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Autore: rocchi68    23/03/2017    3 recensioni
Lui aveva sempre creduto che quello fosse il suo mondo.
Che tutto fosse destinato a rimanere com'era, senza possibilità di rifiuto.
Quell'ennesimo anno universitario non sarebbe stato poi troppo diverso dagli altri.
Rivisitazione di una mia vecchia storia già pubblicata e che ho migliorato.
Spero.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Scott
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale
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Tornato a casa, Scott venne accolto da Courtney nel migliore dei modi.
Lei era propensa a farsi perdonare per ogni cosa, mentre quest’ultimo pensava a come comportarsi.
Non voleva vivere con i sensi di colpa, ma non voleva nemmeno ferire la sua ragazza.
Non credeva che il piano che aveva ideato con l’inconsapevole Zanna fosse destinato a cadere così in fretta.
Stringendo a sé la fidanzata, lui aveva cambiato di nuovo idea.
Dawn probabilmente l’aveva già dimenticato e l’aveva dipinto come un disgraziato pur d’aver ragione.
In minima parte poteva capirla.
Lei non aveva fatto nulla per meritarsi quella storia, eppure si era ritrovata lo stesso in mezzo ai guai.
C’era solo un’arma che poteva usare per vincere.
Amore e odio erano simboli di quanto una persona tenesse a qualcuno, ma l’indifferenza era qualcosa di molto peggio.
Questo sentimento non avrebbe mai fatto capire a nessuno cosa provava veramente.
Courtney si sarebbe sempre fatta ingannare.
Lo stesso Zanna, troppo impegnato a fumare, non si sarebbe accorto di quella tecnica.
Nessuno nella scuola e nel suo corso avrebbe notato grossi cambiamenti.
Lui era pronto a tornare a essere il solito Scott.
Quello che per un po’ avrebbe avuto il controllo sulla sua ragazza, salvo poi fare la fine di un umile servitore.
Colui che sfidava tutti con aria di sufficienza.
Colui che avrebbe fatto visita ai suoi nonni non appena la tempesta avesse perso d’intensità.
O almeno era questo ciò che pensava prima che qualche mese più tardi il telefono suonasse nuovamente.
Normalmente avrebbe delegato Courtney a rispondere, ma quel pomeriggio era uscita con le sue amiche e lui, rilassato sul divano, era l’unico che poteva afferrare il cordless.
Erano ben pochi ad avere quel numero, anche se il tizio all’altro capo era quanto di peggio potesse capitare.
Una voce che lui odiava e che non sopportava, ma che doveva seguire per evitare le minacce di morte di sua nonna.
Infatti, suo nonno, era di nuovo in riabilitazione e necessitava di qualcuno che gli facesse compagnia per qualche ora.
Scott, sapendo cosa aveva causato e in quale terreno sarebbe entrato, non trovò alcuna scusa valida per rifiutare.
Fu così che quel sabato mattina andò a trovare nonno Anselmo.
Per un po’ gironzolò senza meta, fermandosi in edicola a comprare qualche quotidiano che potesse sollevare l’umore del vecchio e poi si avviò verso l’ospedale.
Dopo aver fatto ammattire una povera infermiera alle prime armi, riuscì a trovare la stanza in questione e con calma bussò alla sua porta.
Udendo risposta, entrò e si mise a studiare l’ambiente circostante.
“Nonno.” Borbottò, avvicinandosi al letto, mentre quest’ultimo lo fissava con sguardo severo.
Ben sapeva cosa gli avrebbe detto.
“Sei ancora vivo, allora.”
“Così sembra.”
“Tua nonna sa che sei qui?”
“Credo sia stata lei, attraverso mio padre, a chiedermi di venire qui.”
“E lei avrà pensato a rimproverarti.” Sbuffò l’anziano, invitando il nipote ad accomodarsi sulla sedia libera.
“Come al solito.” Ridacchiò Scott.
“Sei sconsiderato come i tuoi genitori.”
“Preferirei non essere paragonato a quelli.” Sbuffò il rosso.
“Ah già, dimenticavo quanto siano odiosi.”
“Infatti.”
“Comunque vorrei sapere il motivo per cui non sei più passato a trovarci.”
“Ho avuto i miei pensieri.” Riprese con apatia il giovane.
“Donne o scuola?”
“Donne.”
“Lo immaginavo.” Rise l’uomo, chiedendo al ragazzo un bicchiere d’acqua.
