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Autore: rocchi68    03/04/2017    2 recensioni
Lui aveva sempre creduto che quello fosse il suo mondo.
Che tutto fosse destinato a rimanere com'era, senza possibilità di rifiuto.
Quell'ennesimo anno universitario non sarebbe stato poi troppo diverso dagli altri.
Rivisitazione di una mia vecchia storia già pubblicata e che ho migliorato.
Spero.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Scott
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale
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Dawn, durante quelle poche ore di lezione, aveva capito che c’era solo un modo per portare avanti quel progetto.
Doveva necessariamente allontanarsi da lui.
Essere assente durante le visite ai suoi nonni e poi allontanare ogni forma di contatto.
In seguito avrebbe cercato di dimenticarlo e quindi avrebbe accettato le avances del cugino del rosso.
Non era corretto, ma era necessario.
Non lo faceva per amore, ma solo per accontentare i suoi sensi di colpa.
Di certo non si aspettava di stare peggio e che quel ragazzino, di ben 3 anni più giovane, non fosse per nulla uguale a Scott.
Nel paragonarlo a lui si rattristò ancora di più.
Il rosso era sempre stato un ottimo amico, ma quel Beverly non aveva nulla di tutto ciò.
Nella sua strategia non aveva considerato l’unico che era ignaro di quella situazione.
Colui che non aveva intenzione di rinunciare a lei.
E, infatti, come ogni pomeriggio, si era avviato verso casa dei nonni, scontrandosi con la sua ennesima assenza.
Era quasi 2 settimane che non riusciva ad incrociarla.
Quando credeva di notarla a scuola, ecco che lei svaniva nel nulla.
Sembrava lo facesse apposta e lui non capiva cosa avesse fatto di male per meritarsi quella terribile punizione.
E anche quel pomeriggio, sedendosi pigramente sul divano, si scontrò con lo sguardo deluso di sua nonna.
“Credevo non avessi più voglia di venire a trovarci.”
“È sempre bello parlare con te, nonna.”
“Non è che speri d’incontrare qualcun altro, venendo qui?” Chiese l’anziana, incrociando lo sguardo innervosito del nipote.
Umpf.”
“Capisco che per voi giovani ci siano cose più importanti di noi poveri vecchi.”
“Cosa vuoi sapere?” Domandò il rosso.
“Ho notato che Dawn, da qualche giorno, si comporta in modo strano.”
“Dawn.” Borbottò il giovane, sforzandosi di trovare il motivo per cui lei era sempre lontana e assente.
“Ne sai niente, Scott?”
“Io non so che cosa le prende.”
“È colpa tua?”
“L’ultima volta che ci siamo parlati, non ricordo di aver fatto nulla di sbagliato.”
“Voi uomini non ricordate mai i vostri sbagli.” Sbottò l’anziana, facendolo negare.
“Non questa volta.”
“Ah sì?”
“Come posso averla offesa se abbiamo parlato di quali città abbiamo visitato e se ci siamo salutati come al solito?”
“Non hai detto nulla che possa averla fatta arrabbiare?”
“Se si è arrabbiata solo perché le ho consigliato di prepararsi agli esami, non è colpa mia.”
“Abbiamo capito che non centri.” Riprese la vecchia, fissando il nipote che aveva rinchiuso la testa tra le mani, torturandosi in cerca di una soluzione.
“Dawn è una brava ragazza e non mi dispiace.” Soffiò Scott.
“E Courtney come sta?”
“Anche lei mi sembra strana.”
“Come tutte le ragazze che conosci.”
“Dawn non mi è mai sembrata strana.” Ammise, scrocchiando le dita.
“Infatti non lo è.”
“Io non capisco cosa abbia fatto per meritarmi questo.”
“Non mi hai risposto.” Le fece notare l’anziana.
“Courtney sembra più felice del solito.” Borbottò il rosso.
“Dopo tutto questo tempo torna felice?”
“Già.”
“Forse il suo cagnolino è tornato con la coda tra le gambe.” Ribatté l’anziana, risvegliando il nipote.
“Non sono il suo cagnolino.”
“Però non fai nulla per farle cambiare opinione.”
“Non ci capisco più nulla.” Sbuffò, mettendosi a fissare il soffitto.
“Non ti sembra strano che la sua felicità sia dovuta alla lontananza di Dawn?”
“Non posso credere che lei centri qualcosa.”
“So che non dovrei parlartene, ma Dawn ha cominciato a uscire con Beverly in questi pomeriggi.”
“Cosa centra mio cugino in tutta questa faccenda?” Chiese il rosso, raccogliendo la tazzina contenente il tè amaro che la nonna gli aveva offerto.
“Cosa vuoi che ne sappia?”
“Sono confuso.”
“E?”
“Devo parlare assolutamente con Dawn.” Riprese risoluto, facendo annuire la nonna.
“Io potrei anche consigliarti di restare fino all’ora di cena, ma non credo sia la scelta migliore.”
“Potrebbe innervosirsi.”
“E una ragazza nervosa non reagisce mai bene.”
“Domani ho 2 ore libere, vedrò di sfruttare la scuola a mio vantaggio.” Ghignò, svuotando l’intero contenuto della tazzina.
“Ricorda Scott…spesso le cose più ovvie sono anche le peggiori da conoscere.”
“Grazie.”
 
