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Autore: Robin Stylinson    30/03/2017    1 recensioni
«Sei un'incendiaria, Allen. Ed io il tuo protettore.»
Il Demonium era segnato dalla "Diciannovesima" profezia. Tutto era nelle mie mani e avrei fatto il possibile per salvarmi da Enkeli ma soprattutto da Harry perché quando ti innamori di qualcosa di cui hai paura, capisci che niente e nessuno potrà salvarti all'infuori di te stessa.
Genere: Sentimentale, Suspence, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Harry Styles, Louis Tomlinson
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Era ora di cena e il profumo della pizza stava invadendo la casa. M’infilai un paio di converse alte bordeaux e iniziai ad avviarmi verso il piano inferiore. Stavo ancora ripensando a ciò che era accaduto, non capivo chi poteva spiarmi o fare una cosa del genere.
Stavo camminando lentamente per il soggiorno con la testa tra le nuvole quando sbattei contro qualcosa. O meglio, contro qualcuno.
«Oh mio Dio, scusa!» scossi la testa e mi stropicciai gli occhi «Non ti avevo visto, sono desolata.»
«Non ti preoccupare!» il ragazzo dai capelli color nocciola che tiravano sul biondiccio e dagli occhi azzurri come il mare mi sorrise. Aveva i denti bianchissimi. «Tu sei Allen.» mi fece l’occhiolino e mi porse la mano.
«Esatto, sono io. Non mi sono presentata nei migliori dei modi.» ricambiai il suo sorriso e gli strinsi la mano.
«Io sono Louis.»
«Mi sembra di averti già visto da qualche parte.» Dissi io strizzando gli occhi per cercare di capire e gli lasciai la mano dopo avergliela stretta in segno di saluto.
«No, ti sbagli.» rispose prontamente «Chiamami Louis, se vuoi.» era davvero un bel ragazzo.
Ci avviammo verso la cucina e intravidi Harry scendere le scale. Senza aprire bocca mi sedetti al tavolo quando Eileen mi porse un trancio di pizza margherita su un piatto dal color argento. Si sedettero anche gli altri. Con la coda dell’occhio potei notare che la mia migliore amica si mise accanto a me, sulla destra, mentre Louis sulla mia sinistra. Avevo lo sguardo posato sulla pizza. Non osavo nemmeno alzarlo.
Appena arrivò Harry, un dolce profumo invase la cucina. Era la stessa fragranza che avevo sentito dopo il fulmine. Alzai di colpo la testa puntando i miei occhi in quelli del ragazzo misterioso. Feci un gran respiro e quel profumo mi entrò nei polmoni come se fosse ossigeno. Sentivo come bruciare dentro. Era qualcosa di inspiegabile.
Trattenni il fiato per qualche secondo. Harry si fermò appena fu arrivato al tavolo e mi guardò con aria perplessa. Me lo ritrovai davanti. Anche lui era seduto a capotavola. Non distolsi lo sguardo nemmeno per un attimo.
«Hey» Eileen mi afferrò per un braccio «Tutto okay?»
Lasciai uscire l'aria dai miei polmoni e mi girai verso la mia migliore amica.
Dischiusi leggermente la bocca come per rispondere ma non uscì nulla, un'altra volta. Mi girai verso Louis e vidi che lanciò un'occhiataccia al suo amico.
Scossi la testa e la abbassai verso la pizza.
«Sto bene.» sbattei un paio di volte le palpebre prima di prendere in mano il trancio e dargli un morso.
Da quel momento non alzai più lo sguardo. Harry mi metteva a disagio. Quella fragranza persisteva nei miei polmoni e i suoi occhi verdi nella mia mente. Quel ragazzo aveva qualcosa che mi mandava in confusione.
Mi mandava fuori di testa.
«Allora Allen, non ci hai ancora detto nulla di te.» disse Louis sorridendo.
«È timida» disse Eileen ridendo.
«Dai parlaci di te. Cosa ti piace fare, hai animali domestici, è la prima volta che fai una vacanza così…? Non saprei cosa chiederti.» era come un interrogatorio ma la voce dell'amico di Harry mi infondeva tranquillità, stranamente. «Hai tatuaggi, piercing, sei etero, gay…? »
«Sì.» mi limitai a rispondere.
