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Autore: jacksonrauhl    17/03/2017    0 recensioni
Los Angeles, 1993.
Justin e Lily vivono le loro vite tra studio e amicizie.
Vicini di casa, tra di loro non vi è mai stato un rapporto di simpatia tanto che a causa di lui, un giorno, tale rapporto si tramuterà in odio profondo per via di un episodio che renderà impossibile la vita di Lily al liceo.
LA STORIA È GIÀ IN FASE DI SVOLGIMENTO SU WATTPAD, PER CHI VUOLE I CAPITOLI SUCCESSIVI PUÒ RECARSI SUL MIO PROFILO: @freakieber.
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Genere: Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Jeremy Bieber, Justin Bieber, Pattie Malette
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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I
 

Lily Jane Johnson aveva solamente diciassette anni quando la sua vita cambiò per sempre. Trascorreva le sue monotone giornate nella San Fernando Valley, precisamente a Burbank, nella contea di Los Angeles. Era difficile immaginare che qualcosa potesse accaderle, protetta dalle quattro mura della sua piccola e accogliente casa di paese. Era solita recarsi in chiesa tutte le domeniche assieme ai suoi genitori. I Johnson facevano parte della piccola e ristretta cerchia di protestanti residenti nel piccolo quartiere di Burbank.

Il reverendo Garsia accoglieva i fedeli tutti le domeniche mattina con serenità, predicando e glorificando il nome santo di Gesù Cristo. Seguiva con attenzione il cammino spirituale dei più giovani, compresa Lily. Era molto ammirata dalla comunità, soprattutto per via del suo educato modo di porsi agli latri, la sua eleganza e la serietà. Di questo i suoi genitori ne erano molto fieri.

Avevano cresciuto la loro unica figlia con affetto, senza privarsi dell'autorità che un genitore ha il dovere di adempiere sui propri figli. Durante uno dei soliti pranzi di famiglia della domenica, il signor Johnson decise di riferire la sua sul percorso scolastico che secondo lui, risultava essere più appropriato per Lily. «Dovresti iscriverti alla facoltà di medicina» le disse serio. La signora Johnson rimase in silenzio.

Non rientrava nei suoi progetti la facoltà di medicina. La madre questo lo sapeva bene. Le aveva più volte riferito che un giorno, se le fosse stato possibile, avrebbe scelto la facoltà di lingue. Il suo più grande sogno era quello di insegnare, diventare una professoressa liceale. 

«Ci ho pensato» rispose Lily, intenta a tagliare in due il pezzo di carne. 

In realtà non le era mai passato per la mente. Aveva addirittura il terrore degli aghi, si stupì del fatto che il padre non lo ricordasse, o forse non lo aveva mai saputo. Durante le lezioni di scienze in classe a volte era costretta ad ad uscire fuori con la scusa del dover a dare in bagno, sentendosi male per via delle dettagliate spiegazioni della professoressa. Le mancavano le forze ogni qual volta la donna trattava degli organi interni, in particolare il cuore. Odiava tutto quello che aveva a che fare con il sangue, aghi e quant'altro. Se un giorno fosse diventata un medico, sarebbe stata senza ombra di dubbio il medico peggiore che l'America avesse mai avuto.

«Spero tu scelga proprio la facoltà di medicina. Sarebbe meraviglioso, un medico in famiglia...immagini cara?»  domandò a sua moglie. 

Lily ascoltò accuratamente le parole dell'uomo. Ogni pranzo domenicale per lei era paragonabile ad una tortura. Non le piaceva essere al centro dei discorsi altrui e con il padre questo accadeva sempre. La ragazza non se la sentiva di alzarsi e andarsene, perciò ogni volta abbozzava e se ne stava in silenzio. Sarebbe risultata maleducata se avesse abbandonato il tavolo durante il pranzo, e lei non poteva permetterselo. I suoi genitori glielo avevano insegnato.

La signora Johnson annuì, voltandosi verso sua figlia. Quello fu molto probabilmente l'unico momento in cui la donna si sentì messa alle strette, del tutto incapace di proferire parola. Amava suo marito, sapeva per certo però che era una testa dura e che tutto quello che diceva, era ordine. Cercava pertanto di soccorrere la figlia quanto più possibile, facendo cambiare idea all'uomo ma nella maggior parte dei casi la riuscita era pessima. 

