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Autore: Lady Samhain    05/04/2017    2 recensioni
//Seguito di "Iniquity" ; Quarta parte della serie "La strada di casa" //
Sono passati più di due anni dall'ultima volta che Credence e Percival Graves si sono incontrati.
Entrambi sanno di avere ancora molte cose da dirsi, e mantenersi in contatto attraverso le lettere non è la stessa cosa che parlare di persona per questo Graves decide di fare una deviazione durante il suo viaggio alla ricerca degli incantesimi di protezione più antichi d'Europa, e di tornare a Londra per rivedere Credence.
Sarà l'occasione per conoscersi bene e per chiarire le troppe cose rimaste in sospeso tra di loro, ma anche un viaggio dentro sé stessi.
Genere: Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Credence Barebone, Newt Scamander, Percival Graves, Porpentina 'Tina' Goldstein
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'La strada di casa'
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Capitolo 5

Gunpowder plot


Here I go here I go
Feel better now feel better now
Here I go here I go
It's better now feel better now

I still remember when things were broken
But put together the cracks will closin'

Hurry up hurry up
There's no more waiting
We're still worth saving

***

Quella domenica c'era aria di festa.

Era Halloween e tutta casa Scamander era addobbata con zucche e festoni arancioni e neri.

C'erano candele ovunque: sulle mensole, sui davanzali, persino a mezz'aria, oltre che ovviamente sui lampadari.

Credence ed Elinor giocavano sul tappeto del salotto, mentre Newt, Jacob e Tina ridevano attorno al tavolo dopo cena a causa della Gigglewater.

Queenie era seduta in poltrona a guardare i suoi nipoti; Credence creava figure luminose con la bacchetta per raccontare l'ennesima storia alla sorellina.

Stavolta era a proposito di un drago che aveva perso il suo cuore e soffriva terribilmente.

Poi un giorno si era imbattuto in un ragazzo, il quale si era offerto di aiutarlo a trovare il cuore, e allora si erano messi in viaggio insieme.

Durante i mesi erano diventati amici, e più il drago si affezionava al ragazzo più si accorgeva di qualcosa di strano dentro di lui.

C'era qualcosa che si contorceva e saltava ogni volta che il ragazzo faceva qualcosa di bello per lui.

La maggior parte del tempo si limitava a pulsare con un ritmo costante.

Il drago non capiva proprio cosa fosse, e allora un giorno chiese al ragazzo di aiutarlo a scoprire cos'era quella cosa che palpitava dentro di lui.

Lui posò le mani sul petto dell'enorme creatura e allora capì che il drago non aveva perso il suo cuore, semplicemente aveva dimenticato di averne uno perché era rimasto solo troppo a lungo.

Queenie sorrise.

Suo nipote aveva la straordinaria capacità di raccontare le cose rendendole più magiche di quanto già non fossero.

Alle undici Elinor stava crollando dal sonno e poco dopo si era addormentata sul suo cuscino con un braccino stretto attorno al suo snaso di peluche.

Credence evocò una coperta e gliela mise addosso rimboccandola per bene attorno al collo e sotto le gambe, poi rimase a fissare il fuoco, perso in pensieri che per Queenie era difficile ignorare.

Si alzò dalla poltrona e si sedette sul tappeto accanto a Credence.

-Allora... c'è qualcosa di cui vuoi parlare, caro?-

Credence sorrise.

-Zia? Non mi stai leggendo la mente, non è vero?-

-Devo ammettere che è molto difficile trattenermi. Pensi così forte a volte-

Non voleva metterlo in imbarazzo, però il ragazzo arrossì ugualmente.

-Ehi, ehi, tesoro, stai tranquillo... ho detto che mi sto trattenendo. Sono diventata molto più discreta, sai? Sono qui solo nel caso tu volessi parlare di qualcosa, non per spiarti o fare la spia ai tuoi genitori-

Lui la guardò con quegli occhi che le sembravano ancora tanto infantili ma avevano già qualcosa di diverso, di più adulto.