Per il rosso era inutile negare che tutto fosse dovuto al caso.
Doveva esserci pur un motivo per aver spinto Dawn a compiere quella scelta.
Tuttavia non sapeva quale fosse.
L’avrebbe capita se avesse commesso qualche sbaglio o se avesse esagerato in qualcosa.
Invece non c’era nessun errore degno di nota.
E poi non capiva il ragionamento di sua nonna.
Cosa centrava la sua ragazza in quella faccenda?
Credeva di essere stato chiaro quando le aveva chiesto di non intromettersi nei suoi affari e si fidava della sua parola.
Nonostante non volesse passare la notte in bianco, si ritrovò a non chiudere occhio.
Per tutto il tempo era rimasto a pensare a Dawn.
A cosa dirle.
A come comportarsi.
A come risultare delicato e ignaro della faccenda che la legava a Beverly.
E poi si voltò verso Courtney.
Nemmeno quando dormiva, sembrava tranquilla.
Quel suo viso falso e malvagio non la abbandonava mai e Scott una volta di più aveva l’intenzione di liberarsene.
Non ce la vedeva al suo fianco per una vita intera.
L’avrebbe fatto ammattire di sicuro e l’avrebbe rincoglionito a suon di chiacchiere.
Solo il diventare sordo poteva salvarlo da una punizione come quella.
Oppure troncare di netto il rapporto che li legava da qualche anno.
Stanco di quei pensieri e ben sapendo che non avrebbe ottenuto nulla, si avviò verso il salotto e si mise a studiare ciò che aveva scopiazzato qualche giorno prima.
Normalmente si sarebbe ridotto all’ultimo minuto, ma quando era stressato, solo uno studio matto e disperato lo calmava appena.
E fu così fino alle 7, quando anche Courtney si fu rimessa in piedi e quando, dopo una rapida colazione e una sistemata, si avviarono verso la loro scuola.
Solo il tempo di varcare il cancello e la sua megera era già sparita, mentre lui cercava con lo sguardo il suo obiettivo di quella giornata.
Non notandola, s’incamminò verso il suo armadietto e si nascose nelle vicinanze, sperando che la fortuna fosse dalla sua parte.
Per quasi 10 minuti restò acquattato e in silenzio dietro la porta di un’aula deserta e poi la vide avanzare.
Si guardava freneticamente intorno, mentre inseriva la combinazione dell’armadietto.
Tempo di raccogliere 2 volumi e aveva richiuso il tutto, tornando sui suoi passi.
E fu in quel momento che agì.
Senza che lei se lo aspettasse, afferrò il suo polso, la trascinò dentro l’aula deserta e richiuse la porta alle sue spalle.
Accese, quindi, la luce e lei si girò, agitandosi nel notare chi era la persona che l’aveva disturbata.
“Scott.”
“Sai ancora chi sono, incredibile.” Ridacchiò appena, appoggiando lo zaino al suolo.
“Lasciami andare, ti prego.” Borbottò lei, cercando di superarlo, senza considerare la differenza di statura più che evidente.
“Perché mi stai evitando?”
“Scott.”
“Ho fatto qualcosa di sbagliato?”
“Io…”
“Qualsiasi cosa ti abbia fatto, ti chiedo scusa.”
“Non devi.” Soffiò Dawn, facendogli incrociare le braccia.
“Sei arrabbiata per gli esami?”
“No.”
“Hai qualche problema con i tuoi genitori?” Tentò, sperando di fare centro e di risolverla in breve tempo.
“Nessuno.”
“Allora perché mi stai evitando?”
“Ho paura.”
“Di cosa? Io non ti farei mai del male.”
“Sicuro?” Chiese la giovane, sedendosi su un banco.
“Mia nonna mi ucciderebbe se dovesse accadere.”
“Esagerato.”
“Mio nonno è all’ospedale solo perché lei gli ha fracassato l’anca.”
“Sei divertente.” Rise, facendolo annuire.
“Non mi hai ancora spiegato il motivo per cui mi eviti.”
“Non posso.”
“Di cosa hai paura?” Domandò Scott, avvicinandosi e alzando il suo viso.
“Io…”
“Sei molto carina, Dawn, e se qualcuno ti disturba, non ti resta che dirmelo.”
“Davvero credi che io sia carina?”
“Inoltre sai darmi ottimi consigli e non rinuncio a una ragazza speciale come te.” Ammise, facendola arrossire.
“Io…”
“Va tutto bene, ma devi dirmi chi ti disturba.” Borbottò, accarezzandole il volto.
“Non vorrei complicare le cose.”
“Non accadrà.”
“Lei ha detto che potrebbe mandarmi via se viene a sapere che ti resto attaccata.”
“Di chi parli? E come potrebbe mandarti via?” Chiese risoluto, fissandola negli occhi.
“Ha detto che lei conta molto in questa scuola e che basta poco per espellermi.”
“Chi?” Domandò il rosso.
“Io…”
“Di chi parli, Dawn?”
“Courtney.”
“Non riesco a crederci.” Borbottò, sedendosi vicino alla ragazza, mentre questa si girava a fissare le sue intenzioni.
“Sapevo che non dovevo dirtelo: ora non mi credi.” Sbuffò lei.
“Non ho detto questo.”
“Tu…”
“Non mi sembra d’aver detto che dubito della tua parola.”
“Però non ne sembri convinto.” Borbottò la giovane.
“Per un attimo ho sospettato che Courtney fosse responsabile di questa cosa, ma non riesco ancora a crederci.”
“Mi odi, vero?”
“Non è colpa tua se lei si comporta così.”
“E se invece fosse colpa mia?”
“In che modo sarebbe colpa tua?” Chiese Scott, fissandola negli occhi.
“Non lo so.”
“Se non lo sai, significa che non centri nulla.”
“Però…”
“Io non ho intenzione di accettare il suo stupido giochetto perché so come finiscono queste cose. Se la faccio vincere, allora sarà sempre convinta d’ottenere ottimi risultati facendo la vittima.” Riprese, voltandosi verso la ragazza che si ritrovò ad annuire appena.
“Io…”
“Qualche idea a riguardo di come risolvere la cosa?” Ghignò Scott.
“Non so.”
“È per questo che mi stavi lontano?” Chiese il rosso.
“Sì.”
“Ed è sempre per questo motivo che hai iniziato a uscire con Beverly?”
“Pensavo fosse meglio per entrambi.”
“Non lo è.”
“Come?”
“Io ho pensato e ripensato in queste settimane a questa faccenda e nessuna risposta mi piaceva troppo.”
“Non volevo rovinare la tua felicità.”
“È da un pezzo che tra me e Courtney le cose non vanno molto bene.”
“Ti chiedo scusa.”
“Le cose andavano già male prima del nostro incontro.” Ammise il rosso.
“Ma allora…”
“Lei crede di proteggere il nostro rapporto in questo modo, ma in verità lo sta distruggendo ancora di più.”
“E pensare che io e Beverly…”
“Tu lo ami?” Chiese Scott, facendola sobbalzare.
“No.”
“Courtney ha sempre provato a farmi ingelosire e non ci è mai riuscita e tu invece ci riesci così bene? Sei davvero brava.” Sorrise, mentre lei arrossiva e fissava il pavimento.
“Io…”
“Stai calma, Dawn. Sistemerò le cose e tutto tornerà come prima.”
“Come?”
“Fidati di me.” Rispose, rimettendosi in piedi e porgendo una mano anche alla ragazza.
“Ricorda che non voglio andarmene.” Lo mise in guardia, accettando il suo aiuto e facendolo annuire con decisione.
“Tu devi restare qui con me.”
“Scott?” Tentò, mentre lui si avviava verso la porta.
“Dimmi.”
“Grazie per quello che fai.”
“Dovere.”
 
