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Autore: Scarlet Jaeger    05/04/2017    3 recensioni
Dal capitolo 18:
"«Eh sì, io ti conosco bene…angelo sul volto, demone nel cuore!» sorrise, anche se una nuova consapevolezza e una nuova idea iniziò a farsi spazio nel cuore del colpito. Forse fu la disperazione del momento a muovere Kanon. La disperazione fa fare alla gente cose assurde…"
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Aquarius Camus, Gemini Kanon, Nuovo Personaggio
Note: Lime, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 5
 

Quella notte le ore non volevano trascorrere velocemente come tutti gli altri giorni, quando stanca della giornata vissuta si abbandonava sotto le spesse coperte del suo letto. Complici erano i pensieri che le trafficavano in testa, in mancanza della coscienza che permettesse loro di smettere di cospargerla di dubbi e domande.
Voltò posizione cercando di migliorare anche le prestazioni del sonno, fallendo completamente nel suo intento. Il divano non era per niente comodo ed il ticchettio dell’orologio che scandiva i secondi che stavano lentamente trascorrendo non agevolava la sua causa. Si stava seriamente pentendo di aver ceduto la sua stanza ai due, che probabilmente stavano dormendo tranquillamente alla faccia sua. Le due signore che chiamava amorevolmente zie invece, dormivano ignare di ciò nelle loro stanze. Non le aveva volute svegliare per rivelare la presenza dei due uomini, e probabilmente non lo avrebbe nemmeno fatto prima di andare via definitivamente da quelle terre che l’avevano accolta fin da ragazzina.
Infine sospirò, sollevandosi definitivamente dal divano. Oramai era chiaro che non avrebbe più preso sonno. Senza aspettare altro tempo prese il suo mantello di pelliccia ed uscì dalla porta cercando di fare il meno rumore possibile.
Subito il freddo che infuriava all’esterno inebriò i suoi sensi, riportandola velocemente coi piedi per terra. Il ghiaccio la calmava, così abituata a farne parte. Il suo cosmo era devoto alle energie fredde ed in quel momento, svuotata leggermente dei pensieri infausti, si chiese veramente se aveva preso la decisione migliore per sé stessa. Come avrebbe fatto a sopravvivere in Grecia, con le temperature miti del luogo?
Con un grugnito scacciò il pensiero e si diresse al luogo a lei più affine, mettendo sempre meno distanza al posto in cui aveva lasciato una parte di sé e dove il suo labbro era stato irreparabilmente segnato, come il suo cuore.
Buffo come il suo cervello le imponesse di presenziare proprio lì dove aveva avuto la delusione più grande della sua vita, quella che aveva cambiato il suo destino forse per sempre.
Così, per estirpare tutta la sua repressione cominciò a prendere a pugni il ghiaccio di fronte a sé, riaprendo le ferite che si era procurata quel giorno proprio per fare la stessa cosa. Ma a lei non importava del sangue che colava per terra, né del dolore fisico che sentiva. Si era concentrata su quello mentale, che faceva più male.
L’uomo a cui dava la colpa per il suo indegno passato dormiva probabilmente nel suo letto, a così poca distanza da lei e questo la faceva imbestialire. Aveva accettato di seguirlo nel luogo che un tempo voleva a tutti i costi presidiare come guerriero. Con gli anni aveva affievolito quel desiderio, rendendolo nullo agli occhi di una donna oramai più che ventenne.
Eppure una parte di sé aveva accettato senza pensare alle conseguenze, tutto per non darla vinta alla figura misteriosa che l’aveva incitata a fare qualcosa che lei in quel momento non poteva comprendere.
Quel lato impulsivo del suo carattere non era riuscito a correggerlo, ma alla fine era proprio quel lato di lei che l’aveva resa una guerriera di quel calibro, anche senza possedere una Cloth consacrata alla dea Atena.
« Ero sicura di trovarti qua. »
E proprio come la materializzazione dei suoi incubi, ecco che la voce irritante di Ecate aveva spezzato il silenzio di quel luogo, bloccando il suo braccio a mezz’aria prima che si infrangesse per l’ennesima volta consecutiva sul ghiaccio oramai totalmente macchiato dal suo sangue.