-Per esempio se io volessi parlare di un drago...?-

-Ma certo, caro. Hai problemi con un drago?-

-Oh, bè... più che altro... è complicato....-

-Cominciamo da qualcosa di semplice. Questo drago ha un nome?-

Credence arrossì di nuovo. Era appena percettibile alla luce del camino ma si vedeva.

-Si chiama Percival-

-Ed è un drago che ha smarrito il suo cuore? E che tu vorresti aiutare?-

-Esatto-

-Ed immagino che come tutti i draghi sia orgoglioso, scontroso e suscettibile-

-Oh, non puoi immaginare quanto! Ma ho anche un altro problema-

Credence si fermò a guardare le fiamme del camino.

-Io tengo tantissimo a lui. Potrei affezionarmi più di quanto dovrei. E dovrei dirglielo. Vorrei essere onesto come lui lo è con me. Ma ho paura di perderlo-

Queenie lo abbracciò, empatica come sempre, mormorando "Oh, tesoro caro...".

-Io so che devo dirglielo. L'altro giorno... bè... guarda-

Queenie, ricevuta l'autorizzazione, lasciò libera la legilimanzia e vide... -Oh! Davvero niente male. Begli addominali. E bravo il mio nipotino-

Credence arrossì di una tonalità scarlatta stavolta.

-Oh, ma guarda!- continuò Queenie -Questo drago ha davvero un brutto carattere. Ma ci tiene a te. Tanto. Hum... mi domando se sia tu a dover dire qualcosa a lui oppure il contrario-

-Zia! Insomma, io già non so come fare!-

-Ah, allora è per questo che ti serve un consiglio? Certo caro, si può risolvere... dunque... cerca di far cadere il discorso per caso. Deve essere una cosa naturale, capisci? Diglielo come qualunque cosa che si direbbe tra amici. I draghi, anche i più scontrosi, apprezzano la sincerità-

***

Graves aveva trovato un modo di impegnare i week end.

Dopo la colazione che aveva condiviso con i tre maghi appassionati di quidditch, si era ritrovato più spesso con loro.

Basil, Howard e Titus gli stavano facendo provare di nuovo la sensazione di come fosse fare parte di un gruppo di amici.

Certo, lui all'inizio aveva risposto in maniera molto evasiva alle loro domande, ma poi parlando con loro aveva scoperto che erano brava gente.

Basil e Titus avevano famiglia, invece Howard era uno scapolo impenitente; come lui, ma Graves era certo che non fosse per gli stessi motivi.

Insieme parlavano di tutto.

Graves scoprì che erano preoccupati per la guerra. Per Grindelwald.

Una volta incontrò Basil con la figlia di dieci anni, e mentre la bambina era distratta da una caramella il mago gli aveva confessato di voler essere in grado di proteggerla.

Aveva comprato dei libri per proteggere la sua casa e la sua famiglia. Quali libri fossero, era ovvio.

Quando era tornato a casa, Graves era insieme turbato ed orgoglioso.

Lui era arrivato ai vertici del potere, ed ad un certo punto era arrivato tanto in alto da perdere di vista i suoi obbiettivi originali.

Gli Auror esistevano prima di tutto per proteggere persone come Basil e sua figlia.

E così prese la sua decisione.

Raccontò loro un'altra parte della verità. Che lui era stato un Auror e che viaggiava per scoprire nuovi incantesimi di protezione.

Nessuno dei tre fu svelto come Credence a fare il collegamento tra lui ed i libri, ma non era quello il punto.

Graves glielo avrebbe detto prima o poi, che l'autore era lui.

Il punto era che aveva proposto loro di insegnargli come difendersi; come rafforzare protezioni e come battersi se fosse stato necessario.

Poteva essere quello il suo scopo nella vita.

