I Will Always Find You
9. Dice il
saggio: se il tuo nemico sta andando a fuoco e tu hai dell’acqua, bevila.
Rimango allibita,
mentre Kyosuke atterra davanti a noi con un sorrisino irritante sul viso.
Ma pensa te sto infame!
-Salve, gente!
Ehi, vi trovo bene!- esclama, guardandoci uno a uno
con evidente soddisfazione.
-Hai addirittura
la faccia tosta di venire qui, razza di idiota?-
esclama Inucchan, mettendosi in posizione da
combattimento. Io affianco mio fratello.
-Ayame cara, è un
piacere vederti.-
-Il piacere è
tutto tuo.- esclamo, nervosa.
-No, credimi.- mi risponde lui, iniziando a giocherellare con un
ciondolo che, me ne rendo conto immediatamente, è proprio quello che contiene i
poteri demoniaci di Sesshomaru. -Sono qui per proporti un accordo.-
-Non ci importa
dei tuoi accordi!- esclama mio fratello, con un
ringhio.
-Aspetta, lascialo
parlare.- sussurro io, incantata dal ciondolo, mentre
penso ad un modo per sottrarglielo.
Kyosuke ride.
-Vedo che sei diventata più ragionevole.- la tua ragionevolezza te la infilo nel… -Dunque,
questo è l’accordo: io vi cedo il ciondolo e in cambio tu vieni con me.-
Mi trattengo dallo
scoppiare a ridere. Questo lupastro, evidentemente, ha bisogno di uno psicologo, uno
psicoterapeuta, uno psichiatra e molte altre professioni che iniziano per “psico”.
Assottiglio gli
occhi e lo studio per qualche secondo, avvicinandomi. Forse, se riuscissi a
farlo venire più vicino, riuscirei a strappargli il ciondolo dalle mani.
-Vieni a prendermi.- gli sussurro maliziosa, avvicinandomi di più a
lui. Sento i commenti sorpresi dei miei compagni, ma non ci faccio caso: mi
faccio già abbastanza schifo da sola.
Kyosuke ghigna,
come uno che sa di avere la vittoria in pugno, e si nasconde il ciondolo in una
tasca, dove non posso prenderlo in nessun modo, poi si avvicina a me finché non
siamo ad un palmo di distanza. Sto per
vomitare.
-Verrai con me, dunque?- mi sussurra, guardandomi fisso negli occhi.
-Prima devo dirti
una cosa.- gli dico io di rimando, avvicinandomi
ancora di più. -Fottiti!- sussurro, prima di
afferrarlo saldamente per le spalle e dagli una ginocchiata lì dove non batte
il sole.
-Ggggggesùùùù, è da una vita
che avevo voglia di farlo!- esulto, guardando il lupastro
accasciarsi su sé stesso e gemere dolorante.
-Ayame!- esclama mio fratello, con il riso sulle labbra. -Sei
tremenda!-
Gli sorrido
soddisfatta, e sento Kacchan scoppiare a ridere senza ritegno, mentre Sango ridacchia tenendosi una mano davanti alla bocca.
-Dubito che potrà
più avere figli.- dice Kagome, rivolgendosi ad un Inuyasha scioccato, con gli occhi spalancati e una vaga
espressione di compassione nel viso.
-Me… la pagherai!- esclama Kyosuke, ancora piegato in due dal dolore,
prima di scappare via con la coda tra le gambe. Beh, solo quella gli rimane tra le gambe, ormai.
Sorrido: per lo
meno una piccola soddisfazione me la sono presa.
Guardiamo Kyosuke
andarsene, seguito da un oceano di minacce. E sono quasi convinta che la sua
voce sia più acuta del solito.
Tre quarti d’ora
dopo, i miei compagni di viaggio stanno ancora commentando il mio calcio sui…
…
MA DICIAMOLO! DICIAMOLO!
QUANDO CI VUOLE, CI VUOLE! Il mio calcio
sui coglioni! Eeeeeeh là!
