Fanfic su attori > Chris Evans
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Autore: Candy11    29/03/2017    0 recensioni
Febbraio 1988, nasce Martin Arnaud.
Ho deciso di inserire la storia di questa ragazza, che, in un universo diverso dal nostro, è qualcuno. Qualcuno che tutti conoscono e amano. Martin è una ragazza arrivata dal basso e diventata una persona realizzata, che è riuscita ad inseguire e raggiungere il suo sogno: diventare attrice.
Durante la narrazione presenterò Martin a 360°, una personalità amabile e in continuo mutamento. I suoi amori, le sue passioni, le sue fatiche, i suoi momenti di difficoltà.
Nella storia sono presenti vari cross-over e personaggi quali Chris Evans, James Franco, Wes Anderson, Ryan Reynolds, Blake Lively ...
E' solo la storia di una ragazza, ma forse vale la pena leggerla.
*** vorrei precisare che il contesto è quello di un "universo parallelo" in cui la nostra Martin esiste e col tempo diventerà una stella del cinema... Le situazioni che la circondando, le date etc. sono il più possibile attinenti a quelle reali 🙂 ***
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Cross-over | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Triangolo
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CAPITOLO 28 – IL BACIO
 

 
Continuavo a guardare i biglietti quando notai lo sguardo di Chris. Si posava su di me e non mi lasciava un istante. Alzai, così, gli occhi. Lui non smise di guardarmi.
Io arrossi e sorrisi, “che c’è?”, domandai imbarazzata.
Lui si avvicinò a me. Non disse nulla, assolutamente nulla. Mi prese il viso fra le mani e lo avvicinò al suo. Sentii il suo respiro caldo sulle mie labbra, le sue mani forti e decise mi accarezzarono le guance, poi… mi baciò.
Non riuscii a capire nulla. Era tutto surreale e confuso. Persi la cognizione del tempo e dello spazio. Quello che provavo in quel momento era indescrivibile, nulla a che vedere con tutte le altre sensazioni passate.
Smise di baciarmi e si allontanò, con lo sguardo un po’ preoccupato e intimorito.
Io lo guardai, sorpresa e di stucco.
“Scusami… non riuscivo più a trattenermi” disse abbassando lo sguardo.
Io risi, “se non l’avessi fatto tu… l’avrei fatto io, prima o poi…” dissi imbarazzata.
Lui mi guardò sorpreso. Che non si aspettasse che io provassi qualcosa per lui? Ero stata così brava a nasconderglielo?
“davvero?” domandò.
“davvero…” ammisi.
“E’ solo che, ora mi sembra così sbagliato”, disse.
A quelle parole, mi sembrò che una voragine si fosse aperta sotto i miei piedi e che stessi iniziando a precipitare.
“Sbagliato? Perché?” chiesi.
“E’ stato affrettato, impulsivo e stupido… non voglio rovinare il rapporto che si è instaurato fra noi. Non solamente perché in questo momento mi sento fragile” disse, “sono appena stato mollato, mio padre è andato in ospedale e mi sembra di dare sempre così tanto senza mai ricevere nulla…”
Io non capii. Che intendeva? Iniziai a temere che quel bacio per lui non significasse nulla e che stesse semplicemente facendo ciò che io avevo fatto fino ad allora: usare qualcuno per dimenticare qualcun altro. Forse era solo affranto e cercava conforto. Non mi voleva davvero.
Io annuii, indietreggiando. “Sì, certo… hai ragione” dissi distrutta.
“Sicura?” chiese avvicinandosi.
Io continuai ad allontanarmi e gli voltai le spalle. “Sicurissima” dissi andando alla cassa.
Chris tirò su la spesa e mi seguii. Rimanemmo in silenzio in fila così come durante il viaggio di ritorno a casa, finché non accostammo.
“Martin, parlami”, disse Chris girandosi a guardarmi.
Io non ricambiai lo sguardo e continuai a fissare il vuoto davanti a me.
“Cosa vuoi sentirmi dire?” chiesi.
“Qualsiasi cosa…” rispose abbattuto.
“Torno a Los Angeles”, dissi aprendo la portiera e uscendo.
Chris scese di fretta dall’auto “Cosa!? Andiamo possiamo almeno par…” non ebbe tempo di finire la frase che bussai e sua madre mi aprì. Io le sorrisi e salutandola entrai per andare a prendere la valigia.
Non mi tolsi neanche la giacca, la valigia era ancora chiusa quindi non dovetti sistemare nulla. La presi e me ne andai.
“Cara ma come mai vai via così di fretta?” mi chiese Lisa dispiaciuta.
“C’è stato un imprevisto a Los Angeles e devo assolutamente tornare… mi dispiace molto!” dissi mentendo e cercando di andarmene il più velocemente possibile. Chris nel frattempo era rientrato con la spesa e mi guardava. Io non riuscii a guardarlo in faccia e uscii di casa senza salutarlo.
Sua madre probabilmente aveva intuito qualcosa.
Chris uscì. “Posso almeno accompagnarti all’aeroporto?” disse.
Io lo ignorai e continuai a camminare. Non me ne fregava nulla. Non volevo sentirlo, ne’ vederlo.
 
