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Autore: _MartyK_    19/03/2017    1 recensioni
Shin Hye è una delle tante ragazze con il sogno di diventare una star del mondo dello spettacolo e far parte di una Idol band. Ma cosa succede se nessuno riconosce il suo talento? Shin Hye è così disperata che per essere accettata si finge... un ragazzo.
Dal Capitolo 1:
Aveva appena varcato la soglia dell'ingresso della BigHit, un'altra delle case discografiche più in voga del momento. Capelli corti e sbarazzini, un ciuffo tinto di blu, felpa, jeans e sneakers ai piedi. Lo sguardo era annoiato e per certi versi strafottente. Si leccò il labbro inferiore e sorrise maliziosamente. Non era a disagio, e nemmeno nervoso.
Kim Youngjae, 17 anni, di Seoul. Questa la sua identità. La sua nuova identità.
Era abbastanza sconvolgente ritrovarsi di fronte ad un ragazzo con una voce alquanto femminile, vero? [...] D'ora in poi avrebbe dovuto frequentare più spesso quell'agenzia.
Genere: Commedia, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jung Hoseok/ J-Hope, Min Yoongi/ Suga, Nuovo personaggio, Park Jimin, Un po' tutti
Note: Lemon, Missing Moments, OOC | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
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Jae Rin non ci mise molto a tirar fuori dalla sua borsetta scintillante il cellulare e chiamare la sua futura stylist, conosciuta tra l'altro per essere una pettegola di prima categoria. Aspettò battendo nervosamente un piede per terra.
Uno, due, tre squilli e ancora niente. Poi un flebile 'pronto'.

- Hey! Ho una storia interessantissima da raccontarti- esclamò tutta eccitata, mordicchiandosi l'unghia del pollice e rischiando di rovinare lo smalto fucsia.
L'altra ragazza balbettò un 'okay' insicuro e chiuse la chiamata.
Jae Rin si guardò intorno e, sperando di non essere colta in flagrante, scattò una foto ai due ragazzi impegnati a scambiarsi gesti piuttosto intimi.




Nel frattempo Jimin si staccò dalla guancia di Shin Hye, puntando lo sguardo sul suo, in cerca di risposte. Quest'ultima lo guardò esterrefatta, un mix tra il confuso e il piacevolmente sorpreso.

- S-scusa, non so cosa mi sia preso- se ne uscì dal nulla il castano, grattandosi la nuca e tirando un sorrisetto da ebete. La ragazza non potè che annuire: ancora una volta si era fatta un'idea sbagliata.
Jimin fece per alzarsi da terra, quando lei lo bloccò per il polso.

- Jimin aspetta- le parole le morirono in bocca, in quanto il diretto interessato non le permetteva di proferire neanche le sillabe.

- Non è successo niente, davvero. Ero solo un po'... confuso- si grattò una guancia e puntò lo sguardo nel vuoto, cercando di formulare una frase di senso compiuto.

- Già, ero confuso- confermò.

Si allontanò dalla ragazza camminando all'indietro, dapprima lentamente, poi voltandosi e proseguendo a passo svelto.
Non gliela stava raccontando giusta, si vedeva che c'era qualcosa che non andava. Non ci pensò due volte a rincorrerlo e urlare invano il suo nome.
Quasi le dava fastidio sentire la sua orribile voce rimbombare per i corridoi dell'agenzia. Poggiò la mano sulla sua spalla, una volta raggiunto.

- Dove stai andando?- riuscì a domandargli, respirando a fatica.

- Da Namjoon e gli altri-

- E i tuoi genitori? Ora che ci penso, mia mamma si starà disperan...- Shin Hye smise di ridacchiare nell'esatto istante in cui gli occhi di Jimin brillarono.
No, non era la luce di felicità ed entusiasmo che di solito possedeva, era diversa... malinconica.
Sembrava stesse per piangere da un momento all'altro, sperò vivamente che così non fosse.
Lo vide deglutire e fare una piccola smorfia con la bocca, per poi abbozzare un sorriso.

- Non sono venuti- scrollò le spalle e mise le mani in tasca, prendendo a camminare lentamente verso l'uscita della BigHit. Shin Hye lo imitò e gli stette accanto.

- Perchè? Erano impegnati?- chiese ancora. Jimin ridacchiò.

