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Autore: vero511    02/04/2017    2 recensioni
Ellie Wilson 24 anni, appena arrivata a New York insieme alla sua gioia più grande: il figlio Alex. Lo scopo della giovane è quello di ricominciare da zero, per dare la possibilità ad Alex di avere un futuro diverso dal passato tumultuoso che lei ha vissuto fino al momento del suo trasferimento. Quale occasione migliore, se non un prestigioso incarico alla Evans Enterprise per riscattarsi da vecchi errori? Ma Ellie, nei suoi progetti, avrà preso in considerazione il dispotico quanto affascinante capo e tutte le insidie che si celano tra le mura di una delle aziende più influenti d’America?
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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ELLIE’S POV

“Sei silenziosa”. Queste sono le prime parole che aleggiano all’interno della macchina dall’ultima sconvolgente notizia. Sono terribilmente scossa e sono felice che Alex stia dormendo beatamente sui sedili posteriori, non avrei avuto le forze per accudirlo. Ciononostante non è colpa di Zack se ci ritroviamo in questa situazione e anche se sono contrariata dal momento che non mi vuole dire chi sia il traditore, anche lui forse è sconvolto quanto me. Di conseguenza, decido di degnarlo di una risposta: ”Se è per questo, non hai parlato molto neanche tu”. Fa un cenno di assenso per darmi ragione. “So a cosa stai pensando” non mi guarda mai, da bravo guidatore tiene lo sguardo fisso sulla strada da percorrere e io ne approfitto per guardare fuori dal finestrino. “Sai anche leggere nel pensiero adesso?” “Molto spiritosa… so che ce l’hai con me, ma la verità è che non so con esattezza chi non è dalla nostra parte”. “COSA?” Ora sono ancora più nervosa, come diavolo fa a mettermi nell’orecchio una pulce del genere e non avere neanche la certezza che essa esista? Sto per dirgliene quattro quando mi volto verso di lui e mi blocco. Le braccia sono tese e le mani stringono talmente forte il volante da rendere le nocche bianche, la mascella è serrata e il ghiaccio dei suoi occhi è solcato da venature grigie; non so se sia per via della notte che incombe su di noi, ma qualcosa mi dice che è più preoccupato di me e subito ne comprendo il motivo. “Temi che sia Matt?” “Mai, neanche una sola volta, Matt ha ferito la mia fiducia. È sempre stato dalla mia parte, ed è una delle poche persone che mi è stato vicino anche nei momenti di maggiore difficoltà. Mi rifiuto di credere che sia lui la spia.” “Ma una parte di te non può evitarlo, suppongo.” La mia è solo una banale constatazione, o per meglio dire, una fredda e cruda verità. So che si sente male a dubitare dell’amico di una vita e che niente può alleviare i suoi sensi di colpa. “Solo due persone sono a conoscenza del piano. Se vuoi credere che sia stata Jennifer a tradirci, va bene. Lo farei anche io al tuo posto, ma non possiamo permetterci di perdere la calma e di puntare il dito contro chiunque.” “No, infatti. D’ora in poi lavoreremo da soli.” “Hai intenzione di rapire me e mio figlio? Dì la verità, hai costruito un bunker super tecnologico in cui poter mandare avanti il nostro piano” cerco di sdrammatizzare per rendere l’aria più leggera. “Tu guardi decisamente troppi film” e finalmente possiamo lasciarci andare ad una risata.