« Non aspettava altro che trovarmi da sola, giusto? »
La sfacciataggine con la quale aveva pronunciato quelle parole aveva quasi irritato anche sé stessa, ma non sortì lo stesso effetto alla donna alle sue spalle che, con una cristallina risata, riprese parola.
« Ci speravo in effetti… » Rispose solamente, avvicinandosi leggermente alla schiena della ragazza, che poteva sentirne il cosmo permeante.
« Il motivo? »
Ippolita si voltò per tenere testa alla conversazione, volendo a tutti i costi sostenere lo sguardo della donna vestita di nero. Tuttavia quello dell’antica dea si accese e la ragazza poté giurare di aver visto nelle iridi profonde dei suoi occhi tutto l’universo.
« Tu sai qual è il motivo, ti ha spinto a prendere una decisione di cui ti pentirai amaramente. »
Quella sfacciataggine irritò non poco la padrona delle energie fredde, facendole serrare la mascella e bloccare il respiro per un breve momento.
« Non verrò con lei. » Constatò autoritaria, allentando la primordiale tensione.
In risposta ad un’altra dimostrazione di sfacciataggine la dea rise, con un sorriso in totale contrasto con la sua compostezza e la sua misteriosità.
« Puoi andare da sola se ti senti più a tuo agio. » Fermò la risata riposando gli occhi in quelli della sua pupilla.
« Non farò nulla di quello che mi chiede di fare. Per me le sue parole sono vuote. Non capisco perché si ostina a chiedermi di fare una cosa che non comprendo. »
« Eppure ti ha riempita di dubbi. Non mi serve che tu capisca, ora come ora non capiresti comunque. A volte serve solamente accondiscendenza, perché i fili del destino non sono manovrati da noi stessi. » Rispose mestamente la maga, confondendo Ippolita ancora una volta. Al che, alterata, non perse le staffe.
« Il mio destino è stato alterato per colpa mia ed io solamente sono in grado di cambiarlo. Non permetterò a nessuno di giocare con la mia vita, neanche agli dei! »
« Eppure ti appresti a seguire i due uomini fino al Tempio… Posso dedurre che è una decisione dettata dal cuore? » Chiese sarcastica Ecate, beccandosi l’occhiata più fulminante che gli occhi verdi dell’altra riuscissero a fare.
« Non si permetta di parlare di cose che non sa! Io seguo quegli uomini perché è la cosa giusta da fare. Mi è stata data l’opportunità di raggiungere il luogo che nella mia infanzia avrei raggiunto a tutti i costi, persino a costo della mia vita. Per una serie di spiacevoli eventi non sono riuscita a raggiungerlo al tempo, ed ora colgo l’occasione per farlo adesso. » Concluse autoritaria, ma qualcosa nello sguardo di Ecate le diceva che non aveva creduto ad una sola parola e quegli occhi taglienti sembrava che la stessero perlustrando fin nel profondo della sua anima, mettendo a nudo tutto ciò che cercava di tenere nascosto.
Tuttavia la dea non proferì parola e lasciò cadere il discorso con un sospiro.
« Perché le preme tanto quello che faccio? Perché è così fissata nel chiedermi qualcosa che non posso fare? »
La domanda di Ippolita ruppe di nuovo il silenzio e questa volta a spiazzarla non furono le parole dell’altra, bensì il sorriso beffardo che colorava il suo viso.
« In effetti non mi interessa quello che fai. »
Quella risposta la spiazzò talmente tanto che fece crollare tutta l’ira in un istante, portandola ad alzare interdetta un sopracciglio. Ma prima che potesse dire qualcosa, Ecate riprese parola.
« Le mie parole hanno un intento ben mirato ed a me basta che abbiano raggiunto il fulcro del tuo cuore, come penso proprio che abbiano fatto. » Sorrise ancora. « Vuoi che si concluda lo spiacevole capitolo del tuo passato, fai pure. Segui l’uomo che tanto continui a convincerti di odiare e metti fine a questa storia. Dopodiché sarà la donna che tu stessa lascerai uscire che deciderà di fare proprio quello che ti sto chiedendo di fare! »
Con l’ultimo sguardo tagliente la donna sparì in un fascio di luce, lasciando ancor più piena di dubbi la povera Ippolita. Era rimasta immobile a metabolizzare quella strana frase, che in quel momento non aveva assolutamente nessun significato. Eppure dento di lei muovevano i passi così tanto sentimenti contrastanti che non riusciva più a capire quale fosse il più razionale da seguire.
