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Autore: Najara    01/04/2017    9 recensioni
"È cosa nota e universalmente riconosciuta che due giovani sorelle non vedano l’ora di divertirsi e, un ballo, presenta sempre l’occasione perfetta."
Alex e Kara Danvers stanno per conoscere le nuove vicine, le affittuarie di Netherfield Park, un incontro che cambierà la loro vita.
Un'AU SuperCorp (con accenni Sanvers) nell'ottocento dipinto dal noto romanzo di Jane Austen.
Storia partecipante all’Iniziativa FemUniverse2016 indetta dal gruppo “In Femslash, We Trust (Official Group)".
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash, FemSlash | Personaggi: Kara Danvers, Lena Luthor
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Decimo capitolo: Rivedersi

 

I preparativi per il matrimonio occuparono tutta la sua settimana e ogni istante del suo tempo, tanto che Kara si addormentava non appena toccava il cuscino e si risvegliava solo perché Alex tempestava la sua porta fino a quando lei non veniva ad aprire. Vi era sempre un nuovo dettaglio e Kara doveva aiutarla a scegliere tra due tipi di fiore o di colore o di vino.

Alex, la donna più sicura e tranquilla al mondo era diventata improvvisamente incerta su tutto, tranne che su Maggie. Quando si citava la ragazza Alex iniziava a sprizzare di felicità e vederle assieme era una gioia per gli occhi, tra di loro vi era una complicità speciale e un comprensione reciproca che, Kara, se non avesse amato la sorella sopra ogni cosa, avrebbe invidiato.

Spalancò gli occhi mentre il cuore le rombava nel petto. Il buio era fitto nella stanza: chi stava bussando alla sua porta con tanta insistenza? Malgrado l’esuberanza di Alex questa volta non poteva essere lei.

“Kara!” Chiamò sua madre e lei scese dal letto preoccupata, che fosse successo qualcosa di grave?

“Cosa succede?” Chiese cercando di schiarirsi la mente.

“Sei tu a doverlo spiegare a noi. Ms. Luthor di sta aspettando nel salottino.” A quel nome Kara si svegliò di botto. Luthor? Sua madre aveva detto ‘miss’ o ‘Ms’? Lena era forse a casa sua?

Afferrò lo scialle rosso e se lo drappeggiò attorno alle spalle per poi scendere in fretta le scale, tra le mani la candela di sua madre che faticò a seguirla.

Entrò nel salottino con il cuore in gola e capì all’istante che non si trattava di Lena. La donna che si voltò a guardarla aveva gli occhi azzurri, gelidi, il viso tirato, il mento alto, altezzoso. Il lei vi era qualcosa della bellezza di Lena, ma era rovinata dall’arroganza che la donna sprigionava in ogni gesto.

“Ms. Luthor.” Disse piegando il capo e cercando di nascondere la delusione.

“Dobbiamo parlare.” La apostrofò diretta la donna, senza badare minimamente all’educazione. Guardò alle spalle di Kara e nel vedere che erano sole e che la porta era chiusa, la fissò di nuovo. “Ho avuto sentore di una certa cosa e ho bisogno che voi la smentiate.” Kara sentì un brivido freddo correrle lungo la schiena. “Ditemi: siete o non siete fidanzata con mia figlia?” Il cuore di Kara fece un sobbalzo e lei non riuscì a rispondere. “Rispondete!” La aggredì con rabbia la donna.

“No.” Disse allora lei, con voce bassa.

“Bene.” Ms. Luthor la guardò, alla luce delle candele, per un lungo istante poi chiese di nuovo. “E, mi promettete che, mai, vi legherete a mia figlia in un simile inaccettabile modo?” Kara sentì la rabbia nascere in lei e scacciare la soggezione che provava per la donna.

“Siete arrivata nel cuore della notte, in casa mia, ponendo domande che la decenza e l’educazione vi dovrebbero impedire di porre e ora osate chiedermi anche una promessa?” Il viso della donna tornò ad alterarsi nella collera.

