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Autore: WolfieIzzy    25/03/2017    0 recensioni
Aprile 1795. Eleanor Kenway è su una carrozza diretta a Parigi, dopo aver affrontato un viaggio partito quasi un mese prima da casa, in America. Vuole scoprire di più sulla sua famiglia. Vuole scoprire da dove viene. Vuole diventare un'Assassina come suo padre, Connor. In Francia la aspetta il suo destino, e il Maestro Arno Victor Dorian, che la addestrerà per farla diventare un'Assassina perfetta e con il quale combatterà per il futuro della Nazione. Ambientata dopo gli eventi di Assassin's Creed Unity.
NB: Questa storia cerca di essere il più possibile fedele sia ai fatti storici reali, che a quelli fittizi appartenenti alla storia di Assassin's Creed. Qualsiasi modifica apportata al "canone" storico reale e/o appartenente al mondo di AC è voluta ed è utile ai fini della storia. Buona lettura!
Genere: Avventura, Romantico, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Arno Dorian, Napoleone Bonaparte, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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*Arno's POV*

Ormai Eleanor era quasi del tutto guarita, anche se non era ancora in grado di partecipare alle missioni.
Io mi stavo dirigendo alla Confraternita per parlare con Maillard, quando qualcuno mi fermò per strada.

'Monsieur! Monsieur Dorian, aspettate!' mi girai e vidi un uomo che correva verso di me con una lettera in mano.

'Che cos'è?' chiesi all'uomo di circa trentacinque anni vestito in uniforme che me la porse.

'Da parte del Generale Bonaparte.' disse. 'Si raccomanda che agiate al più presto.' 

'Agire al più presto? Aspettate, ma voi siete dell'esercito?' gli chiesi.

'Guardia della Convenzione, ma rispondo anche agli ordini del Generale, da non molto. È molto acclamato fra i nostri ranghi ultimamente.' disse.

'Ma certo, capisco.' Napoleone si stava dando da fare con la Convenzione, quindi, se guadagnava fama anche fra le guardie. Non avrei indagato di più solo perchè almeno ora non avrebbero dato più preoccupazioni a noi Assassini, a quanto pareva.

'Vi ringrazio. Buona Giornata.' congedai la Guardia, che mi rispose con un saluto militare, per poi correre via a passo spedito.

Aprii la lettera.

'Arno, grazie a un importante membro della Convenzione mio amico, Paul Barras, sono venuto a sapere che i realisti stanno cercando di rimediare armi provenienti da altre parti della Francia per causare ancora scompiglio in città. Ho bisogno che voi Assassini scopriate dove e come se le procurano. Mi raccomando, ripongo in te la mia fiducia come al solito.

Napoleone'

Me lo aspettavo. Anche Eleanor ne era convinta e me lo aveva riferito che secondo lei i filomonarchici stavano tramando qualcosa. Continuai il mio percorso alla Confraternita, trovando il Consiglio riunito al tavolo.

'Ah, Arno.' il Mentore Maillard scostò lo sguardo da delle carte e allo stesso modo fecero gli altri Consiglieri.

'Mentore Maillard. Maestri Roussel e Mercier. Ho delle novità.'

'Ne abbiamo anche noi.' rispose il Mentore. 
'I realisti stanno creando scompiglio per le strade, alimentando l'agitazione e la paura fra il popolo. Le notizie che arrivano dal resto della Nazione non aiutano di certo: le rivolte in Vandea e gli Inglesi che premono ai confini stanno gettando sconforto ovunque. Siamo in una situazione critica, se è possibile più di prima.'

'Ne sono consapevole, Mentore. Napoleone, oltretutto, mi ha riferito che i realisti stanno cercando di fare scorta di armi per chissà quale piano.'

I Consiglieri si guardarono l'un l'altro, e il Mentore si lasciò cadere sulla sedia con una mano a massaggiarsi le tempie.

'Il tuo amico Napoleone è un'alleanza sicuramente ben voluta, e di cui avevamo necessariamente bisogno dopo tutto quello che è successo negli ultimi anni.' disse il Maestro Mercier.

