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Autore: rocchi68    27/03/2017    2 recensioni
Lui aveva sempre creduto che quello fosse il suo mondo.
Che tutto fosse destinato a rimanere com'era, senza possibilità di rifiuto.
Quell'ennesimo anno universitario non sarebbe stato poi troppo diverso dagli altri.
Rivisitazione di una mia vecchia storia già pubblicata e che ho migliorato.
Spero.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Scott
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale
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Il tragitto, nonostante fosse assai breve, aveva fatto notare a Scott qualcosa di strano.
Normalmente Dawn avrebbe detto qualcosa, ma il silenzio che l’aveva accompagnata non era di buon auspicio.
Probabilmente era ancora furiosa per la questione di qualche mese prima e non poteva darle torto.
Si era comportato come un disgraziato, anche se credeva che lei dovesse avere una qualche reazione.
Doveva esserci qualcosa che la preoccupava e che non riusciva a confidare a nessuno.
Un qualcosa che Scott aveva notato, fissandola negli occhi chiari e studiandone il volto contratto.
Diversamente dall’ultima volta non si era imbarazzata e forse non si era nemmeno accorta di quello sguardo fisso su di lei.
“Scusa.” Cominciò il rosso.
“Scott…”
“So quanto deve essere stato orribile sentirsi dire certe cose.”
“Tu…”
“E so che meritarmi il tuo perdono, così di punto in bianco, è pretendere troppo.”
“Perché?”
“Mi sono comportato così male con te solo perché avevo paura d’illuderti.”
“Io non so se riesco a perdonarti.” Borbottò lei.
“Forse me lo merito.”
“Non mi hai più parlato e credevo fossi convinto delle tue parole.”
“Non sei mai stata un giocattolo per me.”
“Lo so.”
“Non ho mai avuto il coraggio d’affrontarti solo perché credevo di ferirti ancor di più.”
“Tua nonna mi ha detto anche questo.” Soffiò lei, sedendosi al tavolo del bar.
“Mia nonna sparla in continuazione.”
“Già.” Sospirò, rattristandosi appena e abbassando il viso.
“Per quanto ancora hai intenzione di tenere quel muso lungo?” Domandò, appoggiando la tazzina di caffè sul tavolo.
“Io…”
“Cosa c’è che non va, Dawn?”
“Non lo so.”
“So che parlare con me, dopo quello che ti ho fatto, non dev’essere facile e che le mie scuse non saranno mai sufficienti.”
“Non è questo.”
“Prova a spiegarmi cosa ti preoccupa.” Tentò il rosso con un lieve sorriso contro cui Dawn non seppe resistere.
“E va bene.”
“Almeno è un inizio.”
“Un inizio?”
“Non ti dispiace se ricominciamo daccapo, vero?” Chiese il rosso, facendole sgranare gli occhi dalla sorpresa.
“Non capisco.”
“Io sono Scott, ho 24 anni e sono un idiota…piacere di conoscerti.” Tentò, allungando una mano verso di lei e ghignando divertito.
“Lasciamo stare, Scott.” Sorrise amara, facendolo annuire.
“Cosa ti preoccupa?”
“Tua nonna mi ha raccontato il tuo segreto.”
“Come temevo.”
“E di questo ti chiedo scusa, Scott.” Riprese, facendolo negare appena.
“Se un segreto è conosciuto da molti, non è più un segreto.”
“Io…”
“Non ci pensare: non è poi così importante.”
“Lei diceva che non hai una buona opinione della tua famiglia.”
“La mia famiglia.” Ripeté il giovane con un ghigno sprezzante e carico di disprezzo.
Quella era una trasformazione imprevista.
Un qualcosa che Dawn non aveva mai visto in lui, anche se non conoscendolo da molto poteva essere normale.
Tuttavia l’aveva spaventata molto.
“Che cosa dovrei dire della mia famiglia?” Chiese Scott, fissando intensamente il caffè che era rimasto nella tazzina.
Il suo era uno sguardo così intenso che sembrava voler sbriciolare la preziosa ceramica.
A essere sinceri era solo pieno di rabbia verso quella che era stata la sua vita.
“Io…”
“Vuoi forse sapere se è vero che sono stato abbandonato? Vuoi forse sapere se li vedevo solo a Natale? Sì è vero. La mia famiglia non ha mai voluto il mio bene e sono grato solo ai miei nonni che mi hanno accudito in questi anni.”
“Ma questo…”
“Sono sempre stati lontani, assenti dalla mia vita. Un giorno erano in Canada per questioni d’affari, quello successivo erano in Brasile per una bella vacanza ed io rimanevo da solo…giorno dopo giorno, mese dopo mese, anno dopo anno.”
Senza volerlo Dawn era riuscito a farlo arrabbiare.
