Undicesimo capitolo: Incontri
Kara spalancò gli occhi e scese dal
letto, indossò gli abiti più in fretta che poté e spazzolò i capelli così
velocemente che quasi se li strappò dalla testa. Il dolore le fece lacrimare
gli occhi, ma lei non smise di fare in fretta.
“Kara…?” La chiamò sorpresa suo padre
nel vederla uscire di casa ad un’ora così presta. “Non prendi neppure la
colazione?”
“Sono di fretta!” Gli urlò
attraversando l’aia quasi correndo, dirigendosi con passo deciso verso la
collina.
Aveva preparato un discorso, un bel
discorso, in cui si scusava, in cui si rimangiava ogni parola detta e le chiedeva
di, no, la supplicava di perdonare la sua stupidità. Mentre saliva il sentiero,
il Sole sorgeva lento alle sue spalle, iniziando a illuminare quello che prometteva
di essere un caldo giorno estivo.
Raggiunse la cima e si guardò attorno
con trepidazione, ma Lena non c’era, era stata la prima ad arrivare. Con il
fiato un poco corto per la corsa si sedette nell’erba appena umida di rugiada e
si preparò ad attendere. Avrebbe aspettato tutto il giorno se necessario, era
pronta a provare a Lena che avrebbe fatto ogni cosa necessaria per far sì che
la perdonasse.
Prima che potesse riaversi
completamente dalla corsa un cavaliere sbucò dal boschetto ai piedi della
collina venendo verso di lei. Kara scattò in piedi, ma l’istante successivo
capì che non si trattava di Lena, lei cavalcava in maniera diversa, guidando il
cavallo con mano ferma ma dolce, la schiena più dritta, la testa alta ed
elegante. Il cavaliere che, invece, stava venendo verso di lei era quasi goffo,
ma tirava il morso per far sì che il cavallo tenesse la testa dritta e
probabilmente gli faceva male. Kara fece una smorfia e l’istante successivo
riconobbe l’uomo.
“Miss Kara!” La salutò il giovane
fermando il cavallo accanto a lei e saltando a terra.
“Mr. Matthews.”
Lo salutò lei, freddamente, lui tolse il cappello eseguendo un inchino,
ignorando il suo tono e sorridendole.
“Non potevo sperare in un incontro
più fortunato, sono mesi che spero di incontrarvi, ma sembra che il destino si
sia incaponito nel non farci più conversare.”
“Perdonatemi, Mr. Matthews,
ma sto aspettando una persona.” Più drastica di così senza diventare davvero
offensiva non poteva esserlo, eppure avrebbe volentieri usato parole ben più
forti.
“Oh…” Il ragazzo sembrò finalmente
registrare la sua espressione fredda. “Vi hanno raccontato qualcosa su di me…
dico bene?” Il principe fece un sospiro e abbassò le spalle, sconfitto. “Non si
può fuggire dal proprio passato, non è vero? Per quanto io ci provi esso mi
insegue sempre…” Alzò lo sguardo su di lei e le fece un sorriso triste. “Non
credete nelle seconde occasioni, miss Kara?”
“Io…” Kara guardò l’uomo, non poteva
rispondere di no, lei desiderava con tutta se stessa riceverne una in dono,
proprio quella mattina. “Sì, credo nelle seconde occasioni.” Ammise e il
giovane sorrise.
“Lo sapevo che il vostro cuore è
buono e dolce come il vostro sorriso.” Le disse avvicinandosi a lei. “Ci
conosciamo da poco.” Affermò con tono mieloso. “Ma sento che io e voi, miss
Kara, siamo fatti della stessa pasta, insieme, potremmo essere felici…”
“Trattenete la lingua, signore.” La
voce di Lena sferzò l’aria e Kara si voltò verso la giovane che, nello
sconcerto provocato dalle parole di Mon-El, non aveva
visto arrivare. La ragazza doveva aver preso il sentiero alle sue spalle e non
quello che lei stava febbrilmente tenendo d’occhio.
“Miss Luthor,
state interrompendo qualcosa di privato.” Le rispose Mr. Matthews
irrigidendo il corpo.
“Non è affatto vero.” Affermò allora
Kara, sentendo la rabbia salire in lei, se quel pallone gonfiato, arrogante e
crudele avesse rovinato il suo momento con Lena allora non avrebbe più risposto
di se stessa.