'Avete ragione Louis, ci è di grande beneficio per la nostra lotta a favore del Paese. Ma ha intenzione di fornire anche aiuto pratico?' chiese Roussel, volgendo il suo sguardo su di me.

'La lettera mi è stata consegnata da una guardia della Convenzione Nazionale. Probabilmente Napoleone sta avendo un'influenza positiva ai piani alti.' constatai.

'Questo mi rincuora.' il Mentore si alzò in piedi. 'A noi sono giunte notizie simili, riguardo ai realisti. Sono supportati da Poulain e un paio dei suoi alla Convenzione, gli ultimi resti Templari da quando Lagarde è stato eliminato.'

'Ma certo.' dissi io. Poulain continuava a puntare sulle strade, a quanto pare non riusciva a trovare supporti in alto. 'Non avendo alleati alla Convenzione apparte qualche ratto al quale avrà promesso chissà che favori, punta sul popolo.'

'Esattamente. Se fosse per noi lo uccideremo subito, ma è meglio aspettare, anche secondo Napoleone. Quello che penso io è che farli fuori ora porterebbe solo un beneficio momentaneo, mentre aspettare che succeda quello che vogliono far succedere loro, anche se non sappiamo bene cosa sia, e agire insieme all'esercito per eliminarli definitivamente da alleati, sia un'operazione che porterà nettamente più successo. Questo ovviamente senza stare qui con le mani in mano, ma tenendo sotto controllo qualsiasi cosa stiano architettando.' spiegò il Mentore.

'Sono d'accordo.' dissi. 'In questi anni il nostro agire troppo in fretta ha portato a conseguenze disastrose per la Confraternita.' Ripensai a Bellec, a Mirabeau, e ad Elise. E a come avrei potuto evitare le loro morti, di nuovo. Ma finalmente, forse, era questo il momento giusto per me di fare ammenda. E non avrei sprecato questa occasione. L'alleanza con Napoleone era preziosa per gli Assassini: un Tenente, anzi Generale ormai, che stava guadagnando sempre più favori al Governo, seppur rivoluzionario, era un ottimo appoggio per la Confraternita. 

'Bene. Ora dobbiamo cominciare ad indagare. Qui abbiamo delle informazioni: puoi occupartene tu, insieme ai tuoi Adepti.' Roussel mi passò un taccuino rilegato che conteneva delle informazioni utili alle nostre prossime missioni.

'Ottimo.' dissi. 'Quando avrò concluso, ne sarete immediatamente al corrente.'

'Buona fortuna, Arno.' il Mentore mi congedò. Io feci un mezzo inchino al solito, e mi diressi al Cafè Theatre.

*Eleanor's POV*

'Fate piano, vi prego Dottor Thibault.' dissi stringendo i denti, mentre il Dottore che si era preso cura di me nelle ultime due settimane mi stava togliendo la fasciatura al busto.

'Oh andiamo, signorina Kenway, ormai siete guarita quasi del tutto. Non dovreste più sentire male.' rispose lui, mentre staccava la fasciatura dalla mia pelle rivelando quell'odioso livido che però ormai era quasi del tutto sparito. 

'Provate a muovervi.' si allontanò di due passi e io provai a piegarmi di lato. Sentivo un leggero fastidio, nulla di estremamente doloroso.

'Credo abbiate ragione, dottore, non sento quasi più nulla!' esclamai felice, e il dottore sorrise, appoggiando gli occhialetti sul tavolo. Tirò fuori dalla valigetta un tutore che avrei dovuto assicurare alla spalla.

'Questo vi sarà utile nel caso subiate degli urti. Attutirà i colpi, evitando che si rompano di nuovo le costole.' mi aiutò a infilarlo, era composto da una fascia di cuoio e pelle leggermente imbottita sul fianco che passava in mezzo al petto e si legava alla spalla con una cintura.

'Grazie, dottore.' dissi.