“Io sono una Luthor, voi non siete niente, essere qui, in casa vostra è un onore che vi faccio, avrei potuto agire in maniera molto meno civile.” Kara non le rispose, ma strinse i pugni, le parole di Lena sulla donna bastavano perché lei la odiasse. “Ora, siate gentile e promettete.” Il tono improvvisamente suadente le fece venire la nausea.

“No.”

“No, non vi legherete mai con mia…?”

“No, non prometterò nulla di simile.” La interruppe Kara e la donna fece una smorfia rabbiosa.

“Mia figlia è destinata a qualcuno di ben altro livello e farò in modo che il suo futuro sia ben lontano da questa povera e insignificante contea.”

“Il destino di miss Luthor dipende solo da lei.” Le rispose secca.

Ms. Luthor la fissò per un lungo istante poi con passo deciso raggiunse la porta e la spalancò.

“Parola mia, non la vedrete mai più.” Affermò e poi sparì. Kara sentiva il cuore che le batteva forte nel petto. Cosa significava quella visita? Come aveva saputo, Ms. Luthor, dell’antico interesse di Lena per lei?

“Cosa sta succedendo?” Alex entrò nella stanza, oltrepassando i loro genitori perplessi quanto lei.

“Non lo so…” Ammise lei e poi tornò nella sua stanza sotto gli sguardi pieni di incomprensione della sua famiglia.

 

Kara passeggiava sotto il sole estivo, godendosi l’aria calda del pomeriggio. Una decina di metri più avanti Alex e Maggie parlavano fitto, le mani intrecciata, gli occhi che si cercavano mentre ridevano e scherzavano. Domani si sarebbero sposate e allora non avrebbero più avuto bisogno di un inutile chaperon. Alex si voltò e le fece un cenno, Kara capì al volo il messaggio e si fermò sedendosi sull’erba, osservando il paesaggio da quel luogo privilegiato. Alex e Maggie, nascoste alla vista scoppiarono a ridere e lei sorrise, non aveva difficoltà a immaginare i baci focosi che le due donne si stavano scambiando. Alex le aveva detto che Maggie era una baciatrice eccezionale facendola arrossire, ma non per quello che la sorella maggiore pensava, lei aveva conosciuto una baciatrice davvero eccezionale e l’intervento di Ms. Luthor, una decina di giorni prima, aveva risvegliato in lei ogni più piccolo ricordo di Lena, accendendo una speranza che non era sicura di avere il diritto di provare. Seduta al suo scrittoio aveva provato a scrivere alla donna, ma qualsiasi parola le era sembrata inadeguata, fredda e insufficiente a esprimere i suoi sentimenti. Così aveva desistito.

Un rumore di zoccoli la distolse dai suoi pensieri e Kara si alzò rapida in piedi, conscia che in quel momento non era un chaperon, ma una sentinella, per la sorella.

Si trattava di una donna. Il cuore di Kara accelerò quando riconobbe la figura elegante di Lena. La giovane Luthor la riconobbe a sua volta, il cavallo fu messo al passo e guidato, con sicurezza, verso di lei.

Era un bel stallone nero, ma Lena, con quell’abito verde bottiglia e il cilindro nero dava un nuovo senso alla parola bellezza.

“Miss Danvers.” Disse piegando il capo e Kara aprì la bocca per respirare.

“Lena… Miss Luthor.” Si corresse e arrossì. “Non pensavo che…”

“La mia migliore amica si sposa, non potevo mancare.” Affermò la donna, non era scesa da cavallo e sembrava rigida, mentre lo controllava con un gesto deciso delle mani.

“Certo… avrei dovuto immaginarlo.” Bofonchiò abbassando lo sguardo. Come aveva fatto a non pensarci?

“Mi hanno detto che miss Sawyer era in passeggiata…”

“Lena!” L’interpellata uscì dai cespugli con aria felice, Alex al braccio, leggermente rossa in viso. “Sei arrivata finalmente, temevo che fossi stata trattenuta.” Ora che l’attenzione di Lena era rivolta altrove Kara alzò lo sguardo per guardarla. Non ricordava che fosse così bella, non ricordava che i suoi occhi fossero così chiari e… Lena spostò lo sguardo tornando a guardare lei che abbassò il proprio in imbarazzo conscia che era stata sorpresa a fissarla.

