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Autore: Emmastory    26/03/2017    1 recensioni
Anche se il tempo continua a scorrere, le cose nell'un tempo bella e umile Aveiron sembrano non cambiare. La minaccia dei Ladri è ancora presente, e una tragedia ha ora scosso l'animo dei nostri amici. Come in molti hanno ormai capito, quest'assurda lotta non risparmia nessuno, e a seguito di un nobile sacrificio, la piccola ma coraggiosa Terra sembra caduta in battaglia, e avendo combattuto una miriade di metaforiche e reali battaglie, i nostri eroi sono ora decisi. Sanno bene che quest'assurda e sanguinosa guerra non ha ancora avuto fine, ma insieme, sono convinti che un giorno riusciranno a mettere la parola fine a questo scempio, fatto di sangue, dolore, fame, miseria e violenza. Così, fra lucenti scudi, affilate spade e indissolubili legami, una nuova avventura per la giovane Rain e il suo gruppo ha inizio. Nessuno oltre al tempo stesso sa cosa accadrà, ma come si suol dire, la speranza è sempre l'ultima a morire.
(Seguito di: Le cronache di Aveiron: Miriadi di battaglie)
Genere: Avventura, Azione, Dark | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Shoujo-ai
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Le cronache di Aveiron'
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Capitolo XXIV

