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Autore: _Charlie_    01/04/2017    1 recensioni
Il pericolo incombe.
Le streghe della Congrega si preparano a fare ritorno.

Arya Mason è una ragazza di sedici anni che vive a Rozendhel, Virginia. Ha lunghi capelli color rosso ciliegia, occhi verdissimi, e un passato da dimenticare. Una Visione, una Chiave ed un Portale segneranno l'inizio di una guerra da cui non potrà tirarsi indietro.

Ma quali sono le schiere del Bene? Innanzitutto, esistono davvero?
Genere: Azione, Fantasy, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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CAPITOLO 35:


La Terra di Nessuno

 

I sedili non erano mai stati così scomodi, la cinta così stretta.
Oltre il vetro dei finestrini, la piccola non poté scorgere altro che la minaccia oscura della notte.
Deglutì, nervosa.
La radio era accesa ed emetteva un suono flebile – note che nessuno udì, note che vennero inghiottite dalle urla e dagli insulti.
Ella strinse a sé un orsacchiotto di pezza, le lacrime avevano già preso a rigarle il viso quando sentì il rombo dell'automobile aumentare ancora.
Sfrecciavano tra le ombre, sfiorando i guard-rail – luminosi come una lucciola.
La donna che sedeva accanto al conducente le riservò uno sguardo crudele e prese a stritolarle una gambetta. L'odio le incendiava gli occhi, l'espressione simile a quella di un cane rabbioso. Quest'ultima conosceva soltanto un modo per comunicare con sua figlia, ed era la violenza. Darla alla luce era stato uno sbaglio, lo aveva sempre ammesso. I suoi sogni si erano infranti con un primo, innocente gemito e così la sua misera vita.
La piccola gridò dal dolore, il cuore che le martellava in petto.
Perché finiva sempre in quel modo? Era forse colpa sua? Aveva commesso qualcosa di male?
L'uomo, alla guida, ringhiò alla moglie e prese a spintonarla: « LASCIALA STARE, MORGAUSE! LASCIALA SUBITO! »
Si diedero battaglia in quell'ambiente tutt'altro che appropriato e, anzitutto, sicuro.
Morgause, disperata ed incompresa, si lanciò contro il marito facendogli perdere il controllo della situazione. In un attimo, l'automobile annegò nell'oscurità.
Le grida si affievolirono di urto in urto, per poi spegnersi totalmente alla fine – quando la piccola si ritrovò a testa in giù, con il sangue che le sgorgava dalla bocca.
Ora, si fece tutto confuso. La scena si accartocciò su se stessa in un turbinio di colori e macchie disordinate. Riprese un minimo di disciplina all'arrivo di un'estranea, l'armatura splendente e le ali maestose. Atterrò su di un prato verdissimo, e lì una nuova strega le andò incontro: « resta con me » ululò, afflitta: « trascorreremo l'eternità insieme! Insieme! »
No.
Arya riaprì gli occhi, la fronte imperlata di sudore.
Le lenzuola bianche del suo letto giacevano a terra, con i cuscini e la canottiera del pigiama.
Si era agitata parecchio durante la notte! Gli incubi, in effetti, non le davano mai tregua. Le facevano ripercorrere, instancabili, i peggiori eventi della sua vita – e non –, per poi abbandonarla alla paura e al senso di impotenza.
Studiò la camera, i piedi penzoloni.
Accanto al letto, dalla parte destra, dormiva una principessa – i capelli perfettamente ordinati e le labbra semi-aperte, come se stessero attendendo il bacio di un impavido cavaliere. Beckah era così serena e silenziosa che per poco Arya non dovette accertarsi del suo respiro.
A sinistra, invece, si trovava Quinn – immersa anche lei nel mondo dei sogni. Era sua consuetudine riposare con un dito in bocca e senza alcun tipo di indumento che non fosse la sua biancheria intima.
La stanza che era stata assegnata loro al Rifugio era tanto regale quanto spaziosa. I mobili, tra cui gli armadi e i tre comodini, erano stati realizzati in un legno chiaro e pregiato, simile a quello del parquet. Il soffitto e la carta da parati si presentavano rosei, con un lampadario intarsiato di gemme che pendeva dall'alto ed un'ampia vetrata che si apriva sulla parete opposta dell'ingresso. Essa, per mezzo di una chissà quale magia, permetteva alle ragazze di dare una sbirciata al bosco – rendendolo, tuttavia, un posto molto meno cupo di quanto fosse stato in realtà.
Arya amava il suo panorama, l'incantevole sensazione di libertà che le veniva donata tutte le volte da quelle sue immagini così... vive: più ci si avvicinava, infatti, e più si era in grado di avvertire il canto degli usignoli, l'odore del muschio ed il sibilo del vento.
Prese un lungo respiro, infilandosi la canottiera del pigiama.
Erano le sei di mattina ed il suo stomaco reclamava da mangiare. Quindi, si legò i capelli in una coda di cavallo e prese in prestito le scarpe di Beckah, raggiungendo la porta.
A qualsiasi ora, il Rifugio si mostrava caotico e in pieno movimento: alcune streghe, le più giovani, si divertivano nel rincorrere le loro compagne, mentre gli stregoni appena giunti dalla Muraglia del Drago occhieggiavano da una parte all'altra, curiosi e sbalorditi dal lusso in cui si erano ritrovati a vivere.
