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Autore: MAFU    27/03/2017    1 recensioni
[Lilith x Amaimon] - [Lilith x Mephisto] - [Lamia x Yukio]
“Yukio , non vedo niente …” Si lamentò Rin che mentre seguiva Yukio come un ombra avanzava nell’oscurità del corridoio. Le vecchie e malconce travi di legno del pavimento polveroso scricchiolavano ad ogni loro passo riecheggiando nel silenzio più tetro.[...] Dalla parte opposta del corridoio, a passo fiero, Mephisto camminava con disinvoltura nell’oscurità. Passando accanto ad una delle massicce porte delle stanze del dormitorio si fermò sentendo un rumore sospetto. Un rumore di acqua corrente aveva attirato la su attenzione. “Qui c’è qualcosa che puzza …” Pensò rimanendo in ascolto finché lo scrosciare non cessò. A quanto pare quella era la porta di uno dei bagni. “ Mhm .. qui c’è davvero qualcuno ..” Afferrò con decisione la maniglia di ottone e con uno strattone spalancò la porta.
Lilith e Lamia sono sorelle. Tutto lascia pensare che in passato abbiano avuto a che fare con Mephisto...ma la loro vera natura fatica ad essere tenuta a bada...
(!!!)Ci sono espliciti riferimenti al manga(!!!)
Genere: Comico, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Amaimon, Mephisto Pheles, Un po' tutti, Yukio Okumura
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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CAP 46

La chiesa era ormai affollata. I giovani esorcisti, segregati nelle prime panche della platea di destra si erano trovati attorniati da demoni delle più disparate categorie, seppur tutte molto alte e rinomate. “Guardate… Quello deve essere Iblis…” bisbigliò Koneko all’orecchio dei compagni. Il demone infuocato era negli spalti di fronte al loro, dalla parte opposta della navata, in piedi impettito e fissava Amaimon, dal loro lato. Doveva essere andato a contrattare con lui la notte prima. Mephisto, in smoking bianco, era anche lui in piedi con le mani dietro la schiena e sogghignava velatamente accanto al fratello. Erano rimasti al fianco dei giovani umani probabilmente per isolarli dagli altri demoni, soltanto per pura precauzione. La gigantesca vetrata colorata alla loro sinistra proiettava giochi di luce sul pavimento brillando di bianco. Lamia fissava il tappeto rosso del corridoio a braccia conserte, in piedi di fronte a Mephisto, attaccata alla staccionata che la divideva dalla zona in cui Lilith avrebbe dovuto avanzare a ritmo di marcia nuziale. Poi sollevando gli occhi, scrutò torva Iblis pensando ai fatti suoi. Yukio si era ritrovato accanto a lei senza farlo apposta e continuava a sbirciare Rin lì di fianco con la Katana ben salda tra le mani, celata dietro il recinto di legno scuro, ben nascosta da occhi indiscreti. Kamiki notando la vicinanza del professore alla succube non disse nulla ma nella sua testa le teorie viaggiavano incontrollabili. Era ormai il tramonto ma la luce del sole filtrando dall’enorme buco sul soffitto illuminava la chiesa di candore. Nonostante fosse un ambiente arioso, la pesantezza che si respirava lo rendeva angusto e soffocante. Izumo ora si mordicchiava un labbro impettita davanti a Ryuji, Shima e Koneko e cercava di evitare di guardare Shiemi alla sua sinistra, più in ansia di lei. Era visibilmente tesa. Si sentivano lo sguardo di tutti i demoni puntato addosso e attorno a loro un brusio sommesso aveva annullato il silenzio tombale che regnava fino a poco tempo prima, durante le prove. “Fratellone, quand’è che arriva quella?” Amaimon si morse un unghia spezzandosela per la noia e Mephisto lo guardò con sufficienza, “Ormai dovrebbe essere qui.” Gli