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Autore: crazy lion    25/03/2017    5 recensioni
Attenzione! Spoiler per la presenza nella storia di fatti raccontati nel libro di Dianna De La Garza "Falling With Wings: A Mother's Story", non ancora tradotto in italiano.
Mancano diversi mesi alla pubblicazione dell’album “Confident” e Demi dovrebbe concentrarsi per dare il meglio di sé, ma sono altri i pensieri che le riempiono la mente: vuole avere un bambino. Scopre, però, di non poter avere figli. Disperata, sgomenta, prende tempo per accettare la sua infertilità e decidere cosa fare. Mesi dopo, l'amica Selena Gomez le ricorda che ci sono altri modi per avere un figlio. Demi intraprenderà così la difficile e lunga strada dell'adozione, supportata dalla famiglia e in particolare da Andrew, amico d'infanzia. Dopo molto tempo, le cose per lei sembrano andare per il verso giusto. Riuscirà a fare la mamma? Che succederà quando le cose si complicheranno e la vita sarà crudele con lei e con coloro che ama? Demi lotterà o si arrenderà?
Disclaimer: con questo mio scritto, pubblicato senza alcuno scopo di lucro, non intendo dare rappresentazione veritiera del carattere di questa persona, né offenderla in alcun modo. Saranno presenti familiari e amici di Demi. Anche per loro vale questo avviso.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Demi Lovato, Joe Jonas, Nuovo personaggio, Selena Gomez
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Spoiler!, Tematiche delicate
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76. UN DONO SPECIALE
 
Il giorno dopo il suo ritorno a casa, il cellulare di Demi iniziò a squillare. Lo teneva sempre sul comodino vicino al letto e lo lasciava acceso. Si rotolò sotto le coperte, poi si stiracchiò, mentre il telefonino seguitava a suonare incessantemente. Hope iniziò a piagnucolare, ma Demi allungò un braccio verso di lei, la accarezzò e la piccola si calmò subito. Quando prese il telefonino in mano, sorrise nel vedere sullo schermo il nome di Andrew.
"Bonjour!" esclamò lui, appena Demi rispose.
"Bonjour à toi" gli rispose lei.
"Quella era l'unica parola che so in francese, ma penso che "à toi" voglia dire "a te", giusto?"
"Sì, esatto! Come mai mi chiami così presto? Stai male?"
"No no, va tutto bene, avevo solo bisogno di parlarti."
"Ti ascolto."
Andrew sembrava riposato. Evidentemente non stava più dormendo. Demi avrebbe voluto lasciarlo parlare, ma la curiosità la vinse:
"Che ci fai in piedi a quest'ora?"
"A dire la verità non riuscivo più a dormire. All'una di notte mi sono svegliato e ho iniziato a guardare la televisione perché non avevo più sonno ed ora eccomi qui. Stavo guardando delle vecchie foto di Carlie e prima o poi dovrò decidermi a dar via i suoi vestiti e tutto ciò che aveva, ma per ora non ce la faccio."
"Se vuoi potrò venire ad aiutarti a svuotare la sua stanza" propose Demi.
"Grazie, ma devo dirti di no. Sono sicuro che quando lo farò inizierò a piangere e non mi va di farmi vedere ancora da te mentre mi si forma quell'insopportabile nodo alla gola."