La scuola le aveva offerto un'ottima borsa di studio. Era la migliore studentessa del suo corso degli studi sociali. Ma anche in inglese, o arte. Negli sport invece era negata, ci aveva provato con il ping-pong ma le era andata male. La maggior parte degli studenti della Burbank High School si aggiudicavano una borsa di studio grazie alle loro doti sportive, per lo più nel basket o nel football americano. Lily aveva sempre avuto un occhio di riguardo per quegli sport: non ci si vedeva in mezzo ad un campo, intenta a farsi schiacciare da persone che erano il doppio di lei in quanto statura. Lo reputava insensato, del tutto inutile e pericoloso. 

Era entrata sin dal terzo anno a far parte del club della lettura: adorava recarsi il pomeriggio a scuola ed essere accolta da persone che condividevano i suoi stessi gusti. Ogni settimana portava con sé un libro che aveva amato, raccontandolo a coloro che risultavano essere le poche persone disposte ad ascoltarla. Poche volte nella sua vita si era ritrovata di fronte ad un suo coetaneo -che non fosse il suo migliore amico Dylan- desideroso di sentirle raccontare una qualsiasi storia, un racconto, un gossip. Come attività alternativa invece aveva scelto il coro scolastico: entrambe le attività si alternavano tra di loro, incastonandosi alla perfezione. Il lunedì e il giovedì c'era il club della lettura mentre il mercoledì e il venerdì canto. Nonostante ciò, non era mai stata in grado di instaurare un rapporto che andasse oltre il semplice essere conoscenti.

Più per volere suo che degli altri. Era riservata e la timidezza le giocava brutti scherzi: il padre non faceva altro che ripeterle che fidarsi è bene, non fidarsi è meglio. L'uomo aveva un occhio di riguardo per tutti, soprattutto per i ragazzi del quartiere che si ritrovavano quasi tutti i pomeriggi nel solito angolo di strada. Una casa abbandonata non poco distante. L'abitazione cadeva a pezzi da tempo, eppure a nessuno interessava di ciò. Se un giorno fosse accaduto qualcosa di spiacevole, sicuramente la colpa era da attribuire alle travi del tutto pendenti del soffitto, o alla scalinata scricchiolante. Lily non avrebbe mai messo piede in quel posto tetro, soprattutto perché il padre glielo aveva severamente proibito.

«Incoscienti» bisbigliò affacciato alla finestra, spiando da dietro le tende bordeaux il gruppo di ragazzi. «La colpa però non è loro, ma bensì dei genitori» proseguì indignato.

Meredith Johnson era intenta a sparecchiare la tavola, in silenzio. Lily alzò lo sguardo dal libro verso suo padre: se mai un giorno avesse trasgredito le regole, ne avrebbe pagato le dure conseguenze. Quando l'uomo si voltò a fissarla, lei riportò lo sguardo sul libro che avrebbe dovuto portare con me il giorno successivo a scuola. Non si rivolsero più la parola quel pomeriggio.

A Lily però sarebbe piaciuto poter seguire i ragazzi, far parte del gruppo di studenti molto rispettati a scuola e acclamati per via delle loro feste di quartiere in tarda notte, più che altro per curiosità. Si era sempre immaginata le loro avventure e disavventure in base ai racconti che giravano per i corridoi del liceo. Durante il secondo anno uno di loro, Brad Walker, un sempliciotto del tutto ingenuo e tenuto alle strette dai suoi amici, era riuscito ad avvicinarsi a Lily. Quella fu la prima e l'ultima volta che un ragazzo le rivolse la parola a scuola. Dopo qualche giorno però non si fece più vivo, né tanto meno si prese la briga di salutarla ogni qual volta si incrociavano per i corridoi. La storia si concluse nel giro di una settimana, probabilmente per volere dei suoi amici. Brad si decise a troncare ogni minimo rapporto, nonostante fosse stato lui a compiere il primo passo: la fama ha un prezzo, anche se lui era la ruota di scorta del carro. Utilizzavano la sua spiccata intelligenza per copiare i compiti non svolti durante il pomeriggio. Non poteva di certo farsi vedere in compagnia di Lily Johnson, -se avesse voluto continuare a far parte del gruppo degli importanti- la stramba ragazza tutta casa e chiesa senza buon gusto nel vestire. E su questo fattore, la cosa era alquanto oggettiva.