Mentre scendeva le scale, una streghetta cinese le diede uno spintone – gli occhi a mandorla e la pelle giallastra. Era così presto che Arya scelse di trascurare la cosa, ma non volle trattenersi dall'esplodere in una fragorosa risata quando la vide precipitare dal terzultimo gradino.
« Ti sei fatta male? » Le chiese, paonazza.
La bambinetta non diede segno di aver capito le sue parole; rispose con una leggera scrollata di spalle e si dileguò rapidamente.
Non appena giunse in mensa, – le pareti bianche quanto i petali di una margherita – Arya s'indirizzò verso un qualsiasi tavolo che fosse libero. Optò per il solito, vicino al bancone. Spesso si era domandata che razza di utilità avesse questi, dato che non vi era alcun bisogno di creare una fila e aspettare il proprio turno per ricevere del cibo. Le pietanze, infatti, saltavano su direttamente dal legno dei tavolini e sparivano allo stesso modo, quindi per magia, qualche attimo dopo che la colazione, il pranzo o la cena risultassero terminati.
Si accomodò su uno sgabello e attese, incrociando le dita per ricevere un caffè e una brioche alla crema.
« Yo-oh! Signorina Mason? »
Roteò gli occhi, ignorando la voce sconosciuta.
Era trascorsa un'intera giornata dal convegno tenutosi alla Muraglia del Drago, eppure, da allora, non aveva mai smesso di stringere mani e di improvvisare stolte benedizioni per i soggetti più strampalati.
Nessuno si era accorto di quanto l'avesse ferita Morgante, di quante lacrime avesse versato quella notte.
Il terreno in superficie, rammentò a se stessa, era stato ripulito il mattino seguente. Proibì persino a Rhona di rivelarle che fine avessero voluto fare ai cadaveri che i demoni avevano gettato dall'alto, come sacchi di immondizia. Non voleva certo che il ricordo di Samantha venisse intaccato dalle immagini di una fossa comune, o di un qualcosa di ben peggiore.
Batté le unghie contro il legno: perché non spuntava nulla? Dov'erano il suo caffè e la sua brioche?
« Signorina Mason? Mi sente? »
« Dio santo... » Arya fu costretta ad alzarsi: poco distante dal punto in cui aveva scelto di sedersi, si trovava una coppia di streghe, identiche e alquanto insolite.
« Venga qui! » La invitò una delle due: « non vorrà mica mangiare da sola! Suvvia, non faccia storie! »
Arya inarcò le sopracciglia: per un attimo aveva creduto di aver visto due copie di Cassandra salutarla, ma con un'analisi più accurata si rese conto di quanto invece si differenziassero da quest'ultima. Erano alte, imponenti, con una voce piuttosto mascolina e le mascelle pronunciate. Sui loro volti duri come il granito splendevano un paio di piccoli frammenti di cielo – splendidi, vivaci e portati in risalto da un eccessivo impiego di eyeliner. Avevano, inoltre, gli zigomi piuttosto evidenti ed un naso aquilino che sembrava riuscire a percepire ogni singolo odore proveniente dalle cucine invisibili.
Le loro spalle erano larghe, e le braccia tanto robuste quanto forti. Una moltitudine di collane pendeva loro dal collo, mentre indosso vestivano un elegante abito nero – dal corpetto stretto e la gonna a sirena. Avevano, poi, due tiare d'argento che brillavano sulla fronte e parrucche di colore biondo-platino, lunghissime e fluenti.
Non era affatto facile distinguere l'una dall'altra. A giudicare dall'aspetto, tutti le avrebbero potute scambiare per gemelle!
Arya, incuriosita, accettò il loro invito.
« Che piacere conoscerla! » Esclamò la prima.
« Sta benissimo! » Commentò l'altra.
« Grazie mille! Il piacere è tutto mio! » Rispose Arya, stringendo loro le mani – enormi e dotate di artigli coloratissimi.
« Ci chiamiamo, rispettivamente, Cynthia e Mariah » dissero in coro: « conosciute anche come “le Ancelle della Natura”! »
Arya osservò che Cynthia aveva le labbra più carnose di Mariah, e che quest'ultima avesse un piccolo neo sullo zigomo destro. Da lì in avanti, per riconoscerle, si sarebbe potuta affidare soltanto a queste due caratteristiche.
« Siamo rimaste molto colpite dal discorso che ha tenuto alla Muraglia del Drago » disse Mariah, le dita giunte dinanzi al petto poco pronunciato.
« Assolutamente! » Esclamò Cynthia, alzandosi una manica dell'abito: « io ho ancora la pelle d'oca! Guardi! Guardi! »
Arya fu costretta ad esaminare la sua pelle perfetta e priva di un qualsiasi pelo: « be', ho soltanto detto quello che penso ».
« E l'ha fatto in maniera impeccabile. Non credo ci sia un'altra strega nell'Universo che abbia avuto la forza di combattere tante disgrazie... la Dimensione era un posto tremendo, non è vero? Non posso nemmeno concepirlo! Io sarei morta immediatamente ».
« Anch'io! » La spalleggiò Mariah: « vorrei che la nostra gente trovasse la pace ».
Arya annuì, attenta: « terminata questa guerra, si sistemerà ogni cosa ».
A quel punto, il legno emise un flebile pop e, subito, salirono in superficie tazze fumanti di caffè, bicchieri di vetro colmi di succo all'arancia, brioche appena sfornate, fette biscottate, un barattolo di marmellata e un cestino con del pane tostato.