'Di nulla, mia cara, ma adesso non pensate di fare bravate. Evitate movimenti troppo bruschi. Non voglio tornare qui fra meno di una settimana, intesi?' chiuse la valigetta e io, dopo essermi infilata la camicia, lo accompagnai all'uscita.

'Intesi. Arrivederci, Dottor Thibault!' lo salutai e lui fece un mezzo inchino, per poi scendere le scale.

Io rimisi a posto la stanza e scesi nella sala del Cafè, dove Heléne stava mettendo in ordine i tavoli. Avevo parlato ad Arno del fatto che avrei potuto dare una mano ad Heléne in sala e anche se lui all'inizio non era molto convinto, poi si era reso conto che per me fosse un'ottima condizione almeno per pagarmi l'alloggio e rimanere in un ambiente protetto dove avrei potuto mantenere una copertura, in modo che nessuno con cattive intenzioni avrebbe potuto trovarmi facilmente.

'Bonjour, ma belle fleur!' mi salutò lei. 

'Heléne, buongiorno!' risposi io e la abbracciai. Lei probabilmente sentì il tutore sotto la camicia.

'Cos'hai qui? Che ha detto il dottore?'

'Che sono guarita e mi ha dato questo tutore da indossare quando andrò in missione, in modo da evitare gli scontri bruschi.'

'Ah, capisco. Beh, ha fatto bene. Ora pero' dammi una mano, ci sono delle bottiglie da rimettere in ordine al banco e non lo faranno da sole, mia cara!' 

Io sbuffai. 'Vado subito, capo.' 

Mentre mettevo a posto le bottiglie, pensai a Winston, e a mio padre. Mi mancavano, e speravo stessero bene. Winston tra l'altro si trovava ancora a Londra, forse, quindi era vicino a me, anche se probabilmente era molto impegnato con il Consiglio Internazionale e non avrebbe avuto il tempo di venire a Parigi. Con tutto quello che stava succedendo in città poi, non era il momento ideale per farsi una vacanza qui, e anche se questo mi rendeva triste perché non lo avrei rivisto ancora per chissà quanto, la nostra corrispondenza era aumentata e potevo raccontargli tutto quello che mi succedeva. Quando aveva saputo del mio incidente si era seriamente preoccupato, rimproverandomi al solito la mia impulsività e imprudenza, ma era contento ne fossi uscita viva, e mi aveva promesso che non l'avrebbe detto a mio padre. Io l'avevo sentitamente ringraziato per questo.

'Mademoiselle, potrei avere un bicchiere di Bordeaux, s'il vous plaît?' una voce fin troppo familiare mi destò dai miei pensieri, facendomi sorridere.

'Monsieur, non vi sembra un po' troppo presto per cominciare con il vino?' dissi girandomi con una mano sul fianco, e trovai un Arno sorridente appoggiato al banco.

Si guardò intorno per assicurarsi che non ci fosse nessuno in sala. 'Con il vino forse si, ma con qualcos'altro...' disse a bassa voce e mi afferrò un braccio, avvicinandomi a lui e rubandomi un bacio sulle labbra in un secondo.
'... il n'est jamais trop tôt.'*

'Dovresti sapere che le effusioni sul lavoro sono vietate, dato che sei il proprietario.' dissi, staccandomi da lui e incrociando le braccia.

'Dato che sono il proprietario direi che posso fare quello che voglio. E poi tu non lavori qui, sei solamente sotto la mia speciale protezione.' ribattè con un sorrisetto soddisfatto, e fece il giro del bancone per venirmi a prendere.

'Aha, fermo lì. Devo ricordarti che sono ancora convalescente?' dissi ridendo mentre cercavo di scappargli, ma purtroppo la sua velocità non mi lasciò scampo.

'Fuori allenamento, eh? Non prendermi in giro, so benissimo che sei completamente guarita.' rispose lui, bloccandomi tra il suo corpo e il bancone con le braccia. 

'Ah si? E come mai sai sempre tutto tu?' mormorai, alzando un sopracciglio mentre cercavo di non farmi tentare dalla sua vicinanza.

