Fanfic su artisti musicali > Guns N'Roses
Segui la storia  |       
Autore: EvrenAll    23/03/2017    0 recensioni
"Dove finiscono i sogni dimenticati?"
Sequel di Elizabeth.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Quasi tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Amaro
(A Bitter Song - Butterfly Boucher)






2 febbraio 1991




 

Now you say you're lonely

You cry the whole night through




 

Continuavo a dirle che avremmo avuto bisogno di più strumenti rispetto al basso, ma lei insisteva ed arrangiava.

E stranamente alla gente piaceva.





 

Well you can cry me a river

Cry me a river

I cried a river over you




 

L’unica volta in cui ci aveva sentite esibire poi, McKagan si era sprecato con i complimenti per quella ragazzina che suonava il fretless quasi come lui suonava il suo Fendler Jazz Bass.

Morgan aveva ritmo e groove, non c’era nient’altro di importante oltre a questo.




 

Now you say you're sorry

For being so untrue

Well, you can cry me a river

Cry me a river

I cried a river over you





 

Trattenni un sospiro.

Fissai la folla, articolando quelle semplici parole mentre il suono profondo proveniente dall’amplificatore alle nostre spalle ci cullava.

Era strano, quello che avevo con Morgan.

Eran una ragazza talmente schietta che a volte, davanti alle sue sentenze ed alle verità che mi sbatteva in faccia riuscivo solo a mandarla a quel paese e ad andarmene. Allo stesso modo però la cercavo.

Suo padre, zio di Joe, l’aveva sbattuta fuori di casa non appena aveva avuto la conferma che sua figlia fosse strana.

Che persona di merda.




 

You drove me, nearly drove me, out of my head

While you never shed a tear

Remember, I remember, all that you said

Told me love was too plebeian

Told me you were through with me




 

Comunque, giusto per fare un esempio: questa canzone, come gran parte delle altre che componevano la nostra scaletta, l’aveva scelta lei, e, testuali parola “Non gliene fregava un cazzo se l’avevo cantata con Rose: me la dovevo far passare”. Perchè era una bella canzone e perchè aveva trovato un arrangiamento schifosamente meraviglioso.




 

And now you say you love me

Well, just to prove you do

Come on and cry me a river

Cry me a river

I cried a river over you




 

Le persone erano per la maggior parte concentrate nel chiacchierare o nel mangiare.

Pochi ci stavano ascoltando davvero, ma c’erano. Attenti, rapiti dalle sue mani o dalle mie labbra.

Seguivano il nostro piccolo duetto in quelle bettole di Los Angeles che ancora avevano bisogno di musica di sottofondo, e di tranquillità.

E noi portavamo a casa almeno una cinquantina di dollari a serata, e mangiavamo gratis.

Un concertino al mese se andava bene, e prove a casa di Joe.

Non ci interessava poi molto di diventare importanti o cose del genere.

Ci piaceva e basta.

Per la mia vanità, per la sua finta modestia.

Dissi un chiaro grazie in risposta agli applausi più o meno spontanei del nostro pubblico.

Guardai Morgan mentre afferrava una sigaretta e se la sistemava, spenta, tra le labbra, prima di attaccare con il bravo successivo. Mi chinai verso terra prendendo dalla borsa un ovetto per dare la parvenza di una base ritmica e iniziai a scuoterlo, seguendo il giro di basso.

I Police.

Lasciai vagare lo sguardo nel locale e sorrisi, vedendo Joe accomodarsi vicino al palco che avevamo improvvisato.


Che guaio, cantare canzoni d’amore.


Avevo rivisto Joe nel 1990 per colpa di Morgan, dopo averla conosciuta sulla spiaggia, dove lei cercava di raccimolare qualche soldo facendo da commessa in uno stupido negozio per turisti.

Io e lui eravamo usciti qualche volta a bere, ed eravamo finiti fin troppo in fretta a fare sesso sul divanetto del suo studio.

Poi si era parlato di una relazione.


Più che d’amore, sembrava parlare di stalking, la canzone.


Mi concentrai sul ritmo ignorando il resto e chiudendo gli occhi.