- Impegni, certo. Sono così impegnati da non permettersi di vedere una volta tanto il loro unico figlio, hai ragione. Riunioni, tribunale, libri e verifiche, ecco i miei genitori!-

Non sapeva cosa dire, credeva di ferirlo ancora di più se avesse continuato a fargli domande e anzi, forse lo aveva già fatto.
Capiva perfettamente come si sentiva anche se sua madre non faceva quel genere di lavoro; capiva cosa significa avere dei genitori assenti nel momento del bisogno; capiva come ci si sente a convivere con quella sensazione di vuoto incolmabile allo stomaco, perchè nessuno è in grado di darti l'affetto che ti danno mamma e papà.

- Mi dispiace- bofonchiò ad un tratto. Il castano le rivolse uno sguardo curioso.

- Non è colpa tua, è normale fare domande- sorrise.

- Che lavoro fanno i tuoi?-

- Mio padre è un avvocato e mia mamma insegna filosofia al liceo-

Shin Hye si sorbì tutto ciò che blaterava l'amico a proposito dei suoi genitori e annuì.

- Sai, per un attimo ho creduto che a parlarmi fosse mia madre- mormorò l'altro a bassissima voce.
Così bassa che si poteva dire che stava parlando tra sè, ma la ragazza lo sentì ugualmente.
Il battito cardiaco accelerò senza un motivo preciso e la lacrima che solcava tranquillamente la guancia di Jimin non migliorava di certo la situazione.
Fece l'unica cosa che poteva fare in quel momento delicato: abbracciarlo.
Sorrise nel pensare che in confronto a lui era proprio uno scricciolo. Circondò la sua vita con le braccia e affondò il viso nell'incavo del suo collo, inspirando appieno il suo profumo.
Si disse che poteva passare il resto della sua vita stando in quella posizione, la pelle di Jimin era davvero calda.
Strinse più a sè il corpo del ragazzo, come ad infondergli coraggio, perchè era di questo che aveva bisogno. I due si staccarono dopo una manciata di minuti.

- Quindi mi vedi come una sorellina?- ridacchiò beffarda lei, anche se in realtà era tutto fuorchè felice.
Non le piaceva essere considerata tale, voleva essere di più per lui. Più di una semplice sorella a cui confidare segreti.
Solo a pensarci le venne voglia di schiaffeggiarsi.

- Che cosa?! No! Io-io... certo che no!- il castano diventò paonazzo e si passò una mano sul viso, scuotendo leggermente il capo.

- Ti prego finiamola qua e raggiungiamo gli altri- borbottò imbronciato, prendendola per il polso e varcando - finalmente - la soglia dell'ingresso dell'agenzia.

Di emozioni contrastanti ne aveva provate pure troppe.


























* * *






























 Jae Rin osservava compiaciuta il suo volto angelico allo specchio: gli occhi a mandorla erano evidenziati da una sottile ma evidente linea di eyeliner, ad uniformare il colorito pallido di per sè della pelle c'era un fondotinta ancora più chiaro. Sembrava una geisha.
Le labbra erano perennemente marcate dal rossetto rosso shock.
La stylist le tirava i capelli, armata di spazzola e phon, pronta ad esaudire i desideri di quella dannata peste.

- Cos'è che mi dovevi raccontare?- le urlò all'orecchio, provando a sovrastare il rumore del phon. Jae Rin si lasciò sfuggire un sorrisetto malvagio.

- Ho visto Park Jimin nel corridoio- disse come se nulla fosse.
La ragazza aveva ormai abbandonato gli attrezzi su un tavolino, tanta era la curiosità. Se si trattava del trainee più popolare degli ultimi dieci anni, ancora meglio.

- Cosa ci faceva tutto solo soletto?- ridacchiò.
Non fece neanche in tempo ad accomodarsi sulla poltrona che Jae Rin pronunciò la fatidica frase.

- Stava baciando un ragazzo-

Come previsto, mancava poco che la mandibola della sua stylist toccasse terra. Il suo piano stava andando a meraviglia.

- Non è possibile!- disse con un filo di voce. Avrebbe voluto mostrarle la foto come prova, ma si disse che così sarebbe stato troppo semplice.
Odiava Youngjae, lo odiava che non esistevano parole per descrivere quanto astio provava nei suoi confronti.
Lo odiava perchè aveva ingannato tutti lì dentro, a partire dai giudici dell'audizione. Era una ragazza, una fottutissima ragazza in un gruppo di soli maschi.
E ciò che faceva salire la sua pressione a trecento era sapere che veniva trattata come una principessa.
Si disse che era ancora troppo presto per far venire a galla la verità, doveva escogitare qualcosa per fargliela pagare.

