

"Oh mio Dio, non posso crederci!" esclamava taluno; "Che perdente!" osservava talaltro; "È bellissima!" diceva ancora qualche sconosciuto, mentre qualcun altro ancora gli passava accanto del tutto disinteressato uscendo dalla porta principale.

Tuttavia Hayden non aveva nemmeno la forza di prendersela per quelle offese o sentirsi lusingato per quei complimenti, era come se si fosse svuotato di tutto.

Non poteva crederci. Semplicemente non poteva crederci.


 

«Che palle!» sbuffò Dean alterato vedendo una massa informe di persone ferma davanti agli armadietti, impedendogli di arrivare al suo. «Che cazzo ha da fare tutta questa gente inchiodata lì davanti!?» sbottò rivolto verso il suo migliore amico.

Questo per contro fece una faccia colpevole stringendosi nelle spalle. «Credo sia colpa mia...» biascicò.

«Che vuol dire che è colpa tua?» si accigliò il castano.

«Beh...» iniziò a spiegare l'altro «Volevo trovare un modo per contattare il mittente della lettera, ma non me ne è venuto in mente nessuno... quindi, ho pensato che se l'avessi attaccata al mio armadietto qualcuno si sarebbe fatto avanti.» asserì. «Mi sembrava una buona idea...» aggiunse flebilmente notando l'ira scattare negli occhi dell'amico che, senza perdere un secondo, si allontanò da lui a grandi passi correndo verso il mucchio, sperando di poter ancora fare qualcosa per salvare la situazione.

Spintonò a destra e a manca senza curarsi di niente e di nessuno, fin quando non fu costretto a bloccarsi arrivando giusto dietro le spalle di Hayden.

Vide le sue spalle tremare, quasi scuotersi. Stava piangendo, poteva giurarci.

Si avvicinò cauto sorprendendo la maggior parte degli studenti, fino a posare una mano sulla sua spalla, «Hayden...» lo chiamò con l'intento di farlo girare.

Hayden sussultò appena stringendo i denti inconsciamente e con un movimento secco si scrollò di dosso la mano di Dean girandosi a guardarlo con un cipiglio deluso, incazzato e ferito.

«Come hai potuto!?» gli domandò soltanto fra i singhiozzi che avevano cominciato a farsi più rumorosi.

Dean lo guardò mortificato sentendo avverarsi tutte le paure che aveva nutrito fino a quel momento. «Per favore, lascia che ti spighi, non...» iniziò con tono estremamente supplichevole avvicinandoglisi ancora fino ad afferrargli un braccio, venendo poi bruscamente interrotto.

«Non mi toccare!» urlò il più piccolo allontanandolo di nuovo. «Sei un mostro! Hai capito? Mi fai schifo!» gli sputò addosso con rabbia, con l'intendo di farlo sentire veramente un verme. «Non credevo arrivassi davvero a fare una cosa del genere, ma a quanto pare mi sono sbagliato! E ho preso un abbaglio anche su di te, sei veramente uno stronzo come dicono tutti!» continuò ad insultarlo incurante di stare dando spettacolo.

A Dean invece sembrò di essere appena stato ucciso da quelle ultime parole. Non poteva sopportare che Hayden gli dicesse quelle cose, non dopo tutto quello che avevano trascorso.

Fece un altro passo in avanti, cercando di avvicinarglisi ancora, cercando di farsi ascoltare, ma fu tutto inutile.

«Stammi lontano!» lo minacciò il più piccolo «Non voglio avere più niente a che fare con te!» urlò ancora prendendo il poco contegno che gli era rimasto, allontanandosi dal corridoio sotto le occhiate incredule e i mormorii curiosi di un mucchio di gente che osservava Dean rimanere imbambolato come un vero cretino senza fare niente.

Aveva appena preso forma sotto ai suoi occhi la più grande delle sue paure.
 

Con uno scatto quasi furioso Dean si avvicinò all'armadietto strappando con un colpo solo la pagina dall'anta, senza curarsi di aver rotto il foglio nei quattro angoli.

«Andate a farvi un giro!» sbraitò poi verso chi era rimasto ancora fermo nel corridoio per cercare di capire cosa stesse succedendo.

Alla spicciolata questi se ne andarono con espressioni interrogative gettando rapide occhiate sia a Dean che a Brandon, il quale, si stava avvicinando con calma e cautela al suo migliore amico per ottenere spiegazioni.

«Dean?» provò a richiamarlo incerto.

L'altro batté un pugno contro l'anta di metallo talmente forte da far persino sussultare il biondo, poi con stizza ripiegò il biglietto che aveva in mano stringendolo fra le dita guardando in basso.