 

30 agosto 1990
 

-E come va con Axl?-

Appoggiai il bicchiere e risi fin quasi ad avere le lacrime agli occhi. Mi avevano trattato come una bambina nascondendomi quello che era successo per mesi. L’avevo scoperto solo una settimana prima imbattendomi in uno stupido video su Mtv.

-Mmh, si è sposato- ridacchiai e lo ripresi svuotandolo.

-Ouch- nascose la bocca con una mano guardandomi fin troppo seriamente.

-Ci siamo lasciati- mi morsi il labbro, desiderando che il bicchiere si riempisse ancora.

-Stasera dovevo uscire con Adler perchè sostiene ...dice che la notizia del matrimonio mi ha scossa troppo- mi appoggiai alla sedia.

Ignorai il suo sguardo accigliato ed il suo avvicinarsi.

-Io? Scossa?- sorrisi sfacciata.

-Sono due anni e mezzo che non vedo quell’uomo, quindi chissenefrega-

Due anni, sei mesi e ventisette giorni.

Richiamai l’attenzione di uno dei camerieri e mi feci servire della sambuca.

-Duff invece dice che sono sessualmente frustrata e si offre volontario per sopperire alle mie mancanze- sghignazzai, indugiando troppo a lungo con gli occhi sulle sue labbra e sul piercing sul suo sopracciglio sinistro.

-Teoria interessante-

Si piegò leggermente nella mia direzione lungo il tavolo cercando di non ridere di me.

Ingurgitai un dito del superalcolico e lo guardai.

-Ad Axl e a me piaceva...-

Giù tutto il bicchiere.

Tirai indietro i capelli mentre sentivo la gola bruciare.

-Joe, ho bisogno di fumare-

-Ti faccio compagnia, però camminiamo-

Ci alzammo e sistemammo il conto alla cassa, quindi uscimmo.

Faceva caldo, ma ignorai l’afa estiva e mi rollai una sigaretta con fin troppa sicurezza considerando tutto quello che avevo bevuto quella sera. Accesi e presi la prima boccata seguendo Joe nella sua passeggiata.

Aveva allacciato le nostre braccia in maniera che non potessi cadere per terra per qualche strano gioco di equilibrio nel mio cervello e la cosa risultava parecchio strana ed anomala perchè non ero mai uscita con un ragazzo che fosse perfino alto un centimetro più di McKagan.

Parlammo di cose futili per cinque minuti, quindi esaurimmo gli argomenti.

Rimanemmo in silenzio, fino a quando mi sorprese con una domanda.

-Quindi con McKagan ci sei andata a letto?-

Tolsi la sigaretta dalle labbra iniziando a ridere sguaiatamente.

-No, no! Duff? No, anche se ci ha provato disperatamente- Cercai di ricompormi, mentre lui mi osservava, quasi allucinato dalla mia reazione.

-Due uomini hanno avuto il privilegio, basta-

In realtà Joe mi eccitava. Lui ed il suo modo di guardarmi e guidarmi per Los Angeles.

-E quando dice che sono frustrata.. che ne vuole sapere- inspirai e gettai il mozzicone prima di attraversare la porta di quello che riconobbi come il suo negozio solo dopo essere stata circondata dal ronzio della luci a neon.

Trasalii sentendo le sue mani appoggiarsi alla mia schiena.

-Rilassati-

-Dovrei?-

-Sì-

Presi un respiro profondo, facendo arrivare l’aria fino in fondo ai polmoni.

-Sei un fascio di nervi… Fammi rivedere questo qui…-

Dal bordo della maglia si vedeva solo qualche centimetro quadrato di pelle colorata di giallo-arancio.

Parlava del mio tatuaggio.

-Controlli se me ne sto prendendo cura?- incurvai le labbra e sfilai l’indumento scuro che portavo, rimanendo in reggiseno. Un reggiseno con una fantasia particolarmente poco interessante, ma con delle spalline rosso bordeaux che amavo.

Spostò i miei capelli e mi accarezzó la pelle ripercorrendo le linee del disegno.

-Molto bene- mormorò.

