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Autore: Prince Lev Swann    02/04/2017    0 recensioni
La storia di quattro ragazzi di Hogwarts che trovano la propria vita noiosa nonostante la magia, si ritroveranno coinvolti in qualcosa di molto più grande di loro! Questa non è solo una storia, è il racconto che indaga l'origine di tutti gli altri, non perdetevelo!
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Minerva McGranitt
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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- Questa storia fa parte della serie 'Il Racconto dei racconti'
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A volte, nella vita, le cose sono esattamente come ce le aspettiamo. E a volte no. Quando le diverse situazioni della vita - quelle prevedibili o programmabili, s’intende – iniziano a non sorprenderci più, a non suscitare nella nostra mente un paragone che prima facevamo sempre, e che sempre risultava esaustivo (nel senso che le aspettative precedenti all’evento reale non corrispondevano quasi affatto all’evento vero e proprio) e cominciano invece a corrispondere,vuol dire che si ha molta esperienza, ormai, con le aspettative.

Ebbene, tutto questo da un lato sembra essere positivo, in quanto diventa sempre più difficile illudersi e rimanere delusi dai riscontri effettivi di una situazione,ma dall’altro dimostra che forse stiamo invecchiando, che forse non c’importa più di tanto di quello che accadrà e quindi semplicemente non ce ne preoccupiamo.Una perdita di interesse, in altre parole, per la vita. «Okay,forse detto così sembra un po’melodrammatico, ma ci stavo riflettendo seriamente.Forse la vita ormai mi annoia,ecco perché tutto mi suggestiona e mi fa credere di essere sempre in pericolo, di pensare sempre che ci sia qualcosa che non va.»

«Oppure sei semplicemente paranoico, Nick.» Nick stava illustrando questo ragionamento a Matt, che come al solito non era d’aiuto,e a Charlotte.Erano in un bar a New York, chiamato “Le delizie di Mary Anne”, e aspettavano Claire e Blurry, entrambi in bagno.

Erano partiti una settimana prima, e si stavano divertendo parecchio.

Nick era davvero felice, soprattutto perché per la prima volta i suoi amici erano un viaggio tutti insieme, e insieme passavano praticamente tutto il tempo. Dormivano dove e come si trovavano, nella tenda di Charlotte, che oltre a essere allegra e ben fornita era molto vasta; c'era quindi spazio per tutti. Erano prima stati in diverse città d'Europa, tra cui Parigi, Amsterdam, Praga, Stoccolma, Roma e Barcellona, velocemente raggiungibili attraverso mezzi magici, e poi avevano ottenuto, ovviamente senza pagare, dei posti in aereo per raggiungere gli USA. Arrivati a New York appena la sera prima, avevano lasciato la tenda a Central Park (nascondendola e rendendola inaccessibile con alcuni, semplici stratagemmi magici), e si erano fatti una breve passeggiata prima di andare a dormire, stanchi per tutto il movimento di quella giornata.

«C'entra, perché Nick ha detto che praticamente sono i vecchi che finiscono per non avere più aspettative, perché sono annoiati.»

«Eh, ma stavo dicendo che però anche i giovani spensierati non si preoccupano di immaginare come andrà il futuro, a parte quelli molto responsabili o paranoici...»

«Anche come me. Ma è anche giusto, Nick. Tu devi pensare ai cazzi tuoi e agire pensando al meglio per te.. Parlo in generale.»

Nick sospirò. «Ma niente, solite cose, vita, responsabilità, le mie paranoie...»

Quella storia era, in effetti, sussisteva nella mente di Nick, che non riusciva a venirne a capo e continuava a pensarci, nonostante si dicesse - e gli altri gli dicessero - di lasciar perdere.

*

 

La cosa più bella era stata atterrare sull'Empire State Bulding e sullaStatua della Libertà, ma riuscirono anche a visitare ilMuseum of Modern Arts«L'avrei già fatto, ma dovevo organizzare il viaggio» disse Nick.

«Andiamo a fare shopping?» propose Claire, e Nick vide la sua sottile sagoma sfocata, cercando con tutte le sue forze di non dare a vedere che stava per svenire, ancora. Si girò e cercò a tentoni il suo zaino, che era appoggiato vicino a un lampione accanto a loro, lo aprì e prese una delle merendine che si era portato. La mangiò in fretta, si alzò, bevve un sorso d'acqua, chiuse gli occhi e li tenne chiusi per qualche secondo. Li riaprì. Era passata, stava bene, la testa non girava più.

 

*

 

Andare per negozi con un budget illimitato era impagabile. «Quando sei un mago, e sei abbastanza dotato, di questi tempi, puoi fare quello che vuoi» rifletté Blurry.