“Non siate timida, Kara.” Il ragazzo
la guardò con occhi freddi. “Potete dire a miss Luthor
che mi avete appena concesso la vostra mano.” Kara sgranò gli occhi davanti a
tanta impudenza, aprì la bocca e non ebbe parole con le quali replicare. Con
quella sola frase, se Lena gli avesse creduto, il principe avrebbe potuto
distruggere la sua reputazione, il suo futuro, la sua stessa vita, obbligandola
a una promessa che non aveva mai fatto o rendendola una disgraziata davanti a
tutta la società.
“Non credo e non crederò mai, nemmeno
a una delle vostre parole meno che mai a questa. Ora, sparite o rivelerò
l’intera verità su di voi.” Lo minacciò Lena, con voce bassa, gli occhi che
brillavano di rabbia.
“Non osereste mai. Ammettere che vi
scopavate una servetta…” Lo schiaffò arrivò a piena mano colpendo il giovane
sulla guancia e arrossandogliela all’istante. Kara si ritrovò addosso gli occhi
stupiti di Lena e quelli sgranati e rabbiosi di Mon-El.
“Come osi, io sono…”
“Voi non siete nulla di più che un
viziato e vizioso principe, un pagliaccio che non merita altro che di rimanere
solo, dimenticato e disprezzato anche dal più semplice dei sudditi di Sua
Maestà.” A quelle parole veementi l’uomo fece una smorfia, poi si voltò, risalì
a cavallo e lo spronò allontanandosi furioso.
Kara avrebbe tanto voluto vederlo
tornare indietro per poterlo colpire ancora.
“Codardo! Non vi sposerei neanche se voi
foste l’ultima persona sulla terra!” Gli urlò, inviperita.
“Non credo ti senta più.” Kara
arrossì ricordando, all’improvviso, che non era sola.
“Mi dispiace, non… avrei dovuto… lui…
è arrivato e… io non ho mai…” Balbettò, ma poi il suo cervello registrò che la
donna non sembrava affatto arrabbiata, anzi, si ritrovò ad osservare una Lena
piuttosto divertita, un sorriso obliquo sulle labbra e le mani incrociate sul
petto.
“Lo hai colpito, sai quanto io abbia
desiderato farlo?” Affermò la giovane Luthor, un
sorriso sempre più ampio sul volto. “E lo hai insultato dandogli del vizioso e
viziato pagliaccio… non credo che avrei potuto descriverlo con parole che lo
offendessero di più, lui e il suo smisurato ego, e non pensare che non abbia
passato mesi e anni a rifletterci.”
“Quello che ti ha fatto… meriterebbe
di essere colpito da mani molto più pesanti della mia e dovrebbe udire parole
altrettanto forti.” Kara ricordò con orrore quello che Lena aveva dovuto subire
a causa di Mon-El e sentì di nuovo una violenta fitta
di rabbia.
“Hai letto la mia lettera, dunque…”
Si rese conto Lena e dal suo volto sparì il divertimento, mentre i suoi occhi
si fecero seri. Kara sentì la collera evaporare, abbassò il capo e annuì.
“Ho lanciato accuse ingiuste, mi
dispiace davvero molto… sono stata abbagliata dall’orgoglio e avvelenata dal
pregiudizio, ma so che mi sbagliavo e quello che è successo, tra di noi, è solo
colpa mia… io…”
“No.” Lena le si avvicinò e,
sorprendendola, le prese le mani. “Avrei dovuto parlare con te, avrei dovuto
dirti quello che avevo fatto per proteggere Maggie e quello che quell’idiota
che hai appena schiaffeggiato, mi aveva fatto, avrei dovuto parlarti del mio
passato e di quello che provavo, avrei dovuto essere più aperta con te. Se lo
avessi fatto, allora, forse, avrei potuto evitare che tu mi rifiutassi…”
Abbassò il capo, ma Kara aveva visto il modo in cui i suoi occhi si erano
riempiti di lacrime.
“Oh Lena… sono stata così sciocca.”
Affermò con voce rotta, incapace di trattenere il dolore che aveva provato
nell’allontanarsi da quella donna meravigliosa. Lena alzò gli occhi
specchiandosi nei suoi, il momento durò un tempo infinito, poi la donna
sorrise, tremolante.
“Posso… posso sperare di poter
chiedere di nuovo e di ricevere una risposta diversa?” Chiese e Kara poté
vedere tutto il timore che provava nel ripetere ciò che la prima volta le aveva
spezzato il cuore. Sollevò le mani che Lena stringeva ancora, e posò le labbra
sulle dita della ragazza.
“Ti prego…” Mormorò quasi
supplicando.