rispose con garbo guardando l’altare deserto. Gli ospiti erano già tutti arrivati e nel palco di fronte al loro, verso l’edicola spiccavano tra le panche i demoni del marciume servitori di Astaroth, tenuti ben appartati nei loro spazi. Takara era impettito a lato del portone principale e teneva sotto controllo i suoi burattini con una faccia di marmo. “E Lilith?” “Amaimon…” “Non l’ho ancora vista a sufficienza…” “Avrai tutto il tempo per vederla più tardi, per adesso non fare gesti avventati o te ne pentirai.” Sibilò l’uomo guardandolo di sbieco, “Come vuoi. Farò il bravo.” Rispose seccato l’altro tornando a fissare Iblis, “Spero che il fratellino faccia quanto accordato.” “Lo farà…” sogghignò Mephisto guardandolo a sua volta e anche Iblis sembrò sorridere lievemente. “Yukio… Mi sento osservato…” Rin si avvicinò al fratello senza smettere di guardarsi intorno, “Credo sia normale… Penso sappiano che sei figlio di Satana. Lo percepiscono. Tu cerca di ignorarli, siamo sotto tutela di Lord Pheles e ha giurato di coprirci le spalle.” “Se lo dici tu…” “Quella strega è in ritardo.” Digrignò i denti Lamia sibilando. Guardò intensamente le coppe d’argento scintillare e cominciò ad agitarsi. Yukio la guardò a malapena sentendo di nuovo il tremore alle estremità del corpo. Non era il momento per farselo venire così guardò in alto pensando ad altro. Ma era piuttosto difficile data l’estrema vicinanza con la succube. Quand’ecco che una pianta rampicante sbocciò candida davanti ai loro occhi, attorcigliandosi attorno al corrimano. Yukio abbassò lo sguardo d’istinto mordendosi un labbro attraversato da brividi gelidi lungo la spina dorsale. Altri arbusti come quello a poco a poco germogliarono invadendo gli spalti e le scale di fronte all’altare trasformando quella parte di chiesa in una sorta di giungla colorata, molto più rada e delicata di quanto ci si potesse immaginare ma dai sapori esotici. L’Eden era giunto e voleva dire solo e soltanto una cosa. Un boato provenne di fronte alla croce dell’abside squarciando il terreno e sbucò di nuovo l’enorme serpente di Eva con in groppa la sua padrona seguita da Astaroth, il Re del Marciume in tutta la sua mostruosa stazza. Ci mancò poco che travolsero l’altare ma in quel fragore calò un silenzio glaciale. La creatura lasciando infine la padrona, strisciò dietro le panche in silenzio studiando gli ospiti coi suoi occhi inquietanti. “Perdonate l’attesa!” annunciò a gran voce la succube scivolando con eleganza dalla groppa della sua cavalcatura mastodontica. Astaroth si lanciò atterrando davanti alla scalinata a carponi creando un piccolo cratere sotto il suo peso. Il suo corpo era robusto e del colore della terra bruciata, per non parlare delle sue dimensioni colossali. Il suo grugno era terrificante, quasi quanto quelli spilli rossi al posto degli occhi e le corna minacciose puntavano ricurve verso il cielo. Il marciume lì accanto reagì in suo presenza tremolando ed emettendo spore tossiche che volarono verso il buco del soffitto. La sua risata malvagia echeggiò in tutto il salone facendo rabbrividire Lamia. La donna assottigliò lo sguardo caricandolo d’odio. Mephisto si grattò il pizzetto osservando Eva ancheggiare verso l’altare spalancando le braccia. Si era cambiata d’abito e per l’occasione si era anche raccolta i capelli in un crocchia elegante. Il vestito che indossava era completamente di pizzo ricamato, bianco candido come se fosse lei a doversi sposare ma comunque le sue grazie erano messe ben in evidenza, assieme alla grossa croce contenente il cuore di Lilith che le spiccava sul petto. “Questo tramonto non