«E te ne sei accorto solo ora? Tieni, metti tutto qui» disse Claire, offrendo il suo zaino di Mary Poppins. Il suo glielo aveva incantato la professoressa di Incantesimi, come dimostrazione; loro non erano ancora abbastanza abili da effettuare un incantesimo di estensione irriconoscibile, si trattava infatti di magia avanzata. «E ringraziatemi, perché se non fosse stato per il mio magnifico zaino dovreste portarvi le buste dietro.»

Si erano comprati gli oggetti babbani più stravaganti, senza una motivazione precisa, dal momento che certamente la maggior parte non se la sarebbero portata a Hogwarts.

«Nei prossimi giorni dobbiamo assolutamente andare alMagicNet Center«Ma guarda che lì non puoi avere la roba gratis, devi pagare in Galeoni».

«E che problema c'è? Rivendiamo della roba, otteniamo soldi babbani veri e propri, li cambiamo, e siamo ricchi anche nel mondo magico» rispose Nick, in tono compiaciuto. «Ah» rispose Matt. «Minchia, è vero, non ci avevo pensato».

Ormai, non solo nel caso di Nick, nelle comunità magiche di tutto il mondo si stava diffondendo la consapevolezza delle potenzialità di un individuo dotato di magia, in un mondo privo della stessa.

Forse di quel passo, con gli anni, ci sarebbero state delle conseguenze sull'economia globale. In effetti, i diversi governi magici stavano mettendo in atto vari e propri dibattiti, tentando di divulgare stime sul futuro per sensibilizzare la società magica, e invitarla a non esporsi troppo, a non «imbrogliare», sostenendo che prima o poi qualcuno ne avrebbe pagato le conseguenze.

«La magia ha sempre un prezzo» canticchiò Nick, mentre pagava la la cassiera. Dopo aver comprato il telefono, aveva infatti raggiunto Charlotte e Claire in un negozio di abiti firmati di cui ignorava il nome, e aveva accuratamente scelto quelli più costosi, tra cui una giacca di pelle marrone e diverse paia di jeans.

«La magia ha sempre un prezzo, sì, e anche questi capi, lo sai?»

Nick, in un frammento di secondo, realizzò quello che la commessa le stava dicendo, e s'immobilizzò. «C-cosa?»

Claire lo raggiunse proprio in quell'istante, senza ignorare la situazione. «Cosa succede?»

In un primo momento il tono della commessa era stato glaciale, ma presto la sua espressione mutò sensibilmente. Sembrava star realizzando qualcosa, proprio come Nick. Possibile che...?

«Voi non siete No-mag, decisamente no!» esclamò la ragazza, sorridendo. Aveva praticamente urlato, ma la gente del negozio, data la confusione, non ci fece caso. La cassiera, che evidentemente non era una comune babbana, sembrava, in generale, molto attraente: sui vent'anni, una cascata di capelli biondi le ricadeva sulla schiena e le avvolgeva le spalle, lasciate semi scoperte da una maglia candida, dalle maniche gonfie.

«Oh, scusate per la reazione, è che ultimamente mi capita di rado di incontrare altri maghi, sono 'in incognito' tra i No-mag e mi sto perfino abituando a comportarmi come loro. Vedete, mi occupo di moda, ho una redazione molto famosa qui in America, chiamataWogue...»

«Complimenti per il nome» disse Claire. «Molto originale. La W starebbe per Wizard e Witch?»

«Sì, e per Wright. A tal proposito, mi chiamo Zoe Wright, e voi...?»

«Io sono Nick, lei è Claire, e quella ragazza che vedi lì è Charlotte. Siamo n viaggio insieme in giro per il mondo, studiamo a Hogwarts... Charlotte ha appena terminato gli studi, il gufo con i risultati dovrebbe essere arrivato, adesso che ci penso.»

«Bravo, pensaci tu per me.» Charlie li aveva appena raggiunti alla cassa per presentarsi alla strega esperta di moda, che le spiegò come aveva fatto a riconoscere che erano maghi. «Anch'io sto utilizzando degli espedienti magici per ottenere tutto quello che voglio in questo mondo. In effetti, l'unico motivo per cui vado in giro a fare falsi giorni di prova in questi negozi, anziché venire a vedere i vestiti come una semplice cliente, è per avere il permesso di rovistare anche tra i magazzini, e per non dare nell'occhio , perché ci resto per davvero tanto tempo.»

«Ah, che cosa bizzarra» rispose Charlotte. «Ma è davvero necessario?»

«Mah, non tantissimo, è che ultimamente sono un po' a corto di idee, sapete. Sto facendo questa cosa dei negozi solo da ieri, e ne ho già di nuove.»

«Oh, è vero, togliamoci, dai» disse Nick, lasciando il posto a una donna anziana che lo guardava male. «Che ne dici di venire con noi a fare un giro?» chiese Charlie, rivolta a Zoe, mentre si spostavano. «A che ora finisci qui?»

