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Autore: kamy    05/04/2017    2 recensioni
Richiesta da DenbiSara.
Itasaku AU. Itachi è l'erede della ricca famiglia Uchiha, rimasto orfano vuole assolutamente adottare il fratellino neonato, Sasuke, ma per far questo gli serve una moglie. Sakura ha sempre vissuto in una vita di ristrettezze economiche e decide di sposarlo, salvo subito divorziarsi, per guadagnare qualcosa. Riuscirà l'amore a sbocciare tra questi due tra pannolini e pianti di neonato?
[Ho corretto i vari capitoli anche nel tentativo di rendere i personaggi più Ic].
[Accenni Orochimaru/Tsunade; Madara/Hashirama].
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Itachi, Sakura, Haruno, Sasuke, Uchiha | Coppie: Jiraya/Tsunade
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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Ringrazio anche solo chi legge.
Partecipa al THE ONE HUNDRED PROMPT CHALLENGE.
Prompt: olfatto.
Scritta per Altman, concept: Itachi mangia una scatoletta di tonno.


Cap.16 Tentativi di dialogo

La luce del tramonto filtrava dalle finestre e si rifletteva nei vetri dei grandi lampadari della sala da pranzo. Si rifletteva nelle iridi more di Itachi, facendogliele brillare di riflessi vermigli.

Il padrone di casa era accomodato a capo-tavola e i lunghi capelli mori gli ricadevano sulle spalle muscolose.

Sakura si morse l’interno della guancia, seduta sulla sedia alla sua sinistra. Sfiorò con una mano, le dita tremanti, la superficie del tavolo in ebano davanti a sé. Accavallò le gambe e osservò le rughe d’espressione sul viso pallido di Uchiha. Si morse un labbro fino a farlo sbiancare.

Accarezzò il walkie-talkie collegato alla stanzetta del neonato, il gemello era adagiato accanto alla culla.

“Finora non mi sono comportato da marito. Non ti ho nemmeno fatto fare un giro della casa” disse Itachi. Con movimenti lenti aprì una scatoletta di tonno.

“Potrebbe farmelo fare il tuo maggiordomo o… la tua segretaria” rispose Sakura. All’ultima parola la sua voce era diventata rauca.

“L’ho licenziata” rispose Itachi. Si alzò con movimenti cadenzati e la giovane lo osservò.

< Rassomiglia a una pantera, ma i suoi occhi sono intensi. Come quelli di alcuni corvi nei film dell’orrore. Questo lato di lui non l’avevo mai visto > rifletté Sakura. Riflessi bronzei, dovuti alla luce del tramonto, si creavano nelle sue iridi verde smeraldo.

Itachi raggiunse il lavandino della cucina e, con un movimento fluido del polso, rovesciò l’olio della scatoletta al suo interno.

“Non amo essere baciato all’improvviso, senza il mio consenso. Lo capisci?” domandò.

Sakura si passò pollice e indice sul lobo dell’orecchio, incassando il capo tra le spalle.

“Sembri arrabbiato” disse.

Itachi si voltò di scatto e alcune ciocche lisce gli ondeggiarono intorno al viso allungato.

“Lo sono. Non mi piace essere aggredito dalle persone che lavorano per me. Non mi piace non essere creduto. E non mi piace che mio fratello debba crescere in questa casa” ribatté. Raggiunse nuovamente il tavolo e si accomodò. Utilizzò la forchetta per far cadere i pezzi di tonno nel piatto.

Sakura li fissò cadere e corrugò la fronte.

“E sei arrabbiato con me?” domandò.

Itachi la guardò in viso e allungò la mano, sfiorandogliela.

“No. Voglio darci una chance e… forse dovremmo cominciare a conoscerci” disse.

Con la forchetta prese un pezzo di tonno e se lo portò alle labbra, gustandolo lentamente.

Sakura si grattò il collo e piegò di lato il capo.

“Quei fiori sono belli, ma ammetto che non ne capisco molto di fiori. Quando ero piccola, la maestra cercava di insegnare a noi allieve come fare i bouquet. Peccato che con me non ci sia riuscita” borbottò.

Itachi si sporse in avanti.

“Non ti sei ancora presa da mangiare” le ricordò.

Sakura sgranò gli occhi e gli sorrise.

“Sai cucinare, vero?” domandò.

Le labbra di Itachi divennero leggermente rosate.

“Temo che cucinando farei troppo rumore e finirei per svegliare Sasuke” ammise Uchiha.

Sakura ridacchiò.

“Così ti riconosco. Non preoccuparti, in caso sarò io a occuparmi del piccolo. Tu cucina pure, sono curiosa di scoprire come te la cavi” disse.

Itachi si alzò in piedi, si sfilò la cravatta e gliela mise sugli occhi.

Sakura rabbrividì.

“N-non so cosa tu abbia frainteso…” biascicò.

“Dovremmo cominciare davvero a instaurare un rapporto di fiducia tra noi. Non preoccuparti. Voglio semplicemente che ti concentri sull’odore. La cosa più importante, in un piatto, è rispettare il graduale incontro con i sensi. Primo passo: conoscere i miei piatti attraverso l’olfatto” spiegò Itachi.

La luce del tramonto era cessata e fuori dalla finestra il cielo si era colorato di nero. La luce della luna iniziò a filtrare, argentea, nella stanza.

“Olfatto sia” borbottò Sakura.

 

  
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