“Non avrei mai mancato un simile evento.” Rispose la donna.

“Perché non passeggi un po’ con noi? Miss Kara rimane sola… un po’ troppo spesso.” Maggie fece l’occhiolino a Kara mentre Alex arrossiva e Kara la imitava, ma per un motivo completamente diverso.

“Ti ringrazio dell’invito, ma volevo solo dirti che sono arrivata e che prendo possesso della stanza che hai riservato per me a Netherfield, se non ti dispiace.”

“Non mi dispiace affatto.” Assicurò Maggie e la donna annuì. Fece un sorriso ad Alex e poi si voltò a guardare lei.

“Forse, avremmo altre occasioni per… passeggiare.” Affermò e poi voltò il cavallo spronandolo verso il fondo della collina e Netherfield Park.

Kara sbatté gli occhi chiedendosi se le parole di Lena potessero essere interpretate come una semplice formula di buone maniere o se nascondessero una reale volontà di passare del tempo con lei. Conscia che il dubbio l’avrebbe tormentata fino al loro prossimo incontro e segretamente elettrizzata all’idea che vi sarebbe stato un prossimo incontro e molto presto, Kara si stropicciò le mani e passò il resto della passeggiata in un umore altalenante tra speranza e paura.

Cenarono tutti assieme a Netherfield, ma tra la folla di parenti e amici Kara non ebbe nessuna occasione per scambiare una sola frase con Lena, così la osservò da lontano, frustrata dal non sapere come comportarsi e dal non capire se dovesse o, più semplicemente, potesse sperare in qualcosa che non credeva possibile.

Quando fu il momento di congedarsi era ormai tarda notte, i Signori Danvers presero il primo calessino e Kara lasciò a Maggie e Alex un po’ di spazio. Da lontano osservò Maggie prendere la mano di Alex e baciarla, mentre le mormorava parole che fecero sorridere di gioia sua sorella.

“Si amano.” Constatò una voce alle sue spalle e Kara si trovò a sobbalzare come le succedeva ogni volta nell’udire la voce di Lena così vicino a lei. Era sicura che si fosse ritirata almeno un’ora prima e invece eccola lì.

“Sì.” Rispose cercando di non iniziare ad arrossire o a balbettare.

“Sono felice di aver rimediato a uno dei miei errori.” Disse ancora la donna. “E, vi ringrazio per non averne fatto parola con vostra sorella.”

“Come sapete che…?” Chiese sorpresa.

“Alexandra Danvers è una donna sincera, se sapesse il torto che ha subito a causa mia, non saprebbe nascondere il comprensibile astio nei miei confronti.” Spiegò senza esitazione Lena.

“Io… non volevo che pensasse nulla di male di voi.” Lena voltò lo sguardo, posandolo, per la prima volta quella sera, su di lei. Era sorpresa?

“Perché?” Chiese piano, quasi se temesse la risposta, ma non fosse capace di impedirsi di porla.

“Perché non meritate nulla di quello che vi ho detto…” Ammise Kara e vide gli occhi di Lena addolcirsi, mentre un sorriso leggero, ma pur sempre vero, increspò le sue labbra. La donna abbassò lo sguardo e Kara non poté fare a meno di desiderare che la guardasse di nuovo, come faceva un tempo. “Io…” Iniziò, ma Maggie si voltò verso di loro e Alex le fece cenno di raggiungerla. Era ora di andare a casa.

“Buona notte, miss Danvers.” Mormorò Lena e Kara provò un brivido nell’incrociare i suoi occhi chiari.

“Buona notte, miss Luthor.” Rispose e poi raggiunse Alex, conscia che non avrebbe dormito quella notte, troppo forte batteva il suo cuore, troppo grande era la sua emozione.