Non so esattamente quanto tempo sia passato da quando sono riuscita ad accoccolarmi alla portiera, ma una mano non troppo conosciuta ma comunque forte e al tempo stesso carezzevole, mi scuote una spalla. “Cinque minuti” mugolo. “Se vuoi restare in macchina per me va bene, anche se di sopra ho un letto che credo sia più comodo. Anche se… ripensandoci…resta qui, il morbidissimo materasso lo teniamo io e Alex”. Materasso? Alex? Quella era la voce di Zack? Ripiombo immediatamente alla realtà e gli eventi della sera prima sembrano schiaffeggiarmi data la velocità con cui ritornano nella mia mente. È ancora buio e scorgo degli elementi del paesaggio che sembrano avere un’aria famigliare, ma subito mi si para davanti Zack con in braccio un Alex ancora nel mondo dei sogni e tutta la mia attenzione si sposta su di loro. “Dove siamo?” “Sta per piovere, è meglio salire” devia la mia domanda e mi porge il bambino, così che lui possa prendere il mio borsone dal baule. Mi fa strada verso un condominio non troppo alto dall’aria piuttosto malandata. Il suo appartamento si trova al penultimo piano ed è completamente diverso dall’esterno: non sembra essere nuovo, ma è in ordine e chiunque l’abbia arredato ha decisamente buon gusto. “Vieni, ti faccio vedere la camera” mi guardo intorno cercando di essere il più discreta possibile e sicuramente la tenue luce che illumina l’abitazione non aiuta la mia curiosità. “Vuoi qualcosa da mangiare?” Mi chiede prima di aprire una porta: la stanza che segue presenta un letto ad una piazza e mezza al centro e sopra ad esso è posto un bellissimo dipinto che raffigura una mano che sostiene l’altra. Ho il vago sospetto che sia opera sua, ma glielo chiederò in un altro momento. “Vuoi qualcosa da mangiare?” “No, sono a posto. Grazie.” “Il bagno è la prima porta a sinistra uscendo da qui, se hai bisogno di qualsiasi cosa, sono in sala”. “E camera tua dov’è?” Mi guarda stranito. “Si, insomma, andrai a dormire prima o poi, no?” “Ci sei dentro. A camera mia, intendo” “Oh”. “Non dire niente, stasera facciamo così, discorso chiuso. Buonanotte”. Sapeva che mi stavo per lamentare e non me ne ha dato il tempo.
Metto Alex sotto le coperte e vado velocemente in bagno per darmi una rinfrescata, dopodiché mi metto accanto al bambino e mi volto a guardarlo. Appena porto la guancia a sprofondare nel cuscino, un buonissimo profumo di colonia mi invade le narici e prendo finalmente atto di essere nel letto di Zack. Non avrei mai pensato di ritrovarmi in un posto simile e soprattutto non per questo motivo. Jennifer ha sempre creduto che prima o poi io e il capo saremmo finiti insieme e ora in effetti lo siamo, ma non per la ragione in cui sperava lei. Pensare alla mia amica è doloroso, ormai dovrei essere abituata a persone che feriscono la mia fiducia, ma la verità è che probabilmente a certe cose non ci si può mai abituare davvero.
E così, con una mano in quella di mio figlio, gli occhi chiusi, la mente in subbuglio e il cuore trepidante, mi addormento.

ZACK’S POV

Non ho dormito granché, così decido di alzarmi definitivamente e approfittare del sonno dei miei coinquilini per farmi una doccia. Entro furtivamente in camera per prendere qualcosa da mettere, ma l’unica cosa che trovo a portata di mano sono dei pantaloni della tuta. Li prendo silenziosamente, al sopra penserò quando si saranno svegliati. Istintivamente gli occhi mi cadono sulle figure addormentate nel mio letto: i capelli biondi sparsi sul cuscino sembrano d’oro laddove i raggi del sole che filtrano dalla finestra li accarezzano, le ciglia a sfiorare gli zigomi pronunciati e segnati dalle pieghe del letto, le labbra socchiuse, il petto che si alza e riabbassa ad intervalli regolari e la mano intrecciata a quella minuscola del bambino che le assomiglia inequivocabilmente tanto. Le mie mani iniziano a formicolare dal desiderio di imprimere questa scena su un foglio, ma io non sono di certo il tipo che fa certe cose, così decido di porre come soluzione ai miei istinti una bella doccia fredda.

È strano avere qualcuno qui, dove nessuno si era mai trattenuto a lungo, a dormire. Il divano su cui ho passato la notte era particolarmente comodo e me ne rendo conto solo adesso, dato che non ci ero mai stato seduto per più di qualche minuto. Chissà per quale assurdo motivo ho comprato un divano così meraviglioso pur sapendo che non lo avrei usato. O forse era semplicemente destino che quello che ho sempre considerato il mio rifugio segreto dovesse essere condiviso, prima o poi.
Non ho mai neanche preso in considerazione di mettere su famiglia, troppo concentrato prima sui miei svaghi e poi sul lavoro. La verità è che mai, prima di adesso, avevo sentito una strana necessità farsi strada nel mio petto. Sarei in grado di prendermi cura di una moglie e addirittura di un bambino? Chi lo sa. Ora come ora, forse dovrei limitarmi a cacciare questi sciocchi ed inutili pensieri e trovare il modo di risolvere tutto questo casino il prima possibile; perché se c’è una cosa di cui sono sicuro, è che tutte le riflessioni che affollano e disturbano la mia mente sono sorte da quando ho incontrato Ellie Wilson e più mi avvicino a lei, più queste aumentano irrimediabilmente.
Appena esco dal bagno, il  profumo del caffè invade le mie narici e decido di seguirlo fino in cucina. Ancora una volta, la scena che mi si para dinnanzi è quello che sarebbe bene definire un quadretto famigliare: Alex sta bevendo del latte seduto sopra l’isola, con un bavaglino più grande di lui a proteggere la tutina dallo sporco; Ellie mi da le spalle e sta aspettando che la bevanda sia pronta. Mi aspettavo che una madre single dormisse con uno di quei pigiamoni assurdi da nonna e invece porta solamente dei pantaloncini dannatamente corti che lasciano scoperte le lunghe gambe e una canottierina, che si alza scoprendo un sottile strato di addome quando la ragazza si mette in punta di piedi per prendere lo zucchero. Vedendola in difficoltà e desideroso di distogliere i miei pensieri dagli indumenti striminziti della bionda, decido di accorrere in suo aiuto. “Zack! Mi hai fatto prendere un infarto” ridacchia, ma subito boccheggia quando si rende conto che sono senza maglietta e con i capelli ancora umidi. Faccio questo effetto alle donne, niente di nuovo. “Wilson, non sbavare davanti al bambino” le sussurro all’orecchio per poi andare a vestirmi.

