Anime & Manga > Capitan Harlock
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Autore: Lady Five    15/03/2017    5 recensioni
Dopo la fine della brutta faccenda di Noo, l'equipaggio dell'Arcadia, finalmente riunito, riprende la solita vita vagabonda nello spazio. Con qualche piccolo cambiamento.
Ma la “routine”, per quanto piratesca, non si addice proprio ad Harlock e alla sua ciurma. Così, un po' per caso, un po' per scelta, si lasciano trascinare in una nuova avventura, sulle tracce di un antichissimo mistero e di un'oscura profezia. Con esiti assolutamente imprevedibili.
Genere: Avventura, Commedia, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harlock, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“Insomma, stai dicendo che adesso dovremmo procurarci non più viveri e medicine, ma armi, munizioni e mezzi militari?” chiese Kei incredula.
Appena rientrato sull'Arcadia, Harlock era andato a controllare i lavori nei settori danneggiati nel corso dell'ultima battaglia e poi aveva chiesto a Maji di raggiungerlo in plancia appena possibile.
Intanto, aveva aggiornato Kei e Yattaran sul suo incontro con Raflesia.
“Sì - rispose alla ragazza - Sarebbe l'ideale, ma, nello stesso tempo, se ci allontanassimo per più giorni, ed è inevitabile che sia così, la carovana di Raflesia potrebbe essere attaccata e, ora come ora, non possono difendersi in modo efficace.”
“Non possiamo essere le balie delle Mazoniane per sempre! Dobbiamo scegliere: o continuiamo gli arrembaggi o restiamo qui a fare i cani da guardia!”
“Per ora restiamo qua e cerchiamo di ripristinare il più possibile i sistemi di difesa con i mezzi che abbiamo. Ritengo che la nostra presenza in qualche modo funzioni da deterrente. Poi si vedrà. Se Raflesia riesce davvero a scoprire chi è la talpa, potremo avere più informazioni e regolarci di conseguenza.”
“E ci riuscirà a breve, secondo te?” chiese Yattaran, armeggiando intanto con uno dei suoi modellini.
Harlock ripensò allo sguardo di Raflesia e rabbrividì ancora.
“Credo che non si fermerà finché non lo avrà trovato, è poco ma sicuro. E non vorrei essere nei suoi panni!”
Kei diede un'occhiata sconsolata alla lista degli obiettivi dei loro prossimi arrembaggi... era tutta da rifare!
“Assaltare delle navi che portano armi è molto più complesso. E come facciamo a caricare anche navette e caccia? E poi siamo lontanissimi da tutte le rotte più battute. Quella più vicina richiede comunque giorni di navigazione in-skip...”
“Lo so, Kei. Adesso vediamo di cavarcela come possiamo, poi ci penseremo.”
“Non capisco che cosa stiano aspettando quelli là. Avrebbero potuto attaccare in qualsiasi momento” osservò Yattaran.
“Non lo capisco nemmeno io. Comincio a pensare che non sia questa la loro intenzione, che mirino a qualcos'altro. D'accordo, sappiamo che vogliono il Voynich, ma non è tutto, secondo me...”
“Harlock - lo interruppe Kei - C'è una chiamata dalla Dorcas... ma non da Raflesia. È il canale di Clarice... Vuoi che te la passi in cabina?”
“No, la prendo qui.”
Ma quella che si diffuse sul ponte non fu la voce di Clarice, bensì quella disperata di Mayu.
Harlock sobbalzò sullo scranno.
“Harlock, devi venire subito!” singhiozzava la ragazzina.
“Che cosa succede, Mayu?” le chiese cercando di dissimulare l'ansia. Forse dopotutto lasciarla sulla Dorcas era stata un'imprudenza.
“Hanno preso Darragh! Lo hanno portato via e non so che cosa vogliono fargli! Nessuno ci dice niente! Ho tanta paura!”
Tu hai i i tuoi metodi, io i miei... Ecco, evidentemente Raflesia non aveva perso tempo e aveva iniziato subito la sua indagine. E, come aveva lasciato intendere, non stava andando troppo per il sottile. Era partita da Gudrun, forse perché l'idea che Lavinia, il suo braccio destro, fosse in combutta con il nemico era inaccettabile anche per lei. E aveva scelto la via più odiosa, colpendo il figlio... o forse stava solo tentando un metodo per farla parlare senza ricorrere alla tortura. Il solo pensiero gli diede la nausea.