Lo poteva capire dal suo sguardo spiritato e dal tono alterato della voce.
“Scusami.”
“Di cosa, Dawn? Non è colpa tua, se la mia vita ha sempre fatto schifo.” Riprese acido il giovane, bevendo un altro goccio di caffè.
“Non lo sapevo.”
“Dopo un po’, però, ignori il fatto d’essere solo e ti abitui.”
“Davvero?”
“Comunque non ho intenzione di perdonarli.” Continuò Scott, bevendo un altro goccio del suo caffè.
“Non credi d’esagerare?”
“Tu forse puoi capirmi, dato che siamo nella stessa situazione.”
“Loro lo fanno per il mio bene.” Borbottò la giovane.
“Lo credevo anch’io, fino a quando non sono diventato maturo e non ho imparato a cavarmela da solo.”
“Come?”
“Non sono stati loro a comprare la casa dove vivo con Courtney e di certo non è merito loro se lavoro in un bar durante il periodo estivo.” Rispose, chiudendo il cellulare.
“Io…”
“Non ho intenzione, Dawn, di farti cambiare idea, ma ti prego di rispettare la mia scelta.”
“Allontanarti da loro non è la soluzione.”
“Probabilmente mia nonna non ti ha raccontato l’ultima parte della bella storiella che mio padre usa di solito.” Ghignò il rosso, facendola sussultare.
“Di cosa parli?”
“Sono molti anni che non tornano a casa.” Rispose il rosso, abbassando lo sguardo furioso e concentrandosi su quello che rimaneva dell’intruglio nerastro che aveva ordinato.
“Tu…”
“L’ultima notizia certa di mio zio li descrive come rilassati su una calda spiaggia delle Maldive, intenti a parlare con qualche stupido miliardario.” Riprese Scott, imitando la voce profonda del fratello di sua madre.
“Non lo sapevo.”
“La nonna non conosce questa parte.”
“Forse dovrebbe…” Tentò, interrompendosi con la sua voce abbattuta.
“Non voglio dare questi dispiaceri a una povera vecchia.”
“Ti chiedo scusa, Scott.”
“Se i tuoi genitori tornano spesso a casa, sei molto fortunata.” Sorrise il rosso, sperando di allontanare quell’argomento.
Non che fosse troppo triste, ma solo per evitare d’incavolarsi senza motivo.
Ormai per lui, i suoi genitori, appartenevano a una pagina nera che avrebbe tanto voluto strappare.
Non sarebbe cambiato nulla se loro fossero tornati indietro.
Restavano tutti quegli anni di sano menefreghismo.
Troppi per essere cancellati con un abbraccio o con una stretta di mano.
Scott, da piccolo, credeva che sarebbero tornati indietro come accade agli eroi.
Solo al momento del bisogno e con qualcosa di speciale.
Sognava di vederli scendere dall’aereo e di correre loro incontro, ma tutti i voli segnavano, puntualmente, la loro assenza.
Non erano mai tornati per lui.
Solo qualche stupida cartolina da qualche paese esotico e qualche lettera che lo invitava a comportarsi come un bravo bambino.
A 18 anni nessuno è un bravo bambino.
Al massimo può essere definito come un bravo ragazzo, non come un moccioso che aspetta impazientemente il girare della chiave nella serratura.
Se non si erano degnati di presentarsi alle sue conquiste, mai sarebbero tornati indietro.
Avevano perso il primo giorno di scuola.
Avevano perso la festa del diploma.
Tutti i suoi compleanni.
Perfino le prime cotte e la frattura al polso.
Solo i nonni erano rimasti al suo fianco, asciugando le sue lacrime e continuando a fargli credere che sarebbero tornati.
Scott era cresciuto così: per i primi 15 anni si era illuso, poi li aveva cancellati.
 

Angolo autore:

Ryuk: Scusate per questo mini capitolo, ma rocchi con il casino che ha causato, ha scombinato anche la lunghezza dei capitoli.

Sì certo.
Incolpami anche dell'assassinio di Kennedy dato che ci siamo.
Incolpami anche del surriscaldamento globale già che ci sei.
Diciamo la verità: sei un idiota.

Ryuk: Come ti permetti?

Mi permetto perchè sono il tuo padrone.

Ryuk: Cosa stai scrivendo?

Le mie memorie.

Ryuk: Con un titolo?

Ogni tanto scrivo anche da solo.
Lo faccio solo quando gli astri sono allineati secondo una regola precisa e quando non sono troppo affamato, annoiato e stanco.

Ryuk: Io ringrazio chi legge la storia.

Bel fegato.
Continuerò a ripetermi, ma è così.
Ora scappo: devo ancora sterminare i numeri di un esercizio di matematica.

Ryuk: Dato che rocchi è troppo impegnato sarò io a salutarvi. Ringrazio chi legge, segue e recensisce la storia.
Alla prossima miei carissimi lettori.
   
 
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