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Autore: Najara    02/04/2017    10 recensioni
"È cosa nota e universalmente riconosciuta che due giovani sorelle non vedano l’ora di divertirsi e, un ballo, presenta sempre l’occasione perfetta."
Alex e Kara Danvers stanno per conoscere le nuove vicine, le affittuarie di Netherfield Park, un incontro che cambierà la loro vita.
Un'AU SuperCorp (con accenni Sanvers) nell'ottocento dipinto dal noto romanzo di Jane Austen.
Storia partecipante all’Iniziativa FemUniverse2016 indetta dal gruppo “In Femslash, We Trust (Official Group)".
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash, FemSlash | Personaggi: Kara Danvers, Lena Luthor
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Undicesimo capitolo: Incontri

 

Kara spalancò gli occhi e scese dal letto, indossò gli abiti più in fretta che poté e spazzolò i capelli così velocemente che quasi se li strappò dalla testa. Il dolore le fece lacrimare gli occhi, ma lei non smise di fare in fretta.

“Kara…?” La chiamò sorpresa suo padre nel vederla uscire di casa ad un’ora così presta. “Non prendi neppure la colazione?”

“Sono di fretta!” Gli urlò attraversando l’aia quasi correndo, dirigendosi con passo deciso verso la collina.

Aveva preparato un discorso, un bel discorso, in cui si scusava, in cui si rimangiava ogni parola detta e le chiedeva di, no, la supplicava di perdonare la sua stupidità. Mentre saliva il sentiero, il Sole sorgeva lento alle sue spalle, iniziando a illuminare quello che prometteva di essere un caldo giorno estivo.

Raggiunse la cima e si guardò attorno con trepidazione, ma Lena non c’era, era stata la prima ad arrivare. Con il fiato un poco corto per la corsa si sedette nell’erba appena umida di rugiada e si preparò ad attendere. Avrebbe aspettato tutto il giorno se necessario, era pronta a provare a Lena che avrebbe fatto ogni cosa necessaria per far sì che la perdonasse.

Prima che potesse riaversi completamente dalla corsa un cavaliere sbucò dal boschetto ai piedi della collina venendo verso di lei. Kara scattò in piedi, ma l’istante successivo capì che non si trattava di Lena, lei cavalcava in maniera diversa, guidando il cavallo con mano ferma ma dolce, la schiena più dritta, la testa alta ed elegante. Il cavaliere che, invece, stava venendo verso di lei era quasi goffo, ma tirava il morso per far sì che il cavallo tenesse la testa dritta e probabilmente gli faceva male. Kara fece una smorfia e l’istante successivo riconobbe l’uomo.

“Miss Kara!” La salutò il giovane fermando il cavallo accanto a lei e saltando a terra.

“Mr. Matthews.” Lo salutò lei, freddamente, lui tolse il cappello eseguendo un inchino, ignorando il suo tono e sorridendole.

“Non potevo sperare in un incontro più fortunato, sono mesi che spero di incontrarvi, ma sembra che il destino si sia incaponito nel non farci più conversare.”

“Perdonatemi, Mr. Matthews, ma sto aspettando una persona.” Più drastica di così senza diventare davvero offensiva non poteva esserlo, eppure avrebbe volentieri usato parole ben più forti.

“Oh…” Il ragazzo sembrò finalmente registrare la sua espressione fredda. “Vi hanno raccontato qualcosa su di me… dico bene?” Il principe fece un sospiro e abbassò le spalle, sconfitto. “Non si può fuggire dal proprio passato, non è vero? Per quanto io ci provi esso mi insegue sempre…” Alzò lo sguardo su di lei e le fece un sorriso triste. “Non credete nelle seconde occasioni, miss Kara?”

“Io…” Kara guardò l’uomo, non poteva rispondere di no, lei desiderava con tutta se stessa riceverne una in dono, proprio quella mattina. “Sì, credo nelle seconde occasioni.” Ammise e il giovane sorrise.

“Lo sapevo che il vostro cuore è buono e dolce come il vostro sorriso.” Le disse avvicinandosi a lei. “Ci conosciamo da poco.” Affermò con tono mieloso. “Ma sento che io e voi, miss Kara, siamo fatti della stessa pasta, insieme, potremmo essere felici…”

“Trattenete la lingua, signore.” La voce di Lena sferzò l’aria e Kara si voltò verso la giovane che, nello sconcerto provocato dalle parole di Mon-El, non aveva visto arrivare. La ragazza doveva aver preso il sentiero alle sue spalle e non quello che lei stava febbrilmente tenendo d’occhio.