“Calmati! Raccontami bene quello che è successo.”
Con il respiro che quasi le si spezzava in gola, Mayu raccontò che si erano presentate all'ospedale due guardie e avevano dichiarato Darragh in arresto, lo avevano ammanettato e lo avevano trascinato via, senza spiegargli il motivo. Le avevano impedito in malo modo di seguirlo. Nemmeno il dottor Zero era potuto intervenire. Lei era subito corsa da Clarice, che aveva interpellato tutte le sue nuove conoscenze, senza sapere altro se non che il ragazzo era stato rinchiuso in una cella, come anche sua madre. A quel punto Mayu aveva capito che non poteva trattarsi di un malinteso e si era spaventata a morte.
“Mayu, ho ragione di credere che al tuo amico non sarà fatto alcun male. In ogni caso, vengo subito. Clarice è lì con te?”
Si sentì la voce della donna.
“Sì, sono qui, Harlock, non ti preoccupare, starò con lei finché non arrivi.”
“Grazie. Parto subito.”
Harlock si alzò di scatto e si avviò rapidamente verso l'hangar. Kei lo seguì.
“Vengo anch'io. Posso stare con Mayu, mentre tu parli con quella... con Raflesia.”
Il capitano assentì. Alla ragazzina avrebbe fatto bene vedere un altro volto amico.
Cercava di comprendere il comportamento della regina: dalle sue decisioni dipendeva la sopravvivenza del suo popolo. Nondimeno, non avrebbe mai approvato certi metodi. Doveva cercare di farla ragionare, anche se sapeva benissimo che non sarebbe stato affatto facile.
Mentre stava per salire su uno space-wolf, un uomo lo chiamò.
“Capitano! Aspetti un momento, devo farle vedere una cosa!”
Il pirata gli mostrò un oggetto, una specie di piccola scatola ovale... Harlock sgranò l'occhio e chiamò subito Yattaran con il comlink, intimandogli di raggiungerlo nell'hangar.
“Dove l'hai trovato?”
“Stavo facendo la revisione periodica delle navette e per caso ho notato questo appiccicato su una tubatura, laggiù - indicò un punto poco distante - Sono sicuro di non averlo mai visto prima e ho pensato che forse era importante che lei lo vedesse.”
In quel momento arrivò Yattaran trafelato, e anche un po' agitato. Era insolito che Harlock rivolgesse un ordine così perentorio, quindi evidentemente c'era qualcosa di serio in ballo.
Harlock gli mise in mano l'oggetto.
“Che cos'è secondo te?”
L'uomo lo rigirò osservandolo con attenzione.
“Dovrei fare un esame più approfondito, ma ha tutta l'aria di essere un mini localizzatore. Ma non è nostro! Dove l'avete trovato?”
“Ecco come facevano a sapere la nostra posizione! Come abbiamo fatto a non pensarci prima?”
“Beh, avremmo dovuto ispezionare l'Arcadia da cima a fondo... Ci avremmo impiegato settimane! Ma come è finito lì?”
“Solo due estranei sono saliti sull'Arcadia di recente: Raflesia e... Lavinia! Questa è la prova che stavamo cercando!”
Harlock balzò sulla navetta e la pilotò alla massima velocità fino alla Dorcas. In realtà, altre due persone avrebbero potuto posizionare l'oggetto: Clarice e l'androide mazoniano. Ma ormai Harlock si era convinto che l'archeologa non avesse nulla a che fare con quella storia, se non come vittima: il Voynich era sempre stato in suo possesso, avrebbe potuto consegnarlo a chiunque in qualsiasi momento, senza bisogno di coinvolgere loro. Quanto all'androide, secondo lui il suo incarico era recuperare il codice e tornare alla sua base, nient'altro. Certo, poteva anche sbagliarsi, ma il suo sesto senso gli suggeriva che non era così.