«Sì cosa?» lui sgranò gli occhi provocandomi una leggera risatina.
«Ho dei piercing.» scostai i capelli dall'orecchio sinistro. Avevo sei buchi tra cui tre normali, come quelli che si fanno le bambine innocenti, e altri tre che erano qualcosa di più serio, da ragazza cattiva. «Ce l'ho anche all'ombelico.»
«Posso vederlo?» a quella domanda la mia migliore amica ruotò gli occhi e si trattenne dall'insultarlo.
«No» risposi secca io. Non chiese più nulla e si limitò a finire il suo pasto. Tenni gli occhi fissi sulla cena, non guardai nessuno. Mi persi nei miei pensieri.
Ero sicura di averlo già visto. Louis aveva qualcosa di familiare.
Finii la pizza per ultima, facevo piccoli morsi.
«Usciamo? » Louis era già in piedi che cercava le chiavi della macchina. Osservai la scena senza dire nulla.
Harry appoggiò le braccia sul tavolo, chinò la testa un secondo per poi alzarla e dirigere il suo sguardo verso di me visibilmente imbarazzata.
«Potremmo fare un giro per il bosco, di notte è meraviglioso» obiettò lui. La sua voce si era fatta cupa. Cercavo in tutti i modi di evitarlo, di evitare il suo sguardo. 
«A quest'ora?» chiese la mia migliore amica. Erano circa le ventitré.
«Sì.» rispose seccamente il fratello. Io mi limitai ad annuire, ero curiosa di vedere quegli alberi, il retro della casa e quegli strani uccelli. Volevo capire che tipo di volatili fossero.
Volevo arrivare nel punto in cui il fulmine colpì l’albero.
«Andiamo.» mi spronò il ragazzo dai capelli color nocciola «Se hai paura stai pure con me.» mi fece l'occhiolino e sorrise.
Senza curarmi degli altri mi avvicinai a lui e misi la mia mano destra intorno ai fianchi mentre lui appoggiava il suo braccio intorno al mio collo. 
«Possiamo andare.» dissi con lo sguardo un po' assente.
Avevo paura del buio ma la mia curiosità non sarebbe di certo diminuita. 
Harry spinse in dietro lo sgabello su cui era seduto provocando uno stridio. Si alzò con un fare da duro e si avvicinò a un cassetto della cucina. Lo aprì con un gesto veloce tanto che le posate al suo interno sbatterono conto le pareti di esso. Sempre abbracciata a Louis, mi girai verso di lui. Era di schiena e lo sentivo frugare in quel maledetto cassetto. 
Il ragazzo dai capelli mossi alzo verso l'alto due torce e richiuse lo scompartimento. Non appena si girò, con un movimento veloce, alzai lo sguardo verso Louis e gli poggiai la mano sinistra sugli addominali.
Uscimmo dalla porta ancora abbracciati. Non sapevo la strada e mi lasciai guidare da lui. Camminammo lungo il vialetto ma a metà strada girammo a desta e i miei piedi toccarono quell’erba tanto soffice del giardino. Ai lati del prato, ogni quattro metri, c’era una lanterna. Erano molto graziose e illuminavano quasi interamente il terreno erboso.
Ci stavamo avvicinando al bosco e la tensione saliva.
Mi strinsi più forte a Louis e il cuore prese a battere all’impazzata. Lui non disse niente e si limitò a ricambiare la mia stretta. Il suo corpo era così forte e caldo che dava senso di sicurezza.
Avevo la testa chinata verso il basso per controllare i miei passi, per vedere dove mettevo i piedi, quando arrivammo all’imbocco del bosco.
Un rumore mi fece sobbalzare. Una folata di vento scosse le chiome degli alberi e un gufo prese a bubolare facendomi rabbrividire.
«Ci sono io, tranquilla.» disse il ragazzo ventunenne al mio fianco.
«Non ti preoccupare.» iniziai a tremare e la mia voce si fece lieve.
  
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