Camminando, cominciai a pensare a quanto fossi stata stupida e a quanto il karma piacesse divertisti. Dopotutto, me lo meritavo. Non avevo la certezza che Chris si stesse comportando come avevo fatto io, ma era ciò che aveva lasciato intendere e a me come messaggio bastava eccome. Cominciai a guardare su internet un biglietto di ritorno per LA e poi scrissi a Blake, aggiornandola sull’accaduto. A Londra dovevano essere circa le cinque del mattino, non mi aspettavo una risposta.
Era andata così, io ci avevo provato e avevo perso. Dovevo solo rialzarmi, una volta per tutte.
 
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Prima di partire chiamai James e gli chiesi si poteva venire a prendermi all’aeroporto.
Quello fu il viaggio più triste che io avessi mai fatto. Passai ore a fissare fuori dal finestrino a pensare a tutto e a niente. Quando atterrai a LA, mi sembrò di respirare allo stesso tempo aria nuova ma abusata. La sensazione era totalmente diversa dalla prima volta che scesi dall’aereo a 17 anni. Questa volta ero matura e priva di aspettative. Pensavo solo che una volta a casa avrei dovuto chiamare l’agente e iniziare a darmi da fare per la mia carriera, seriamente.
 

 
Bambi!”, sentii la voce del mio dolce James provenire dalla folla di gente che entrava in aeroporto.
“James!” esclamai andandolo ad abbracciare.
“Come andiamo? Perché sei già tornata?” chiese preoccupato.
“Ero a Londra e dopo essermi fatta Tom Hiddleston mi ha chiamato Chris dicendo che suo padre è stato male e, come un’idiota, ho pensato che sarebbe stato bello se fossi andata a porgergli il mio supporto morale… così sono partita per il Massachusetts e da brava amica sono stata vicino a Chris. Ma è sorto un problema quando mi ha baciata”, raccontai.
“C…cosa? Aspetta, tra il fatto che ti sei fatta uno a caso e che il tuo cosiddetto migliore amico ti abbia baciato mi lasci perplesso Bambi, e anche geloso!” disse scherzando.
“Sono confusa e perplessa quanto te… il fatto è che, devo ammetterlo, credo di essere piuttosto presa da Chris ed evidentemente non solo per amicizia… il problema è che Chris mi ha baciata probabilmente solo perché è appena stato mollato e si sentiva giù… un po’ la stronzata che ho fatto io con Ryan… e con Tom, credo…”, dissi mentre lasciavo che James mi aiutasse con le valigie e iniziavamo a dirigerci verso la sua auto.
“Che merda… facevi meglio a rimanere con me” disse accendendosi una sigaretta mentre camminavamo.
“A volte lo penso” dissi.
Lui mi guardò e dopo qualche istante scoppiammo a ridere.
“Okay, okay… non dureremmo” dissi continuando a ridere.
“Devi lasciar perdere questi drammi del cazzo” disse tornando serio, “sprechi tempo, energie e soprattutto perdi di vista il punto della situazione”
“E sarebbe?”
“La tua felicità”, era così intelligente, quel ragazzo mi sorprendeva per la sua bipolarità, sapeva essere il cazzone più stupido del mondo e la persona più sensibile allo stesso tempo.
“La fai facile”
“Lo è più di quanto tu non pensi, Martin. Smettila di cercare di essere amata, non ha senso… datti da fare per riuscire ad amare te stessa, che è meglio… si vede che hai smesso di nuovo di mangiare” indicò la mia maglia larga, “non cadere di nuovo in quella voragine”.
Io annuii, “hai ragione…”
Salimmo in auto.
“Ho deciso di chiamare quell’agente… mi darò da fare, promesso” dissi a James una volta partiti.
“Brava”, rispose, “e riprendi a mangiare come si deve” mi disse scocciato.
Io risi “lo farò, papà James”
Lui mi lanciò uno sguardo malizioso “daddy James?” rise, “quando stavamo insieme non mi ci volevi chiamare così, birichina”
Scoppiai a ridere “ma piantala, pensi sempre male!”
“E’ divertente… alle volte…” mi sorrise, “adesso, ti lascio a casa?” mi domandò.
“Sì grazie, le altre sono ancora a Londra, quindi non devo andare da nessun’altra parte…”
“Agli ordini signorina”
Continuammo il nostro piccolo viaggetto in auto e una volta arrivati a casa mia lo ringraziai per il passaggio e lo salutai.
Entrai in casa, casa dolce casa, pensai. Fino a che non vi entrai, non avevo ancora capito quanto mi mancasse. Lanciai la valigia in camera e corsi in bagno a fare una lunga doccia. Volevo lavare via non solo lo sporco, ma anche i pensieri.
Dopo la doccia chiamai la mia nuova agente. Mi aveva già trovato qualche provino e si era resa disponibile e mostrata capace e affidabile. Questa storia dell’agente comincia a piacermi, pensai.
Mi feci un tè, pensando di voler cenare solo con quello. Poi però pensai a James e se lo aveva notato lui che cominciavo ad avere un aspetto un po’ malsano, era abbastanza evidente. Così optai per una cena più consistente. Il frigo era piuttosto vuoto e dovetti ordinare una pizza.
Mi piazzai davanti al televisore e mi guardai un film.
Cominciamo a far girare le cose per il verso giusto, pensai, fino a che non mi addormentai, non facendo caso al film. 
   
 
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