Per prima cosa si diresse all'alloggio di Clarice: voleva tranquillizzare Mayu. La trovò ancora in lacrime e quando lo vide gli si buttò letteralmente addosso. La cotta è più seria di quanto pensassi...
“Stai tranquilla, Mayu, ora parlerò con Raflesia. Vedrai che si aggiusterà tutto.”
La lasciò, apparentemente più calma, con le due donne e, per la seconda volta in poche ore, andò in cerca della sovrana. Si fermò davanti alla porta della sala del trono, presidiata da due guardie armate, dal che dedusse che si trovava lì dentro.
“Dite alla regina che devo parlarle con estrema urgenza.”
“Sua maestà non concede udienze oggi e ha detto di non disturbarla.”
“Ho delle informazioni della massima importanza. Non credo che sarebbe contenta di sapere che mi avete impedito di riferirgliele.”
Le guardie apparvero subito meno decise. Funziona sempre! pensò il capitano con soddisfazione.
Una delle due entrò e ricomparve poco dopo, facendogli segno di passare.
Raflesia era seduta sul trono, gelida e altera, e stava leggendo dei rapporti. Sembrava tornata la regina distaccata e senza debolezze di un tempo. Alzò appena lo sguardo su di lui e andò subito al punto.
“Vieni avanti, Harlock. Quali sono queste informazioni così fondamentali?”
Harlock non si fece intimidire per nulla dall'atteggiamento di superiorità che la donna aveva assunto di nuovo nei suoi confronti.
“Prima dimmi che cosa sta succedendo! Ho saputo che hai fatto arrestare, oltre a Gudrun, anche suo figlio... Che cosa c'entra lui?”
Raflesia lo fissò visibilmente seccata.
“Non ti immischiare, Harlock, i miei metodi non ti riguardano!”
“Eh no, io mi immischio eccome! Ti ricordo che la mia astronave è stata attaccata due volte a causa tua, sono io che sto mettendo a rischio l'incolumità mia e del mio equipaggio per te, mentre me ne potrei andare tranquillamente per la mia strada, lasciando te e la tua gente al vostro destino, visto che quello sì, non ci riguarda affatto!”
Il capitano era furioso e Raflesia sospirò, ma assunse un tono più accondiscendente.
“Non faremo nulla al ragazzo, è ovvio. Mi serve solo per sciogliere la lingua a sua madre, se è coinvolta in questa storia. Allora, sei venuto qui solo per dirmi questo?”
“No. Per avvisarti che Gudrun non c'entra. Guarda qui.”
Le mostrò il localizzatore, raccontandole dove lo avevano trovato.
“Questo spiega come facevano quelli a sapere dove eravamo diretti. Ora, come ci è arrivato sull'Arcadia questo oggetto? È semplice: o ce lo hai messo tu... o ce lo ha messo Lavinia!”
Raflesia si irrigidì, mentre nella sua mente si delineavano pian piano le conseguenze di quella sconvolgente scoperta.
Harlock la incalzò.
“Dove si trova ora Lavinia?”
Questa volta la donna lo guardò sgomenta.
“Mi ha chiesto di essere lei a interrogare Gudrun ... Mi dispiace, io... non potevo immaginare.”
“No! La ucciderà e farà in modo di dare la colpa a lei! Bisogna fermarla!”
Harlock si catapultò fuori dalla sala, ma si bloccò sulla soglia. Non aveva idea di dove fossero le prigioni. Raflesia lo raggiunse.
“Per di qua!”
Mentre correvano verso quell'area, Raflesia parlava in una piccola ricetrasmittente con l'ufficiale di guardia, ordinandogli di bloccare Lavinia o di farla uscire dalla cella in cui si trovava Gudrun, e di trattenerla fino al suo arrivo.
Ma quando giunsero sul posto, trovarono il medesimo ufficiale esanime a terra e la porta della prigione di Gudrun spalancata. E nessuna traccia di Lavinia. Un'altra prova della sua colpevolezza.
“Oh no - gemette Raflesia - Siamo arrivati troppo tardi!”
Harlock si chinò sull'ufficiale.
“È solo tramortita, per fortuna.”