Aveva potuto dirlo, Lena aveva ascoltato mentre lei le diceva che si era sbagliata. Era dall’istante in cui aveva letto la lettera che lo aveva desiderato e, finalmente, aveva avuto il coraggio di farlo. Meritava di incontrare di nuovo gli occhi di Lena? Non ne era sicura eppure incrociare quello sguardo e non trovare in esso tracce di ghiaccio le aveva scaldato il cuore che lo volesse o no, che lo meritasse o no. Una felicità nuova le si aprì nel petto e lei osò sperare senza che la paura la soffocasse.

 

L’indomani fu, finalmente, il momento della cerimonia. Maggie e Alex si scambiarono le promesse con evidente emozione sotto lo sguardo di un folto gruppo di persone che, una volta concluse le formalità, si scatenarono con balli, canti e risa, festeggiando quel giorno che vedeva l’unione di due meravigliose donne.

Kara si lasciò prendere dalla gioia della festa e ballò fin quasi allo sfinimento con Winn, James e quasi ogni giovane presente alla festa, compreso Clark che la strinse felice e le disse che non sembrava più la stessa ragazza pensierosa che li aveva accompagnati in viaggio. Non ballò, però, con Lena.

 

Lena rimase in disparte, conscia degli sguardi che riceveva e del modo in cui le risate si spegnevano assieme alla spontaneità non appena lei si avvicinava, i suoi occhi però non riuscivano a stare lontani dalla più giovane delle Danvers che stava festeggiando il matrimonio della sorella danzando con ogni giovane presente alla festa. Era strano, ma non provava nessuna gelosia. Aveva visto il modo in cui gli occhi color del mare della giovane la cercassero nella folla, sapeva che desiderava ballare con lei, ma non osava chiederlo, conscia che non era nella posizione di poter fare un simile passo. Sarebbe toccato a lei, non solo perché era colei che deteneva una posizione più alta nella piramide sociale, ma anche perché Kara si sentiva colpevole per il torto che le aveva fatto.

Lena lo sapeva, lo vedeva nei suoi occhi, nel modo in cui cercava e poi sfuggiva il suo sguardo, nel modo in cui si torturava le mani e arrossiva senza un apparente motivo.

Per quanto lo desiderasse non ballo con lei, non poteva permettere che le emozioni prendessero il sopravvento, non questa volta. Vi erano passi da fare, ma non prevedevano la musica.

 

I musici stavano ritirando gli strumenti e Kara cercò Lena tra gli ultimi rimasti. Alex e Maggie si erano già ritirate, tra gli applausi dei partecipanti alla festa, e con loro molti erano ritornati alle loro dimore, lei però era ancora lì. Si era chiesta, tutto il giorno, se avrebbe trovato il coraggio di andare da Lena e chiederle di ballare, ma non lo aveva fatto e la donna, della quale percepiva lo sguardo, non l’aveva invitata.

Se lo meritava, lo sapeva… forse si era solo illusa, forse aveva immaginato cose che non vi erano più, forse Lena era gentile solo perché lei, ora, era la sorella della sposa di una sua cara amica. Si meritava ogni punizione, forse però quella era la più dura: vedere Lena, vederla sorridere e non poterla avere era straziante, nutrire una speranza e vederla disillusa la uccideva, ma avrebbe accettato qualsiasi dolore anche solo per poterla ancora guardare.

“Ti accompagno a casa?” Chiese Winn mentre saliva sul suo calessino, portato lì da un valletto.

“No… Non ti preoccupare.” Il ragazzo annuì e spronò il cavallo allontanandosi nella notte.

“Le porto il calessino, miss?” Le chiese allora il valletto e Kara lanciò un ultimo sguardo verso Netherfield, da qualche parte, tra quelle mura, Lena stava andando a dormire.

“Sì, grazie.” Il ragazzo piegò il capo e poi corse via. Qualche minuto dopo era di ritorno, saltò giù dal posto in cassetta e, nel vedere il cavallo agitarsi, corse in avanti prendendolo per il morso e calmandolo.

Kara sganciò la piccola scaletta che il giovane valletto non aveva usato e vi posò il piede, ma prima che potesse fare altro le fu porta una mano. Si voltò sorpresa e si ritrovò a guardare gli occhi per i quali aveva perso la testa.

