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Autore: SheDark    25/03/2017    0 recensioni
Tratto dal testo:
"Michael era capace di mettermi a disagio con la sola sfrontatezza, era una sensazione che odiavo e con cui allo stesso tempo avevo imparato a convivere.
«Tu mi odi vero?» formulai la domanda che mi frullava in testa da tempo con una semplicità che lasciò di stucco anche me.
Sapevo che avrei dovuto aspettare per avere una risposta."
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Prima storia della serie 5 Stuff Of Season (5SOS)
Genere: Fluff, Generale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Michael Clifford, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie '5 Stuff Of Season (5SOS)'
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Afferrai il cellulare per spegnere la sveglia e la mia attenzione cadde sul calendario aperto sul display: Giovedì 14 Febbraio, ovvero San Valentino.
Non riuscì a non sorridere: avevo sempre adorato quella festività, non importava che non avessi un ragazzo con cui passarla, per me era la celebrazione dell'amore, e non solo quello che può esserci per un fidanzato, ma anche per i propri cari e i propri amici.
Il mio sguardo si spostò su un cofanetto sul comodino, lo aprii trovandoci all'interno dei cioccolatini e un bigliettino con la calligrafia di mia madre dove mi augurava un “Felice San Valentino”. Ero davvero contenta, quel piccolo pensiero avrebbe reso quella giornata ancora più bella.
Mi vestì velocemente con la divisa della scuola e scesi in cucina a fare colazione. Abbracciai mamma, ringraziandola per i cioccolatini, e mio fratello, che mi porse un disegno dicendo che era per me. Analizzai l'opera del bambino sorridendo amorevolmente: rappresentava una ragazza e un bimbo coi capelli gialli che si tenevano per mano e tra i due spiccava un grosso cuore rosso, ovviamente eravamo io e Marvin.
«Allora mamma,» iniziai prendendo un biscotto, «stasera tu e Daryl vi vedete?» La donna annuì mentre beveva il suo caffè. «Hai bisogno che guardi io Marvin?» le chiesi gentilmente.
«Ti ringrazio, ma non c'è ne bisogno. Anne si è offerta di portare i bambini alla sala giochi.» rifiutò, «Perché non provi a sentire Ashton?» propose poi ammiccando.
Alzai gli occhi al cielo, sebbene glielo avessi negato più volte lei si era convinta fermamente che io e lui facessimo coppia.
«Mamma, quante volte devo dirtelo? Io e Ash non stiamo insieme.» chiarii per l'ennesima volta, «E poi ieri mi ha detto che per stasera aveva già un altro impegno.»
Mia madre sembrò rimanerci un po' male, ma non potevo farci nulla. Finii di fare colazione e uscii di casa.
 

*  *  *
 

La mattina a scuola stava scorrendo normalmente, se non si faceva caso alle persone con una “F” disegnata sul viso che si incrociavano nei corridoi durante il cambio ora (erano i poveri freshmen). Ricordai quando ero stata anch'io una vittima della “caccia ai primini”: due ragazze più grandi mi avevano chiuso nel bagno e obbligato ad intonare Hakuna Matata de “Il re leone”, ne ero poi uscita con il marchio caratteristico sulla mano (erano state clementi perché avevo cantato bene) che mi era andato via solo dopo due giorni.
Raggiunsi Luke che mi aspettava ad un tavolino nel cortile per fare pranzo insieme.
«Dimmi che almeno tu oggi non mi abbandoni.» disse puntandomi contro il panino.
«Buongiorno anche a te.» salutai sedendomi.
«Togli “buon”.» rispose imbronciato.
«Ma come? Oggi è pure la festa dell'amore!» commentai con occhi sognanti.
«Appunto. Io odio San Valentino!» esordì il biondo.
Fui travolta dalla sua negatività e il mio sorriso si spense. «Non è andata bene con Jessica, vero?» provai ad indovinare.
«Mi ha riso in faccia.» si lamentò.
Come avevo immaginato, poverino. Mi aveva tormentato con la sua cotta per quella ragazza, chiedendomi persino dei consigli, ma lei lo aveva rifiutato ugualmente. Guardai Luke che stava masticando il suo panino con gli occhi bassi e le spalle curve, mamma mia che depressione.
Iniziai anche io a mangiare il mio pranzo quando mi venne in mente un'idea: «Ehi, perché non sentiamo gli altri per andare al bowling stasera?»
«Non c'è nessuno:» rispose, elencando poi le motivazioni: «mio fratello esce con Nessa, Kelsie è a casa con l'influenza, ed RJ deve lavorare.» sospirò, «Siamo solo io, te ed Ash.»
«Ehm, niente Ash.» precisai, «Ieri mi ha detto di avere un appuntamento con una che ha conosciuto in un locale.»
«Perfetto. » commentò sempre più giù, «Allora starò a casa a mangiare gelato e guardare film strappa lacrime, tutto da solo.»
Alzai gli occhi al cielo, a volte quel ragazzo era veramente esagerato. Mi schiarii la voce per ricordargli che c'ero anche io, ma non sembrò capire tanto che mi chiese se mi era andato qualcosa di traverso. Maschi: non capiscono niente, nemmeno se glielo sbatti in faccia.
«Potremmo andare io e te al bowling,» provai a proporgli, «tanto io non ho impegni e tu così non ti deprimi troppo. Ci stai?»
Luke si prese il mento tra pollice e indice e assunse un'espressione pensierosa, fingendo che stesse seriamente valutando quell'idea. Risi mentre accettava.
«Allora ti passo a prendere io alle otto.» dissi facendogli l'occhiolino.
 