"Andrew, mi hai detto tu che non devo vergognarmi di piangere davanti agli altri, che non c'è nulla per cui provare vergogna sotto questo aspetto. Ora che fai? Vai contro ciò che mi hai insegnato, dopo questi mesi nei quali hai pianto abbracciato a me ogni volta che stavi male?"
"A volte ciò che si dice agli altri non è quello che si sussurra a se stessi" rispose lui semplicemente.
Demi non insistette: se, in futuro, Andrew avesse avuto bisogno di lei per mettere via le cose di Carlie, l'avrebbe chiamata.
"Non vuoi tenere qualcosa per te, per ricordo?" gli chiese. "Non sei costretto a dare via tutto, anzi, non devi proprio, altrimenti poi te ne pentirai amaramente, te lo posso assicurare."
"Sì certo, terrò molte delle sue cose, ma pensavo di dare via comunque alcuni oggetti, come i gioielli per esempio. Io non me ne faccio niente. Non è che, per caso, li vuoi tu?" chiese Andrew, con voce rotta.
Si asciugò una lacrima e sospirò.
"Andrew, è una cosa tua, molto personale, io…" balbettò demi, arrossendo per l'imbarazzo.
Non si sarebbe mai aspettata che il fidanzato le chiedesse una cosa del genere. Non che le dispiacesse, anzi, ne era contenta perché questo significava che lei aveva per lui un'importanza ancora maggiore rispetto a quel che pensava, ma se avesse accettato quella proposta le sarebbe sembrato di ficcare troppo il naso nella vita passata di Andrew e Carlie.
"Non li darò a nessun altro. Tu sei l'unica persona alla quale sarei in grado di donarli, Demi. Ci tengo molto!"
"Sei sicuro che non starai male quando mi vedrai con uno dei suoi gioielli addosso?"
Era questo che la preoccupava maggiormente. Che avrebbe fatto, lei, se Andrew vedendola indossare una collana di Carlie si fosse messo ad urlare o se, addirittura, fossero arrivati a litigare per questo? Ora l'uomo era convinto di voler dare quei gioielli a lei, ma Demi sapeva che l'essere umano può cambiare idea molto velocemente e che, a volte, non riesce a controllare le sue emozioni.
"Ovviamente ne soffrirò, sì, ma sarei anche contento d'altro canto, perché almeno saprei di averli dati alla persona della quale mi fido di più al mondo."
"Quand'è così, se pensi che questa cosa ti possa dare un po' di sollievo… accetto" disse Demi, dopo un momento di incertezza.
"Grazie" rispose Andrew, sollevato del fatto che lei non avesse usato la parola "felice".
"Grazie a te!"
"Te li porterò oggi pomeriggio quando uscirò dal lavoro, okay?"
"Va bene, a dopo allora."
"A dopo e scusa se ti ho disturbata. Ora torna pure a dormiire, principessa" concluse, pronunciando quell'ultima parola con estrema dolcezza.
"Principessa? Mi stai prendendo in giro?"
"Sto solo pensando che una principessa ha bisogno del suo meritato riposo! Non  è una presa in giro. Io credo davvero che tu sia molto bella, non solo fuori, ma anche e soprattutto dentro ed è per questo che sei una principessa e che anche le bambine lo sono."
"Grazie, allora, anche da parte loro; è un bellissimo complimento" gli disse. "Ah, Andrew?"
"Sì?"
"Ti amo!"
"Anch'io ti amo, amore mio!"
Lo disse con talmente tanta dolcezza e un affetto così profondo, che Demi si emozionò. Una lacrima le sfuggì e lasciò che le scorresse giù per la guancia.
 