Arno rise, e avvicinò il volto al mio orecchio.
'Dovresti conoscermi ormai, lionne. Eppure continui a sottovalutarmi... que la malchance.'** sussurrò, causandomi un brivido che percorse tutta la mia schiena. Mi arresi, facendomi aiutare a sedere sul bancone di legno dalle sue mani che mi afferrarono sotto le cosce.

'Vai al diavolo, Arno Victor Dorian.' risposi vinta dai suoi occhi, e lui ancora più soddisfatto di prima mi morse il labbro inferiore, per poi baciarmi di nuovo. Stavolta risposi al bacio avvicinandolo a me per i fianchi, mentre inalavo il suo profumo. Acqua di Colonia e dopobarba.

'Ah beh, questa scena mi mancava!' esclamò Heléne dal fondo della sala.

Io spinsi via Arno che si staccò da me tossendo, e saltai giù dal bancone.

Mi rimisi a posto i capelli e la camicia.
'Ehm... scusa Heléne, ma ho subito un'aggressione.' dissi indicando Arno con lo sguardo, mentre lo spintonavo giù dal banco.

'A me non sembrava ti dispiacesse.' disse lui stuzzicandomi.

'Sparisci.' gli risposi, non riuscendo a risultare autoritaria quanto avrei voluto, e probabilmente con le guance ancora rosse per colpa del bacio.

'Agli ordini. Ma quando hai finito qui, ti aspetto di sopra, nel mio studio.' mi fece l'occhiolino e si diresse dall'altra parte della sala fra i tavoli.

'Va bene, ma non farti strane idee, Capo.' enfatizzai l'ultima parola, e Arno salì le scale ridacchiando, sotto lo sguardo divertito di Heléne.

'Strane idee? Moi? Quand jamais...'*** sentii mormorare dal fondo della sala.

Poi lei riconcentrò la sua attenzione su di me. 

Abbassai lo sguardo trattenendo invano una risata, mentre rimettevo a posto la bottiglia che avevo abbandonato poco prima.

'Bene bene mia cara, vedo che le cose tra di voi vanno a gonfie vele, eh?' 

'Così pare.' sorrisi, e lanciai un'ultima occhiata ad Arno che stava entrando nello studio sopra le scale.

'Sai Heléne, quando quella volta prima del ballo mi hai detto che sarei stata una benedizione per lui non ne ero del tutto convinta. Ma le mie speranze di allora forse si sono avverate...' le confessai.

'Togli quel forse. Non vedevo Arno così felice da... beh, non credo di averlo mai visto così felice, in realtà.' disse lei.

Io sorrisi, pensando che nemmeno io ero mai stata così felice fino a quel momento. La presenza di Arno al mio fianco da quando ero arrivata a Parigi aveva dato uno scopo alla mia vita, finalmente. Sia per il fatto che la Confraternita mi aveva dato un motivo per cui alzarmi la mattina, sia perchè sentivo di dover aiutare la gente della città di Parigi, di fare qualcosa di buono per quella Nazione, che nonostante non fosse la mia, sentivo così vicina ai miei ideali di libertà.
Si, stavo iniziando a vivere sul serio, a fare qualcosa di utile per me e per gli altri, e questo stava accadendo soprattutto grazie a lui.

'Grazie Heléne. Ora è meglio che salga, dato che è richiesta la mia presenza di sopra.' 

Heléne annuì e mi sorrise. 'Vai, Eleanor. Ci vediamo dopo.'

Salii le scale e entrai in ufficio, dove Arno era seduto e stava sfogliando un libro. Appena mi vide alzò lo sguardo dalle pagine e mi sorrise.

'Allora, cosa c'è di così importante che devi dirmi?' chiesi, sedendomi sulla scrivania.

Arno, dopo aver riposto il libro sul tavolo, tirò fuori dalla tasca una lettera e me la passò.

Era di Napoleone, constatai dal sigillo. La lessi.

'Armi? I realisti di Poulain?' chiesi, confusa.

'A quanto pare non si arrendono. E anzi, progettano qualcosa di losco e da quello che sembra, plateale.' riflettè Arno, tenendosi il mento con una mano.