Per fortuna il rumore dei passi che sopraggiunse non lontano da lei le permise di riprendere padronanza di sé stessa. Così, con un sospiro, assunse l’espressione più atona che riuscisse a fare ed aspettò che i tratti somatici della figura prendessero definitivamente l’aspetto che, per sua sfortuna, era quello di Camus.
« Non sono scappata se è quel che pensi. » Bloccò sul nascere ogni sua probabile accusa.
Lui rimase in silenzio per un breve momento, osservandola con lo sguardo oceanico che la bloccò sul posto. Odiava quello sguardo sfacciato!
« Non è quello che penso. » Rispose tranquillamente, mostrandosi enigmatico come suo solito. Il tono pacato che tenne ed il susseguirsi degli eventi in quella notte le fecero salire di nuovo l’ira, che mostrò digrignando i denti.
« E allora cosa vuoi? » Sbottò portando le braccia incrociate al petto aspettando una risposta esauriente.
« Perché sei così agitata? Lo sei stata tutto il tempo da quando ci hai visti. »
I suoi occhi inquisitori sembravano cercare di mettere a nudo la sua anima, come avevano fatto poco prima quelli di Ecate. Ma perché continuavano a metterla in difficoltà?
« Io non sono affatto agitata. E comunque quello che mi preme così tanto per esserlo non sono affari tuoi. »
Senza distogliere neanche un momento lo sguardo da lui lo sorpassò con passo deciso, fregandosene se lui l’avrebbe seguita oppure no.
Però, ancora una volta, le sue parole ebbero il potere di bloccarla sul posto. Rimase voltata per non sostenere di nuovo il suo sguardo e per mostrare indifferenza, quella che voleva assolutamente mantenere con lui.
« Perché quella volta arrestasti il colpo? Eri intenzionata a vincere l’armatura che indosso a tutti i costi, eppure ti sei tirata indietro. Non sei neanche riuscita ad allontanarti da queste terre. Perché ? »
Le parole di Camus non erano curiose, bensì taglienti ed accusatorie e il tono di voce con il quale le aveva pronunciate riuscì a storcerle il labbro in un sorrisetto di pura soddisfazione.
Notando con piacere che i demoni del suo passato non tormentavano solo lei era intenzionata a sfruttare la situazione al meglio, rivoltandola a suo pro.
« Prepara la tua lucente cloth cavaliere e sveglia il tuo allievo. Partiamo immediatamente. »
Senza degnarlo di altra considerazione riprese a camminare verso il villaggio, lasciando Camus ancora immobile. Sentiva il suo sguardo bruciarle le spalle, perché era sicura che le stesse osservando ancora con il suo sguardo penetrante, quasi sprezzante dopo quella conversazione. Il mancare di rispondere alla domanda che probabilmente lo aveva tormentato per più di dieci anni le dette una soddisfazione immensa. E di certo non gliela avrebbe mai data a sua volta con la vera risposta.
Avrebbe raggiunto il tempio con i due Saint alle prime luci dell’alba, chiudendo per il momento il primo capitolo della sua vita. Non aveva mai lasciato i ghiacci della sua terra e si apprestava a farlo per vivere in un luogo dove sicuramente avrebbe incrociato più volte la strada dell’Acquario. Doveva ammettere che vederlo vestito dell’armatura che tanto aveva bramato le faceva prudere le mani, ma cercò di non darlo a vedere e di non pensare alle parole di Ecate e quelle che del suo ex compagno d’armi. Non aveva bisogno di altre chiacchiere, non quella notte. Così, mentre aspettava che Camus svegliasse il Bronze Saint, scrisse un breve messaggio indirizzato alle donne che per tutti quegli anni si erano prese cura di lei. In fondo glielo doveva. E poi chissà, magari il destino l’avrebbe riportata un giorno in quelle terre.
Aspettò i due guerrieri fuori dalla porta, assaporando sulla sua pelle il freddo pungente che tanto le sarebbe mancato, con gli occhi chiusi rivolti verso le costellazioni che si potevano notare nel cielo limpido e sgombro da nuvole.