Il tocco delle sue dita era molto più interessante senza guanti, era molto più interessante ora che non avevo nessuno.

...forse Duff aveva ragione. Almeno un pochino.

-Posso rimetterla?-

-Hai mai pensato ad altri tatuaggi?-

-No. Non ancora-

Fece scorrere il pollice lungo la spina dorsale.

Mi stava provocando?

-Ti tatuo più che volentieri. Tienimi presente.-

-Certo-

Rimisi la maglia e mi voltai guardandolo per qualche secondo.

-Grazie- mi alzai sulle punte, schioccandogli un bacio sulla guancia. Rise per la mia bassezza e per la sfacciataggine con cui avevo finito per sdraiarmi sulla poltroncina per i clienti.

-Quindi mister...-

Incrociai le gambe guardandolo.

-E la tua ragazza? L’hai mollata per disperazione?-

-Parli del fatto che io sia single?-

Rise piano.

-Ci siamo mollati, abbiamo semplicemente deciso che non eravamo fatti l’uno per l’altra. Siamo andati avanti troppo, ci trascinavamo... Non ci siamo più visti-

Fece qualche passo verso di me.

-Da?-

-Tre, quattro mesi-

-Ti senti libero?-

Annuì, appoggiando una delle ginocchia vicino alle mie gambe.

-Tu?-

-Lui è sposato, dovrei-

Mi umettai le labbra. Era troppo vicino e il mio corpo non era indifferente.

-Ho l’impressione che la tua testolina non abbia un attimo di pace- infilò con cautela una mano tra i miei capelli. Chiusi gli occhi.

-No-

-Da quanto non stai con qualcuno?- Fece scorrere la mano lungo il mio viso e la premette sulla mia pelle, troppo vicino al mio seno.

Da lui.

-Da troppo-

-Ti porto a casa-

L’assenza improvvisa di contatto mi fece trasalire. Ne avevo bisogno. Ero eccitata e ne avevo bisogno.

-Hai intenzione di fare il bravo ragazzo?-

Prima che si potesse allontanare afferrai la sua maglietta cercando di tirarlo verso di me.

-Non sono ubriaca-

-Cioè, solo un po’, ma sono consenziente-

-Sei disperata- mi corresse.

-Aiutami a farmela passare allora-

-Mh- mugolai sorpresa dalla sua irruenza e dal modo in cui le sue mani avevano stretto la mia pelle.

Mi aveva baciato incollandomi al sedile della poltroncina e si era subito tirato indietro.

-Anche tu lo sei- constatai.

-Non pretendere di conoscere quello che non sai- mi squadró severamente, ma risi.

-Suvvia, un po’ di sesso non farà male a nessuno-

Si appoggiò a me di nuovo mentre allungavo le mani verso le sue anche. Mi morsi le labbra tastando la sua pelle calda.

-Mmh, no- concluse chinandosi verso di me.

Mossi una gamba e lo strinsi in modo che fosse più vicino ancora. Rispose aderendo di più a me e facendo scorrere il bacino addosso al mio interno coscia più volte, fino ad arrivare in mezzo.

Insistette.

Jeans contro leggins. Magnifica frizione.

Smise solo per un attimo e continuai a guardarlo mentre si abbassava i pantaloni e recuperava un goldone dal portafoglio.

Lo imitai, spogliandomi dalla vita in giù senza spostarmi dalla postazione.

Mi schiacciò tra il suo corpo e la stoffa simil pelle del divanetto percorrendomi il corpo con le mani.

Chiusi gli occhi mentre si assicura che fossi eccitata e quindi entrava.

Non ci interessavano troppo i baci, né i preliminari.

Così diverso da...
 

Non voglio pensare.
 

Non farmi pensare.
 

Non farmi pensare.

Non farmi pensare.

Non farmi pensare.

 

 






Che giorno è oggi?














- - - - - - - 


Ciao, sono tornata, più o meno.
Ringrazio tutti coloro che stanno leggendo silenziosamente e chi ha messo la storia tra le preferite o le seguite.
Un abbraccio.
A presto.

 
  
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > Guns N'Roses / Vai alla pagina dell'autore: EvrenAll