Poi entrò nella cella. La prigioniera giaceva anch'essa sul pavimento. Doveva esservi stata una lotta tra le due donne. Per terra, Harlock notò una piccola siringa, ancora mezza piena. Si trattava di una specie di siero della verità? O quella bastarda aveva cercato di avvelenarla? Qualcosa però era andato storto, forse Gudrun aveva capito le sue intenzioni e si era difesa con tutte le sue forze.
“Respira ancora! Presto, chiama il dottor Zero!”
Raflesia aveva già ordinato di sbarrare l'hangar, di non far allontanare nessuno dalla Dorcas e di fermare a ogni costo Lavinia, accusata di alto tradimento. Poi chiamò i soccorsi per Gudrun e per l'ufficiale svenuto.
In attesa dell'arrivo dei medici, Harlock cercò la cella di Darragh. Raflesia gli disse che era in un altro settore e gli indicò come raggiungerlo. Sempre con la ricetrasmittente, ordinò alle guardie di liberare il prigioniero e consegnarlo ad Harlock.
Il ragazzo era seduto in un angolo e appariva molto prostrato. Non capiva perché si trovasse lì e non sapeva nemmeno dell'arresto di sua madre. Ad Harlock fece tenerezza.
“Coraggio, è finita!” lo rassicurò.
“Ma... perché tutto questo?”
“C'è stato un... equivoco, ti spiegheremo tutto. Ma ora devi essere forte...”
Gli dovette dire di Gudrun e, man mano che parlava, Darragh passava dallo spavento all'incredulità e alla rabbia.
“Appena puoi vai da Mayu e tranquillizzala. Era molto preoccupata per te.”
Ad Harlock era costato non poco fargli quella raccomandazione. Ma era giusto così. Gli parve anche che le guance di Darragh assumessero una colorazione più accesa.
“Lo farò senz'altro, signore. Grazie.”
Quando tornarono alla prigione di Gudrun, il dottor Zero con due aiutanti stava caricando la donna su una barella, mentre un altro infermiere si stava occupando della guardia tramortita.
“Madre!” gridò il ragazzo.
“Stai tranquillo, caro! Si riprenderà presto. Anzi, già che sei qui, dacci una mano a trasportarla all'ospedale.”
Harlock e Raflesia si scambiarono un'occhiata... Appena in tempo!
“Dobbiamo trovare Lavinia adesso!” disse Harlock, dirigendosi velocemente verso l'uscita, seguito da Raflesia, che in tutto quel tempo era stata costantemente in contatto con il personale di sorveglianza.
“L'hanno individuata! - gridò - All'hangar, presto!”
“Probabilmente ha capito che eravamo arrivati a lei e stava cercando di raggiungere i suoi complici!”
Era successo tutto troppo in fretta, pensò il capitano. Forse sarebbe stato meglio spiare le mosse di Lavinia e sarebbe stata lei stessa a condurli ai loro nemici. Ma una persona innocente era in pericolo e avevano dovuto agire tempestivamente.
La Dorcas era enorme e, anche se Raflesia conosceva tutte le scorciatoie possibili, impiegarono comunque parecchio tempo per raggiungere l'hangar. Durante il tragitto avevano appreso con angoscia che Lavinia aveva ingaggiato uno scontro a fuoco con i soldati di guardia, ma che ormai la Mazoniana era in trappola, non sarebbe riuscita ad abbandonare l'astronave.
Quando finalmente giunsero sul luogo, il combattimento sembrava terminato. C'erano alcuni soldati feriti in modo non grave.
“State attenta, maestà - gridò un ufficiale - Potrebbe sparare ancora.”
“Devo parlarle - disse invece Raflesia, avanzando nell'enorme antro - Anche se è una traditrice, non oserà sparare sulla sua regina.”
Ma che sta facendo? È pazza? si chiese Harlock, che però non poteva fare a meno di ammirare il suo coraggio. D'istinto le andò dietro.
“Arrenditi, Lavinia, non hai scampo! Se mi racconterai ogni cosa ti risparmierò la vita, te lo prometto!” gridava intanto la regina.
La donna emerse dalla semioscurità. Aveva ancora in mano la pistola e la puntò su Raflesia, con un ghigno sinistro sul viso.
“Hai finito di trascinarci inutilmente per tutto l'universo, Raflesia!” gridò.
