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Autore: pierjc    22/03/2017    0 recensioni
Il giovane Leonardo, insieme alla sua fidanzata, si dirige al di fuori dello stress della grande capitale italiana per recarsi in una tranquilla campagna. Però, invece di trovare il relax sperato, si imbatte in un vecchio rudere abbandonato, all’interno del quale scopre dei resti umani. Quel corpo stringe tra le mani un antico diario nazista, chiuso da un lucchetto a quattro cifre e che presenta una sola misteriosa parola: Niederhagen. Decide di mostrare quel reperto alla sua amica Francesca, bibliotecaria appassionata del periodo storico in questione. Scopriranno che quel diario era appartenuto alle SS e che all’interno della copertina è contenuto un particolare acido il quale, in caso di manomissione del lucchetto, scioglierebbe tutte le pagine distruggendo tutte le informazioni in esso contenute. Come riuscire a capire come trovare la combinazione necessaria?
Genere: Avventura, Storico, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo, Violenza
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CAPITOLO 61
 
La luce. L’aria pulita. Leonardo non credeva che respirare a pieni polmoni potesse essere così rinvigorente. Era steso a terra, sull’erba. Il flusso d’aria entrava ed usciva dai suoi polmoni con un ritmo accelerato. Non aveva mai corso così tanto in tutta la sua vita. D’altronde, aveva dovuto farlo. Altrimenti una vita non l’avrebbe avuta più.
«È tutto andato distrutto» pronunciò, col poco fiato che aveva.
Francesca, stremata, era stesa di fianco al ragazzo. Anche lei respirava con un’accelerata frequenza. Era come se i suoi polmoni bramassero tutta l’aria di quella foresta.
«Siamo vivi. È questo ciò che conta» rispose.
«Dobbiamo chiamare la polizia» disse Roberto.
Egli non sembrava molto provato da quella corsa. Dopotutto era molto allenato. I quattordici chilometri che copriva ogni mattina erano serviti a qualcosa, alla fine.
«E cosa gli raccontiamo? Non abbiamo prove» rispose Leonardo.
«Forse ti dimentichi di quel tizio sdraiato e legato laggiù» ribatté la ragazza.
«Con un po’ di fortuna racconterà tutto agli ufficiali e scopriremo dov’è la base di questi fanatici nazisti».
«Secondo voi, se scavassimo qui sotto, riusciremmo a recuperare qualche oggetto?».
«Il bunker era stato costruito a diversi chilometri di profondità sotto terra, proprio per essere irrintracciabile. Per arrivare a quella profondità ci avranno impiegato diversi anni e lavoro coatto. Puoi scordarti di rivedere anche un solo granello di ciò che c’era lì dentro».
«Addio fama».
 
I rintocchi dell’orologio dell’albergo si susseguivano inesorabili. Finalmente erano fuori dai guai. Leonardo era rimasto da solo in camera. I suoi due amici erano andati a restituire l’auto e a prenotare i biglietti per il ritorno. “Perché li ho fatti andare da soli?” si continuava a rimproverare. Non aveva dimenticato la promessa che si era fatto poche ore prima. Avrebbe rivelato i suoi veri sentimenti a Francesca quanto prima. Doveva solo trovare il momento più adatto. Ovvero quando Roberto non era tra i piedi. Questo sarebbe potuto succedere soltanto una volta tornati in Italia.
Cercò di svuotare la mente. Di seguire i rintocchi delle lancette per assecondare un sonno che faceva fatica ad arrivare. Ma più cercava di non pensare a nulla e più gli tornava in mente l’immagina della ragazza. “Se dovessi perderla non me lo perdonerei mai”. Si girò di lato, abbracciò un cuscino e iniziò ad elaborare le frasi da dirle. “Fra, sono innamorato di te!”. Sorrise per qualche istante e poi tornò serio. “Così sarei troppo diretto. Devo cercare di farglielo intendere con delle parole mirate”. Si girò dall’altra parte e continuò a pensare. “Perché dev’essere così difficile?”.
Si alzò e si mise a sedere. “E se le scrivessi un biglietto?”. Andò alla ricerca di carta e penna per la stanza ma non trovò né l’una né l’altra. “Accidenti!”. Non sapendo cosa fare si affacciò alla finestra, alla ricerca di qualche ispirazione. Ma ciò che vide lo fu più di ogni altra cosa.
Roberto e Francesca si stavano baciando. Appena la sua mente fotografò quell’immagine si ritrasse subito e si allontanò dalla tapparella.
“Che bastardo!”. Non poteva crederci. Certo, se lo sarebbe aspettato ma, in cuor suo, sperava che potesse essere lui l’anima gemella della giovane bibliotecaria. Invece non era così. A quanto pare il fascino della divisa aveva prevalso. “Che cretino che sono!”.
Cercò di nascondere la delusione e la tristezza. Presto sarebbero saliti in camera da lui. Avrebbe dovuto fingere per tutto il viaggio di ritorno. E soprattutto avrebbe dovuto trattenersi dal tirare un gancio destro al poliziotto. Se non altro, perché poi oltre alla ragazza avrebbe perso anche qualche dente. Roberto era ben allenato e molto più muscoloso di lui.
Proprio il quel momento i due ragazzi rientrarono in camera. Sembravano cupi. Forse volevano dire a Leonardo della loro relazione? Tutto ciò che uscì dalla loro bocca però fu: «Andiamo, c’è un aereo che ci aspetta».
   
 
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