« Oh, si mangia! » Esclamò Cynthia, concedendosi un breve applauso: « tu da cosa parti, Mariah? »
« Sembra tutto così squisito! » Rispose la seconda, impegnata ad accarezzarsi la sua fluente chioma: « guarda che belle quelle brioche! »
« Non toccarti i capelli! Siamo o non siamo regine del bon-ton? »
Mariah si sfiorò il petto, a dir poco addolorata: « giusto, giusto! »
Per tutta la durata della colazione, Arya rimase ad osservare ogni loro piccolo gesto: erano divertenti, estremamente simpatiche, educate, intelligenti e per nulla superficiali – al contrario di quanto avrebbe potuto credere chiunque al primo impatto.
« Da dove venite? » Domandò Arya, sorseggiando il caffè bollente.
« New York! » Esclamarono all'unisono: « nate e cresciute a Manhattan, nell'Upper East Side ».
« Davvero? » La ragazza si sporse in avanti, entusiasta: « deve essere stato bellissimo vivere lì! Questo Rifugio vi sembrerà un'isola ecologica al confronto ».
« No, assolutamente » disse Mariah, afferrando al volo la bottiglia d'acqua che era appena spuntata dal legno: « anche questo è un posto molto... grazioso ».
« E poi, qui, le persone sono molto alla mano! » Riprese Cynthia: « umili, oserei dire ».
« Non vi trovavate bene lì? » Arya provò un certo interesse al riguardo.
« Ci deridevano tutti perché avevamo l'intenzione di aprire una sartoria ».
« Sai, noi siamo stiliste » rivelò Cynthia: « e dalle nostre famiglie, una sartoria era considerata una cosa da poveri ».
« Mio padre voleva che io diventassi un avvocato! » Mariah fece una smorfia: « orribile! »
Per una manciata di minuti, Arya rimase ad ascoltare la loro storia – nella mente le si originarono con estrema chiarezza le figure di quei genitori, di quegli individui che avrebbero tentato di tutto pur di ostacolare i sogni delle figlie.
Arya ripensò a sua madre, a Morgause, e dovette prendere un respiro profondo... no! Aveva già promesso a se stessa che non si sarebbe mai più fatta influenzare da lei!
Dunque si ritrovò a scuotere la testa e, convinta, disse: « avete fatto bene ad andarvene da quelle case. Non c'è nulla di sbagliato nel vostro sogno. Anche i migliori stilisti sono partiti da lì, no? »
« Esatto! » Esclamò Cynthia: « non dedicherò certo la mia vita ad un qualcosa che non mi interessa, solo per accontentare i miei! Sono una donna di trentacinque anni, ormai, e sono padrona di fare ciò che voglio! »
« Ben detto! » Arya alzò un pollice, la bocca piena: « potreste realizzare un abito per me? Sapete, da quando la mia casa è stata rasa al suolo, giro sempre con i vestiti dei miei amici. Questo pigiama che sto indossando adesso è di Beckah, la conoscete? »
Cynthia e Mariah fecero di “no” con il capo, ma accettarono entusiaste la sua richiesta: « abbiamo trovato cosa fare nel corso delle giornate! Sai, non amavamo l'idea di doverci allenare costantemente ».
« Quali sono le vostre Arti? »
« Io ho un udito sopraffino » disse Mariah: « riesco a percepire ogni singolo suono o rumore, anche in lontananza. È molto utile per capire dove si nascondono i nemici. Ah, e ho sentito anche l'imprecazione di prima. Non ti preoccupare, però. Capiamo il tuo stress ».
Arya divenne paonazza e si vergognò.
Cynthia, intanto, aveva preso a spiegare con precisione i segreti della sua Arte: era in grado di richiamare un gufo, lasciarlo libero in volo, connettersi con la sua mente e studiare il territorio nemico con i suoi occhi.
« E con le piume di questo gufo riuscite anche a volare? »
Le due streghe annuirono.
« Tu voli con le piume di Bartek, il lacchè di Hazelle? » Le domandarono, curiose.
« Esatto. Ultimamente ne perde fin troppe... è probabile che stia soffrendo molto per la perdita della sua padrona » ammise Arya, realizzando che ormai era da parecchio tempo che non lo vedeva più da nessuna parte.
« E a te, invece? » Osò Cynthia, mandando giù l'ultimo pezzo della sua brioche: « dispiace per la morte della tua Prefettrice? Hazelle? »
Arya non rispose subito a quella domanda, si concesse un breve attimo di riflessione. Dalla notte in cui Hazelle l'aveva spinta oltre l'ultimo Portale, il ricordo della sua persona non si era quasi mai affacciato nei suoi pensieri. Cosa le poteva mancare di lei? Il sarcasmo? La sete di sangue? Il fatto che avesse sempre da controbattere ogni parola le uscisse di bocca?
« Non lo so » sussurrò istintivamente: « forse ».
« Be', speriamo che abbia almeno trovato la pace! » Esclamò Mariah e, a quel punto, Arya non poté più trattenere una lunga risata. « Ma chi? Hazelle? » Disse, divertita: « in questo momento, starà sicuramente concedendo un tango a Satana. Non era una bellissima persona, eh! »
Per la prima volta, il silenzio si fece piuttosto imbarazzante.
Le due streghe preferirono non commentare quell'affermazione e partirono con un discorso futile, riguardante l'acqua del Rifugio.
