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Autore: pierjc    21/03/2017    0 recensioni
Il giovane Leonardo, insieme alla sua fidanzata, si dirige al di fuori dello stress della grande capitale italiana per recarsi in una tranquilla campagna. Però, invece di trovare il relax sperato, si imbatte in un vecchio rudere abbandonato, all’interno del quale scopre dei resti umani. Quel corpo stringe tra le mani un antico diario nazista, chiuso da un lucchetto a quattro cifre e che presenta una sola misteriosa parola: Niederhagen. Decide di mostrare quel reperto alla sua amica Francesca, bibliotecaria appassionata del periodo storico in questione. Scopriranno che quel diario era appartenuto alle SS e che all’interno della copertina è contenuto un particolare acido il quale, in caso di manomissione del lucchetto, scioglierebbe tutte le pagine distruggendo tutte le informazioni in esso contenute. Come riuscire a capire come trovare la combinazione necessaria?
Genere: Avventura, Storico, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo, Violenza
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CAPITOLO 2
 
Leonardo si precipitò, spaventato. “Serpente? Ragno stratosferico?”. Si era distratto impostando la sveglia sul cellulare per non perdere il tramonto. Così, a quell’urlo, si era girato di scatto e soccorso Elena.
«Cosa c’è?» chiese preoccupato.
«Lì. In terra. Oddio!». La ragazza non riusciva neanche più a parlare per via del ribrezzo per quello che aveva visto. «Toglilo ti prego!».
Il giovane si avvicinò e scoprì cos’era che aveva fatto raggelare il sangue ad Elena. Un teschio. “Che ci fa qui?”.
Guardandosi intorno vide qualcosa che lo sconcertò ancora di più. Si girò a guardare la propria ragazza che, nauseata, chiedeva con ancor più insistenza di abbandonare quel luogo. Non aveva ancora notato cos’altro ci fosse in quel rudere. Poi girò lo sguardo per guardare ciò che stava osservando Leonardo. E così si abbandonò ad un altro urlo.
 
“Al solito. Catalogare, catalogare e catalogare!”. A Francesca piaceva il proprio lavoro ma, a volte, lo trovava davvero noioso.
Avevano appena riportato in biblioteca un libro di archeologia. Lo guardò con un po’ di rammarico. “Vorrei tanto scoprire qualcosa di storico, un fossile o un corpo di qualcuno vissuto qualche secolo fa. Così da poter dare finalmente un po’ di brio alla mia vita!”.
Si incamminò verso lo scaffale interessato e mise quel volume al suo posto. Poi si guardò intorno. Non c’era nessuno. Era sempre più raro vedere delle persone in quel luogo. Ormai tutti usavano internet. Il gusto della ricerca si era limitato a scrivere qualche frase su di un motore di ricerca per trovare tutto ciò che si desiderava. Chiuse per un attimo i suoi occhi. Il silenzio l’avvolgeva. I suoi pensieri la riportarono ai rumori assordanti che la circondavano ogni giorno nei suoi anni passati all’università. Era incredibile che in così poco tempo l’ambiente in cui passava la maggior parte delle proprie giornate si fosse capovolto così drasticamente. Sicuramente nel suo periodo di studi aveva immaginato una vita diversa.
Il suo amore per la storia l’avrebbe portata in Egitto? In Messico? In Grecia? Avrebbe voluto girare il mondo. Ma come spesso succede, la realtà è completamente diversa dai sogni.
Guardò l’orologio. Era quasi l’ora di chiudere. Si rattristò. Riteneva giusto cominciare da lì per iniziare la sua carriera, ma era davvero quello il luogo in cui avrebbe trascorso tutta la sua vita?
Neanche immaginava in cosa stava per imbattersi.
 
