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Autore: martinablu    28/03/2017    2 recensioni
"A cosa sei disposto a rinunciare Spock di Vulcano per riavere il tuo T’hy’la?" fu la domanda.
"A tutto" fu la risposta.
Genere: Angst | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: James T. Kirk, Spock | Coppie: Kirk/Spock
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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 Capitolo 5

“Spock… signor Spock può sentirmi?”
La voce femminile raggiunse il vulcaniano nel profondo della sua mente e lo indusse a risvegliarsi da quello che sembrava un sonno profondo.
Ma Spock era consapevole che non stava dormendo, né meditando.
Il rumore ritmico, fastidioso, in sottofondo ed il letto scomodo sotto di lui gli suggerivano che era in infermeria.
Con fatica aprì gli occhi e si trovò davanti il bel viso di Christine Chapel.
“Bene,  è bello vederla sveglio. Il dottor McCoy iniziava a preoccuparsi. Lo chiamo subito” fece la giovane infermiera, mentre si allontanava.
Spock si mise  con fatica a sedere.
Ancora confuso, si chiese se quello che ricordava dell’incontro con Q fosse stato solo un sogno.
 
“Finalmente! Iniziavo a preoccuparmi”
McCoy entrò nell’infermeria impugnando il suo tricorder.
La voce del medico, con il solito accento del sud, non lasciava trasparire alcun astio o rancore.
No, se McCoy e si mostrava amichevole con lui, con ogni probabilità Q non era stato un sogno.
“Come si sente?” chiese il medico avvicinandosi.
“Sono funzionale” rispose Spock, cercando di capire cosa stava davvero succedendo.
“Sì… il tricorder non mostra nulla di anormale. Ci ha spaventato però: l’abbiamo trovata svenuto nella sua cabina. M’Benga ritiene che anche i vulcaniani hanno i loro limiti, e lo stress…”
“Dov’è J… il capitano?” chiese di istinto Spock.
“E’ sceso su Letos per la firma del trattato… era anche lui preoccupato, ma l’ho rassicurato…” rispose McCoy con aria leggermente perplessa.
“Su Letos?? Deve risalire subito  a bordo, è in pericolo…” Spock quasi urlò, cercando di scendere dal bioletto.
“Calma Spock. Cosa le prende? Jim è sul pianeta con Sulu, Chekov ed una squadra di sicurezza. Cosa vuole che gli succeda? Deve solo firmare il trattato…”
“Deve risalire a bordo. Anzi è meglio che scenda io!” Spock cercò di spostare McCoy e uscire dall’infermeria.
“Ok, ora mi sta davvero spaventando. Cerchi di calmarsi Spock, questi scoppi di emotività non sono da lei. Ricorda se ha battuto la testa, cadendo?” fece McCy sbarrandogli il passo
“Dottore le ordino di spostarsi e lasciarmi passare. Io devo raggiungere il capitano sul pianeta”
“Calmo Spock, lei non può andare da nessuna parte nelle condizioni in cui è. Possiamo chiamare Jim, se la cosa la tranquillizza…”
McCoy cercava di calmare il vulcaniano senza risultato.
 
“Spock, che succede?”
Spock rimase come intontito alla vista del giovane biondo che entrava in infermeria.
“Jim…” bisbigliò senza fiato.
 
“Sta dando i numeri, Jim. Credo che M’Benga  abbia sottovalutato la cosa. Dovevi vederlo prima, blaterava sul fatto che eri in pericolo e lui doveva scendere sul pianeta per salvarti. E ora… ti sta fissando in modo francamente inquietante”
Jim e McCoy parlavano sottovoce nell’ufficio del medico, ma l’orecchio sensibilissimo di Spock era in grado di sentire comunque tutto.
Il vulcaniano si sentiva contemporaneamente felice ed assolutamente disperato.
Jim, il suo amato, il suo tutto, era vivo e stava bene.
Stava parlando con McCoy, gesticolando come faceva sempre, gli occhi azzurri che ogni tanto lo fissavano preoccupati, ma senza l’amore che ormai Spock era abituato a vedervi.
Jim era vivo, stava bene, non era stato violentato, né quindi aveva mai contratto l’infezione letale.
Era il solito Jim, ma anche un estraneo per Spock.
Non lo sentiva nella sua mente, non poteva più percepirne le sensazioni, non era più il suo T’hy’la.
E Spock si sentì morire dentro al pensiero, mentre comunque non riusciva a staccare gli occhi dalla persona che sino ad un mese prima era stata tutto il suo mondo.
 