«Ti spiacerebbe dirmi che diavolo sta succedendo!?» sbottò comunque Brandon non capendo il comportamento del compagno. Non lo aveva mai visto così prima di allora.

«Un casino.» mormorò l'altro. «Un vero casino.»

Brandon sospirò scivolando lungo il muro fino a sedersi per terra. «Dean ti dirò solo una cosa: sei un idiota.» lo blandì con voce morbida.

Dean lo imitò ritrovandosi con la testa poggiata contro la parete e lo sguardo rivolto verso l'alto, senza dire niente.

«È stato lui a scrivere la lettera, vero?» gli chiese facendo riferimento a Hayden «E scommetto anche che non l'hai trovata un paio di settimane fa, giusto?» aggiunse. «E scommetto anche che, in tutto questo tempo in cui mi hai solo rifilato scuse, in realtà...»

«Sì, ok, sì! È tutto giusto.» lo interruppe il castano passandosi una mano sul viso.

«Allora sei davvero un idiota.» lo rimbrottò ancora. «Perché mi hai mentito!? Che bisogno c'era?»

Dean strinse la mascella. «Ti ricordo che questa non è mia.» gli spiegò esibendo il quadrato di carta ambrata, ormai rovinata, che stringeva fra le dita.

Brandon ridacchiò. «È la prima volta che ti vedo così geloso di qualcosa.»

«Taci!»

«Devo tirare a indovinare o ti deciderai a spiegarmi un po' meglio la situazione?» gli domandò poi incrociando le gambe.

Dean lo guardò girando solo la testa di lato titubando leggermente. «Cosa vuoi che ti dica? Tanto ormai non ha più importanza.» borbottò cupo.

«E se invece ne avesse?»

Dean sbuffò lasciandosi convincere.

Spifferò tutto. Di aver trovato la lettera, di averla letta, di aver avuto in mente il peggior piano di sempre per ridicolizzarne il mittente – facendo accigliare Brandon – di essersi visto piombare davanti Hayden in tutta la sua determinazione e in tutto il suo scarso gusto estetico. Poi gli raccontò del loro accordo, dei pomeriggi passati assieme, di quello che lo aveva costretto a subire e di come gli avesse promesso di non far sapere mai niente a nessuno di tutta quella storia.

«Avevo paura... per questo non ti ho detto la verità quando ne avevo occasione.» confessò il castano.

«Paura di cosa esattamente?» insistette Brandon.

«Beh...»

«Beh? Avanti, dillo!» lo esortò quest'ultimo volendo a testimoni le proprie orecchie del momento in cui Dean si sarebbe mostrato leggermente più umano.

«Avevo paura che me lo portassi via, contento? Ora che l'ho detto che cambia! Lui è innamorato di te... pensavo che se tu fossi venuto a conoscenza del biglietto, avresti fatto come me e io non avrei potuto dirti niente!»

Il biondo inarcò un sopracciglio. «Tu sei veramente, ma veramente idiota.» lo redarguì.

«Sai, credo di aver afferrato il concetto!» sbottò l'altro sentendosi offendere per la quinta volta.

«Non sarei mai stato capace di portarti via come dici tu, qualcuno di cui sei innamorato. Siamo amici, per chi mi hai preso scusa!?»

Dean lo guardò facendo una smorfia. «Ah, questa è bella!» esclamò «Chi ha detto che sono innamorato!? Di quello poi? È assurdo!»

Brandon lo guardò con un'occhiata talmente bieca da far quasi tremare anche i muri e che Dean evitò con grande maestria.

Seguirono attimi di silenzio in cui nessuno dei due osò dire qualcosa. Dean continuava a rimuginare su quanto successo e sul fatto che fosse veramente un idiota, mentre Brandon ancora non poteva credere che il suo migliore amico avesse perso la testa per qualcuno. Non credeva sarebbe mai arrivato qualcuno in grado di riuscire a sopportare e tenere testa a quel caratteraccio complicato e a tratti intollerabile, qualcuno capace di capirlo un po' come faceva lui e che sarebbe riuscito a riservargli un po' d'amore nonostante tutto.

«Che devo fare?» chiese Dean in un sussurro distraendo l'amico dalle sue elucubrazioni.

«L'unica cosa che puoi fare: parlargli, spiegare e se necessario implorare perdono in ginocchio. Sono sicuro al cento per cento che ti darà ascolto. Sembra davvero un ragazzo adorabile e soprattutto, giusto per te.» ammiccò prima di alzarsi e tendere una mano verso Dean che l'afferrò al volo facendosi aiutare a rimettersi in piedi.

   
 
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: scarletredeyes