- Fidati di me. Purtroppo non ho le prove, ma ti prego non dimenticare quello che ti ho detto- le disse con un occhiolino, poi continuò.

- E ah, stavo dimenticando. Acqua in bocca- sorrise e si portò l'indice sulle labbra.
La ragazza di fronte a lei annuì con enfasi.

Sorrise implicitamente, sapeva che non sarebbe stato così.








Quella mattina era piuttosto insolita. Il tempo era soleggiato pur essendo in pieno Novembre e le lezioni non erano così estenuanti come Shin Hye si aspettava che fossero.
Il professor Lee spiegava pacatamente storia inglese, indicando la lavagna multimediale e illustrando le varie tappe delle invasioni anglosassoni.
Inutile dire che Hoseok se ne stava moscio moscio con la testa poggiata sul banco e uno sguardo assente. Il braccio penzolava dall'altro lato del banco.

- Yah, cosa prende al nostro sunshine?- sussurrò lei in modo ironico al suo orecchio. Il corvino roteò gli occhi al cielo e grugnì.

- Storia fa cagare- borbottò imbronciato.

- La verità è che a te fa cagare qualsiasi materia scolastica- ridacchiò lei.
Peccato per loro che il professore aveva un udito impeccabile.
Rivolse loro uno sguardo impassibile e intimò di stare attenti alla lezione, per poi riprendere dal nulla il filo del discorso e perdersi in ciò che stava spiegando.
La campanella della ricreazione si decise a trillare, provocando forte scompiglio tra gli studenti. Si elevò un boato di urla di approvazione e quasi furono scaraventati i banchi a terra, tanta era la voglia di sgattaiolare via da quel buco infernale.
Jungkook e Taehyung invitarono la ragazza ad uscir fuori assieme a loro, ma lei declinò l'invito con un sorriso cordiale. Uscì fuori dall'aula e attraversò svogliatamente l'intero corridoio, guardandosi intorno e non notando nulla di interessante oltre alla massa di studenti che si accalcava all'uscita dell'istituto.
Tutto tranquillo fino a quando con la coda dell'occhio non vide un foglio mal piegato e spiaccicato sul suo armadietto con una chewing-gum.
Si recò direttamente sul posto e prese il foglietto, girandolo e rigirandolo tra le sue mani.

Resta immobile dove sei, pabo.
- JR
.

Cosa poteva significare quell'ordine? E se qualcuno avesse sbagliato armadietto?
Proprio quando stava per considerare possibile l'ipotesi, davanti a lei si materializzò la figura di Jae Rin in tutto il suo massimo splendore.
Il suo sguardo era glaciale ed era odiosa quanto il rumore che produceva masticando avidamente la gomma.
Sbattè una mano sul suo armadietto, mentre con l'altra le scosse una spalla.

- Non ti conosco e non ho intenzione di farlo, ma voglio che tu obbedisca: non avvicinarti mai più a Park Jimin- sibilò a denti stretti, non distogliendo lo sguardo da quello scettico di Shin Hye.

- Perchè non dovrei, scusa?- chiese tranquillamente. La verità era che stava morendo dalla fifa. Sperò che non avesse scoperto il suo segreto.
Due membri del gruppo bastavano e avanzavano.

- Dirò a tutti che sei una pervertita che si finge un ragazzo per il solo piacere di spassarsela con quelli dell'altro sesso- sfoggiò un sorriso strafottente e si mise la mano sul fianco, smanettando sul cellulare. Shin Hye rise istericamente.

- Non lo farai mai-

- Certo, se stai lontana da Park Jimin- scrollò le spalle l'altra. La ragazza scosse la testa.

- Non posso permettermelo, e poi come faccio? Siamo nella stessa stanza e siamo amici-

Jae Rin si trattenne dal riderle in faccia. Solo amici, come no.

- Te la vedi tu, io ti ho avvisata. Non vorrai mica che tutta la BigHit venga a sapere che due futuri Idol sono gay, vero?- le domandò con fare innocente, mostrando la foto del ragazzo che baciava la sua guancia.
A quella vista Shin Hye credette di aver perso decenni di vita. Era un incubo e lei doveva arrendersi alla triste realtà.

- E va bene, cosa devo fare?-

Non riusciva a credere che fosse stato tutto così semplice, quasi quasi si baciava da sola per quanto era stata brava. Come sempre, dopotutto.

