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Autore: DestinyHopeL    17/03/2017    0 recensioni
Alyssa Sepe è una normalissima adolescente, studia e come tutte le ragazze della sua età ha un sogno. Il suo liceo non è del tutto convenzionale, considerato un istituto, le da molteplici possibilità di far avverare proprio quel sogno: scrivere sceneggiature e nel frattempo fotografare il mondo. La sua vita s'intreccia con quelle di Sam e Sere sue inseparabili amiche, un ragazzo che sembra voler tornare al passato con tutte le sue spiacevoli conseguenze e Ivan, presuntuoso, fastidioso e testardo, legato a lei dalla sua stessa passione: la fotografia. Alyssa si troverà costretta a scegliere tra passato e presente, tra una passione bruciante e un amore consumato ma mai del tutto sopito
Dal testo:" «Che c'è non hai dormito pensando a me 'sta notte?» sul suo viso compare un ghigno ed io vorrei tanto farglielo sparire a suon di pugni. «certo che ne faccio di incubi ma mai di così orribili, non preoccuparti se avessi sognato te a quest'ora sarei come minimo all'inferno altro che notte insonne!»... «beh, avrei altri metodi per farti perdere il sonno, e alla fine sì che finiresti all'inferno» dice in un sussurro ed io rabbrividisco maledicendomi.
Genere: Commedia, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
Capitoli:
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-Chapter VI

-Under the light of a thousand stars

«Perché sono nella tua stanza?» Chiedo al quanto confusa a un Roberto che mi fissa e per un momento non sa cosa dire. La luce proveniente dalla lampada sul comodino tra i due letti crea ombre informi sul suo viso. Recupera gli occhiali dal comodino li indossa e finalmente si alza. Io seguo i suoi movimenti con lo sguardo confusa. Quando dopo essersi portato una mano alla testa imbarazzato fa per parlare viene interrotto dal bussare insistente della porta, pugni s'infrangono sulla superficie. Spalanca gli occhi e rimane lì fermo con una mano tra i capelli. Probabilmente ci stiamo chiedendo la stessa cosa perché se fosse Luca, il suo compagno di stanza, non avrebbe bussato possedendo una chiave.

Chi potrebbe essere nel bel mezzo della notte?

Sembra in preda al panico ed io sono paralizzata ferma al centro della stanza. Mi suggerisce con un gesto della mano di nascondermi in bagno, quando una voce, una voce a me ben nota fa capolino dall'esterno, attutita dalla porta. «Senti Rodolfo o come cavolo ti chiami...vuoi aprire questa cazzo di porta, so che lei è lì!» Io e Roberto ci guardiamo, per un attimo confusi. «Mi vorresti spiegare cosa sta succedendo?» sussurro «Vorrei saperlo anch'io »sospira aprendo finalmente la porta. 

Lorenzo sembra furioso e dopo avermi fulminato con lo sguardo mi afferra per il polso. Nell'altra mano, quella libera stringe il mio cellulare ed io lo afferro strappandoglielo dalle mani. «Bel ringraziamento per averlo recuperato...» Lore sembra al quanto infastidito dalla mia reazione ma sono così confusa che vorrei solo tornare nella mia stanza. 

«Aly, scusami devo averlo dimenticato quando ti ho portato qui...» Roberto mi fissa e sembra seriamente dispiaciuto. Incrocio le braccia al petto e li guardo entrambi assottigliando lo sguardo. «Qualcuno mi spiega cosa sta succedendo? Perché sono qui? E tu...» Punto l'indice al petto di Lore «come facevi a saperelo?».

Roberto si strofina gli occhi da sotto le lenti e sembra al quanto esasperato, io attendo la sua versione dei fatti che sembra proprio non volere arrivare. Non smetto per un secondo di guardarlo per incitarlo a parlare.«Avevo dimenticato il cellulare sul tavolino del salottino, così sono tornato indietro. Quando sono arrivato lì dormivi...ho pensato di svegliarti ma non ne volevi proprio sapere. Non potevo lasciarti lì, ho deciso di portarti in camera e aspettare che tornasse Luca per portarti da Serena, ma poi mi sono addormentato anch'io.» Roberto sembra sinceramente dispiaciuto e la questione si sbroglia. 