è la fine di una giornata ma bensì l’inizio di una nuova era che vedrà uniti nel cuore e nello spirito due demoni di estremo rilievo in tutta Gehenna…” disse ridendo maligna, “Benvenuti dunque illustri demoni e coraggiosi… Umani…” guardò il gruppetto di esorcisti sul fondo della cappella, “Alla sacra unione di Lilith figlia degli Inferi e Astaroth, Re del marciume!” si sollevò un coro di applausi e versi inquietanti dalle panche. Persino Mephisto seppur vagamente seccato, batteva le mani con grazia guardando Eva in cagnesco. Mascherava il tutto alla perfezione dietro a un sorrisetto falso quasi quanto quello che aveva Yukio stampato in faccia dal nervoso. “Devo dirtelo, Samael… Davvero i miei complimenti per questa location…” non appena il fragore cessò, Eva si sbilanciò in inutili smancerie tanto per sottolineare il fatto che avesse in pugno la situazione, “E ora… iniziamo.” Sogghignò maligna guardandolo negli occhi. Il demone accennò a un inchino senza fare una piega e con uno schiocco di dita, fece partire una musica di organo, archi e violini che riecheggiò in ogni angolo della chiesa sulle note della marcia nuziale. Lilith nel frattempo moriva di ansia. Era appena fuori dal salone, nel piccolo atrio che precedeva il portone principale, con in braccio un bouquet di fiori delicati e una nota di Mephisto tra le mani. Aveva letto e riletto quel foglietto almeno una decina di volte per tranquillizzarsi. Sarebbe dovuta entrare non appena sentita partire la musica e il silenzio non faceva che peggiorare la tensione. Voleva soltanto che tutto finisse in fretta. Abbassò per l’ennesima volta lo sguardo sulla calligrafia strampalata del demone leggendo quel messaggio che ormai poteva recitare a memoria: “Lilith…” cominciava così, insolitamente freddo senza appellativi vezzosi come invece era solito mettere, “Sai quello che devi fare, confido nella Dea bendata affinché ti guidi al cospetto di Eva. Noi saremo alla tua destra, vigili e in allerta. Non dimenticarti a cosa devi puntare. Sincere congratulazioni per questo lieto giorno, spero che i fiori siano di tuo gradimento così come il vestito che ho scelto io stesso. Trionfa. A dopo, Samael.”. D’istinto si guardò l’abito finemente ricamato e decorato con mille pizzi e merletti. Non aveva spalline e metteva ben in risalto il suo decolté con una scollatura a cuore. La gonna le si stringeva a tubino fino a poco sotto il bacino esplodendo in una cascata di trina bianchissima e il velo che portava sul capo toccava quasi terra assieme allo strascico e ai suoi lunghi capelli ora domati. I guanti bianchi di raso fino al gomito erano l’immancabile tocco di classe. Fu in quel preciso momento che la melodia di archi giunse alle sue orecchie facendole cadere il post-it dalle dita. Era arrivato il momento. Deglutì e stringendo il Bouquet con entrambe le mani, avanzò un passo calciando l’ampio vestito di pizzo che indossava, verso la porta che si spalancò grazie a Takara, svelandole le platee gremite e la sfarzosa chiesa invasa dall’Eden. Il velo le ricadde in parte sugli occhi facendole intravedere quello scenario carico di tensione e la grossa croce contro luce in fondo alla sala che l’abbagliò col suo forte contrasto. Si scostò il lembo di tulle con un delicato gesto del capo trattenendo il fiato mentre cercava di mettere a fuoco l’orizzonte. Al termine della navata incrociò dapprima gli occhi mostruosi di Astaroth intento a ridere di quella dolce attesa, poi lo sguardo altezzoso della madre che sogghignava con malizia fissandola a mento alzato. Senza indugiare, avanzò dunque sul tappeto rosso tenendo gli occhi fissi in