Un giorno la giovane si recò a scuola con un maglioncino arancione, comperato qualche settimana prima assieme alla madre. Lo portava sempre con sé durante le domeniche in chiesa. Ci aveva provato a comperare un jeans attillato, ma si era arresa all'evidenza: non aveva forme. Il seno piccolo, il di dietro del tutto inesistente. Non se ne parlava neanche di indossare  minigonne, o portare al seguito una borsetta laccata rosa come erano solite fare le ragazze della sua età, soprattutto dell'ultimo anno. Quando arrivò in classe con addosso il caldo maglioncino,  un leggero sottofondo di risate la accolse. Non se ne curò: lei si sentiva a suo agio con addosso i suoi abiti, caratterizzavano la sua persona. Se mai avesse indossato una minigonna, non sarebbe stata capace di sfoggiarla per i corridoi a testa alta. Ovviamente era cosciente del fatto che indossarla non significa essere definite poco di buono. La sua inesistente autostima in quanto aspetto fisico non glielo avrebbe mai permesso, anzi ammirava le ragazze che riuscivano a mostrarsi senza problemi. Avrebbe tanto voluto avere il loro coraggio.

«Lo hai fregato a tua nonna quel maglioncino, Johnson?» domandò Harry Jones. Anche lui faceva parte del popolare gruppo, era però residente nel quartiere affianco e quindi non sempre era presente durante i ritrovi. Lily lo sapeva perché spesso e volentieri spiava i ragazzi attraverso la finestra di camera sua, cercando di immaginare la sua vita completamente diversa da come lo era sempre stata. La cosa la spaventava, ma la affascinava nel contempo. Lei si piaceva, il problema stava nel fatto che non piaceva agli altri. 

Tutti scoppiarono a ridere, eccetto quegli studenti intenti a copiare i compiti o a ripassare la lezione per un'imminente interrogazione a sorpresa. Lily si strinse nelle spalle, cercando di far finta di niente, sperando che la smettessero il prima possibile. Tra questi c'era anche Justin Bieber, il suo vicino di casa per eccellenza. Lily pensava che lui non la sopportasse per via dei suoi buoni voti, o del suo modo di essere sempre al centro dell'attenzione da parte dei grandi. Anche lui seguiva ogni domenica mattina la messa in chiesa e quando la ragazza con la coda dell'occhio cercava di sapere cosa stesse facendo, incuriosita, lo trovava sempre con il cellulare in mano o in alcuni casi a fissarla. Era come se lo disgustasse la presenza della giovane.

I suoi genitori, Pattie Malette e Jeremy Bieber avevano stretto amicizia con i genitori di Lily sin dal tempo del trasferimento della famiglia Johnson. Justin però non era mai stato in grado di rivolgere la parola a Lily, tranne per chiedere il permesso di passare. Non l'aveva mai derisa in prima persona. Era un ragazzo dalla personalità misteriosa: braccio destro del capitano della squadra di football e fidanzato ufficiale di Cheryl Miller. I due erano senza ombra di dubbio la coppia più discussa dell'intero istituto.

Lily aveva capito sin da subito che tra i due non sarebbe scorso buon sangue. Durante una delle tante domeniche, dopo che il reverendo Garsia congedò i fedeli, Pattie e Jeremy raggiunsero sorridenti la famiglia Johnson per concedersi la solita chiacchierata. Si conoscevano tutti tra di loro, non vi era estranei. A legare i Bieber ai Johnson vi era senza ombra di dubbio la vicinanza in quanto residenze, praticamente li dividevano un solo recinto in legno. 

«Che meraviglioso maglioncino, Lily» le disse Pattie. Sperava che fosse sincera, a differenza del figlio.

Proprio quando Lily provò a rispondere educatamente, Justin affiancò la madre con in mano il cellulare. Il signor Johnson non aveva mai sopportato la sfacciataggine di Justin, per tanto aveva proibito a Lily di parlargli, o di stringere amicizia con lui.

«Io esco, ci vediamo questa sera» annunciò ai suoi genitori, poi si concesse il lusso di fulminare con lo sguardo Lily. 