-Wow, sorellina,
se l’allenamento con Sesshomaru da questi effetti… ricordami di non farti più arrabbiare!- mi dice Inucchan, in
uno stranissimo slancio di affetto fraterno.
Sto per ribattere
che non gli avrei mai fatto quello:
sono convinta che Kagome ci tenga ad avere figli, e io non posso negare una
cosa del genere alla mia migliore amica, ma il cellulare di Inucchan
squilla.
-Ehilà papà!- esclama lui, con entusiasmo.
-A cosa devo tutta
questa felicità?- domanda mio padre dall’altro capo
del telefono, facendomi ridacchiare.
-Ayame ha castrato
Kyosuke!-
Mio padre rimane
zitto qualche secondo all’altro capo del telefono. -Beh, non posso dire che mi
dispiaccia. E brava figliola!- dice, mentre Inucchan scoppia a ridere senza ritegno.
-Beh, non
lodiamola troppo adesso, altrimenti poi si monta la testa!-
Io faccio la
linguaccia a mio fratello e sento nostro padre ridere. Quanto mi mancano, lui e
la mamma.
-A proposito, Inuyasha.-
riprende papà, abbassando la voce ad un sussurro. -Come procede la ricerca?-
-Beh… sappiamo che
ce l’ha Kyosuke. Ma per ora… non bene.- sussurra di
rimando Inucchan, forse per non far sentire quella
parte di conversazione a Maru: si deve sentire un
peso così vulnerabile, povero il mio amore.
-D’accordo. Siate prudenti.- dice nostro padre, prima di sentire un rumore non
ben identificato.
-Cos… Izayoi!-
esclama papà, anche se capisco chiaramente che il cellulare non è più nelle sue
mani.
-Ragazziiiiii.-
si sente dall’altra parte dell’apparecchio. -Come stateee?-
-Bene, mamma, grazie.- dice Inucchan,
trattenendosi dallo scoppiare a ridere.
-Ooh, caro! Sei certoo? Hai una
voce così fiacca!-
-Izayoi.-
dice papà, allibito. -Stai tenendo il telefono al contrario.-
Scoppio a ridere
di cuore, sentendo la mamma borbottare qualcosa di indefinito, imbarazzata.
-Aya-chan?- mi chiama Rin, facendomi
distogliere l’attenzione da mio fratello. -Mi presteresti, per favore,
quell’oggetto carino con tutte le melodie?-
Sorrido,
intenerita, e le passo il mio IPod: di questo passo, temo che nel giro di tre
giorni sarà irrimediabilmente scarico.
Passo una mano tra
i capelli di Rin e non riesco a trattenere un
sospiro: sono molto preoccupata per Maru e non ho
idea di come aiutarlo. Parlare ormai sembra inutile, così come stargli vicino
fisicamente. Nulla sembra aiutarlo.
Occhei: acque calme e rilassate, cerchiamo di raggiungere uno stato mentale
decente, eh Ayame? Dopotutto, anche se siamo qui da esattamente sei ore e
mezzo, non vuol dire che tutta questa meditazione sia stata perfettamente
inutile, giusto?
-Non ti stai concentrando!- mi comunica Sesshomaru, con un
tono così scocciato che gli vorrei ricordare che non è lui quello seduto
immobile da quasi sette ore per il terzo giorno di fila. Per non parlare degli
allenamenti con Kagome il mattino: è quasi peggio di andare a scuola. La
ragazza si mette davanti a me e a Kacchan, con una freccia tenuta sulla spalla
a ‘mo di fucile e parla camminando avanti e indietro,
facendo l’inquietante imitazione di un Sergente Hertman
al femminile. La prima volta ero rabbrividita.
Al pomeriggio,
invece, mi toccano gli allenamenti con Sesshomaru. Tuttavia, al contrario di
come si potrebbe immaginare, non sono allenamenti veri e propri! No! Dopo la
prima volta che avevamo combattuto, eravamo passati alla meditazione! Lunghe,
infinite, noiosissime ore di meditazione che non hanno cavato un ragno dal
buco!