“Scusa se te lo chiedo nonno, ma lo zio ha detto che sei qui per colpa della nonna.”
“È vero.” Bisbigliò, facendo promettere al nipote di non dire niente a nessuno.
Non voleva che la consorte si vendicasse e che lo rispedisse nuovamente in ospedale per una nuova operazione e riabilitazione.
“Almeno viene a trovarmi spesso, a differenza tua.” Lo rimproverò l’uomo.
“Spero di riuscire a farmi perdonare.”
“E poi c’è una ragazza tanto carina a farle compagnia.”
“Una ragazza?” Chiese, fingendo d’ignorare ogni cosa.
“Fai il finto tonto, Scott?”
“Non so di cosa parli.”
“Ti ho visto spesso usare questa tecnica quando eri bambino e non sei cambiato più di tanto da quando hai distrutto quella vetrata.”
“Ancora con questa storia?” Domandò il rosso, facendo tossicchiare l’anziano.
“Non sei mai stato in grado di mentire e poi tu e Zanna eravate gli unici a poter far qualcosa del genere.” Sorrise, ripensando alle bugie che avevano inventato pur di non ammettere che erano loro i responsabili.
“Possibile.”
“Inoltre la nonna mi ha raccontato cosa le hai fatto.”
“Come immaginavo.”
“Sai che non è una cosa di cui andare fieri.”
“Sarebbe stato più grave se l’avessi illusa e poi fossi scappato via.” Borbottò il rosso, torturandosi le mani.
“Però l’hai ferita.”
“Non era mia intenzione.”
“Mi chiedo perché tu sia così sconsiderato.”
“Ho agito senza pensare.”
“E tu vai in giro a offendere, senza pensare a ciò che dici?” Domandò l’uomo, cercando di rimettersi seduto.
“Ho solo cercato di proteggerla.”
“Da cosa Scott?”
“Io…”
“Non dirmi che hai cercato di proteggerla da Courtney perché non me la bevo.” Borbottò l’anziano.
“Courtney non è così buona come sembra.”
“Questo lo sappiamo, ma spesso basta una parola per risolvere la situazione.”
“Lo so.”
“Però non sai quanto è stata male in questi mesi di silenzio.”
“So bene cosa ho combinato, ma non ho trovato il coraggio di tornare.”
“Perché?”
“Se io fossi tornato e poi lei mi avesse tenuto fuori, ne avremmo sofferto entrambi.”
“Lo sai, vero?”
“Avrei riaperto una vecchia ferita che lei ha cercato di rimarginare.”
“Già.”
“E avrei passato i prossimi mesi a sentirmi un infame.”
“L’hai fatta piangere.”
“È stato un errore imperdonabile, ma non ho trovato altro modo per proteggerla.” Borbottò il rosso, fissando il pavimento.
“Come?”
“Io non volevo rovinarle la vita, ma la verità è che stando con me non sarebbe mai stata veramente felice.”
“Nemmeno come amico?”
“Sarebbe stato anche peggio.” Sospirò il giovane.
“Non ti capirò mai Scott.”
“Fino a quando non si racconta la verità, allora è impossibile avere qualche amico.”
“Ancora con questa storia?”
“Quale?”
“È da anni che ti ripeto che quello che nascondi disperatamente non è un vero segreto.” Soffiò l’anziano, facendo negare il nipote.
“Come può non esserlo?” Chiese il rosso.
“Lo conosco io, tua nonna, Zanna e un paio di vicini.”
“Non cambia la sostanza.”
“Un segreto è tale solo quando tutti sono all’oscuro.” Spiegò l’anziano, poggiando i suoi occhi sul nipote.
“Io avrei ascoltato i suoi sogni e i suoi segreti, ma non sarei mai riuscito a fare il contrario e questo l’avrebbe portata a chiedersi se siamo amici e sarebbe finita con il soffrire.”
“Che testone.”
“Io, però, voglio farmi perdonare.”
“E come?”
“Non voglio illuderla, ma desidero soltanto che lei sappia che per me non era un giocattolo.” Sbuffò il rosso, facendo annuire il nonno.
“Quella ragazza è così carina e dolce.”
“Lo so.”
“Tu sai che se è riuscita a farsi benvolere dalla nonna, allora vuol dire che è speciale.”
“Io credo d’aver abusato della sua bontà.” Riprese il giovane, abbassando la testa.
“Non tutto è perduto, Scott.”
“Ammiro il tuo ottimismo nonno, ma è così.”
“Devo, quindi, pensare che tu non sia interessato a lei?” Chiese il nonno, facendolo sorridere.
“Preferisco non parlarne.”
“Almeno non hai negato.” Ghignò il vecchietto.
“Già.”
“E dimmi la tua fidanzata com’è?”