“Sei sicuro che non ha battuto la testa? Forse dovremmo metterci in contatto con un guaritore vulcaniano” bisbigliò il capitano, mentre ancora una volta guardava verso Spock, seduto rigido sul bioletto.
“Il tricorder non mostra nulla di anormale, prova a parlare con lui” concluse il medico.
“Signor Spock, ci ha fatto prendere uno spavento. Come si sente?” chiese Jim avvicinandosi con il suo solito sorriso abbagliante.
“Signor Spock” ora Jim lo chiamava così anche se erano fuori servizio, non ashayam o semplicemente Spock, e neppure  con uno dei  tanti nomiglioli stupidi che usava quando facevano l’amore.
Il vulcaniano sentì una fitta forte al fianco, come se il cuore gli volesse uscire dal corpo.
Era tutto vero, tutto come aveva detto Q.
Jim, il suo T’hy’la,  in questo  universo era un estraneo.
“Sono funzionale.. capitano” si costrinse a rispondere,  restando immobile anche se tutto il suo corpo, ogni cellula  di esso non desiderava altro che toccarlo, stringerlo, baciarlo sino a togliergli il fiato.
“Bones dice che era un po’ agitato prima. Ma come vede, sto bene. La firma del trattato è avvenuta senza intoppi e ci accingiamo a lasciare l’orbita di Letos” lo informò il giovane biondo, guardandolo con simpatia, ma senza amore.
“Mi scuso per il mio sfogo emotivo. Non si ripeterà più”
Spock si forzò a rispondere nel modo più atono possibile.
Q lo aveva avvertito. Non poteva far trasparire nulla e mai e poi mai avrebbe di nuovo messo in pericolo la vita del suo amore.
“Certo, signor Spock. Ha solo bisogno di riposo. Ma se avesse bisogno di contattare qualcuno, magari su Vulcano, possiamo essere lì in meno di due giorni” fece Jim guardandolo fisso.
“Non ce ne sarà bisogno, grazie per l’offerta” disse a sua volta Spock, desiderando in quel momento essere morto per davvero.
Tutta la sua vita così, con Jim vicino e comunque irraggiungibile. Una tortura senza fine, non si era reso ben conto di questo quando aveva accettato l’offerta di Q.
“Molto bene signor Spock. Il dottor McCoy vuole trattenerla per la notte in infermeria, ma penso che la prossima visita l’aiuterà a passare il tempo. E’ fuori servizio, sino a che McCoy non  dà il benestare”
Jim sorrise, bello come il sole, mentre usciva.
Poco dopo le porte si riaprirono per lasciare entrare Uhura.
“Spock… amore, come ti senti?” fece la donna avvicinandosi e cercando di abbracciarlo.
 
Q non lo aveva avvisato di questa circostanza.
Dunque in quest’universo lui aveva ancora un legame affettivo con la bella bantu.
Lei, con evidenza, in quest’universo non  aveva percepito l’amore che Spock provava per Jim e non l’aveva definitivamente lasciato, poco dopo che la nuova Enterprise aveva lasciato Yorktown, incoraggiandolo a rivelare i sui sentimenti.
Spock non potè fare a meno di ritrarsi leggermente al tocco della donna.
“Ashayam, qualcosa non va?” chiese la donna, leggermente sconcertata.
ashayam
Nessuno aveva il diritto di chiamarlo così, tranne Jim.
Ma in quest’universo Jim non lo amava, non lo aveva mai amato.
E Spock era costretto a fingere che tutto andasse bene, se non voleva di nuovo uccidere il suo unico amore.
Anche se si sentiva morire dentro.
“No, va tutto bene” rispose, lasciando che Uhura gli prendesse le dita in un bacio vulcaniano.
La cosa rassicurò Uhura, che si sciolse in un bel sorriso.
“Che ne dici se resto un po’ qui con te? Ho portato questo libro di antiche poesie andoriane, se vuoi te le leggo e poi potremo cenare”
“Certo” sussurrò senza forze.
E mentre Uhura leggeva i  primi versi che parlavano di un amore perduto, a Spock  non restò altro che ricordare i momenti felici con Jim, sapendo che non sarebbero tornati mai più.

Recensioni please....  ;)
Kiss

Martina
   
 
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