2 - Parentele
«Ragazzi, siamo in estremo ritardo con il programma» cominciò il regista, «Abbiamo girato solo due scene, e se non continuiamo con lo stesso ritmo che avevamo nel primo, la data di uscita del secondo episodio dovrà cambiare». Al che, Kafka si guardò in giro, notando che mancavano alcuni attori; sospirò e prese il suo taccuino in mano.
«Lo sai che assomigli a Kunikida messo così?» ridacchiò Dazai.
«Smettila, mi serve per vedere quanti di voi sono assenti».
«Sembra quasi di essere a scuola…».
«Ti ho sentito!».
Kafka sbuffò nuovamente, scrivendo ben sei nomi: Edogawa Ranpo, Yosano Akiko, Izumi Kyouka, Tanizaki Junichirou e Naomi. Almeno quel giorno Atsushi era arrivato in tempo – solitamente arrivava in ritardo con il suo frequente “la porta di casa oggi mi si stava per chiudere addosso” o cose così, qualche volta cambiava, certe volte il regista non sapeva se prenderlo come una scusa o no.
«Dazai, Nakajima, mi auguro che vi siate memorizzati il copione. Dobbiamo girare la scena in cui Nakajima esce di casa e trova Dazai dentro un fusto d’olio».
«Mi ci mettete voi là dentro, vero?» domandò Osamu, «No, perché io non so come si fa ad entrarci».
Kafka ridacchiò nervosamente, «Mi pare ovvio che ti aiuteremo…».
«No, no, non posso crederci!» continuava ad esclamare Atsushi, mentre frugava nel suo borsone nero.
«E adesso che succede?».
«Ho dimenticato a casa il copione!».
Il regista si sbatté il palmo della mano destra in volto, «Ci mancava solo questa…».
«Credo di avere le battute di Atsushi nel mio…» mormorò Dazai, «Eh, beh, recitiamo la parte insieme, di conseguenza mi pare normale che ci sia».
«Impossibile» intervenne Kunikida, «Tutti i copioni sono stati organizzati personaggio per personaggio. Di conseguenza ognuno ha le sue personali battute».
«E allora perché ce l’ho io?» domandò Ryuunosuke, entrando con dei fogli in mano, «Atsushi, devi averlo lasciato a casa mia ieri sera».
«Ah, ti ringrazio!» esclamò Atsushi, avvicinandosi ad Akutagawa e prendendo il copione che gli stava porgendo.
«No, un momento… “a casa mia”?» domandò Haruno.
«…Sì, io e lui siamo cugini. Ieri è venuto a pranzo da me».
In tutta la sala calò il silenzio più tombale di quelli che ci erano già stati in precedenza.
Ma al solito, non poteva mancare il commento di Dazai: «Ecco perché si somigliano».