La stretta sul polso di Lore mi ricorda della sua presenza, e proprio non vuole lasciarmi, cerca di trascinarmi fuori e alla fine ci riesce sotto lo guardo stupefatto di Roberto, trascinandomi per corridoi e corridoi fino a raggiungere l'ascensore. Chiusi in quella piccola scatoletta di metallo, sento il peso della sua presenza e l'effetto che ha su di me. «Dove mi stai portando? E mi spieghi come facevi a sapere dov'ero?» Mi agito, perché è così che mi fa sentire. Continua a tenermi stretta senza proferire parola. Superiamo la hall sotto lo sguardo indifferente degli addetti alla reception. Sono incredula, perché qui c'è qualcuno che rapisce povere ragazze e loro se ne stanno a guardare ? Siamo fuori dall'albergo ed io mi guardo intorno preoccupata che qualcuno possa vederci. Non credo che l'idea di due ragazzi-per quanto maggiorenni- fuori nel bel mezzo della notte possa far piacere agli insegnati. Mi rassegno al fatto che devo seguirlo e solo dopo aver raggiunto il parchetto alla fine della strada mi lascia andare. Si siede sulla cesta-altalena e mi guarda fisso. Sembra esasperato io lo fisso e poi guardo in basso. Sono scalza, fantastico! 

«Come siamo arrivati a questo punto?» Sospira ed io mi chiedo come faccia a non saperlo visto che l'artefice di tutto è proprio lui. Nella mia testa scatta una molla: sono una povera ragazza trascinata in un parco, scalza, alle tre di notte. Lo guardo negli occhi illuminati da un lampione lì vicino e capisco che è serio. Vorrei prenderlo a pugni seriamente. «Perché non lo chiedi a te stesso?» sbotto acida. Lui si acciglia, mi guardo intorno «Mi stai dando la colpa?» assottiglia lo sguardo. 

Questa volta è il mio turno di aggrottare le sopracciglia, faccio una risata isterica «Perché di chi credi che sia la colpa? Magari di quel cavallino a dondolo lì, che dici?» faccio indicandolo. Lui si alza di scatto indispettito, mi sta addosso ed io indietreggio per ristabilire le distanze. «Di cosa vorresti incolparmi?Sei tu che ti sei innamorata di me!» Urla afferrandomi un braccio e facendomi male. Quelle parole sono come uno schiaffo in pieno viso, ma cerco di non darlo a vedere. Trattengo le lacrime, perché non avrà mai la soddisfazione di vedermi piangere. «Già...è stata forse l'unica mia col... l'unico errore che ho fatto!» Mi correggo all'ultimo. Stringe la presa «errore?» ripete perdendo il controllo, sembra proprio non gli vada a genio l'idea che per me sia un grosso e gigantesco errore. «Sì, errore! Se sei improvvisamente diventato uno stronzo, rinfacciandomi tutto quello che ti avevo confidato, non è di certo colpa mia!». Finalmente allenta la presa su di me, indietreggia di un passo scuotendo la testa. Sembra un pazzo, o qualcuno che si è appena reso conto di aver compiuto un omicidio. «Volevo fartela pagare...» è la sua enigmatica risposta, e con lo sguardo sembra essere altrove. «Hai rovinato la nostra amicizia, era tutto così perfetto...» Mi congelo sul posto, la mia rabbia e la mia frustrazione raggiungono livelli inimmaginabili. «Continui a non capire, a negare...sei tu quello che l'ha rovinata con quel comportamento! Ed io? Io ti sono stata accanto anche quando era l'unica cosa che mi faceva soffrire! Ti ho perdonato! Non posso credere di averlo fatto!» Urlo, urlo nel bel mezzo della notte e le mie parole sono un fiume in piena, tanto che mi trema la voce e stringo forte i denti per trattenere le lacrime. 