La ragazza un'ipotesi sul perché non la sopportasse l'aveva elaborata con il tempo: Pattie, soprattutto Jeremy, risultavano essere sempre molto distaccati nei confronti del loro primogenito. Justin si sentiva oppresso dalle raccomandazioni dei suoi, dai rimproveri che questi ultimi scaricavano su di lui ma soprattutto, a mandarlo su tutte le furie, era senza ombra di dubbio il paragone che spesso e volentieri saltava fuori tra Lily e Justin. Jeremy non faceva altro che ripetere che Lily era la figlia che avrebbe sempre voluto, anche di fronte a Justin. La giovane non lo biasimava: lui si sentiva inferiore agli occhi dei suoi genitori, mentre a scuola poteva considerarsi superiore a Lily in un qualsiasi momento. Perché effettivamente lo era. Coglieva al volo l'occasione che gli si presentava davanti tutti i giorni a scuola, e non si preoccupava di recare alcun danno morale a sfavore della ragazza, tanto una volta rincasato ci avrebbero pensato i genitori a fargli capire che nonostante la popolarità e la fama scolastica, Lily sarebbe stata sempre una spanna sopra di lui in quanto umiltà ed educazione. Questo lui lo sapeva perfettamente. Ed ecco da cosa era scaturito il non sopportare Lily.

«Mi raccomando, non fare tardi» lo richiamò Pattie, sbuffando. 

Lui annuì e se ne andò il silenzio: Lily sapeva che quella era l'ora del ritrovo durante i weekend. Portavano con loro sempre degli zaini di seconda mano, un po' rattoppati. Lei non sapeva cosa contenessero ma un'idea se l'era fatta. Justin ne aveva uno con sé di colore nero ogni volta che usciva di casa. Lo seguiva con lo sguardo attraverso le tende della sua stanza, notandolo sempre con la testa china sulle sue Converse nere. Spesso e volentieri indossava una giacca di jeans.

Quando passava di fronte casa di Lily rallentava, buttando lo sguardo sull'abitazione della ragazza. Justin non era un ragazzo molto loquace, a volte bastava guardarlo negli occhi per capire cosa volesse. A scuola non era di certo tra i migliori: sedeva sempre all'ultima fila, affiancato da Neil, il suo migliore amico e fidato compagno di avventure. Da che ne aveva memoria, i due erano come pappa e ciccia, sempre insieme. Trascorrevano gran parte della lezione a chiacchierare, sul cellulare o nel peggiori dei casi ad infastidire i compagni. Per fortuna Lily sedeva sempre davanti a tutto, lì nessuno l'avrebbe mai distratta dalla lezione. Prendeva gli appunti ogni qual volta i professori aprivano bocca, era molto attenta in classe e questo si ripercorreva sul suo studio sempre impeccabile. 

«Bieber, vuole andare a fare una vista dal preside?» lo aveva richiamato quella di chimica. Lily, nonostante le prese in giro, aveva deciso di tenere il maglioncino.

Justin si zittì di colpo, la giovane si voltò leggermente e notò che la stava fissando con i lineamenti del viso contratti. Il ragazzo scosse il capo serrando le labbra, facendo intendere che se ne sarebbe stato zitto, cercando di trattenersi dal ridere. Quando la professoressa riprese a scrivere sulla lavagna, anche Lily continuò a concentrarsi sul suo quaderno. Per tutta la lezione sentì sghignazzare alle sue spalle, questo destò in lei dei sospetti. 

Al suono della campanella, il primo ad uscire dalla classe fu proprio Harry che quella stessa mattina aveva dato il via alle continue prese in giro con la battuta sul maglioncino. Lily non lo odiava. In realtà non odiava nessuno di loro: sapeva che la maggior parte delle cose che dicevano, erano costretti a dirle ad alta voce per acquistare quanta più popolarità possibile. Si voltò fissando Lily e le scoppiò a ridere in faccia, seguito a ruota da Justin, Neil e il resto della classe. La professoressa era troppo occupata a riordinare le sue scartoffie per rendersene conto.

Quando la ragazza fece per uscire dalla classe, si sentì afferrare per un braccio.

«Hai una cosa dietro la schiena» le disse Katy, la ragazza più bassa che Lily avesse mai conosciuto. Lei era una di quelle che trascorrevano gran parte del tempo per i fatti propri, senza recare alcun danno. 

Lily inarcò un sopracciglio e portò una mano dietro la schiena, percependo al tatto della carta. 

«Io non ti ho detto niente»  concluse Katy, andandosene. Fu l'unica volta in cui le rivolse la parola, e per questo l'avrebbe sempre ringraziata. Un tantino le incuteva terrore: Lily non l'aveva mai vista sorridere. Pareva fosse costantemente triste, assorta dai suoi pensieri. Come se non volesse trovarsi in quel posto.

Sul foglio c'era scritto "maglioncino rubato a mia nonna". Lo accartocciò freneticamente e lo gettò nella spazzatura. In quel momento capì perché Justin aveva trascorso gran parte della mattinata a ridersela sotto i baffi.

   
 
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