quelli di Eva. A ogni passo sentiva montare sempre di più rabbia e determinazione e la sua camminata ne risentì positivamente. Ogni falcata era sempre più decisa. Con la coda dell’occhio notò poi i ragazzi capeggiati da Mephisto che la guardava con un’espressione piuttosto ambigua, celando i suoi pensieri dietro a un sogghigno e uno sguardo intenso. Amaimon aveva invece socchiuso la bocca in ammirazione e seppur anche gli altri non sembrassero meno sorpresi di vederla così maestosa, Lamia era nerissima in volto. Questo a parte, avevano scelto il luogo decisamente più adatto per attenderla. Erano infatti abbastanza vicini per essere se non la prima almeno la seconda cosa che avrebbe notato entrando e Mephisto lo sapeva bene. Vederli l’avrebbe certamente rassicurata e così fu. In più, ora nella testa della succube balenò un’idea che non esitò a mettere in atto vedendo Lamia in quello stato. Senza fermarsi, strinse la morsa attorno al mazzo di fiori e scrutando la sorella, glielo lanciò con un gesto fluido disfandosene definitivamente. Lei lo afferrò con maestria senza però capire il perché di quel gesto e Yukio la guardò con la coda dell’occhio più stupito di lei. “Ha bisogno di avere le mani libere…” mormorò Mephisto sogghignando e i ragazzi gli lanciarono un’occhiatina di sfuggita. La sposa continuò la sua avanzata ancheggiando senza avere ripensamenti e il demone la seguì con gli occhi gonfiando il petto. Eva nel frattempo sembrava non curarsi di qualsiasi azione compisse la figlia al di fuori del camminare, convinta di avere la situazione in pugno. Aveva attaccato la croce sul suo petto a uno spesso collare di pizzo e risultando un netto segno nero su bianco era sicura di intimidirla sin da lontano. Nella sua testa aveva ormai vinto. Astaroth dal canto suo seguì la ragazza con lo sguardo finché non giunse all’altare con un volto imperturbabile. Non lo degnò nemmeno di uno sguardo intenta com’era a incenerire la sua acerrima nemica. La musica cessò non appena Lilith arrestò il passo di fronte alla madre e ai calici d’argento scintillanti. Nessuno osò fiatare, nemmeno il più indisciplinato dei demoni. Takara chiuse il portone con un tonfo rimanendovi di fronte immobile. “Finalmente ti vedo vestita di bianco… Potrei commuovermi.” Sogghignò Eva squadrando divertita la figlia, “Quale dono più prezioso avrei potuto fare a te, Astaroth? Il frutto proibito di Gehenna è qui perché tu ne faccia il migliore degli usi!” alzò le mani al cielo ridendo malvagia. Il demone ricambiò la risata studiando Lilith da vicino e si leccò i baffi, “Vedo che mantieni le promesse…” la sua voce suonò cavernosa e tremendamente profonda. La ragazza deglutì senza farsi notare. Non alzò gli occhi su di lui nemmeno in quell’occasione fissando i calici in silenzio. La madre interpretando quel mutismo come rispetto e rassegnazione non perse tempo continuando con la cerimonia, “Carissimi… Mi rivolgo a voi, Lilith e Astaroth. Siete al cospetto di Eva la Regina di tutte le succubi per siglare un patto di sangue. Una sacra unione inconfutabile nel corpo… Nel cuore e nell’anima.” La voce della donna echeggiò nel silenzio cadendo su Lamia come un sacco pieno di sassi. La succube strinse talmente tanto il bouquet di Lilith da spezzare i gambi dei fiori inesorabilmente. “Questo rito non è altro che un decoro a ciò che sta per venire e si sa, a noi illustri figuri di Gehenna l’intrattenimento piace molto…” Eva fece una piccola pausa guardando Mephisto con aria di sfida e l’uomo ricambiò l’occhiata senza scomporsi, “Per tanto ora vi esorto a versare il vostro sangue dentro le coppe qui di fronte