“Miss Luthor, state interrompendo qualcosa di privato.” Le rispose Mr. Matthews irrigidendo il corpo.

“Non è affatto vero.” Affermò allora Kara, sentendo la rabbia salire in lei, se quel pallone gonfiato, arrogante e crudele avesse rovinato il suo momento con Lena allora non avrebbe più risposto di se stessa.

“Non siate timida, Kara.” Il ragazzo la guardò con occhi freddi. “Potete dire a miss Luthor che mi avete appena concesso la vostra mano.” Kara sgranò gli occhi davanti a tanta impudenza, aprì la bocca e non ebbe parole con le quali replicare. Con quella sola frase, se Lena gli avesse creduto, il principe avrebbe potuto distruggere la sua reputazione, il suo futuro, la sua stessa vita, obbligandola a una promessa che non aveva mai fatto o rendendola una disgraziata davanti a tutta la società.

“Non credo e non crederò mai, nemmeno a una delle vostre parole meno che mai a questa. Ora, sparite o rivelerò l’intera verità su di voi.” Lo minacciò Lena, con voce bassa, gli occhi che brillavano di rabbia.

“Non osereste mai. Ammettere che vi scopavate una servetta…” Lo schiaffò arrivò a piena mano colpendo il giovane sulla guancia e arrossandogliela all’istante. Kara si ritrovò addosso gli occhi stupiti di Lena e quelli sgranati e rabbiosi di Mon-El.

“Come osi, io sono…”

“Voi non siete nulla di più che un viziato e vizioso principe, un pagliaccio che non merita altro che di rimanere solo, dimenticato e disprezzato anche dal più semplice dei sudditi di Sua Maestà.” A quelle parole veementi l’uomo fece una smorfia, poi si voltò, risalì a cavallo e lo spronò allontanandosi furioso.

Kara avrebbe tanto voluto vederlo tornare indietro per poterlo colpire ancora.

“Codardo! Non vi sposerei neanche se voi foste l’ultima persona sulla terra!” Gli urlò, inviperita.

“Non credo ti senta più.” Kara arrossì ricordando, all’improvviso, che non era sola.

“Mi dispiace, non… avrei dovuto… lui… è arrivato e… io non ho mai…” Balbettò, ma poi il suo cervello registrò che la donna non sembrava affatto arrabbiata, anzi, si ritrovò ad osservare una Lena piuttosto divertita, un sorriso obliquo sulle labbra e le mani incrociate sul petto.

“Lo hai colpito, sai quanto io abbia desiderato farlo?” Affermò la giovane Luthor, un sorriso sempre più ampio sul volto. “E lo hai insultato dandogli del vizioso e viziato pagliaccio… non credo che avrei potuto descriverlo con parole che lo offendessero di più, lui e il suo smisurato ego, e non pensare che non abbia passato mesi e anni a rifletterci.”

“Quello che ti ha fatto… meriterebbe di essere colpito da mani molto più pesanti della mia e dovrebbe udire parole altrettanto forti.” Kara ricordò con orrore quello che Lena aveva dovuto subire a causa di Mon-El e sentì di nuovo una violenta fitta di rabbia.

“Hai letto la mia lettera, dunque…” Si rese conto Lena e dal suo volto sparì il divertimento, mentre i suoi occhi si fecero seri. Kara sentì la collera evaporare, abbassò il capo e annuì.

“Ho lanciato accuse ingiuste, mi dispiace davvero molto… sono stata abbagliata dall’orgoglio e avvelenata dal pregiudizio, ma so che mi sbagliavo e quello che è successo, tra di noi, è solo colpa mia… io…”

“No.” Lena le si avvicinò e, sorprendendola, le prese le mani. “Avrei dovuto parlare con te, avrei dovuto dirti quello che avevo fatto per proteggere Maggie e quello che quell’idiota che hai appena schiaffeggiato, mi aveva fatto, avrei dovuto parlarti del mio passato e di quello che provavo, avrei dovuto essere più aperta con te. Se lo avessi fatto, allora, forse, avrei potuto evitare che tu mi rifiutassi…” Abbassò il capo, ma Kara aveva visto il modo in cui i suoi occhi si erano riempiti di lacrime.

“Oh Lena… sono stata così sciocca.” Affermò con voce rotta, incapace di trattenere il dolore che aveva provato nell’allontanarsi da quella donna meravigliosa. Lena alzò gli occhi specchiandosi nei suoi, il momento durò un tempo infinito, poi la donna sorrise, tremolante.