“Kara Danvers,
vuoi diventare mia moglie?” Le parole scesero tra di loro come un balsamo
dolce.
“Sì.” Bisbigliò, le lacrime che ormai
scorrevano copiose da occhi colmi di felicità. “Sì, sì, sì, sì.” Continuò a
mormorare, guardando Lena che sorrideva dolcemente, gli occhi che brillavano di
un sentimento tutto nuovo.
“Ti amo.” Disse esprimendolo. “Ti
amo, Kara, ti amo.” Volle ripetere e Kara scoppiò a ridere, mentre piangeva
incapace di contenere tutta quella felicità.
“Tu non hai idea!” Esclamò, poi prese
il volto della ragazza tra le mani e, sorprendendola, la attirò verso di sé
baciandole le labbra una, due, tre volte.
“Dovrò parlare con tuo padre.” Le
ricordò Lena tra un bacio e l’altro, leggermente preoccupata.
“Dirà di sì.” La rassicurò Kara,
lasciandole un ultimo rapido bacio sulle labbra e appoggiando la fronte contro
la sua. “Ti amo.” Mormorò e fece di nuovo sorridere Lena.
“Sì?” Le chiese e Kara annuì, poi
avvicinò le labbra a lei, in maniera molto più dolce.
Quando le loro bocche si
incontrarono, questa volta, non si separarono che dopo un lungo momento.
Oh sì, Lena era un’ottima baciatrice.
“Quando hai capito che…?” Iniziò a
chiedere Kara senza trovare le parole per terminare, mentre camminavano sotto
il sole del mattino, le mani intrecciate.
“Che forse vi era una speranza che la
tua rabbia nei miei confronti fosse… passata?” Chiese allora Lena e Kara arrossendo
un poco riprese la sua frase:
“Quando hai capito che mi ero resa
conto di essere stata una completa idiota?” Lena sorrise dolcemente, mentre
accarezzava le sue dita che teneva strette nel pugno.
“Vederti a Pemberley
è stato uno shock, pensavo a te, suonavo la nostra musica e quando mi sono
voltata ti ho trovata lì, davanti a me, gli occhi chiusi… eri così bella che
credevo di avere una visione…” Sorrise nel vedere il rossore di Kara, poi
continuò a raccontare. “Sei fuggita via e io non ho potuto trattenermi dal
seguirti. Vederti di nuovo, poter guardare nei tuoi occhi…” Sospirò e Kara
appoggiò un poco la testa sulla spalla della donna.
“Mi dispiace…” Mormorò, ma Lena
scosse la testa riprendendo il filo del discorso.
“Eri strana, ma potevo immaginare che
fossi in imbarazzo o ancora arrabbiata con me, malgrado avessi convinto Maggie
a credere che ci fosse qualcuno che la stava aspettando nel Hertfordshire.”
“Morivo di vergogna per essermi
intrufolata in casa tua! Credevo mi avresti buttata fuori, me lo sarei
meritata.” Lena scosse la testa a quelle parole.
“Mi ha fatto piacere conoscere i tuoi
cugini.” Kara le sorrise riconoscente e Lena continuò. “Comunque, ammetto che,
malgrado quell’incontro mi avesse sconvolta, non avrei trovato in esso un
sufficiente incentivo a sperare. Ma mia madre ha osservato il nostro scambio
dalla finestra del salotto e qualcosa l’ha spinta a indagare. Ha informatori
ovunque e in poco tempo ha saputo anche troppo del nostro soggiorno a Rosing. Così mi ha chiesto di spiegarmi, quando mi sono
rifiutata è partita alla volta di Longbourn e… lo
ammetto, pensavo che ne sarebbe tornata vittoriosa.” Sorrise per quel ricordo
ancora adesso fonte di soddisfazione. “Le hai tenuto testa e, oh, quanto era
furiosa. Mi ha proibito di vederti e questo, questo sì che era un segno da
prendere seriamente in considerazione.”
“Mi ha chiesto di promettere che non
ti avrei mai sposata!” Ricordò con fastidio Kara e Lena sorrise.
“E tu le hai detto che non potevi
prometterlo, che il mio destino apparteneva solo a me. Mi è bastato sapere
questo, mia madre ha fatto un grave errore nel dirmelo, ma era così furiosa per
l’affronto che le è sfuggito. Così ho raccolto tutto il coraggio che mi restava
e sono venuta qua, con la speranza di trovare nei tuoi occhi un segno che vi
fosse ancora una speranza per noi due.”
