Partecipa al THE ONE HUNDRED PROMPT CHALLENGE.
Prompt: olfatto.
Scritta per Altman, concept: Itachi mangia una scatoletta di tonno.
Cap.16 Tentativi di dialogo
La luce del tramonto filtrava dalle
finestre e si rifletteva
nei vetri dei grandi lampadari della sala da pranzo. Si rifletteva
nelle iridi
more di Itachi, facendogliele brillare di riflessi vermigli.
Il padrone di casa era accomodato a
capo-tavola e i lunghi
capelli mori gli ricadevano sulle spalle muscolose.
Sakura si morse l’interno
della guancia, seduta sulla sedia
alla sua sinistra. Sfiorò con una mano, le dita tremanti, la
superficie del
tavolo in ebano davanti a sé. Accavallò le gambe
e osservò le rughe d’espressione
sul viso pallido di Uchiha. Si morse un labbro fino a farlo sbiancare.
Accarezzò il walkie-talkie
collegato alla stanzetta del
neonato, il gemello era adagiato accanto alla culla.
“Finora non mi sono
comportato da marito. Non ti ho nemmeno
fatto fare un giro della casa” disse Itachi. Con movimenti
lenti aprì una scatoletta
di tonno.
“Potrebbe farmelo fare il
tuo maggiordomo o… la tua
segretaria” rispose Sakura. All’ultima parola la
sua voce era diventata rauca.
“L’ho
licenziata” rispose Itachi. Si alzò con movimenti
cadenzati e la giovane lo osservò.
< Rassomiglia a una pantera,
ma i suoi occhi sono
intensi. Come quelli di alcuni corvi nei film dell’orrore.
Questo lato di lui
non l’avevo mai visto > rifletté Sakura.
Riflessi bronzei, dovuti alla luce
del tramonto, si creavano nelle sue iridi verde smeraldo.
Itachi raggiunse il lavandino della
cucina e, con un
movimento fluido del polso, rovesciò l’olio della
scatoletta al suo interno.
“Non amo essere baciato
all’improvviso, senza il mio
consenso. Lo capisci?” domandò.
Sakura si passò pollice e
indice sul lobo dell’orecchio,
incassando il capo tra le spalle.
“Sembri
arrabbiato” disse.
Itachi si voltò di scatto
e alcune ciocche lisce gli
ondeggiarono intorno al viso allungato.
“Lo sono. Non mi piace
essere aggredito dalle persone che
lavorano per me. Non mi piace non essere creduto. E non mi piace che
mio
fratello debba crescere in questa casa” ribatté.
Raggiunse nuovamente il tavolo
e si accomodò. Utilizzò la forchetta per far
cadere i pezzi di tonno nel
piatto.
Sakura li fissò cadere e
corrugò la fronte.
“E sei arrabbiato con
me?” domandò.
Itachi la guardò in viso e
allungò la mano, sfiorandogliela.
“No. Voglio darci una
chance e… forse dovremmo cominciare a
conoscerci” disse.
Con la forchetta prese un pezzo di
tonno e se lo portò alle
labbra, gustandolo lentamente.
Sakura si grattò il collo
e piegò di lato il capo.
“Quei fiori sono belli, ma
ammetto che non ne capisco molto
di fiori. Quando ero piccola, la maestra cercava di insegnare a noi
allieve
come fare i bouquet. Peccato che con me non ci sia riuscita”
borbottò.
Itachi si sporse in avanti.
“Non ti sei ancora presa da
mangiare” le ricordò.
Sakura sgranò gli occhi e
gli sorrise.
“Sai cucinare,
vero?” domandò.
Le labbra di Itachi divennero
leggermente rosate.
“Temo che cucinando farei
troppo rumore e finirei per
svegliare Sasuke” ammise Uchiha.
Sakura ridacchiò.
“Così ti
riconosco. Non preoccuparti, in caso sarò io a
occuparmi del piccolo. Tu cucina pure, sono curiosa di scoprire come te
la cavi”
disse.
Itachi si alzò in piedi,
si sfilò la cravatta e gliela mise
sugli occhi.
Sakura rabbrividì.
“N-non so cosa tu abbia
frainteso…” biascicò.
“Dovremmo cominciare
davvero a instaurare un rapporto di
fiducia tra noi. Non preoccuparti. Voglio semplicemente che ti
concentri sull’odore.
La cosa più importante, in un piatto, è
rispettare il graduale incontro con i
sensi. Primo passo: conoscere i miei piatti attraverso
l’olfatto” spiegò
Itachi.
La luce del tramonto era cessata e
fuori dalla finestra il
cielo si era colorato di nero. La luce della luna iniziò a
filtrare, argentea,
nella stanza.
“Olfatto sia”
borbottò Sakura.