«Aspettate, solo un secondo.» Zoe, con aria incerta, lasciò cadere le camiciole che la vecchietta le aveva portato per pagare, e chiamò un'altra ragazza all'altro capo del negozio. «Ehi, Monica, io mi licenzio!»

E insieme uscirono dal negozio, facendosi strada nella via affollata. Una volta ritrovatisi con Matt e Blurry e dopo le dovute presentazioni («Ah, minchia» commentò Matt quando Zoe gli disse che lavoro faceva), decisero di andare a mangiare da qualche parte.

«Quindi voi studiate a Hogwarts, che bello, ho sempre desiderato vederla. Di che case siete?»

«No, ti prego, non farci questa domanda» piagnucolò Nick, mentre entravano daStarbucks«Perché» continuò Nick, «negli ultimi anni, soprattutto da quando c'è James Potter... Hai presente, no, i Potter e Voldemort?»

«Chi non ce li ha presenti? Tutto ciò che a scuola si studia di storia contemporanea ha a che fare con loro, io sono nata quando Voldemort era ancora vivo, e anche voi, se non sbaglio... Comunque la storia mi affascina molto, ho letto le diverse biografie, anche se non so quanto siano affidabili...»

«Ne approfittiamo per fare macello in giro per il castello» confermò Matt.

«Caspita, non sapevo di tutto questo!» rise Zoe. «Da noi è un po' diverso, grazie al cielo.»

«Prima non era così, ora Hogwarts si salva solo in parte, e quella parte che si salva siamo praticamente solo noi» spiegò Blurry. «Gli altri sono tutti tardi».

«Le ultime generazioni sono il problema» commentò Claire. «Matt li trolla sempre, dopo ti facciamo vedere qualche video, se Boniface ce li ha ancora»

«Ehi, ma comele ultime generazioni sono il problema? Non è vero!» esclamò quest'ultimo. Blurry, infatti, era un 2001.

«Tu non sei neanche una persona, ma un elfo domestico» rise Nick. «Voglio dire, anche il tuo nome, quello vero, non quel nome assurdo a cui i tuoi genitori per disgrazia ti hanno condannato...», e qui il ricciolino simulò un'espressione offesa, «...somiglia ai nomi degli elfi domestici. Winky, Dobby, Blurry...»

«Uh, anche noi!» esclamò Claire, con la bocca ancora sporca di schiuma del caffè che stava bevendo. «Cioè, io, Nick e Charlie passiamo da 'Il mondo è mio, sono la persona più figa dell'universo, prostratevi ai miei piedi!» a 'Autostima? Che è?

«È che a me piace soffire» rispose  Charlotte, mentre Nicholas rideva e faceva cenni di assenso.

«Sì, vi capisco. Ma poi se davvero gli studenti di Hogwarts sono così come li descrivete, mi sembra normale che vi sentiate Dio!»

«ESATTO» sillabò Nick. «Vieni a visitarla, anche solo per un giorno, e vedi come inizi ad apprezzarti.Potterhead,Snapehead, addiritturaMalfoyhead, ecco come si fanno chiamare ora, per la fottutissima barba di Silente...»

«Sì, Nicholas è l'unicoDumblehead, poverello...» lo schernì Claire.

«Guarda che Silente era un genio» commentò Nick, cercando di smettere di ridere.

«Se almeno avessero scelto un nome decente...Teste di Potter. Ma per favore.»

«Lizzie, una nostra amica - è più grande di noi, prima era caposcuola, ora lavora al Ministero della Magia, a Londra, e spesso si trova a Hogwarts per lavoro - ha anche scritto un libro su queste nuove generazioni. Si chiamaPotterminkia - istruzioni per l'uso. È corto, te lo possiamo prestare, leggilo poi con calma, così puoi capire a pieno il degrado deiPotered.«Certo! Adoro leggere» rispose Zoe, mettendo in borsa il volume che Claire le passava. Per un po' parlarono di Hogwarts, di Ilvermorny e della loro vita a scuola; quando si stancarono di Sturbucks, uscirono e tornarono insieme a Central Park.

«Ho una curiosità. Come si comportano, in merito, i figli di Harry Potter?» chiese Zoe.

«Mah, loro non sono male. Ogni tanto passano del tempo con noi, ma credo che in realtà li mettiamo un po' in soggezione... perciò non abbiamo questi grandi rapporti» rispose Charlotte, facendo segno di sedersi su una panchina vicino a una fontana, al cui centro si ergeva una meravigliosa statua. Rappresentava un angelo, forse, o qualcosa del genere.