Liberatemi! Uccidetemi!
Come se non
bastasse, sento l’inquietante e opprimente presenza di Sesshomaru ogni secondo
e sono certa che lui passi le sue ore a fissarmi intensamente, altrimenti non
si spiegherebbe il fatto che capisca sempre quando non sono concentrata.
-Non ne posso più,
Sesshomaru.- dico, aprendo finalmente gli occhi. -Sono
sette ore che sono qui e non stiamo concludendo niente. Forse dobbiamo cambiare
approccio.- commento, fissandolo negli occhi ambra. Quasi avevo dimenticato che
cosa si provasse.
Sesshomaru alza un
sopracciglio. -Vuoi che ti alleni?- chiede retorico.
-Fai come dico io.-
-E sei sicuro che funzionerà?-
-Dipende da te.-
Rimaniamo qualche
altro secondo a fissarci.
Sono stanchissima,
ma devo tenere duro: devo aiutarlo in
tutti i modi possibili.
-D’accordo. Dammi
solo dieci minuti.- gli dico, alzandomi in piedi e
stiracchiandomi per bene. -Vado a prendere una bottiglia d’acqua e torno.-
Dopo qualche passo
mi rigiro verso di lui. -Attento, Tigre:- gli dico,
fintamente minacciosa. -ti tengo d’occhio!-
Vedo le labbra di
Sesshomaru piegarsi in un microscopico sorriso e mi avvio soddisfatta verso il
resto del gruppo, quando mi rendo conto che Jaken ha
seguito tutta la scena. Inarco un sopracciglio e lo supero, facendo finta di
niente.
-Cosa hai fatto,
ragazzina incapace? Cos’era quella cosa?- inizia a
urlare il nanetto, prendendo a corrermi dietro. Inutile dire che uno dei miei
passi sono tre dei suoi.
-Si chiama sorriso, Jaken,
non “quella cosa”.- sospiro io, mentre mi avvicino
alla mia borsa e ne tiro fuori una bottiglia d’acqua.
-Come è andato
l’allenamento, Ayame?- mi chiede Kagome, sorridendomi.
Io faccio
spallucce. -Non tanto bene. Anzi, diciamo pure malissimo. Ma adesso continuiamo.-
-Non sei stanca?-
-Chi? Io? Ma se
non so neanche cosa significhi stanchezza???- ahahahahahahahahah!!!
Kacchan alza un
sopracciglio. -Certo, mia cara. Lascia solo che ti dica una cosa.-
-Cosa?- domando io, bevendo l’ultimo goccio dell’acqua nella
bottiglietta. -Che i puffi non sono blu di natura, ma li hanno dipinti?-
Kacchan fa finta
di non avere sentito. -Che la negazione è il primo passo per l’autodistruzione.-
Io spalanco gli
occhi, continuando testardamente a ignorare i blablabla di Jaken:
sa essere così petulante quando ci si mette! -E questa l’hai appena letta su Orgoglio e Pregiudizio?-
-No. Dico solo che dovresti riposarti,
altrimenti potresti ammalarti!-
-Sei terribilmente
simile a mamma quando fai così, Kacchan. Grazie di preoccuparti, ma sono sufficientemente
grande da riuscire a regolarmi.- rispondo, leggermente
irritata, tornando da Sesshomaru.
Kagome non
capisce: sento il bisogno di fare di tutto per aiutare Maru.
Lei forse non se ne rende conto, ma io riesco a capire benissimo quanto soffra
per questa sensazione e ho terrore che faccia qualcosa di avventato: non credo
che accetterebbe di vivere il resto della sua vita da umano. E io non posso
perderlo.
Angolino dell’autrice: Salve. Sarò breve questa sera: come al
solito, spero che il capitolo vi piaccia e che abbia soddisfatto le vostre
aspettative.
Vi chiedo di
lasciare una recensione per sapere cosa ne pensate.
Un abbraccio e
grazie a tutti.
Sami