« Non trovate anche voi che sappia di carta? »
« Come se fosse... non so... è strana! »
Arya se ne versò un po' in un bicchiere pulito e assecondò il loro gioco: « già » disse, convinta: « bizzarro! »
Trovato quindi l'accordo sull'acqua, piombò nuovamente il silenzio. Tutte e tre, in cuor loro, sperarono che nessuna se ne uscisse fuori con l'argomento “clima”. Non era facile discutere su un qualcosa di simile, abitando sottoterra.
Via via che trascorrevano i minuti, la mensa si affollava di ospiti e stregoni: il chiacchiericcio aumentò a dismisura, allo stesso modo delle risate e dell'acciottolio delle stoviglie.
Quando Arya si accorse di un Logan particolarmente spaesato attraversare l'ingresso, non poté fare a meno di alzarsi in piedi e scuotere le braccia per farsi notare.
« Logan! Ciao! Vieni qui! »
Il ragazzo la salutò con un cenno veloce della testa e fece per raggiungerla, allegro.
« Ma che bel ragazzo! » Sussurrò Mariah sotto i baffi.
« Sì, ma guardalo bene... ha un occhio pigro » le fece considerare Cynthia.
« E quindi? È una caratteristica che lo rende ancora più adorabile ».
Logan arrivò al loro tavolo, sorridente. Indossava una maglietta bianca sotto una camicia verde a quadri – aperta e con le maniche risvoltate –, dei classici jeans neri ed un paio di comode scarpe da ginnastica. Arya lo andò ad abbracciare con lo stesso affetto che una sorella riserverebbe ad un fratellino più piccolo che non vede da mesi. Lo strinse così forte che per poco il giovane non rischiò la rottura di una costola.
« Tutto bene? » Le chiese, a disagio.
« Certo! » Esclamò Arya: « ti unisci a noi per fare colazione? »
« Ci farebbe molto piacere! » Esclamò Mariah, il mento poggiato sul palmo della mano sinistra.
« In realtà » cominciò Logan: « avevo pensato di prendere una brioche al volo e andare in superficie. Ho bisogno di respirare un po' d'aria pulita ».
« Ti capisco, guarda » Cynthia proseguì, dando l'impressione di non aver atteso altre parole per tutto il tempo e rendendo pubblico anche il più microscopico dettaglio della sua vita a New York. Amava trascorrere intere mattinate all'aria aperta, mettersi a sedere sull'erba, in un luogo appartato di Central Park, a leggere sonetti di Shakespeare e poemi epici. Da quel lungo, infinito discorso, Arya scoprì che era solita puntarsi la sveglia alle sette, fare colazione con un toast, e che uscire di casa senza aver abbinato il colore dello smalto con quello delle mutandine era per lei una vera tragedia.
In quel trionfo di sciocchezze e vanità, Logan azzardò un timido: « anch'io amo godermi la luce del sole e le belle giornate... quindi, sarà meglio che io mi sbrighi... prima che il sole non decida di tramontare in anticipo ».
« Ecco, vedi? » Iniziò Mariah: « lo stai facendo di nuovo! Tu spaventi le persone, cara. A nessuno interessa sapere il nome del tuo quarto carlino. Fa' parlare anche gli altri! Sai cos'è un ciclo di comunicazione, no? »
Cynthia si portò una mano al petto, offesa: « allora, non parlo più! »
« Non sto dicendo questo! » La rimbeccò Mariah: « è solo che... ».
« D'accordo! » Esclamò Arya, le braccia puntate verso l'alto in segno di resa: « noi vi lasciamo da sole. È stato un vero piacere conoscervi, comunque ». Le due streghe finalmente si zittirono e presero ad osservarla. Soltanto qualche attimo dopo decisero di mettersi in piedi e andarla ad abbracciare, felici. La scena parve colpire tutti in mensa – due giganti intenti a sradicare un povero ed innocente fiorellino dal terreno, i petali rossi e lo stelo sottile.
« Anche per noi è stato un piacere » dissero all'unisono: « massimo quattro giorni e ti verremo di nuovo a cercare! Ho già in mente un'idea per degli abiti ».
Arya sorrise, raccolse dal tavolo un'ultima brioche per Logan e, insieme, s'incamminarono verso l'uscita.
Prima di affacciarsi alla luce del sole, dovettero però infilarsi controvoglia in quel lurido tunnel di pietra – l'unico ed il solo a collegare il mondo esterno con il Rifugio.
Logan fu il primo ad uscire, spingendosi oltre la botola ed esplodendo in un trionfo di polvere.
Il prato, campo di battaglia di due sere addietro, si presentò loro piuttosto pulito e ordinato: le macchie di sangue che avevano sporcato i ruderi, adesso, non costituivano altro che un ricordo doloroso, e i ciuffi d'erba bruciati dall'avvento della cupola erano tornati a brillare di un verde così intenso che ad Arya parve soltanto un artificio.
Il ragazzo chiuse gli occhi e inspirò profondamente.