a voi.” Disse infine alzando il dito indice mostrando il suo artiglio più affilato per praticare un’incisione nel palmo della mano di ciascuno degli sposi. “Prima le signore…”, Alla vista di quella lama, Lilith ebbe un sussulto che tentò in tutti i modi di dissimulare. “Oddio non posso guardare…” Shima si nascose la faccia dietro una mano mentre la ragazza allungava la mano sinistra, quella della fede, alla madre. Persino la stessa Lilith distolse lo sguardo dal suo palmo ben disteso quando l’artiglio di Eva le aprì un profondo solco da pollice a mignolo lasciando cadere una generosa quantità di sangue dentro il primo calice. La ragazza fece una smorfia e quando la madre ebbe finito di versare, le fasciò la mano con una pezza candida per evitare di sporcare il vestito. La ragazza infine la ritrasse lasciandosela ricadere al suo fianco voltandosi appena verso i ragazzi alle sue spalle sbirciandoli con la coda dell’occhio. Ryuji a occhi spalancati era diventato una sorta di catalizzatore per ansie immolandosi per i compagni cercando di infondere loro stabilità con il semplice contatto umano. Persino Koneko si era attaccato a lui per un lembo della camicia tremando. Shima era sul punto di rimettere mentre Izumo, hardcore com’era, non aveva fatto una piega. Delle ragazze soltanto Shiemi sembrava in sintonia con Renzou, ora divenuto pallido. “Deve fare male…” sibilò la poveretta facendosi piccola piccola. Yukio guardò il fratello per controllare la sua reazione e questo aveva le mani che gli tremavano strette attorno alla Katana. Lui e Lamia erano pressappoco dello stesso umore. Eva sollevò il calice colmo alla luce della vetrata alle sue spalle mostrandolo ad Astaroth, vista la sua stazza fuori dal comune. “Sei tu disposto a seguire la via dell’eterna unione bevendo questo sangue?” “Sì.” Rispose trepidante, “Vuoi tu dunque unirti a Lilith figlia degli Inferi?” domandò ulteriormente lasciando che prendesse il calice tra gli artigli per berne il contenuto, “Lo voglio.” Disse il mostro tracannando il liquido scuro in estasi. Una volta finito buttò molto sgraziatamente il calice per terra lasciandolo rotolare ai piedi della scalinata schizzando il poco sangue rimasto sullo strascico di Lilith. Eva sorrise compiaciuta per poi alzare l’altro indice per incidere il palmo dello sposo inebriato dal sangue della giovane futura consorte, “E ora lascia che tracci la linea del destino sulla tua mano affinché s’intrecci per sempre con quella del tuo dono nuziale.” Non disse nemmeno il nome della figlia trattandola come mera merce di scambio fino alla fine. Astaroth non se lo fece ripetere due volte allungando il braccio e senza staccare gli occhi dalla sua mano guardò la lama di Eva squarciarglielo profondamente e versare un liquido nero e ribollente dentro la seconda coppa d’argento. Esattamente come per la prima, la donna la prese in mano sollevandola però davanti agli occhi della ragazza scrutandola nelle pupille con lo sguardo di chi sta per trionfare, “E tu sei disposta a seguire la via dell’eterna unione bevendo questo sangue?”, senza rispondere, Lilith prese il calice in silenzio annuendo inespressiva. Eva si leccò le labbra lasciandosi sfuggire l’ennesima risata di vittoria. La sua cassa toracica muovendosi a scatti fece traballare la grossa croce al suo collo attirando l’attenzione della sposa. Le sembrò di vivere quel momento a rallentatore. Eva che rideva di gusto, la croce a un palmo dal suo naso e il sangue di Astaroth che ribolliva tra le sue mani. Abbassando lo sguardo notò che da quelle bolle putrescenti usciva del vapore nauseabondo e l’argento della