«IPotered«Sì, e se la gode abbastanza,» continuò Claire, «soprattutto dopo quella faccenda al Ministero...», Nick perse l'equilibrio e, mentre Claire era presa a parlare dei Potter, si sedette a terra, vicino alla fontana. «... sì, insomma, la storia di quel coso... Comunque se verrai a Hogwarts potremo presentarteli, ma non sono niente di speciale» decretò infine.

Okay, forse era passata; non era successo nulla. Nick sorrise e riprese a seguire la conversazione. Zoe era davvero simpatica, non voleva dare anche a lei l'impressione di esserequello fragile come, da qualche tempo, lo vedevano tutti.

«Sì dai, ora sono curiosa, verrò sicuramente.

«Comunque, stavi dicendo di una faccenda al Ministero, da cui loro sono diventati popolari. Che faccenda?»

Boom!, era di nuovo lì.

Che faccenda?

Di nuovo i giramenti di testa.Il Ministero.Non capì bene.

Chiuse gli occhi. Nick chiuse gli occhi. Seduto lì a terra dov'era, pensando che quando li avrebbe riaperti quel dolore sarebbe cessato, si tormentava.

Giratempo,Ministero,i Potter Ma OUAT gli fece ricordare di quel giorno a Londra e le fitte alla testa, anziché cessare, divennero più forti. Quel giorno a Londra...Lupo Cattivo. Per quale ragione continuava a sentire quelle voci, sussurri lontani ma vicinissimi, ripetere quelle parole?Giratempo,Ministero,Lupo Cattivo,Central Park...Che senso aveva?

Central Park. Quel posto aveva qualcosa di strano. Doveva andarsene.

Aprì gli occhi e si alzò di scatto. Gli altri si girarono di scatto verso di lui, alcuni di loro coscienti della situazione, ormai ripetitiva. Lui perse nuovamente l'equilibrio e quasi cadde nella fontana dietro di loro, ma per fortuna questo non accadde, perché Matt lo afferrò in tempo. «Grazie.»

 

Ma quello che lo aspettava, da tutta la giornata, non era ancora arrivato, no, e si trovava o, meglio,non si trovava, in corrispondenza della fontana.

Nick riprese tutto d'un tratto le forze e si girò di scatto, per poi ricadere a terra, con la testa penzoloni, mente Matt e Blurry lo afferravano per le spalle.

 

«Dov'è... dov'è...?»

Dov'era?

 

Charlotte lo stava schiaffeggiando lievemente, mentre Claire prendeva la bottiglietta d'acqua e gliela faceva bere.

«Nick!»

Nicholas bevve.

«Vado a prendere qualche rimedio magico in tenda, magari trovo qualcosa di migliore dell'acqua» borbottò Claire, preoccupata. Nessuno perse il controllo. Ormai sono abituati a farmi da babysitter: fu questo il pensiero che fece riprendere Nick. Charlotte aveva blaterato di sapere cosa ci voleva ed era corsa nella tenda con Claire.

«Nick, ascoltami, cos'è che cerchi?»

Un angelo, ecco cosa cercava. Un angelo dall'espressione maligna e dai denti aguzzi, un angelo che era appena svanito, svanito nel momento in cui Nick aveva chiuso gli occhi. Riusciva a vederlo, con quella faccia orribile, bloccato nell'arco visivo dell'occhio, come il sole, quando lo guardi per troppo tempo.

«Dov'è la statua?»

«Quale statua?»

«C'era una statua, la statua di un angelo, ed è svanita! Era lì, sulla fontana!»

I tre presenti si guardarono, preoccupati.

«Si può sapere che diavolo vi prende?! C'era una fottuttissima statua su quella fottutissima fontana!»

 

«Nick» sussurrò Burry, e Nick riconobbe l'ansia negli occhi dell'amico. «Qui non c'è nessuna fontana, non c'è mai stata. Dietro la panchina c'è solo in prato.»

 

«Cosa?»

Nick si alzò e si volse di nuovo.

Non c'era effettivamente alcuna fontana. Lui stava effettivamente impazzendo. E la situazione stava effettivamente degenerando.

Poi Charlotte prese la bacchetta, gli occhi lucidi, il viso pallido, il braccio tremolante.

«Oblivion!»

Nick cadde di nuovo, ormai era successo almeno una decina di volte in cinque minuti. Ma, questa volta, continuò a cadere, per ore e ore, nel buio.

Quando, finalmente, aprì gli occhi, vide la luce del sole trapassare il tessuto cremisi di una tenda e, distrutto, si rimise a dormire. Non conservava memoria dell'angelo, la cui orrenda espressione non era più impressa sulla sua retina, e aveva solo ricordi vaghi di quella giornata in cui, se non fosse stato per un'intuizione improvvisata di Charlotte, sarebbe morto, lì, a Manhattan.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

   
 
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