« Ti ho notato parecchio pratico nel tunnel » cominciò lei: « esci spesso? »
« Ultimamente, sì. Questo è l'unico posto in cui si possa respirare... non so come definirla... magari, normalità? » rispose lui, denudando il suo animo di piombo: « è come se qui fuori non accadesse mai nulla: la Terra di Nessuno dimenticata sia dagli uomini che dai demoni. Il vento soffia piano, invitando a danzare le foglie degli alberi; gli uccelli cantano, litigano, e poi si rilassano sulla pietra. È lecito abbandonarsi alla fantasia, credere che su questa collinetta ci abbia vissuto una chissà quale comunità antica? »
Arya inarcò la fronte, colpita da ciò che Logan le aveva appena detto. Per esprimere il suo pensiero, aveva scelto di utilizzare dei termini ben precisi che in realtà nascondevano un qualcosa di profondo, come una poesia ermetica. Il tono della sua voce tradì soltanto l'angoscia, il senso di panico e la volontà di fuggir via.
« Tu non hai mai voluto appartenere a questo mondo » disse Arya, secca: « ti ci sei ritrovato, un po' come me ».
Logan, a quel punto, le lanciò un'occhiata curiosa: « che intendi dire? »
« Non voglio domandarti come ti senti, Logan, perché credo già di saperlo » il vento prese a scompigliarle la coda di cavallo mentre lei continuava a parlare: « se mi fosse stato concesso, non avrei mai scelto di diventare la Guardiana del Fuoco Aureo e la Custode della Chiave di Zehelena. È da quella sera, al Madame Minuit, che mi ritrovo a vivere una vita che non mi appartiene. Devo accettare tutto ciò che mi capita, impotente, assistere alle morti premature dei miei cari... è uno schifo! »
« Come affronti il tutto? » Le domandò il ragazzo: « io non riesco neanche più a dormire! Non so che fine abbiano fatto i miei genitori... sono morti? Sono stati scuoiati vivi e, l'altra sera, ci sono stati gettati addosso i loro resti? »
Arya dovette socchiudere gli occhi. In confronto all'aggressività di quelle parole, gli spettri della Dimensione – che il giorno del matrimonio l'avevano condotta sino all'Inferno – non costituivano alcun male. Il pensiero che le carni di Samantha le fossero piombate in testa le si affacciò ancora una volta in mente. Lottò per ricacciare indietro le lacrime e disse: « senti, ti va di andarci a fare una passeggiata nel bosco? »
Dinanzi a quella proposta, Logan si mostrò dapprima scettico: « ma la cupola non arriva fino a quel punto, potrebbe essere rischioso » poi si ricordò del Braccialetto anti-magia che gli brillava al polso ed esclamò: « andiamo! »
Attraversarono quindi il confine invisibile della cupola che Rhona aveva scelto di mantenere e si calarono giù per la collinetta in un silenzio quasi religioso.
Spuntarono i primi alberi e i primi suoni del bosco. Logan deglutì alla vista di un serpente, ma Arya gli afferrò una mano e lo invitò a proseguire diritto. La vegetazione diveniva sempre più rigogliosa e fitta, allontanando la timida luce del mattino dal loro sentiero. Arya, che indossava ancora il pigiama, percepì un brivido di freddo percorrerle il corpo.
« Vuoi la mia camicia? » Le propose il ragazzo.
« No, tranquillo! Sta' a guardare! » Schioccò le dita e fece apparire una calda fiammella dorata; in un baleno, tornò l'estate.
Si spinsero là dove il buio inghiottiva persino il canto degli usignoli, dove il vento preferiva ritirarsi piuttosto che sussurrare la sua pace. Il tappeto di foglie secche scricchiolò e Arya ebbe un sussulto: « hai sentito? »
Logan scosse il capo e prese a studiare l'aspetto degli arbusti: « guarda, il tronco è così scuro che sembra essere stato dipinto di nero! »
« Già » rispose la ragazza, distrattamente: « particolare! »
Con il trascorrere dei mesi, il bosco si era colorato di sfumature tetre – come se le ombre avessero preso il posto degli elementi da cui si originavano e si fossero imposte come autentiche.
Arya si pentì di essersi inoltrata tanto, ma non volle darlo a vedere; d'altronde, insieme a Logan, si sentiva piuttosto tranquilla. Era un semplice umano – come potersi sbagliare – ma era comunque in grado di trasmetterle tranquillità e sicurezza.
« Quando hai preso le mie difese, l'altro giorno alla Muraglia del Drago, sono rimasta piuttosto colpita » ammise in un sussurro: « non mi aspettavo che avessi tanto coraggio... e ce ne vuole per affrontare Cassandra ».
« Dici davvero? » Logan sorrise, impacciato: « stava schizzando troppo veleno e ho pensato che fosse opportuno farla tornare con i piedi per terra. Non è nessuno per trattarti in quel modo ».
« Sai una cosa? » Arya iniziò: « io non so quasi nulla di te! Okay, sei il fidanzato del mio migliore amico... però, non abbiamo mai trascorso un momento come questo. Raccontami qualcosa di te! »
Il ragazzo alzò le sopracciglia, sorpreso evidentemente da una richiesta come quella. Accennò ad un'espressione divertita e poi disse: « be', la prima volta che ci siamo incontrati stavo suonando la chitarra. Ricordi? Amo la musica, scrivere canzoni e correre sui prati a piedi nudi! » Fece una pausa – dinanzi ai suoi occhi si davano il cambio scene che Arya poté giusto immaginare: « i miei genitori mi hanno sempre supportato, in tutto. È per questo motivo che non volevo far pagare a loro le mie tasse universitarie. Suonavo per Rozendhel e racimolavo qualche soldino... volevo renderli fieri di me ». « Ma puoi ancora farlo! » Lo interruppe Arya: « non è detto che siano morti, Logan! »
« Tu dici? »
« Ovvio! Tornerai da loro, trascorrerete tantissimi altri bei momenti insieme e magari gli farai conoscere anche Oliver ».