Entrambi i ragazzi osservavano sbigottiti ciò che si presentava dinnanzi ai loro occhi. Uno scheletro umano. Quasi si confondeva con la natura essendo ricoperto da erbacce.
«Ti prego, ce ne andiamo?» chiese con voce tremante Elena.
«Aspetta» rispose Leonardo, che era sempre più interessato a quel ritrovamento.
Giaceva immobile in terra. Senza testa. “Spero di non beccarmi una maledizione!” pensò lui.
Strappò qualche arbusto rivelando il corpo e notò una stilografica in ciò che restava della mano sinistra.
“Era mancino. Ma su cosa stava scrivendo?”.
Una delle passioni di Leonardo era la Seconda Guerra Mondiale e avrebbe riconosciuto senza troppe difficoltà qualunque simbolo inerente a quel conflitto. “Non c’è nulla sui vestiti”.
Si sforzava di trovare un logo datato. Se quel cadavere fosse stato recente avrebbe di certo smorzato la sua curiosità.
«Cosa stai facendo? Andiamocene di qui!» insistette Elena.
Leonardo non la stava neanche più a sentire, preso com’era da quello scheletro. Analizzò per filo e per segno i vestiti che aveva indosso. Vedendo la marca della giacca fu quasi certo che fosse abbigliamento tedesco. “Un tedesco? Qui? A fare cosa?”.
Scorrendo in basso vide diversi fori nel maglione. Di sicuro erano stati opera di qualche animale interessato alla carne della sua carcassa.
«Dobbiamo dargli degna sepoltura» disse girandosi. Elena non c’era più. Era sicuramente tornata in auto. Non poteva biasimarla. Quella situazione sarebbe stata pesante per chiunque.
Cercò un albero vicino e ne spezzò un ramo, cominciando a scavare una buca improvvisata poco distante da quella vecchia casa abbandonata, nel punto in cui il terreno sembrava più tenero.
“Non so chi sei, ma qualcosa mi dice che questa non era la tua vera dimora”. Cercò di farla più profonda possibile.
Dopodiché cominciò a trasportare i resti in quello scavo e a disporli nella maniera corretta. Si meravigliò di sé stesso per l’incoscienza dimostrata nell’aver toccato quello scheletro a mani nude. All’improvviso notò qualcosa, tra le ossa delle gambe. Era un lucchetto. “Cosa diavolo ci fa un lucchetto mezzo sotterrato qui?”. Pensò quasi subito ad un tesoro nascosto. “Mi sento come un pirata del settecento!”.
Leonardo si sbrigò ad adagiare le restanti ossa nel luogo ove avrebbero riposato in eterno e, dopo averle ricoperte di terra, vi appose una croce improvvisata.
 “Non so se tu eri cristiano o meno, ma una degna sepoltura non la si nega a nessuno”. 
Si precipitò, così, a scavare sotto il lucchetto rinvenuto nel rudere. Non era ciò che si aspettava di trovare. Non era un forziere pieno di chissà quale tesoro.
Era semplicemente un libro. O un diario. Chiuso con un lucchetto che presentava quattro cifre. “Probabilmente ci vorrà la combinazione per aprirlo” pensò.
Mentre era impegnato ad esaminare quel reperto storico il suo cellulare cominciò a squillare. Era la sveglia che aveva impostato per non perdere il tramonto. “Ormai il tramonto è andato. Non credo che Elena abbia ancora molta voglia di vederlo”.
Uscendo fuori da quella casa abbandonata per recarsi verso l’automobile guardò ancora quel vecchio diario. Pulendolo dalla terra vide un simbolo. “Wehrmacht!”. Il suo cuore iniziò a palpitare più velocemente. “Ho in mano un diario tedesco della Seconda Guerra Mondiale. Non posso crederci!”.  Notò anche una scritta. Niederhagen. “Che sia la chiave per la combinazione?”. Poi ci rifletté. “Impossibile. Non avrebbe senso mettere l’indizio di come aprire un diario segreto sulla copertina!”. Entrò in macchina e si accertò che Elena stesse meglio, dopo quelle visioni.
«Sto bene, voglio solo tornare a casa ora» gli rispose.
Lo sguardo della ragazza era dalla parte opposta rispetto a quel tramonto che Leonardo avrebbe voluto tanto gustare con lei. Avrebbe dovuto rivelarle i suoi timori riguardo alla loro relazione. Ma dopo quello che era successo non era il caso.
Così gettò un ultimo sguardo all’orizzonte e lasciò quel luogo che gli avrebbe segnato per sempre la vita.
   
 
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