“Posso… posso sperare di poter chiedere di nuovo e di ricevere una risposta diversa?” Chiese e Kara poté vedere tutto il timore che provava nel ripetere ciò che la prima volta le aveva spezzato il cuore. Sollevò le mani che Lena stringeva ancora, e posò le labbra sulle dita della ragazza.

“Ti prego…” Mormorò quasi supplicando.

“Kara Danvers, vuoi diventare mia moglie?” Le parole scesero tra di loro come un balsamo dolce.

“Sì.” Bisbigliò, le lacrime che ormai scorrevano copiose da occhi colmi di felicità. “Sì, sì, sì, sì.” Continuò a mormorare, guardando Lena che sorrideva dolcemente, gli occhi che brillavano di un sentimento tutto nuovo.

“Ti amo.” Disse esprimendolo. “Ti amo, Kara, ti amo.” Volle ripetere e Kara scoppiò a ridere, mentre piangeva incapace di contenere tutta quella felicità.

“Tu non hai idea!” Esclamò, poi prese il volto della ragazza tra le mani e, sorprendendola, la attirò verso di sé baciandole le labbra una, due, tre volte.

“Dovrò parlare con tuo padre.” Le ricordò Lena tra un bacio e l’altro, leggermente preoccupata.

“Dirà di sì.” La rassicurò Kara, lasciandole un ultimo rapido bacio sulle labbra e appoggiando la fronte contro la sua. “Ti amo.” Mormorò e fece di nuovo sorridere Lena.

“Sì?” Le chiese e Kara annuì, poi avvicinò le labbra a lei, in maniera molto più dolce.

Quando le loro bocche si incontrarono, questa volta, non si separarono che dopo un lungo momento.

Oh sì, Lena era un’ottima baciatrice.

 

“Quando hai capito che…?” Iniziò a chiedere Kara senza trovare le parole per terminare, mentre camminavano sotto il sole del mattino, le mani intrecciate.

“Che forse vi era una speranza che la tua rabbia nei miei confronti fosse… passata?” Chiese allora Lena e Kara arrossendo un poco riprese la sua frase:

“Quando hai capito che mi ero resa conto di essere stata una completa idiota?” Lena sorrise dolcemente, mentre accarezzava le sue dita che teneva strette nel pugno.

“Vederti a Pemberley è stato uno shock, pensavo a te, suonavo la nostra musica e quando mi sono voltata ti ho trovata lì, davanti a me, gli occhi chiusi… eri così bella che credevo di avere una visione…” Sorrise nel vedere il rossore di Kara, poi continuò a raccontare. “Sei fuggita via e io non ho potuto trattenermi dal seguirti. Vederti di nuovo, poter guardare nei tuoi occhi…” Sospirò e Kara appoggiò un poco la testa sulla spalla della donna.

“Mi dispiace…” Mormorò, ma Lena scosse la testa riprendendo il filo del discorso.

“Eri strana, ma potevo immaginare che fossi in imbarazzo o ancora arrabbiata con me, malgrado avessi convinto Maggie a credere che ci fosse qualcuno che la stava aspettando nel Hertfordshire.”

“Morivo di vergogna per essermi intrufolata in casa tua! Credevo mi avresti buttata fuori, me lo sarei meritata.” Lena scosse la testa a quelle parole.

“Mi ha fatto piacere conoscere i tuoi cugini.” Kara le sorrise riconoscente e Lena continuò. “Comunque, ammetto che, malgrado quell’incontro mi avesse sconvolta, non avrei trovato in esso un sufficiente incentivo a sperare. Ma mia madre ha osservato il nostro scambio dalla finestra del salotto e qualcosa l’ha spinta a indagare. Ha informatori ovunque e in poco tempo ha saputo anche troppo del nostro soggiorno a Rosing. Così mi ha chiesto di spiegarmi, quando mi sono rifiutata è partita alla volta di Longbourn e… lo ammetto, pensavo che ne sarebbe tornata vittoriosa.” Sorrise per quel ricordo ancora adesso fonte di soddisfazione. “Le hai tenuto testa e, oh, quanto era furiosa. Mi ha proibito di vederti e questo, questo sì che era un segno da prendere seriamente in considerazione.”

“Mi ha chiesto di promettere che non ti avrei mai sposata!” Ricordò con fastidio Kara e Lena sorrise.

“E tu le hai detto che non potevi prometterlo, che il mio destino apparteneva solo a me. Mi è bastato sapere questo, mia madre ha fatto un grave errore nel dirmelo, ma era così furiosa per l’affronto che le è sfuggito. Così ho raccolto tutto il coraggio che mi restava e sono venuta qua, con la speranza di trovare nei tuoi occhi un segno che vi fosse ancora una speranza per noi due.”