- Evita Jimin e concentrati di più sugli altri- sventolò la mano davanti ai suoi occhi, con fare disinvolto. Non aveva molte idee al momento.

- Sì ma perchè proprio Jimin?-

Jae Rin le rivolse uno sguardo truce, a dir poco infuocato.

- Dato che me l'hai chiesto devi pagare pegno. Oltre a non cagare di striscio il tuo caro amichetto, dovrai anche prendergli il cellulare e portarmelo-

- Che cosa?!-

- Hai capito bene, ci vediamo- la ragazza la salutò e girò i tacchi, sculettando in direzione opposta alla sua e lasciando che i capelli ondeggiassero sfidando la forza di gravità.
Le braccia di Shin Hye caddero mollemente lungo i fianchi, la schiena le si incurvò.

Aveva toccato il fondo, peggio di così non poteva andare.



















* * *






















Come ordinato da quell'arpia di Song Jae Rin, Shin Hye non degnò di uno sguardo il castano per tutto il resto della giornata.
A scuola si limitò a congedarlo con scuse banali ogni qualvolta si azzardava a rivolgerle la parola.
A lezione di ballo successe più o meno la stessa cosa, era come se nella mente di Jimin comparisse la scritta Tentativo Fallito a prescindere.
Non conoscere la ragione per cui Shin Hye faceva i capricci gli provocava disattenzione, e non andava bene.

- Park Jimin! Sicuro che sia quello il passo che vi ho appena mostrato?- esordì minaccioso il suo insegnante.
Dal giorno in cui aveva osato sputargli in faccia la verità era diventato più bastardo del solito. Era nella sua lista nera, se lo sentiva.
Il moro s'inchinò leggermente e borbottò mianhae, ma proprio mentre stava dicendo che non si sarebbe più distratto, l'insegnante lo precedette con un ceffone in pieno viso.
Sentì la guancia destra andare in fiamme per il colpo improvviso. Altro schiaffo, più potente del precedente.

- Davvero non rifarai mai più uno dei tuoi fottutissimi errori?!- sbraitò contro di lui, urlando nell'orecchio.
Jimin strizzò gli occhi, un po' perchè la voce era mostruosamente acuta, un po' perchè non aveva il coraggio di sorbirsi le reazioni impassibili degli altri.
A malincuore spalancò prima un occhio e poi l'altro, la prima figura che misero a fuoco quelle due minuscole fessure che aveva in faccia fu quella di Shin Hye. Inespressività, sofferenza, imbarazzo, apatia: era tutto ciò che riusciva a leggerle negli occhi.
L'uomo lo prese per la maglia e quasi lo sollevò da terra.

- Chi stai guardando, eh? Oltre ad essere un nullafacente sei pure frocio- borbottò scocciato.

Ripresero a ballare, la musica che fuoriusciva dallo stereo era l'unico suono che rimbombava in tutta la sala.
Il pessimismo era l'unica cosa che dominava la mente bacata che Park Jimin si ritrovava.

Il colmo venne quando, alla fine delle lezioni, Yoongi - tra una chiacchiera e l'altra - propose a Shin Hye un appuntamento.
Di nascosto da tutti, ma non da lui.
La ragazza sussultò ed esitò un attimo, lui provò uno strano fastidio al petto nel vedere la felicità dipinta sulle sue labbra.

Si era appena accorto che non era affatto la fame o l'affanno post-allenamento.
Si era preso una cotta, e non andava bene.


***
Annyeong popolo! No, non sono morta e sì, avrei dovuto aggiornare ieri ma non ho potuto T.T finalmente il nostro sciocco Park Jimin si è reso conto di provare qualcosa che va oltre l'amicizia per Shin Hye, ma Yoongi, più 'vecchio' e astuto di lui, ha fatto la prima mossa nei confronti della ragazza. Fregato xD   spero come al solito che anche questo capitolo vi piaccia e che vi piacciano anche i momenti di tenerezza e simpatia di Shin Hye con gli altri membri :) ringrazio tutte le gentilissime persone che seguono/preferiscono/ricordano la storia e _ChocolateKookie_ che mi sostiene sempre ^^   non credo riuscirò ad aggiornare subito perchè starò fuori casa alcuni giorni senza computer e senza internet, quindi godetevi il poco tempo rimasto ahah xD  scappo via, bacioni a tutti!! _MartyK_
   
 
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