«Tu non capisci!» Inizia a sbraitare e mi afferra per le spalle scuotendomi.«Io non potevo a...».

Qualcuno mi si para davanti. L'unica cosa che riesco a vedere sono le gambe di Lore rannicchiate a terra, dopo la spinta «Smettila di tormentarla! Non vedi che non ti vuole?» Ivan sogghigna ed io temo in un'imminente rissa. Lore resta in silenzio, si accascia a terra portandosi le mani agli occhi poi fa una piccola risata, quasi isterica. «E credi che lei voglia te?» 

Dalla sua voce intuisco che il suo scopo è ferire, perché è lo stesso che aveva usato per ferire me: tagliente e freddo come un coltello che ti pugnala le spalle. Ivan non risponde, intenzionato a lasciarlo lì, gli dà le spalle. Il mio ex migliore amico si alza insoddisfatto e lo afferra per una spalla, le sue labbra si piegano in un ghigno, «se credi che facendo l'eroe lei te la darà, beh ti sbagli di grosso...»

La sua risata è inquietante e si espande nell'aria creando un eco insopportabile. Mi si gela il sangue nelle vene «...dopotutto è innamorata di me!» Non credevo che la sua intenzione fosse quella di ferire me. Ivan scarta la sua mano dalla spalla, serra i pugni e con non poca disinvoltura si volta assestandogli un pugno in pieno volto. Il mal capitato si porta le mani alla bocca inginocchiandosi. Dalla luce del lampione vedo il sangue colargli tra le dita. Chiudo gli occhi agitata e mi porto le mani al viso sconvolta. «Prova a ripeterlo e ti spacco il naso!»Ringhia, Lore nonostante la botta fa una risata. Ivan mi afferra e tenendomi per mano mi trascina via. 

In quel momento sento il peso del mondo crollarmi addosso, e so che mi sono ripromessa di non farlo, di non piangere in presenza di qualcuno, di sembrare forte ma proprio non ce la faccio. Le lacrime scendono silenziose, Ivan nemmeno se ne accorge e forse è meglio così. Cammina, il passo più veloce, di poco davanti a me. La stretta della sua mano in qualche modo mi conforta, ma le lacrime continuano a scendere imperterrite. Stringo impercettibilmente la presa. Lui si ferma di colpo, mi accorgo che ha volutamente percorso la strada più lunga e mi domando il perché. Si gira per osservarmi ed io volto la testa di lato, i capelli a coprirmi il viso. Con la coda dell'occhio lo guardo, sta fissando i miei piedi scalzi. Sgrana gli occhi e mi afferra il mento tra le dita costringendomi a guardarlo. 

Sembra sorpreso e non sa cosa dire. «Cosa c'è?! Ti diverte tanto vedermi così?» So che non dovrei prendermela con lui, in fondo è venuto a "salvarmi" dalle grinfie di Lore, ma odio essere guardata come se fossi una stupida bambina alla quale si è appena sbucciato un ginocchio. Non mi risponde ma colgo un guizzo nei suo occhi. Si avvicina e mi circonda con le braccia issandomi su una spalla. Io protesto scalciando. Impassibile continua la sua camminata «Sta ferma, altrimenti ti lascio cadere!» Sbotta lui, ma colgo un sorriso nella sua voce.