« Andiamo. »
La voce fredda di Camus la riportò alla realtà, così come il rumore della porta che si chiudeva definitivamente su quella casa.
Quando si apprestò a seguire i due uomini per la strada che l’avrebbe portata in un luogo sacro e sconosciuto, notò che solo Hyoga indossava la sua armatura di bronzo. Il francese era vestito con una semplice felpa spessa per fare fronte alle temperature del luogo e degli anonimi pantaloni stretti che gli fasciavano incredibilmente le gambe muscolose. Sulle sue spalle troneggiava il box dorato che conteneva la dorata armatura.
Si guardarono negli occhi per un lunghissimo momento, trasportando nello sguardo tutti i dissapori passati. In quelle iridi oceaniche Ippolita aveva letto il motivo per il quale il ragazzo avesse mancato di indossare quelle sacre vestigia ed il lampo di pura soddisfazione che ne seguitò si lesse sul suo volto per tutto il tragitto che si era apprestata a percorrere.
 
***
 
Alle prime luci dell’alba, nel tredicesimo Tempio ai piedi della statua di Atena, la dea aveva raggiunto la sala del trono dove il Grande Sacerdote era seduto con sguardo assente.
« Ti vedo pensieroso Saga. » Gli sorrise tuttavia lei, prendendo posizione sullo scranno a lei consacrato.
« No milady, riflettevo. » Ricambiò lui il sorriso, continuando prima che lei potesse chiedergli su cosa. « Il Saint dell’Acquario ha portato a termine la sua missione prima del previsto. Sento i loro cosmi vicini, come sento quello della ragazza. È incredibilmente potente per una guerriera senza Cloth, ed il suo cuore è così incredibilmente burrascoso. »
Saori sospirò, voltando lo sguardo fuori dalla finestra e stringendo di più la presa sul suo scettro.
« Lo sento. » Iniziò. « Pensi che possa essere una nemica? »
« Non saprei cosa pensare mia signora, ma il suo cosmo non mi sembra ostile. »
« Neanche a me. Per questo ho pensato a come quietare il suo animo inquieto. »
Volse di nuovo il suo sguardo nelle iridi smeraldine del Grande Sacerdote, che capì immediatamente le intenzioni di Atena.
« Penso che sia un’ottima idea. » Decretò infine, senza dire altro.
« Allora è deciso. È giunto il momento di un nuovo Crysos Synagein. »
« Pensa sia necessaria la presenza di tutti i Saint? » Azzardò l’uomo con tono pacato, ma lei sorrise solamente.
« Ti sei soffermato ad ascoltare solo l’animo inquieto di lei? »
Quella domanda spiazzò Saga, che cercò di capire dove lei volesse arrivare.
« Una persona, donna o uomo che sia che riesce a colpire un cuore freddo come quello del custode dell’undicesima casa ha buone potenzialità per divenire un ottimo guerriero. » Rispose lei allegra, in contrasto con l’espressione assorta di un momento prima.
« Volete introdurla come recluta dunque. Avete già in mente per quale armatura farla concorrere? »
« Questo dipende da lei… » Sorrise bonariamente alzandosi dal trono dorato e, troncando così la conversazione richiamò la presenza dei suoi Saint con la potenza del suo cosmo, che permeava quei luoghi fin dai tempi più antichi.
Fine capitolo 5
 
 
***
 
Angolo autrice:
Beh ma salve e ben trovati fin qua :3 che dire, mi sento particolarmente orgogliosa di questo capitolo (forse sono di parte con Ippolita, chi lo sa :P o forse perché sono incredibilmente sadica da farli avvicinare ed allontanare allo stesso tempo xD)
È stato un altro capitolo di transizione, dove ho fatto comparire di nuovo Ecate per instaurare altri dubbi nella ragazza (ed in voi cari lettori ehehhe) ed un piccolo avvicinamento tra Camus e la sua ex compagna d’allenamento. Ovviamente lei non è così ingenua da spifferargli tutto…
Quindi alzi la mano a chi è piaciuto! *cerca di notare le mani alzate.*
Bene, detto questo ringrazio ancora Olivier_Rei per le recensioni e le persone che hanno messo la storia tra le preferite/ricordate/seguite.
Un bacione
Al prossimo capitolo!
  
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