« Ma loro già lo conoscono! » Esclamò Logan, divertito: « non ti ha mai detto niente? La mia famiglia ha una mentalità piuttosto aperta... vorrei poter dire lo stesso di quella di Oliver, ma sfortunatamente non è così ».
Arya ricordò i coniugi Hopkins e abbassò lo sguardo: erano state talmente tante le volte in cui l'avevano criticata per il fatto di essere atea che ormai aveva perso il conto. « Lasciamo perdere » disse alla fine e passò oltre: « la cosa più importante è che voi due vi troviate bene insieme ».
« Assolutamente » Logan sorrise: « grazie ».
Si scambiarono un abbraccio e, in quel momento, Arya realizzò di essere molto più bassa anche di lui. Nella sua cerchia di amici e alleati, era forse l'unica che arrivasse a stento al metro e sessanta!
« Sono davvero contenta che io e, in special modo, Oliver abbiamo una persona come te accanto. Non lasciare mai che eventi esterni ti cambino ».
Logan annuì, puntandole l'indice della mano destra contro il petto: « ma promettimi che non lo farai accadere nemmeno tu! Sei una bella persona, davvero ».
Arya fece spallucce e accennò ad un sorriso privo di gioia – per un attimo credette di aver preso le forme di Morgante: « mi piacerebbe darti ragione, ma sono già cambiata tantissimo in questi due anni... in peggio. Non vorrei darmi delle arie, ma ho realizzato che forse questo posto, questo pianeta, non so... non mi appartenga affatto. Non ho nessun piano per il futuro, non voglio avere una famiglia... che razza di persona metterebbe al mondo un bambino di questi tempi? Un egoista, ecco! »
« Sei sicura di ciò che dici? » La fece ragionare Logan: « magari è solamente un periodo un po'... devastante! Riusciremo a superarlo tutti insieme! Le cose che hai detto prima valgono anche per te! »
Arya scostò lo sguardo e prese a studiare la fiammella che l'accompagnava ancora in ogni movimento. Nella sua testa trionfava la confusione.
« Terminata questa guerra, avremo tutti le idee più chiare ».
« Lo spero ».
Un ululato scosse il labirinto di pini, rimanendo sospeso sulle loro teste come un orribile velo funereo. Logan inspirò una boccata d'aria gelida e iniziò a premere per tornare al Rifugio.
Al contrario, la giovane si mostrò piuttosto attratta da quel suono: era distante e aggressivo, come se il lupo in questione avesse appena trovato una preda e si volesse far raggiungere dagli altri membri del suo branco.
« Andiamo via? » La esortò Logan.
Arya riemerse dai suoi pensieri, distratta: cosa la stava attraendo? Perché non fuggiva via? In una situazione del genere, nessun individuo in ottima salute mentale avrebbe tardato tanto nel raccogliere la più saggia delle decisioni!
Il lupo chiamò ancora i suoi compagni, i quali risposero alla svelta – frusciando tra la vegetazione limitrofa e digrignando le zanne. Non avevano alcun riguardo nell'evitare i rumori: calpestavano le foglie secche e restituivano i forti ululati, come se il bosco fosse stata una loro proprietà.
Arya ebbe l'impulso di seguirli, ma preferì non abbandonarsi all'incoscienza e annuì con il capo.
Ben presto, dunque, si rimisero sui loro passi... ed ecco che un grido straziante li fece sobbalzare, squarciando il silenzio e risvegliando l'oscurità del bosco: ignoti movimenti si insinuarono tra i cespugli e versi incomprensibili sibilarono nel vento.
Arya tentennò ancora, notando le sfumature di sorpresa e terrore alternarsi sul volto del ragazzo. « Hai voglia di seguirmi? »
« Arya » iniziò lui, prudente: « non essere sciocca. Ci siamo già allontanati troppo ».
« Ma qualcuno è in pericolo! »
« Lo so, ma... »
Le grida si alzarono, e all'orecchio di Arya risultarono troppo familiari per essere ignorate.
Un'espressione d'angoscia prese ad aleggiare nei suoi occhi di smeraldo; in un attimo, scordò persino il suo nome e, onorando il discorso che aveva tenuto alla Muraglia del Drago, si scisse dalla figura di Logan e corse via, corse sempre più lontano, più forte.
« Incendio! » Dai palmi delle sue mani scoppiò una fiamma dorata che infranse l'oscurità e colpì un lupo. « Defendo! »
Il branco si scagliò subito contro quella nuova minaccia, costringendo Arya alla difensiva. Assaggiò il sapore della morte, precipitando in un ispido tappeto di aghi di pino. Allungò quindi un braccio e tentò di strangolare una bestia, accorgendosi della sua stazza fuori dal comune e della ferocia che accompagnava ogni suo attacco.
Percepì il cuore evaderle dal petto e i muscoli arrendersi sotto al suo peso. Il suo alito, disgustoso, le sfiorò la pelle.
« ARYA! NO! » La voce di Logan risuonò nel buio della radura, come una sorta di miracolo: « ALLONTANATI! CORRI! »
Afferrò quello che Arya intuì fosse un bastone e prese a colpire il lupo – una, due, tre volte. Gli altri membri del branco non poterono sopportare un affronto simile e si scagliarono contro la sua figura. Schizzi di sangue zampillarono dalle arterie, costringendolo ad esalare il suo ultimo respiro.