coppa si stava progressivamente intaccando. Se avesse bevuto quel liquido sarebbe stata corrotta per sempre. Le parole di Lamia echeggiarono nella sua testa come se le stesse sentendo di nuovo per la prima volta. Che schifo, di sicuro è corrosivo… spalancò impercettibilmente le palpebre con il bordo del calice sempre più vicino alla bocca. Eva continuava a ridere e ora Astaroth con lei. La croce traballava, il sangue ribolliva, le risate divennero un eco soffocante. “Che sta facendo!?” sibilò Lamia accorgendosi che la sorella era in procinto di bere il sangue di quella bestia, “Che stai facendo, pizzetto!?” cambiò soggetto fulminando il demone che non sembrava affatto turbato, “Mephisto, devi fermarla non stare lì impalato! Non avevi un piano!?” ringhiò un po’ più forte ma lui la zittì con un gesto elegante posandosi un dito sulla bocca. Lamia digrignando i denti si sentì impazzire e Yukio se ne accorse all’istante perdendosi in un ping pong di occhiate prima a lei, poi al preside e infine a Lilith, e anche gli altri ragazzi finirono per fare lo stesso fiutando discordie e panico. “Lilith… NO!” serrò le fauci Amaimon sibilando e Mephisto lo trattenne per un polso senza scomporsi. “Allora vuoi tu dunque unirti ad Astaroth Re del marciume?” Eva smise di ridere ponendo la fatidica domanda. La ragazza era immobile con il calice tra le mani e i bordo sempre più vicino alla bocca. Astaroth la fissava col fiato sospeso aspettando soltanto che prendesse un sorso. Ma Lilith abbandonando la sua inespressività sogghignò guardando la madre in faccia senza più alcun timore. “No.” Disse e lasciandolo aleggiare in aria, con un gesto deciso strattonò il calice addosso a Eva schizzando tutto il sangue putrido in faccia alla sua carnefice. Come dentro una moviola vede l’espressione della madre mutare corrotta da puro terrore e prima che potesse opporsi presa com’era in contro piede, la cascata corrosiva la investì in pieno volto facendola urlare di dolore in modo assolutamente terrificante. Lesta, mentre la donna si piegava all’indietro con mezzo volto sciolto come cera al sole, ancor prima che persino Astaroth potesse realizzare l’accaduto, allungò l’altro braccio strappandole la croce dal collo mollando la coppa al suolo lasciandola rotolare lontana come l’altra. Si voltò in una nuvola di pizzi e riccioli e sotto gli sguardi increduli degli ospiti, scattò in avanti a tutta velocità brandendo il suo cuore di demone trionfante. I suoi occhi incrociarono quelli di Mephisto per un istante scambiandosi una scintilla di pura euforia. Lamia spalancò la bocca mollando il mazzo di fiori sorridendo a trentadue denti incredula da quella mossa. Scacco matto. Baltazar, il gigantesco serpente della Regina, ruggì disperato da dietro gli spalti strisciando dalla sua padrona come una furia ma Takara evocando un gigantesco modellino sagomato ad aeroplano lo rincorse trafiggendo il suo corpo sinuoso col suo muso aguzzo appendendolo al muro. La coda della bestia agitandosi violenta in un ringhio di dolore, fece tremare il pavimento facendo piombare nel caos primordiale le platee. Il marionettista senza indugio spalancò poi le porte lasciando che il marasma di demoni fuori controllo scampasse allo scontro liberando il campo. Eva nel frattempo era caduta all’indietro, in preda agli spasmi per il dolore atroce per quella colata di acido e Astaroth ruggendo con lei aveva già richiamato la sua impurità per inseguire il frutto proibito in fuga. “Oh sì!” Amaimon rise sguaiatamente con lo sguardo da folle battendo le mani e buttando un’occhiata ad Iblis gli fece un cenno rapido saltando sulla