*  *  *
 

Alle otto e cinque ero davanti a casa Hemmings, trovai Luke seduto sul marciapiede che mi stava aspettando, fermai la mia Mini Covertibile  celeste proprio di fronte a lui. Mi ammonì di essere in ritardo ma poi i suoi occhi si illuminarono nel notare la fantastica vettura a cui ero alla guida, ne seguirono ovviamente i suoi complimenti mentre vi saliva.
«Non credo di essere mai stato in macchina con te. Ad essere sincero non sapevo nemmeno che avessi la patente.» ammise.
«Lo immagino, non la uso spesso.» dissi partendo.
«Perché no?»
«Bhe, per andare a scuola il bus è comodissimo. Invece quando si esce con gli altri Ash si ostina a voler guidare lui,» spiegai, «e la mia piccolina non la faccio toccare a nessuno.» dissi poi accarezzando il cruscotto e rubando una risata dal mio passeggero.
«Sam, ma il tettuccio si può aprire?»
«Si certo. Aspetta.» premetti un pulsante e la capote si richiuse lentamente alle nostre spalle. Socchiusi gli occhi assaporando il vento tra i capelli.
«Posso fare una cosa?» chiese con gli occhi che gli brillavano. Dopo che gli diedi il premesso Luke si alzò in piedi gridando a braccia spalancate, poi si risedette euforico, «Wow. Fantastico!»
«Lo so.» commentai divertita. Tutti quelli che salivano su quell'auto mi chiedevano se potevano fare quello che aveva fatto Luke.
 

*  *  *
 

Feci manovra per sistemare la Mini nel parcheggio del Bowling e mi assicurai di aver chiuso porte e tettuccio; mentre io e Luke ci dirigevamo all'entrata, una moto sportiva nera ci sfreccio davanti per andare a mettersi nel posteggio riservato alle due ruote. Mi avvicinai al conducente insultandolo per averci tagliato la strada e lo ammonì di fare più attenzione, quello si sfilò il casco scoprendo un viso dalla pelle olivastra e un paio di occhi a mandorla.
«Buonasera ragazzi,» saluto quello, squadrandoci con aria incuriosita, «anche voi due qui?»
«Oh, guarda un po'.» commentò Luke, «Salve Hood.»
«Aspetto ancora le nostre scuse.» gli ricordai, eludendo la sua domanda.
«Si, scusate. Non vi avevo visto.» disse con un sorriso divertito. Alzai gli occhi al cielo: certo, come no.
«Sei da solo?» gli chiese Luke.
«No, c'è anche Michael.» rispose indicando poi un ragazzo con un cappellino da basketball in testa  vicino all'entrata del Bowling.
«Vi va di unirvi a noi?» puntai gli occhi spalancati sul biondo. Perché?
Calum ci pensò un po' su e poi sembrò accettare, dicendo che prima però bisognava vedere che ne pensava anche il suo amico. Così ci incamminammo tutti e tre verso di lui.
«Perché glielo hai chiesto?» domandai a Luke in un bisbiglio per non farmi sentire dall'altro ragazzo, «Lo sai che io e Clifford non andiamo d'accordo!»
«Non ti preoccupare. Sarà divertente, vedrai.» cercò di convincermi, «E poi ricorda che giorno è oggi: non ci prenderanno per una coppia se stiamo in gruppo.» spiegò.
Roteai gli occhi, ma il suo ragionamento non faceva una piega e non potevo dargli torto. Inoltre pensai che, se Mike avesse accettato, quella serata sarebbe servita anche a vedere se la nostra tregua fosse durata ancora o se avremmo dovuto dissotterrare l'ascia da guerra.
«Ehi Bro.» salutò Calum quando ci avvicinammo a Clifford, «Guarda un po' chi ho incontrato,» continuò indicandoci, «mi hanno proposto di fare una partita tutti e quattro; ti va?»
«Ehi Cal! Lucas, Samantha.» salutò il primo con un cinque della mano, mentre noi due con un cenno del capo. Michael puntò gli occhi grigio-verdastri nei miei, soppesando le parole dell'amico, «Si, va bene.» acconsentì poi.
Così prendemmo una pista tutti e quattro, la numero 11. Mi sentivo leggermente a disagio ad essere l'unica ragazza del gruppo, e sopratutto che ci fosse Clifford, avevo il terrore che combinasse qualcosa che mi avrebbe messo in imbarazzo. Allacciai le disgustose scarpe da bowling e mi sedetti in attesa che anche gli altri avessero fatto con le loro; poi iniziammo la partita.
Gli occhi del mio amico si illuminarono quando si accorse che i birilli erano stati verniciati in modo da assomigliare a dei pinguini, cosa che lo aveva fatto andare letteralmente in “brodo di giuggiole” tanto da non perdere l'occasione di farmelo notare più volte nell'intera serata. Io ogni volta alzavo gli occhi al cielo sempre più divertita: Luke e la sua passione  insensata per quel goffi pennuti neri e bianchi.
 