“Come tutte le altre ragazze.” Rispose velocemente il ragazzo.
“Siamo sicuri che ti piaccia?”
“Non dovrebbe?”
“Quando un uomo parla della donna che ama, i pregi si sprecano.”
“Mi stai prendendo in un momento delicato.” Borbottò il giovane, facendo annuire il nonno.
“Lo vedo.”
“Sono troppo impegnato per pensare.”
“Sei convinto d’amarla?”
Scott non si sarebbe mai aspettato una domanda così schietta.
Una domanda così inaspettata.
Dinanzi a tanta curiosità non sapeva che rispondere.
Una volta avrebbe risposto subito, come se fosse la cosa più normale del mondo, e avrebbe detto che amava molto Courtney.
In quel periodo però non ne era così certo.
Ripensava alle incomprensioni e ai litigi che avevano avuto.
Ripensava al fatto di sopportarla a fatica.
Forse avevano fatto davvero il passo più lungo della gamba.
Scott non aveva mai pensato che fossero troppo giovani per vivere insieme e si era convinto con le sue belle parole.
Lei considerava l’amore come il sentimento superiore a ogni cosa e affermava che avrebbe alleggerito la situazione.
Che li avrebbe spinti a superare ogni contrasto.
Purtroppo quell’ottimismo si stava sbriciolando sempre di più.
Lui si era fatto abbindolare convinto che fosse meraviglioso, ma solo ora capiva quanto fossero stati stupidi e avventati.
“Sì.”
“Non sembra, ma forse è meglio cambiare discorso.”
“Prima che la nonna arrivi a infastidirci.” Borbottò il giovane.
“Vedrai fra 5 minuti varcherà quella porta e non ci lascerà in pace.” Continuò l’uomo, fissando l’orologio alla parete.
Scott immaginava che fosse normale.
Forse era questo il vero amore che aveva sempre ammirato.
Il non poter vivere separati dalla propria metà e il non sapere cosa fare senza quella persona sembravano elementi abbastanza normali.
Anche se doveva ammettere che nel legame che lo univa a Courtney, non c’era nulla di tutto ciò.
“Tra quanto dovresti uscire, nonno?”
“Il prossimo lunedì.”
“Ancora una settimana di supplizio.” Gli fece notare il nipote.
“Con la nonna non sarà mai un supplizio.”
“Se lo dici tu.”
“Lo dico perché è vero.”
“Anche se le donne sono quasi tutte uguali?” Chiese Scott, facendo ghignare l’anziano.
“Non ne sono così sicuro.”
“Di cosa non sei sicuro, vecchio brontolone?” Intervenne una figura che era appena entrata e che era andata incontro all’anziano.
Prima di occupare la sedia che il rosso aveva usato, fissò gelida il nipote e gli fece un cenno del capo.
Scott sapeva che lei non era felice di vederlo e che l’avrebbe strangolato se ne avesse avuto l’opportunità, ma quel segno era la sua unica scappatoia.
Credeva che, rimanendo lì, avrebbe rischiato la sua pellaccia e pertanto decise di arretrare e di avvicinarsi a Dawn.
Lei solo nell’alzare lo sguardo e nell’incrociare gli occhi del rosso si era subito ritratta, senza tuttavia avere la forza di uscire dalla stanza.
Si sentiva osservata dal ragazzo che odiava e che l’aveva usata solo come uno strumento per i suoi scopi.
Tuttavia nel sollevare nuovamente gli occhi, si ritrovò a naufragare nel vuoto della sua espressione, chiedendosi cosa fosse quella sensazione.
Da una parte aveva il folle desiderio di picchiarlo e di vendicarsi, mentre dall’altra sembrava impaziente di sapere cosa avrebbe fatto per cavarsi dagli impicci.
“Non credevo che Scott venisse a trovarti.” Continuò la donna, mentre il nipote si avvicinava alla ragazza che era appena entrata.
Dopo aver fatto compagnia al nonno, ora poteva lasciarlo con la consorte.
Infatti invitò una pensierosa e silenziosa Dawn ad uscire e da lì si avviarono verso il baretto dell’ospedale.
 


Angolo autore:

Ryuk: Ora che sono tornato in possesso della tastiera niente più cambi di programma.

Intanto ti ho incasinato e devi sbrogliartela.

Ryuk: Già fatto.

Io posso solo ringraziare chi legge e recensisce sta roba: dovete avere un bel fegato.

Ryuk: Ehi!

Detto questo vi saluto: alla prossima.

Ryuk: Lunedì...ad essere precisi.
   
 
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