“Avresti dovuto dirmelo che avevi
finanziato il mio giornale.” Lena strabuzzò gli occhi stupita.
“Quello era… non avresti dovuto
scoprirlo.” Affermò e Kara sorrise.
“Non l’ho capito subito, ma alla fine
ho scritto a Lady Grant e… beh, ci sono arrivata.” Lena rimase in silenzio per
un po’ semplicemente stringendo la mano della donna accanto a sé, poi sospirò.
“Credevo di averti persa per sempre,
ma desideravo saperti felice. Scrivere ti rende felice e io… io avrei potuto
avere un piccolo pezzo di te leggendo le tue parole.” Kara si fermò, voltandosi
a guardarla.
“È la cosa più dolce che qualcuno abbia
mai detto o fatto per me.” Affermò e Lena arrossì un poco.
“Era una cosa da nulla…”
“No. Avresti potuto odiarmi per il
modo in cui ti avevo respinto, invece…”
“Ti amo, Kara. Come avrei potuto
odiarti?” Chiese stringendosi nelle spalle e guardandola con occhi così
profondamente veri da lasciare senza fiato. Kara le accarezzò il viso e poi la
baciò di nuovo, promettendo a se stessa di dedicare la propria vita a diventare
degna della donna che le stava davanti.
Continuarono a camminare parlando,
raccontandosi quello che avevano provato, senza nascondere nulla, né il dolore,
né le speranze e progettando il loro futuro che, ormai, era indissolubilmente
legato.
“Kara.” Il tono di Lena si era fatto
serio e la ragazza la guardò leggermente preoccupata. “Devo essere molto chiara
su una cosa…”
“Certo…” Disse lei, sempre più
perplessa.
“Aspetteremo.”
“Come?” Chiese Kara che non capiva a
cosa si riferisse la donna, aveva appena detto che si sarebbero sposate in
autunno perché Pemberley era meravigliosa in quella
stagione dell’anno.
“Non vi saranno più… incontri
speciali… notturni o no, fino a quando non saremo sposate.” Il viso di Kara si
fece rosso d’imbarazzo e Lena dovette scoppiare a ridere.
“Perdonami, non volevo ridere, ma, la
tua faccia!” Rise ancora, mentre Kara la guardava e l’imbarazzo se ne andava,
era bello vederla ridere. Quando si riprese, Lena, cercò di tornare seria. “Non
mi fraintendere, vorrei tanto…” Si morse il labbro e Kara sentì un brivido
caldo scendere fin nel suo ventre. “Ma…” Riprese la donna guardandola con occhi
che sembravano negare le sue stesse parole. “La prima volta avremmo dovuto
essere più sagge e aspettare di essere ufficialmente spose prima di…” Si
interruppe di nuovo, avvicinandosi alle sue labbra, per poi baciarla. Non fu un
bacio come i precedenti, fu un bacio che diede fuoco ai sensi di Kara
spingendola a infilare le mani tra i capelli di Lena attirandola di più contro
di sé. Quando la lasciò andare erano entrambe senza fiato.
“Sei proprio sicura…?” Chiese Kara e
Lena si morse il labbro, sorridendo, ma con una luce negli occhi che Kara
riconobbe subito anche se l’aveva vista solo una volta.
“Sarà difficile, ma sì. Voglio fare
le cose nel modo giusto, questa volta.” Kara annuì piano poi le baciò
dolcemente le labbra.
“Va bene. Ma sarà difficile.” Confermò,
facendo ridere Lena e arrossendo un poco.
“Torniamo a casa?” Chiese allora la
giovane Luthor. “C’è un’ultima cosa da fare, prima di
poterti considerare la mia futura sposa.” Questa volta a colorare le guance di
Kara fu la gioia, annuì e insieme tornarono a casa.
Note: Perdonatemi se vi ho fatto temere interruzioni e cattivi esiti di questa chiacchierata, come vedete tutto è andato nel modo migliore. Lilian Luthor non ha più potere sulla figlia e può strepitare quanto vuole, anzi, paradossalmente, proprio il suo intervento ha permesso alle nostre ragazze di ritrovarsi.
Mon-El, invece, si è preso un bello schiaffo, Kara non scherza! ;-)
Spero che abbiate amato questa riappacificazione, la chiacchierata, i baci e, finalmente, la proposta di matrimonio.
Lo avrete capitolo, questo era l’ultimo capitolo, ma, non temete, vi è ancora un epilogo da leggere!
Quindi, come sempre, fatemi sapere cosa ne pensate. J
Buona domenica a tutte!