*  *  *
 

Diedi il cinque al biondo che stava tornando a sedersi dopo aver buttato giù otto pinguini-birilli e mi alzai per il mio turno. Scelsi la palla da 7 kg e feci due passi verso la pista, sentivo i commenti dei tre ragazzi, chiusi gli occhi respirando dal naso e la lanciai il più dritta possibile. Dai, dai, forza! pensai mentre la palla rotolava verso i birilli e incrociai le dita mentre quella colpiva il primo provando la caduta di tutti e dieci.
«Si, strike!» esultai tornando al mio posto, era il terzo di seguito.
«Wow. Ottimo tiro Sam!» applaudì Luke.
«Solo culo.» commentò invece Michael che probabilmente non gli andava giù che fossi più brava di lui anche in quel gioco.
«Non dargli retta: Mike è solo geloso.» mi difese Calum alzandosi per prendere il mio posto, «Sei davvero brava.»
Lo ringraziai sorridendo. Ero felice: quella serata stava scorrendo magnificamente e mi stavo divertendo un sacco. Io e il moro ci stavamo dando filo da torcere entrambi, superandoci a vicenda nei punti. Michael se la cavava e ci seguiva a ruota. Mentre Luke era già tanto se non mandava la palla fuori, anche se ero convinta lo facesse apposta perché gli dispiaceva colpire qualunque cosa assomigliasse ai suoi amati pinguini.
In quel momento la musica che si propagava di sottofondo si spense insieme alle luci di tutte le piste, suscitando lo stupore generale, e una voce (immaginai quella di un dipendente) annunciò che si sarebbe fatto un piccolo gioco in onore della notte di San Valentino: avrebbero acceso delle piste a caso e due dei giocatori si sarebbero dovuti dare un bacio. La trovai una pensata molto carina seppure scontata. 
Si accese la prima luce alla pista 18 e due si guardarono per un po' prima di scambiarsi un bacio imbarazzato sulle labbra. Tocco alla seconda, la 5, qui la coppia ci diede dentro con un bacio appassionato, sotto alle grida di approvazione dei vicini. Poi si accese la terza e credetti fosse uno scherzo.
«Tocca alla pista numero undici.» commentò la voce.
Mi guardai intorno imbarazzata incrociando gli sguardi incuriositi degli altri giocatori in attesa. Mi resi conto di essere di fronte a Calum, che prima si era avvicinato per farmi i complimenti per lo “strike”, e notai che le sue guance erano diventate rossissime. Alzai le braccia scuotendo i palmi davanti al torace per far capire che avevano sbagliato pista e che non ci sarebbe stato nessun bacio, e provocando solo commenti di disaccordo dal pubblico momentaneo.
Mi trovai a pensare che se in quel momento ci fosse stato Ashton sarebbe accorso sicuramente in mio aiuto. Puntai gli occhi sul mio amico sperando che trovasse una soluzione, ma inutilmente. Io fissavo Luke e  Calum guardava verso la pista, mentre tutto il locale osservava la scena in attesa.
Poi accadde l'impensabile: Michael si alzò superando il moro e, senza fare una piega, posò le sue labbra a ridosso delle mie in un fugace e veloce bacio, lasciando di stucco non solo me ma anche tutti gli osservatori.
«L'avete avuto il vostro bacio, no?» commentò osservando i vicini che si erano ammutoliti, «Non c'è più niente da vedere.» continuò poi tornando a sedersi, mentre le luci riprendevano ad accendersi inavvertitamente sulle altre piste.
«Grazie.» sussurrai, sedendomi accanto a lui.
«Prego, ma non montarti la testa.» mi avvertì.
Lo guardai stranita, su cosa dovevo montarmi la testa, lui? Siamo seri: non sarebbe mai successo, nemmeno in un milione di anni.
Intanto il gioco dei baci di San Valentino era finalmente finito e il nostro era ripreso. Calum tornò trionfante dopo aver fatto uno “spare” e lasciando il testimone all'amico che raggiunse la pista non prima di aver puntato un'altra volta gli occhi grigio-verdi nei miei.
Alla fine della partita Hood era uscito vincitore, Michael era riuscito a superarmi perché nei lanci successivi mi ero un po' distratta (sono restia ad ammettere che fu a causa dell'azione di Mike, sebbene sappia che sia vero), però lo seguivo a distanza di pochissimi punti, mentre Luke era entusiasta per essere riuscito a fare finalmente uno “strike” a fine serata, ma aveva comunque il punteggio più basso di tutti. “L'importante è divertirsi!” aveva commentato quando glielo avevo fatto notare durante il tragitto del ritorno; sorrisi dandogli ragione: era stava davvero una bella serata.

   
 
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