Confessioni del cuore

E così, un altro giorno iniziava, lento, placido e magnifico al tempo stesso. Soltanto la notte scorsa mi ero lasciata abbracciare da Stefan, e avevo dormito con lui sotto calde e accoglienti coperte. Nelle mie orecchie non ci fu altro che il suono prodotto dal battito del suo cuore, e nella mia mente, una copia esatta del discorso di Lady Fatima. Sembrava incredibile, ma quelle semplici parole erano bastate per riportarmi a sperare e credere nel domani. Con un sorriso sulle labbra, ho oggi raggiunto la sala da pranzo, poi consumato la mia colazione e passato gran parte del mio tempo a occuparmi delle faccende domestiche. Contrariamente a me, Samira leggeva, e sembrava che nulla potesse distrarla. Avvicinandomi, mi sedetti su una poltrona accanto a lei, e prima che potessi parlare, lei ruppe il silenzio. “È bello poter stare tranquilli, sai?”osservò, guardandomi con aria calma. Scivolando nel più completo mutismo, mi limitai a guardarla, sorridendo felice. Intanto, il tempo continuò a scorrere, e solo poco dopo, la vidi toccarsi la pancia. Come ben sapevo, il suo corpo ospitava una piccola vita che andava protetta e non distrutta, e sorridendo ancora a quella così tenera vista, glielo chiesi. “Dì, hai già pensato a un nome?” fu la mia domanda, alla quale lei rispose prontamente. “Non ho deciso, ma spero sia un maschio.” Mi disse, in tono calmo e neutro. “Almeno Soren sarà contento.” Aggiunse poi, poco prima di scivolare nel silenzio. “Avanti, avrai almeno una preferenza!” protestai allora, dandole un affatto offensivo pugno sul braccio. “Sai una cosa? Hai ragione. Mi piace Isaac.” Commentò, seria e calma al tempo stesso. “Davvero? Anche a me!” le risposi, ridendo di gusto. “E Soren invece? Lui cosa ne pensa?” mi informai poi, curiosa e felice per lei. “Per lui è indifferente.” Rispose, lasciandomi per qualche secondo sorpresa e interdetta. “Che… Che significa?” Balbettai, incredula. “È bellissimo. Da quando l’ha scoperto mi tratta perfino meglio di prima, quasi come se fossi la sua… la sua regina, ecco.” Questa fu la sua risposta, contenuta in un discorso che ascoltai senza proferire parola. Tornando poi a guardarla, notai nei suoi occhi un luccichio conosciuto. La conoscevo ormai da anni, e sapevo quanto fosse innamorata. “Lo immagino. In fondo vi amate molto, vero?” commentai, scegliendo poi di porle quella semplice e retorica domanda. “Esatto, e amerò questo bambino tanto quanto lui. Parole che ascoltai in religioso silenzio, e nelle quali sentivo davvero di rispecchiarmi. In fin dei conti, avevo Stefan al mio fianco, che come un vero cavaliere, era sempre pronto a proteggere me e le bambine, e ad essere onesta, ero felice per lei. Non gelosa, ma felice. Le ero stata accanto nei periodi più ardui della sua intera vita, e facendolo avevo avuto modo di conoscere la nera ombra di sfortuna che sembrava seguire senza apparente sosta sia lei che il suo Soren, che ora, finalmente, era scomparsa. A quanto sembrava, la sorte aveva deciso di dar loro tregua e sorridere, permettendo così al loro amore di esistere e fiorire per quello che era. Un sentimento forte, puro e ricambiato, che come stavo avendo occasione di vedere, continuava a guidarli nel cammino verso la felicità reciproca, obiettivo che, dopo tante tribolazioni, avevano raggiunto insieme, l’uno al fianco dell’altra. A quel solo pensiero, non facevo che sorridere, ma nonostante tutto, uno completamente diverso finì per soppiantarlo. Dov’era finita la Rachel che conoscevo? Perché era cambiata? Che le era successo? E soprattutto, perché da ormai tre interi giorni non lasciava mai la sua stanza se non per nutrirsi? Sembrava sparita, e interrogandomi, me ne chiedevo il perché. Mille domande che mi ronzavano in testa come fastidiosi insetti, e che con il passare di ogni minuto, mi torturavano la mente. Inesorabile, il tempo scorreva senza sosta, e quella sera, notai che Rachel non era con noi. Era ora di cena, ma lei mancava all’appello. Preoccupata, Lady Fatima si guardava intorno, sperando ardentemente di vederla comparire sulla scena. Per pura sfortuna, ciò non accade, e camminando per i corridoi della Casa nel tentativo di raggiungere la mia stanza, sentii qualcosa. Un suono indistinto, ma al mio udito simile a un lamento. In quel momento, accelerai il passo, e nel farlo, lo notai. Sdraiata sul suo letto, Rachel pareva piangere, e con le lacrime che le correvano sul viso, ansimava. Il pianto le impediva di respirare correttamente, e provarci peggiorava solo le cose. Con qualche passo in avanti, vidi anche le sue labbra. Rosse, gonfie e sanguinanti. Per quanto ne sapevo, nessuno le aveva fatto del male, perciò conclusi che doveva essersele morse nel tentativo di calmarsi e riprendersi dal pianto. Notando il suo dolore, provai pena, e distogliendo lo sguardo, tornai dai miei amici. Una volta lì, guardai Lady Fatima. Stando a quanto avevo appena visto, Rachel soffriva, e data la situazione, lei doveva essere la prima a saperlo. Tacendo inizialmente la mia scoperta, consumai la cena, e non appena ebbi finito, feci un respiro profondo. Raccogliendo quindi le mie forze e il mio coraggio, le dissi la verità. “Signora, si tratta di Rachel.” Esordii, scoprendo di aver attirato la sua attenzione. “Come? Rain, dimmi, che cos’ha?” mi chiese, allarmata. “Sta male, e ha bisogno di voi.” Le risposi, vedendola tremare in preda alla paura. Nel sentire la mia risposta, Lady Fatima non fece che ringraziarmi, e voltandosi, sparì subito dalla mia vista. Muovendosi più veloce che poteva, raggiunse subito la camera di Rachel, trovandola ancora stesa sul letto. Il viso affondato nel cuscino, e il dolore nel profondo dell’anima. “Rachel, ti prego, dimmi, perché piangi?” le chiese, attendendo con impazienza una qualsiasi risposta. “Vedete, non riesco più a trattenermi. So di averlo già detto, e per questo non mi aspetto che mi crediate, ma io… ecco io… io Vi amo, mia Signora, con tutta me stessa.” Queste furono le parole di Rachel, scolpite da tempo immemore nel suo cuore e rimaste nascoste fino a quel momento. Il silenzio che le seguì fu assordante, ma rotto solo dal suono del respiro della Leader. Chiamando a raccolta tutto il suo coraggio, aveva premuto con forza le labbra su quelle di Rachel, e dopo averla baciata, non voleva lasciarla andare. Non appena quel bacio ebbe fine, la stessa Rachel non potè che guardarla, confusa e frastornata. “Ma… ma cosa… Voi mi…” mugolò, incredula. “Esatto, Rachel, ti amo, e sono incredibilmente attratta da te.” Confessò la Leader, con la voce tremante e il cuore che le batteva all’impazzata, quasi fosse un’adolescente alla prima cotta. In completo silenzio, Rachel continuò a fissarla, e solo allora, una domanda abbandonò le sue labbra. “Possiamo rifarlo?” la pregò, stringendosi forte a lei e attendendo con trepidazione. Obbedendo a quella sorta di ordine, Lady Fatima la baciò ancora, respirando a fondo e beandosi di quei momenti. Osando poi come mai prima, Rachel prese a giocare con gli scuri capelli dell’amata, che intanto continuava a tenerla stretta a sé. Di lì a poco, Lady Fatima si staccò da lei, sdraiandosi al suo fianco nel letto di quella stanza. Riflettendo, compresi che Rachel sperava in qualcosa di più d’un semplice bacio, ma nonostante ciò, quella sera decise di accontentarsi. Si addormentò quindi accanto alla sua lei, e poco prima di addormentarmi a mia volta, capii una cosa. Mi era difficile crederlo, ma quelle di Rachel e Lady Fatima non erano che confessioni scaturite dai loro rispettivi e pulsanti cuori.
   
 
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