“Non potevo lasciarti andare senza salutarti.” Mormorò la donna nel vedere il suo sguardo sorpreso. Kara prese la mano che Lena le tendeva e si lasciò aiutare sedendosi al suo posto, colpita dal modo così intimo con cui Lena aveva parlato. Una semplice frase ed erano state riportate indietro nel tempo a un momento in cui tra loro erano cadute le formalità. Quella consapevolezza e la sensazione di poter di nuovo stringere quelle dita, morbide e forti al contempo, fece rabbrividire Kara.

“Hai freddo?” Le chiese allora Lena separando le loro mani e slacciando il piccolo scialle che aveva sulle spalle.

“No… no, tienilo tu…” Lena non l’ascoltò invece salì sulla predella e rapida la avvolse con le braccia lasciando che lo scialle le circondasse le spalle. Kara fu avvolta dal suo profumo e sentì la testa girare, alzò gli occhi e si scontrò con quelli di Lena che la fissava, vicinissima. Per un istante rimasero così, immobili, il cuore che batteva veloce nel petto di Kara, poi la giovane Luthor tornò a terra allontanandosi da lei.

“Non hai ballato con me, questa sera.” Si lasciò sfuggire Kara e sulle labbra di Lena comparve un sorriso divertito, il primo che vedeva da tanto tempo.

“Non ti sono mancati i compagni.” Rimarcò lei.

“Avrei desiderato ballare con te.” Osò affermare allora Kara e il sorriso di Lena fu meno divertito ora e più dolce, forse stupito che lei osasse tanto. “Perdonami.” Disse allora lei abbassando lo sguardo. “So che non ho il diritto di…”

“No. Anche io avrei voluto danzare con te.” Ammise per la prima volta Lena e Kara rialzò lo sguardo su di lei, le gote rosse, nascoste grazie alla flebile luce delle torce.

Si guardarono per un istante, entrambe alla ricerca delle parole giuste da dire, entrambe consapevoli che non era il momento di dirle.

“Credi che… domani mattina…”

“Sì!” Rispose di gettò Kara.

“Sulla collina, dove ci siamo incontrate ieri?”

“Ci sarò.” Lena sembrò cercare qualcosa nel suo sguardo e Kara cercò di farle capire quanto desiderasse fare ammenda per le parole affrettate che aveva pronunciato nella rabbia, ormai mesi prima. La donna annuì piano.

“Allora… Buona notte…”

“Kara.” Le suggerì lei in un sussulto timoroso e Lena sorrise, poi chinò il capo in un cenno di assenso.

“Buona notte, Kara.”

“Buona notte, Lena.” Poté allora dire, sorridendole, mentre il calessino iniziava a muoversi, per riportarla a casa. L’alba non era lontana, ma ogni traccia di sonno era scomparsa dal suo corpo. Kara era folle di gioia e al contempo tremava. Si strinse lo scialle di Lena attorno alle spalle ispirando il suo profumo, una sola lacrima scivolò lungo il suo viso e lei si rese conto che all’improvviso stava di nuovo respirando.

 

 

Note: Tanta gioia per le Sanvers, che vediamo poco, ma che spero riusciate, comunque, a immaginare in un mare di felicità.

 

Kara e Lena invece… Lilian Luthor ha fatto una piccola visita a sorpresa a Kara, sarà stata una buona idea? Malgrado la minaccia Lena ora è lì e non sembra affatto ostile… Non hanno potuto parlare molto, ma Kara è riuscita a dirle qualcosa di importante e di certo, l’alchimia tra di loro non si è spenta affatto…

Lena ha proposto un incontro, quali saranno le motivazioni? E, andrà tutto nel verso che noi desideriamo o ci stiamo bellamente dimenticando di un personaggio?

 

Fatemi sapere cosa ne pensate del capitolo, Kara sta, lentamente, tornando nelle vostre grazie? E: timori, speranze, perplessità per questo incontro?

5 commenti a me e un bel seguito a voi! J

  
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