Giunto in classe, il rosso si ritrovò a pensare a quella faccenda.
Non era un qualcosa di semplice da risolvere.
La prima possibilità gli diceva di affrontare Courtney senza paura, mettendo però in serio rischio il futuro di Dawn.
Inoltre non poteva permettersi di minacciare la sua ragazza: dopotutto sarebbe venuto meno il loro legame.
E di certo non poteva nemmeno far affogare Dawn.
Sarebbe passato per un bastardo insensibile e lei non gli avrebbe più rivolto la parola.
Così facendo l’avrebbe data vinta a Courtney e non avrebbe più avuto il coraggio di parlare con i suoi parenti.
Qualsiasi idea sembrava rovinare qualcosa.
O la sua felicità.
O quella di Dawn.
E in tutto questo aveva perso un’intera, noiosa, giornata di lezioni.
Uscito dall’aula, rivolse un’occhiata al panorama che si stendeva dalle finestre del corridoio e si mise a studiare la situazione.
Appurato che doveva pur rinunciare a qualcosa, doveva scegliere la possibilità con il danno minore.
Ma per uno stanco e confuso come lui qualsiasi danno si equivaleva.
Aveva bisogno di riflettere con calma e imparzialità.
Tornare a casa avrebbe pregiudicato la sua analisi.
Visitare l’abitazione dei nonni sarebbe stato, allo stesso modo, controproducente.
Solo qualche ora di relax e di silenzio era la medicina per quella situazione spinosa che, per ogni passo verso il parco, gli sembrava sempre più problematica.



Angolo autore:

Ryuk: Sono leggermente in ritardo.

Ce ne siamo accorti.

Ryuk: Non fare il sarcastico.

Francamente la tua storia mi fa schifo, ma almeno siamo già arrivati a più della metà.

Ryuk: 20 recensioni e finisci nel Death Note, ricordi?

Non aspetto altro.

Ryuk: Non raccolgo la tua provocazione e al massimo saluto i miei affezionati lettori.

Sì: si rivolge a voi che leggete sta roba e che vomitate ogni singola volta.

Ryuk: Alla prossima.
   
 
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