Harlock, che era a qualche passo di distanza, ebbe una frazione di secondo per agire.
Con un balzo raggiunse Raflesia e la spinse violentemente per terra, proprio nel momento in cui Lavinia faceva fuoco sulla regina. Il raggio laser andò a colpire la parete metallica e i soldati ripresero a sparare contro di lei, che però si riparò subito dietro a una navetta.
“No! La voglio viva!” gridò la regina, cercando di riprendere fiato. Era caduta piuttosto malamente, ma era incolume e ancora lucida, malgrado la situazione. Si rese conto che Harlock, che era finito semisdraiato su di lei, si stava rialzando, impassibile come sempre, da quella incomoda posizione. Ma non era il caso di fare commenti.
Ci fu un lungo momento di silenzio. Tutti sperarono che Lavinia avrebbe accettato la proposta di Raflesia. Ma rimasero molto delusi.
Lavinia uscì effettivamente dal suo nascondiglio. Ma alzò le braccia, in un gesto che Harlock conosceva fin troppo bene.
Afferrò Raflesia per le spalle, ignorando le sue proteste.
“Sta per autoincendiarsi!” gridò, cercando freneticamente con lo sguardo un riparo a portata di mano. Finire bruciacchiato per salvare la pelle a quell'incosciente non rientrava nei suoi programmi!
Intanto la Mazoniana cercava di liberarsi dalla sua presa.
“Lasciami! Devo fermarla!”
“Non ci riuscirai! Vuoi farti ammazzare? Perché questo invece ti riuscirà benissimo!”
Dietro di loro c'era una specie di armadio di metallo. Sollevò Raflesia come un fuscello e la spinse all'interno senza tanti complimenti, entrando poi a sua volta e chiudendo le ante. Lo spazio era molto ristretto e lui, con la sua mole, ci stava a malapena, schiacciando quasi la donna contro il fondo. Meno male che non c'è Kei! non poté fare a meno di pensare.
In quell'istante, dal corpo di Lavinia si sprigionò un'enorme fiammata, che la consumò in pochi istanti.
Poco prima di uccidersi, però, aveva urlato una strana frase:
“Sia gloria all'onnipotente vero Mazone!”
Dopo alcuni secondi, quando apparve chiaro che era ormai tutto finito, Harlock aprì lentamente l'anta. Un fumo dall'odore acre stagnava ancora nell'ambiente. Uscì dal rifugio e si avvicinò a ciò che rimaneva della ribelle, seguito subito da Raflesia.
“Perché? Perché l'ha fatto, maledetta?”
La donna sembrava aver perso il suo consueto autocontrollo. Camminava avanti e indietro, stringendo i pugni e mordendosi le labbra.
“Ti riferisci al fatto che ha preferito uccidersi piuttosto che farsi torturare da te?”
“No, quello lo posso capire. Perché mi ha tradito? Era la mia consigliera, mi fidavo ciecamente di lei! Perché era in combutta con altri? Che cosa sperava di ottenere?”
Un gruppo di soldati si avvicinò guardingo.
“State bene, maestà?” chiese uno di loro.
“Sì, sono incolume. Voi? Ci sono ustionati?”
“No, regina.”
Raflesia prese atto in quel momento che Harlock le aveva salvato la vita due volte nel giro di pochi minuti. La cosa era piuttosto seccante. Si volse verso di lui.
“Suppongo di doverti ringraziare per quello che...”
Harlock alzò le spalle.
“Dovere. La tua gente ha ancora bisogno di te - disse asciutto - E la tua indagine deve continuare: devi capire se Lavinia avesse dei complici e quale fosse il suo scopo... avrà pure lasciato qualche traccia!”
Raflesia sospirò.
“Certo, lo farò. Intanto andiamo a vedere come sta Gudrun. Qui non abbiamo più nulla da fare.”
Mentre si dirigevano verso l'ospedale, dopo essersi assicurato che nessuno potesse sentirli, Harlock le chiese a bassa voce:
“Hai sentito quello che ha detto Lavinia prima di uccidersi?”
Raflesia gli lanciò un'occhiata preoccupata.
“Sì, l'ho sentito. E non ho la più pallida idea di che cosa possa significare!”
  
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