« LOGAN! » Arya trasformò l'orrore della perdita in energia, necessaria per afferrare il muso del licantropo e calciarlo altrove. Si rimise in piedi – la vista offuscata – e richiamò il Fuoco Aureo: l'oro si alzò, imponente, circondando sia lei che il cadavere del giovane.
I lupi, cinque per l'esattezza, le diedero l'impressione di conoscere il potere di quell'incantesimo e retrocessero di un passo. Ce n'era uno, in testa a tutti gli altri, che aveva il manto scuro quanto la notte e gli artigli ancora sguainati.
Arya lo sfidò in silenzio, poi fletté le ginocchia e si mise ad accarezzare il volto di Logan; a poco a poco le ferite gli si stavano ricucendo, e la pelle stava riprendendo il suo solito colorito. Il Braccialetto del Cacciatore emanò una piccola scintilla e, immediatamente, il ragazzo riaprì gli occhi: « cos'è successo? »
Arya si passò una mano tra i capelli, sollevata. Si trovavano in una radura quieta e abbandonata da Dio. Non vi era alcun raggio solare che riuscisse ad attraversare le verdissime fronde che si intrecciavano sopra le loro teste. Il rogo era l'unico strumento in grado di sconfiggere le ombre, illuminando allo stesso modo la desolazione che li circondava. « La magia non può ucciderti, Logan. Il Braccialetto ti ha salvato la vita! » Lo aiutò a rimettersi in piedi e lo avvolse in un abbraccio.
« Scherzi? » Rispose lui, incredulo.
« Non puoi immaginare quanto mi dispiaccia! Non sarei dovuta scappare così ».
Logan le sorrise, la camicia macchiata di sangue: « non ti preoccupare. Quindi, questi lupi sono in realtà... dei demoni? »
Arya piombò nuovamente sulla Terra e, azzardando un passo verso quel luminoso cerchio di fuoco che separava loro dalle bestie, disse: « no, Logan. Non sono demoni ».
« Come fai ad esserne tanto certa? Guardali! »
« Infatti! Li sto guardando! Sono identici a Darren: gli occhi, il manto, la forza... Logan, questi sono i figli di Daoming ».
Quando, quella mattina, i lupi erano usciti di casa, non avevano certo potuto prevedere una roba simile; non si sarebbero mai aspettati di essere riconosciuti da... un'umana?
Il più grosso, quello che aveva attaccato Arya, inarcò la schiena e digrignò le zanne. La trasformazione richiese circa una decina di secondi prima di far comparire, dinanzi agli occhi di tutti i presenti, la figura di un ragazzo grande, forte e nerboruto. Aveva i capelli corti, la carnagione olivastra e tatuaggi ovunque – persino sulle natiche e i piedi. La nudità non sembrò dargli alcun fastidio, anzi.
« Come fai a conoscere la nostra vera identità? » Esordì lui con voce roca.
« Vostro padre è un mio alleato » rispose Arya: « tu sei il più grande dei suoi figli? »
Il nuovo arrivato annuì, i suoi fratelli lupi accanto: « sai, mi inquietate. Lui è tornato in vita per mezzo di uno sporco incantesimo e tu... tu devi essere la famosa Arya Mason! »
« Allora, non c'è alcun bisogno di perdere tempo con le presentazioni! Mi sento sollevata ».
« Cosa ci fate in un posto tanto pericoloso? Rozendhel è a soli pochi chilometri da qui ».
« Abbiamo sentito delle grida e siamo accorsi » Arya si mise a braccia conserte: « chi stavate torturando? »
Il ragazzo accennò ad un sorriso: « non ti riguarda. In questo territorio non sei altro che polvere ».
« Senti, ho capito. Neanche tu mi piaci, però purtroppo credo che in questa guerra dovremo unire le forze e sopportarci l'un l'altra. Chi stavate torturando? »
« Non ti piaccio per via della cicatrice? Quella che ho inferto sul volto del tuo ragazzo? »
Arya strinse i denti, sicura di poter oltrepassare il fuoco e rimanerne illesa. Finse un sorriso. « Potrei sapere il nome del barbaro con il quale mi sto trattenendo? »
« Il mio nome è Rex, mademoiselle » rispose lui, strafottente: « e loro sono i miei fratelli: Sirio, Gangesh, Kirit e Bhanu ».
Nel corso di quell'incontro, i quattro scelsero di non trasformarsi – avevano il manto grigio chiaro e gli occhi rossi come il sangue.
« E chi stavate torturando? » Ripeté Logan, insistente.
« Demoni » tagliò corto Rex: « luridi e insopportabili ».
« Voglio vederli con i miei occhi » disse Arya e, con un semplice gesto della mano destra, ritirò le fiamme. Il buio piombò attorno a loro.
« Non mi hai sentito? » Rex le si avvicinò – era il doppio di lei e alto quanto una torre: « non sono affari che ti riguardano! »
« E tu, invece? Non mi ascolti proprio! » Arya lo sfidò, coraggiosa: « voglio vedere questi luridi demoni ».
Rex smise di abbaiare, le braccia al petto. Aveva il volto attraversato da una ragnatela di cicatrici ed un paio di grossi anelli d'oro che gli pendevano dalle orecchie. Il suo aspetto non tradiva alcuna età, ma Arya immaginò che si trattasse di un ragazzo di circa vent'anni.