Una volta arrivati all'Hotel finalmente mi mette giù, ma proprio nel momento in cui sto per entrare mi afferra tirandomi contro la parete lì vicino. Mi inchioda  tra le sue braccia e il muro. Il battito del mio cuore accelera come impazzito, è troppo vicino. Sento il suo respiro caldo sfiorarmi il viso, le ginocchia tremano impercettibilmente e spero che le gambe reggano ancora un po'. Incrocio il suo sguardo e non riesco a capire, ci leggo tormento. Si avvicina ancora e sembra non intenzionato a muoversi, cerca il mio sguardo, è combattuto. Io guardo altrove, fisso le stelle e quando mi volto nuovamente verso di lui incontro le sue labbra. Infila le dita tra i miei capelli avvicinandomi, Io gli allaccio le gambe alla vita e quel bacio carezzevole diventa qualcosa di più. Dischiudo le labbra e accolgo la sua lingua, gioco con i suoi capelli liberandoli dalla coda. Le nostre lingue si accarezzano inseguendosi e lui mi spinge piano contro il muro annullando ogni distanza. Il ritmo accelera diventando frenetico, quasi disperato ed io lo seguo a fatica. Il cuore sembra voler uscire fuori dal petto, e così, avvinghiati riesco a percepire il battito altrettanto accelerato del suo. Le nostre lingue si accarezzano per un'ultima volta, ci stacchiamo e il suo sguardo è impenetrabile. Ci leggo disappunto. Quando torno con i piedi per terra faccio fatica a respirare. Si allontana di poco e non smette di fissarmi. Torno a respirare in modo normale, il battito del mio cuore non ne vuole sapere. «E quello per che...» Provo a dire ma le sue labbra sono nuovamente sulle mie, mi travolgono. A quanto pare non gli era bastato. Nemmeno a me.

Il suo bacio è travolgente, m'incendia e il suo sapore m'invade. È così pieno di passione che, sono sicura, sotto le palpebre serrate riesco a vedere tante piccole stelle, milioni di puntini luccicanti. Mi tiene la testa ferma con le mani, come se avesse paura che potessi svanirgli davanti agli occhi da un momento all'altro. Morde piano il labbro inferiore e mi sfugge un piccolo mugolio, stringo tra le dita una ciocca dei suoi capelli e quando si stacca piano non ho il coraggio di riaprire gli occhi. Mi prendo qualche secondo di troppo e poi mi costringo ad aprirli. Fa qualche passo indietro dandomi lo spazio necessario per fuggire via. Il cuore in gola, corro in direzione degli ascensori e proprio in quel momento le porte si aprono e un uomo ne esce quasi finendomi addosso . Mi guardo alle spalle, Ivan è ancora fuori, non so esattamente perché sto scappando. La paura mi si addensa nel petto, si trasforma in angoscia. Le porte si chiudono e l'ultima cosa che vedo sono i suoi occhi di un verde splendente fissarmi con una certo risentimento. 

la stanza 524 è dalla parte opposta alla mia, a due passi da quella di Ivan e Lore. Busso freneticamente in preda al panico perché l'ultima cosa che voglio è incontrare proprio lui.

Un'assonata Serena apre e sembra incredula, mi guarda e un velo di rabbia le si dipinge sul volto «Aly! Ma che cavolo di fine avevi fatto?». In quel momento la mia mente si affolla e la paura cresce, fino a diventare una specie di ansia. Sere deve accorgersi del cambiamento di umore perché sembra preoccupata, mi guarda meglio e si acciglia. Mi afferra per un braccio e mi tira dentro chiudendosi la porta alle spalle. «Che ti è successo? E perché sei scalza?» sospiro strofinandomi gli occhi con il palmo della mano. Guardo il letto «Ivan ha picchiato Lore e poi mi ha baciato» dico tutto d'un fiato per tenerla sulle spine con il solo intento di punirla, perché in fondo è un po' anche colpa sua. Lei mi segue ed io mi butto di peso sul letto, continua a sparare domande a raffica ma sono troppo stanca per risponderle.

«Domani ti racconto, promesso!» sospiro e mi rannicchio nel letto, nel tentativo di riposare per quelle poche ore rimaste.



***

Salve Ragazze!
Scusate l'attesa, ma ho avuto parecchie cose da fare questa settimana, nonostante tutto eccovi il capitolo pronto. Spero che lo apprezziate e mi facciate sapere cosa ne pensate.
Baci Lucy

 
  
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