“Avresti dovuto dirmelo che avevi finanziato il mio giornale.” Lena strabuzzò gli occhi stupita.

“Quello era… non avresti dovuto scoprirlo.” Affermò e Kara sorrise.

“Non l’ho capito subito, ma alla fine ho scritto a Lady Grant e… beh, ci sono arrivata.” Lena rimase in silenzio per un po’ semplicemente stringendo la mano della donna accanto a sé, poi sospirò.

“Credevo di averti persa per sempre, ma desideravo saperti felice. Scrivere ti rende felice e io… io avrei potuto avere un piccolo pezzo di te leggendo le tue parole.” Kara si fermò, voltandosi a guardarla.

È la cosa più dolce che qualcuno abbia mai detto o fatto per me.” Affermò e Lena arrossì un poco.

“Era una cosa da nulla…”

“No. Avresti potuto odiarmi per il modo in cui ti avevo respinto, invece…”

“Ti amo, Kara. Come avrei potuto odiarti?” Chiese stringendosi nelle spalle e guardandola con occhi così profondamente veri da lasciare senza fiato. Kara le accarezzò il viso e poi la baciò di nuovo, promettendo a se stessa di dedicare la propria vita a diventare degna della donna che le stava davanti.

Continuarono a camminare parlando, raccontandosi quello che avevano provato, senza nascondere nulla, né il dolore, né le speranze e progettando il loro futuro che, ormai, era indissolubilmente legato.

“Kara.” Il tono di Lena si era fatto serio e la ragazza la guardò leggermente preoccupata. “Devo essere molto chiara su una cosa…”

“Certo…” Disse lei, sempre più perplessa.

“Aspetteremo.”

“Come?” Chiese Kara che non capiva a cosa si riferisse la donna, aveva appena detto che si sarebbero sposate in autunno perché Pemberley era meravigliosa in quella stagione dell’anno.

“Non vi saranno più… incontri speciali… notturni o no, fino a quando non saremo sposate.” Il viso di Kara si fece rosso d’imbarazzo e Lena dovette scoppiare a ridere.

“Perdonami, non volevo ridere, ma, la tua faccia!” Rise ancora, mentre Kara la guardava e l’imbarazzo se ne andava, era bello vederla ridere. Quando si riprese, Lena, cercò di tornare seria. “Non mi fraintendere, vorrei tanto…” Si morse il labbro e Kara sentì un brivido caldo scendere fin nel suo ventre. “Ma…” Riprese la donna guardandola con occhi che sembravano negare le sue stesse parole. “La prima volta avremmo dovuto essere più sagge e aspettare di essere ufficialmente spose prima di…” Si interruppe di nuovo, avvicinandosi alle sue labbra, per poi baciarla. Non fu un bacio come i precedenti, fu un bacio che diede fuoco ai sensi di Kara spingendola a infilare le mani tra i capelli di Lena attirandola di più contro di sé. Quando la lasciò andare erano entrambe senza fiato.

“Sei proprio sicura…?” Chiese Kara e Lena si morse il labbro, sorridendo, ma con una luce negli occhi che Kara riconobbe subito anche se l’aveva vista solo una volta.

“Sarà difficile, ma sì. Voglio fare le cose nel modo giusto, questa volta.” Kara annuì piano poi le baciò dolcemente le labbra.

“Va bene. Ma sarà difficile.” Confermò, facendo ridere Lena e arrossendo un poco.

“Torniamo a casa?” Chiese allora la giovane Luthor. “C’è un’ultima cosa da fare, prima di poterti considerare la mia futura sposa.” Questa volta a colorare le guance di Kara fu la gioia, annuì e insieme tornarono a casa.

 

 

Note: Perdonatemi se vi ho fatto temere interruzioni e cattivi esiti di questa chiacchierata, come vedete tutto è andato nel modo migliore. Lilian Luthor non ha più potere sulla figlia e può strepitare quanto vuole, anzi, paradossalmente, proprio il suo intervento ha permesso alle nostre ragazze di ritrovarsi.

Mon-El, invece, si è preso un bello schiaffo, Kara non scherza! ;-)

Spero che abbiate amato questa riappacificazione, la chiacchierata, i baci e, finalmente, la proposta di matrimonio.

 

Lo avrete capitolo, questo era l’ultimo capitolo, ma, non temete, vi è ancora un epilogo da leggere!

Quindi, come sempre, fatemi sapere cosa ne pensate. J

Buona domenica a tutte!

  
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