« Va bene » acconsentì alla fine: « ma il compito di ucciderli spetta a me! »
« Vedremo ».
Attraversarono la radura e si fecero largo attraverso i cespugli: lì, dove nessuno avrebbe mai potuto scovarle, riposavano le vittime del branco – diversissime l'una dall'altra, provate e sconvolte. Il primo demone aveva un paio di teste pensanti che gli gravavano sul corpo magro quanto un bambù, braccia rachitiche percorse da vene fin troppo visibili e le gambe corte.
Il secondo, invece, era accasciato a terra – sofferente, con gli occhi socchiusi e i boccoli argentei. Aveva la carnagione pallida, le labbra dipinte di viola, e vestiva con una larga camicia di seta, un paio di pantaloni consunti e degli anfibi neri. Il suo respiro ansante ed il tremore perpetuo spifferavano al mondo un orrido presagio: la clessidra dell'eternità aveva smesso di agire per lui, di rivoltarsi su se stessa, interrompendo il costante su e giù dei granelli di sabbia, rendendolo mortale.
Arya riconobbe subito Throker e Zhokron; al contrario, le ci volle un lungo istante per indurre la sua mente a credere che l'identità di quell'altro appartenesse proprio a Nathaniel.
« Signorina Mason! » Gridarono all'unisono le due teste: « che piacere rivederla! Che piacere immenso! »
« Aspetta un attimo » Rex inarcò la fronte e i lupi ringhiarono: « tu conosci questa feccia? »
Arya annuì e si piegò in ginocchio per studiare meglio la situazione: « erano appena usciti dalla Dimensione quando li ho curati e... ».
« Che cosa hai fatto? » La interruppe Rex, afferrandola per il collo: « ma tu sei una traditrice! Nessuna strega ha mai aiutato un demone! »
Arya gli arse il braccio, divincolandosi: « non tutti i demoni sono nostri nemici! »
I lupi ringhiarono sempre più forte, e Logan si sentì costretto a fare un passo indietro.
« Perché siete qui? » Chiese Arya, rivolgendosi unicamente a Throker e Zhokron: « lui è Nathaniel, o sbaglio? »
I demoni annuirono: « è da qualche mese che ci prendiamo cura di lui. Da quando ci hai salvato da morte certa, abbiamo promesso a noi stessi che avremmo seguito le tue orme! Vogliamo aiutare tutti coloro che ce lo permettono ».
« Siete stati bravissimi » Arya sorrise, sfiorando il volto di Nathaniel – la sua pelle era fredda come il ghiaccio e i suoi capelli avevano perso lucentezza. « Cosa gli è capitato? »
« Oh, una cosa terribile... veramente terribile, signorina Mason » rispose Throker, la mano sul petto.
« Un mezzo-elfo si aggira nell'ombra, schiavizzando gli uomini e rendendoli mostri » iniziò Zhokron: « e peggio ancora accade ai demoni quando si ritrovano a sfiorare le sue labbra! »
« Il suo nome è Castigo » conclusero insieme: « e Nathaniel è stato colpito dalla sua maledizione ».
Arya aggrottò la fronte, perplessa: una volta, quando si trovavano nella biblioteca del signor Hancock a cercare i Frammenti della Sfera, erano stati raggiunti proprio da lei e allora...
« Io ero con lui quando Castigo lo ha baciato » sussurrò infine, più a sé stessa che ad altri: « oh, no... »
Nathaniel prese ad agitarsi nel sonno, delirante. Aveva il volto contratto dalla sofferenza e imperlato di sudore. Arya non gli tolse gli occhi di dosso nemmeno per un minuto. Deglutì, nervosa; troppe immagini si stavano dando battaglia nella sua testa. Non riusciva a concepire l'idea che un giorno sarebbe morto, per davvero. Aveva sempre creduto di invecchiare e di ritrovarselo a giorni alterni nella veranda della sua casa, bellissimo e pronto a canzonarla per le rughe e la giovinezza appassita. Non l'avrebbe mai ammesso ad alta voce (e forse lo aveva appena realizzato), ma ella teneva a quel ragazzo, moltissimo! Si rimproverò per aver permesso a Castigo di baciarlo. Come avrebbe dovuto comportarsi, adesso? Era lecito consumare le lacrime di drago per un caso simile? Avrebbero potuto aiutarlo? Tentò di ricomporsi e annunciò: « torneremo al Rifugio, insieme. Rhona potrebbe avere una cura ».
« Ma sei pazza? » Sbottò Rex: « è un demone! »
« E quindi? Non mi importa! »
Il branco raggiunse l'apice del nervosismo.
« Fa' calmare i tuoi fratelli » disse Logan, attento.
« I miei fratelli, dici? È lei che dovrebbe darsi una calmata! »
« Throker, Zhokron! » Chiamò Arya, infischiandosene delle critiche di Rex: « aiutatemi a portarlo via ».
« Come ti pare! » Esclamò lui, alla fine: « ma scordati del nostro aiuto quando ti ritroverai nei guai! Comportati così e la Comunità Magica deciderà di voltarti le spalle! »
La ragazza frustò l'aria con i capelli: « non mi interessa ».
Dunque, si misero in marcia: Nathaniel si sarebbe svegliato al Rifugio, con o senza la loro approvazione.

 

 

 

 

  
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