 
 
Quando arrivò allo studio legale, Andrew entrò nel suo ufficio e si sedette davanti alla scrivania. Vide il tavolo pieno di scartoffie e sospirò. Il suo lavoro gli piaceva, ma spesso era molto stancante. Iniziò a lavorare cercando di non pensare a Carlie. Aveva sperato che ritornare al lavoro l'avrebbe aiutato e distratto, che per un po' sarebbe riuscito a non pensarla, a non sentire la sua mancanza. Purtroppo, spesso accadeva esattamente l'opposto: nonostante la stupenda compagnia di Bill e anche se sentiva di avere molti giorni pieni di positività. La verità era che ogni volta che entrava nel suo ufficio si ricordava che, prima di partire per l'Africa, la sorella veniva spesso a trovarlo quando aveva tempo e gli portava un caffè, o una brioche. Entrava dalla porta con il suo caratteristico passo felpato ed esclamava:
"Ciao, fratellone!"
Carlie era sempre stata una ragazza molto allegra, piena di vita, sorridente. Dopo la morte dei loro genitori, era stata lei la più forte dei due e aveva aiutato Andrew a riprendersi. In quel periodo lui ricordava di essersi sentito un fallito: non era stato nemmeno in grado di dare una mano a sua sorella, almeno non quanto avrebbe voluto, in un momento tanto difficile. Carlie, però, non gliel'aveva mai fatto pesare, anzi e non si era sentita per nulla
trascurata.
Uscito dal lavoro, Andrew tornò a casa e andò subito in camera di Carlie. Quando aprì la porta si guardò intorno. Rimase a lungo immobile sulla soglia, ad osservare il letto rifatto della sorella e la sua scrivania sulla quale c'erano ancora il computer e dei libri che parlavano dell'Africa. Andrew lì aveva lasciato tutto com'era, non aveva ancora toccato niente e, quando Demi si era trasferita da lui, l'aveva pregata di non entrare mai in quella stanza. Sistemò i libri sulla libreria vicino alla scrivania, poi si avvicinò al letto della ragazza, ci girò intorno e aprì la finestra che vi si trovava sopra, a circa 15 centimetri di distanza. Aprì anche quella accanto alla scrivania, lasciando entrare aria e sole. Da quando Carlie era morta non l'aveva più fatto, anzi, in tutta onestà non era nemmeno entrato lì dentro. Ritornò dall'altra parte del letto e aprì il comodino che si trovava lì accanto. Aveva un solo cassetto, dentro il quale c'era un portagioie a forma di cuore che lui le aveva regalato anni prima per il suo diciottesimo compleanno. Decise di tenere quell'oggetto e di dare tutti i gioielli a Demi. Quasi non li guardò. Li mise in una semplice scatola, chiuse il cassetto e le finestre e uscì in
fretta.
Quando arrivò da Demi, la ragazza aprì subito la porta e il cancello.
"Come facevi a sapere che sarei venuto proprio ora?" le chiese.
"Mi avevi detto tu che saresti arrivato appena finito di lavorare" gli fece notare.
"Hai ragione, scusa. Ho la testa da un'altra parte" ammise, poi sospirò profondamente.
Demi sapeva a chi stava pensando, ma preferì non chiedergli niente, temendo che, se l'avesse fatto, avrebbe aumentato il suo dolore. Disse invece:
"Mackenzie e Hope sono da mia madre. Ho detto loro che saresti venuto, ma avevano voglia di vedere i nonni e le zie e così le ho portate da loro. Andrò a prenderle dopo cena."
"Peccato, mi sarebbe piaciuto salutarle. Beh, dà loro un bacio da parte mia."
"Sarà fatto. Vieni, entra!"
Si accomodarono in cucina e Andrew le diede la scatola.
"Avrei voluto mettere i gioielli in un pacchetto più elaborato, ma li ho tirati fuori oggi dal cassetto nel quale si trovavano e non ho avuto la forza di andare a comprare della carta da regalo. Non li ho nemmeno guardati quando li ho presi: mi faceva troppo male."
"Non importa se non mi hai preparato un pacchetto. Le cose che contano sono il pensiero e il fatto che tu li abbia voluti dare proprio a me. Vediamo…" disse, aprendo piano la scatola.
Demi iniziò ad osservare i gioielli e  quando finiva di guardarne un, lo appoggiava sul tavolo. C'erano braccialetti e collane d'oro e 'argento, un anello, un orologio antico e ancora funzionante, ma ciò che la colpì di più fu un semplicissimo filo di perle con una medaglietta tra le due più grosse. La medaglia aveva su di se l'immagine di un gatto stilizzato e sotto una scritta:
Me + cat.
Sorrise quando la lesse.
"Andrew, è bellissima!" esclamò e lui si stupì che, fra tutte, avesse parlato solo di quella. Demi, però, era fatta così: pur essendo ricca e famosa, era una ragazza alla quale piacevano le cose semplici e piccole, perché erano quelle che contavano davvero. "Mi ricorderò di te ogni volta che indosserò questa collana e penserò anche a Carlie e alla passione che io e te abbiamo per i gatti. Non trovi straordinario come dei semplici oggetti ci ricordino delle persone della nostra vita e, proprio per questo, diventino così importanti per noi?"
"Sì, penso che sia una cosa meravigliosa! Quando ciò succede, gli oggetti non sono più solo cianfrusaglie, o semplici gioielli. Diventano un simbolo che ci ricorda una persona e il legame che abbiamo con lei."
I gioielli di Carlie, in particolare quella collana con il gatto stilizzato, erano il simbolo della grande, stupenda amicizia dalla quale Andrew e Demi erano legati da anni, che da mesi, però, si era trasformata in molto di più. Per lui quel gioiello simboleggiava anche la sorella e, d'altra parte, ora che l'aveva regalato alla fidanzata, l'amore che provava per lei.
Quella collana era un dono speciale, ma lo era ancora di più il loro amore.
 
 
 
 
ANGOLO AUTRICE:
mia zia mi ha regalato una collana con quella scritta.
Preparatevi: nel prossimo capitolo ci saranno dei cambiamenti molto importanti. Succederanno cose positive e negative. Ora nella storia siamo solo ad inizio settembre, ma nel giro di qualche settimana le piccole inizieranno la scuola! Comunque succederanno delle cose, prima. Il prossimo capitolo sarà più lungo di questo, che spero abbiate apprezzato nonostante sia molto corto.
A sabato prossimo!
   
 
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