'Devo assolutamente tornare in missione. Voglio, devo scoprire cosa stanno tramando questi bastardi.' dissi risoluta puntandomi in avanti. Non poteva evitare che io andassi in missione, ora. 
Ero finalmente tornata in grado di combattere e mi mancava la strada, mi mancava la mia lama.

'Eleanor... lo sai che se fosse per me staresti qui dentro tutto il giorno, data la situazione delle strade di Parigi. Ma non posso tenerti in gabbia, non posso impedirti di agire, non posso non lasciarti essere quello che sei nata per essere: un'Assassina. Quindi si, mi dovrai aiutare nelle prossime missioni. E credo proprio saranno cruciali.'

Io gli sorrisi e gli diedi un bacio sulla guancia. 
'L'hai detto anche tu che sono fuori allenamento.' scherzai. Arno ridacchiò.

Sul tavolo, prese in mano un taccuino con dentro dei fogli piegati. Io ne tirai fuori uno, e lo aprii.

'È una lista dei ghigliottinati del luglio 1794, sotto Robespierre. Ce n'è uno in particolare, un certo Barone Deschamps, cerchiato in rosso. Chi diavolo era?' chiesi.

Arno mi passò un altro foglio. 
'Orfanotrofio della Chiesa di San Rocco. Mmhh. Gestito dalla Pia Baronessa, Madame Deschamps, dall'Agosto del 1794.' era la moglie del Barone?

'Il marito ha finanziato l'orfanotrofio finché non è morto. La Gestione è passata alla moglie un mese dopo...' disse Arno.

'E quindi?' chiesi io, confusa.

'E quindi, ultimamente quel posto si sta riempiendo di bambini per ovvie motivazioni. Il fatto é che non è un luogo grande e sufficientemente attrezzato. E gli Assassini hanno ricevuto delle testimonianze a proposito di bambini che sono spariti da quel posto, da poco tempo a questa parte.' 

Io scossi la testa. 'Ora ha senso... più o meno. Di certo ha sicuramente qualcosa a che fare con i realisti, dato che era in quel taccuino.'

'Esatto. Ho bisogno di sapere cosa sta accadendo in quel posto: ti dirigerai lì con Camille domani. 
Io, nel frattempo, dovrò quantificare la mole di metalli da fusione che stanno arrivando al porto ultimamente, nei cataloghi d'importazione merci, e vedere dove vanno a finire. Le guardie della Convenzione nell'ultimo periodo stanno sequestrando armi a chiunque, per paura che scoppino altri moti. Questo vuol dire che le tengono nascoste, e qualcuno fa finta di non vedere nulla. Cerca di scoprire il più possibile a riguardo, ci vedremo alla Confraternita una volta concluse entrambe le missioni.' 

Io annuii. 'Sono pronta a tornare all'azione. Lo sono davvero.'

'Mi fa piacere, lionne. Dai, alleniamoci un po' con lo stocco ora, così magari riprendi la mano.' disse e si alzò dalla poltrona.
Io lo seguii nel cortile, dove ricominciai ad allenarmi al consueto con la spada. Sarei riuscita a portare a termine la missione del giorno dopo, ne ero sicura. 
Ero ancora più determinata, e sicuramente più pronta di prima.


*non è mai troppo presto.
**che sfortuna.
*** Quando mai...



*Angolo dell'autrice*
Bonjour, miei cari. Allora, eccoci qui con un nuovo capitolo. Eleanor si è ripresa ed è pronta ad affrontare un nuovo nemico a quanto pare... Ma stavolta, non dovrà di certo sottovalutarlo. Spero abbiate apprezzato anche i momenti fra lei e Arno: sembra che i due personaggi, dopo il chiarimento, abbiano trovato una nuova intesa. Chissà se Arno è veramente disposto a fare un passo avanti... e chissà se nei prossimi capitoli salteranno fuori novità importanti anche sul passato di Eleanor. Lo scoprirete presto, promesso! Mi raccomando, fatemi sapere che ne pensate.
Un bacio,
Izzy
  
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