ringhiera di legno mentre scoppiava il putiferio generale. “Ora sì che ci si diverte!” sogghignò accucciandosi prendendo possesso delle piante dell’Eden scatenando un nuovo terremoto. Lilith nel trambusto aveva quasi raggiunto il fondo della sala sfrecciando di fronte ai suoi compagni di classe spaesati e sotto shock generale quando all’improvviso la potente scossa le fece perdere l’equilibrio. In quell’istante, dei tentacoli d’impurità evocati da Astaroth con un colpo che frantumò il terreno, vennero scagliati contro di lei a tutta velocità approfittando del momento. “Rin, tocca a te!” strillò rapido Yukio prendendo in mano la sua pistola cominciando a sparare i primi colpi contro il marciume incombente, il fratello annuì prontamente ma non fece in tempo a sguainare la Katana che uno stridio provenne dall’alto anticipando l’ingresso di un grosso uccello di fuoco che fece irruzione nella chiesa piombando dall’alto del buco sul soffitto. Come una furia superò l’impurità polverizzandola e sbalzando via Lilith se la caricò in groppa volando come un razzo contro la vetrata sopra l’ingresso sfondandola brutalmente. “Cazzo, sì!” esultò Lamia sempre più euforica e lanciò un’occhiata ad un Iblis soddisfatto ma in ritirata dietro ai suoi servitori e alla folla di ospiti confusi e disorientati. Aveva adempiuto al suo compito come pattuito ed era libero di andare. Quella era una delle sue bestie, per essere più precisi la leggendaria Fenice. Col suo fuoco puro aveva fatto da scudo a Lilith che con la croce in pugno aveva abbandonato per sempre quel salone caotico librandosi nel cielo di Assiah libera come il vento. Il velo sbatacchiandole in faccia per la velocità la obbligò a voltarsi all’indietro verso la chiesa ma non vide altro che la vetrata sfondata e puro caos. “Dannazione!” ululò Eva aggrappandosi all’altare alzandosi riuscendo ad aprire un solo occhio respirando affannosamente. Davanti a lei vide i suoi piani andare ufficialmente in fumo. Rin aveva sguainato la sua spada liberando le fiamme blu contro Astaroth mentre Ryuji e Koneko recitavano formule per proteggere i compagni. Izumo con le sue volpi li proteggeva e Shiemi si stava occupando di raccogliere quante più erbe mediche possibili contro l’impurità. Amaimon si era nel frattempo ripreso ciò che era di sua proprietà strappando quel pezzo di Eden alla ladra e ora le piante obbedivano solo e soltanto a lui, vittorioso in cima a uno degli spalti più alti con un ghigno beffardo stampato in faccia. Aveva invaso le gradinate con grosse radici creando un labirinto contro l’impurità sempre più confinata. Lamia la guardava in fondo al tappeto ridendo a braccia conserte facendosi beffe di lei da lontano mentre non si staccava dal fianco di Yukio intento a sparare proiettili purificanti ai baccelli infetti che stavano invadendo il corridoio. La donna infine abbassò il capo coprendo le spalle al suo compagno divertendosi a spaccare qualche testa di zombie. Il resto dei demoni aveva battuto la ritirata evitando qualsiasi scontro e solo gli affiliati del marciume stavano resistendo per difendere il loro Re, sull’orlo del crollo. “No!” gridò Eva allungando una mano verso il suo alleato sopraffatto da un branco di esorcisti, “Eva, Eva, Eva… Hai davvero un aspetto orribile…” Mephisto le comparve davanti al naso impettito e con le braccia incrociate dietro la schiena, la canzonò con una prepotente faccia da schiaffi. Era tranquillo e spavaldo nonostante alle sue spalle stesse avvenendo il finimondo. “Samael… Tu… Dovevo immaginarlo che tramassi qualcosa…” tossì ringhiando di rabbia la succube.  