ELLIE’S POV

Fortunatamente è uscito a fare la spesa, dopo la scenetta imbarazzante di questa mattina vorrei solo scappare dall’altre parte del mondo. La sua assenza mi permette di farmi una doccia con calma mentre Alex guarda i cartoni. Rifaccio il letto in cui ho dormito e do una sistemata alla cucina, preparerò anche il pranzo pur di tenermi occupata e non pensare a lui con indosso solo degli stupidi pantaloni della tuta. Oh andiamo Ellie, sembri una quindicenne con gli ormoni in subbuglio. Questo è quello che succede quando diventi una ragazza madre così presto, insomma, dopo Allen non c’è più stato nessuno dato che non esistono ragazzi così giovani pronti a prendersi la responsabilità di un figlio, non proprio per di più.
Approfitto del giorno per fare un giro dell’appartamento e constatare così di aver avuto ragione ieri sera, pensando che fosse molto ben arredato e accogliente. Una porta, in particolare, attira la mia attenzione ma purtroppo per me è chiusa e forse è meglio così: Zack mi sta aiutando e ospitando, e seppur io sia estremamente curiosa per natura e non per mio volere, non mi sembra il caso di ficcanasare.

Mi sono imposta per preparare il pranzo, ma il padrone di casa non ha voluto sentire ragioni, e ha imposto la sua autorità. Così ci siamo ritrovati a guastare degli ottimi piatti. Perché ovviamente, tra tutte le cose che sa fare, sa anche cucinare alla perfezione e ciò mi porta a domandarmi per quale motivo non abbia una ragazza e la risposta mi arriva con altrettanta velocità: non la vuole. Altrimenti come si spiegherebbe la sua solitudine? Credo sia l’uomo che ogni donna sogna, al di là del suo ego smisurato. A confermare la mia tesi, passa tutto il santo pomeriggio a giocare con Alex, incaricandomi di prestare attenzione al ricevitore così da captare novità.
 La mia trepidante attesa viene affievolita dalle risate che ogni tanto sento scoppiare in sala. Chissà cosa stanno combinando quei due. Li trovo a rotolarsi sul tappetto, con Zack che cerca di fare il solletico ad Alex e quest’ultimo che tenta di gattonare via. “Mamma!” Si nasconde dietro alle mie gambe sghignazzando e Zack si alza per avvicinarsi a sua volta. Indietreggio lentamente mentre i due continuano a ridacchiare. Improvvisamente le mani di Evans sono sui miei fianchi e si muovono freneticamente, tanto da farmi urlare di smetterla. Senza neanche accorgermene mi ritrovo sul divano, così da poter essere attaccata anche da Alex. “Okay, okay, basta mi arrendo” non ho più fiato a causa delle risate e del solletico. Alex si sdraia sulla mia pancia e Zack si siede per terra appoggiando la braccia sul divano, accanto a me. Ci tranquillizziamo tutti e, per un momento, dimentichiamo l’orribile situazione in cui ci troviamo. Guardo mio figlio con gli zigomi arrossati e gli occhi luminosi, così come quelli del ragazzo accanto a me. Sono bellissimi e se ho anche io lo stesso aspetto, probabilmente lo sono anche io; perché questa non è una bellezza estetica, ma è pura felicità. E così, con il cuore che esplode di gioia, non posso fare a meno di pensare a quanto sarebbe bello se fossimo davvero una famiglia. 



-N/A-
Buongiorno ragazze! Ecco il nuovo capitolo, completamente incentrato sui nostri protagonisti. Come vi sembra? Mi raccomando, fatemi sapere. Come al solito, vi ringrazio per tutto. Un bacio.
  
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