Aveva perso la sensibilità a metà del suo viso perfetto, ora orribilmente deturpato in tutto il lato che aveva bagnato il sangue di Astaroth compresa parte della clavicola e della spalla. “Il mio… IL MIO VISO! LA MIA BELLEZZA!” gridò di terrore vedendosi riflessa per un istante nei suoi occhi furbetti, “Che cosa mi ha fatto quell’ingrata!? Me la pagherà, me la PAGHERETE TUTTI QUANTI!” tuonò cercando di alzarsi in piedi per raccogliere un briciolo di dignità e forze facendo per stringere la croce con cui minacciava Lilith trovando però solo il vuoto. “Cosa!?” abbassò lo sguardo sentendosi mancare, “NO!” spalancò la bocca tremando, “Ve… Ve ne pentirete… Raderò al suolo la tua Accademia.” digrignò i denti fulminando Mephisto scoprendo i canini, indietreggiando impotente, “Io non credo…” il demone scavalcando l’altare la spinse sempre di più all’angolo avvicinandosi pericolosamente a lei, “Tu prova anche soltanto a fare vedere il tuo brutto muso alle porte del mio territorio e ti sguinzaglio contro lui.” Accennò per nulla intimorito a Rin alle sue spalle che colpendo Astaroth con una fiammata blu lo neutralizzò rispendendolo da dove era venuto con tutta la sua impurità. “Satan Bomb!” gridò il ragazzo euforico controllando l’incendio esplosivo con incredibile sangue freddo. Amaimon scansò appena in tempo il colpo evitando che intaccasse il suo giardino e Yukio si precipitò dal resto degli studenti finendo gli ultimi ghoul con rapidi colpi di pistola. “Fine dei giochi.” Svuotò il caricatore col fiatone. Eva sgranò gli occhi ammutolendo e sfiorandosi la metà di viso massacrata trattenne un grido di disperazione ingoiando l’affronto. Poi inaspettatamente guardando il soffitto scoppiò a ridere sguaiatamente, “Quelle… Sono forse le fiamme di Satana?” stuzzicò Mephisto altezzosa nonostante il suo aspetto orrendo, “Che strano non averlo visto oggi al matrimonio… Credo che non gli farebbe piacere sapere che i suoi figli hanno organizzato tutto senza di lui…” “Non ci provare.” Gli occhi del demone fiammeggiarono facendola ammutolire e cogliendo di nuovo uno sprazzo di fiamme blue di Rin la donna rise di nuovo come un pazza. “Non finisce qui. Avrete lo stesso la mia vendetta.” Sibilò e lanciando un’occhiata al suo Baltazar appeso al muro gli si avvicinò sciogliendosi in fumo nero. Tramutando anch’esso in una nuvola s’infilò nelle fessure del pavimento portandoselo via sparendo dalla sua vista ma l’eco della sua risata aleggiò perpetuo tra quelle quattro mura. “Grande Rin!” Shima corse a battergli il cinque col fiatone. Avevano incredibilmente avuto la meglio e gli studenti avevano finalmente riacquisito l’umore per sorridere. “Non ci credo… Siamo stati incredibili…” disse stupefatto Koneko prendendosi anche lui il suo cinque alzato. “Ottimo lavoro, a tutti quanti!” Yukio si fece avanti rimettendo la pistola nel fodero asciugandosi il sudore dalla fronte. Takara in dispare fissava il gruppo come una sentinella richiamando i suoi pupazzi a raccolta. Erano rimasti solo loro, Amaimon e l’Eden ed era tornata la pace. Il demone batteva le mani piacevolmente divertito pavoneggiandosi col suo nuovo acquisto. Mentre invece Mephisto era rimasto a fissare il punto in cui Eva era scomparsa con un’espressione indecifrabile. Non sarebbe finita lì e lui lo sapeva. Voltandosi a guardare i suoi studenti però notò con piacere che ogni cosa era andata come previsto. Un passo alla volta. Approfittando della loro distrazione in quel momento di contentezza, schioccò le dita sparendo nel nulla. Non restava che andare a recuperare Lilith per festeggiare.
   
 
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