In effetti gli era piaciuto fare l'insegnante anche quando lavorava per il MACUSA, ma con nessuno degli allievi si era creato il legame che c'era con quelle tre persone.

Meno che mai il legame che c'era con Credence.

Era uno scambio equo: lui insegnava loro come difendersi e loro riempivano le sue giornate.

Una domenica fu invitato a pranzo da Titus.

Non rifiutò.

Forse un'altra eccezione alla sua regola del "Non condividere il momento dei pasti" si poteva fare se chi lo invitava aveva passato la settimana a farsi riempire di lividi da lui.

***

Graves aveva scoperto un'altra cosa che gli piaceva dell'Europa: la musica, come aveva detto a Credence.

Sì, le orchestre esistevano anche negli States, ma trovare la musica alle sue origini era qualcosa di completamente diverso.

Quando era stato a Parigi l'anno precedente non aveva potuto resistere in nessun modo all'entrare all'Operà.

Aveva pagato regolarmente il suo biglietto in denaro nomag e per due meravigliose ore tutto il mondo si era chetato per lasciare spazio a Chopin.

Un sabato, mentre era in giro per Londra di sera tardi, fu incuriosito proprio dalle note di un waltzer che provenivano dalle finestre aperte di una villa.

Era una casa privata e sicuramente era una festa privata.

Entrare di soppiatto sarebbe stata un'azione di pessimo gusto, nonché un abuso dei poteri magici ed una potenziale violazione dello statuto di segretezza.

Ma quella musica era bella.

Graves raggiunse un compromesso: fece un incantesimo di disillusione e si fermò fuori dalla finestra del pianterreno ad ascoltare senza essere visto.

Dentro la sala c'erano uomini eleganti in completi neri, camice bianche e garofani bianchi o rossi all'occhiello; molti portavano guanti bianchi.

Le dame indossavano vestiti di tutti i colori, tessuti e modelli possibili, ed avevano acconciature elaborate ornate di perle e fermagli scintillanti.

Sembravano fate mentre danzavano, ma esattamente come le fate a Graves sembrava che la loro bellezza fosse abbagliante quanto vacua.

Non era quella la bellezza che lui desiderava.

Chiuse gli occhi per tentare di scacciare la sensazione che in lui ci fosse qualosa di profondamente sbagliato.

Alcuni maghi e streghe avevano relazioni con altri maghi o streghe, tuttavia l'omosessualità non era ben vista nel mondo magico; non per gli stessi motivi dei nomag, ma era comunque disapprovata.

In generale le relazioni tra persone dello stesso sesso erano scoraggiate perché non portavano figli.

Un calo della popolazione sarebbe stato un problema, specie in un paese come l'America in cui la comunità magica era già poco numerosa e dipendente dall'immigrazine non meno che quella non magica.

Alcuni maghi o streghe ignoravano il biasimo sociale e portavano avanti le loro vite di coppia, ma nessuno di loro portava un cognome pesante come quello dei Graves.

Nessuno di loro discendeva da uno dei dodici Auror fondatori.

Nessuno di loro avrebbe mai causato uno scandalo come quello che sarebbe venuto fuori se l'ultimo discendente della famiglia Graves avesse interrotto la stirpe per stringere una relazione sterile con un altro uomo.

Il waltzer continuava e Graves doveva lottare per trattenere lacrime di frustrazione.

Forse era stato un codardo.

Forse avrebbe dovuto affrontare la paura anni prima e dire a tutti cosa era davvero.

Forse, se lui avesse avuto un compagno, Grindelwald non si sarebbe impossessato tanto facilmente della sua vita.

O forse lo avrebbe fatto lo stesso, ma uccidendo lo scomodo testimone.

Ironia della sorte: forse Graves aveva salvato la vita ad un uomo che nemmeno aveva mai conosciuto.

Aveva dato tutto sé stesso al lavoro perché sapeva che non avrebbe mai potuto avere la vita privata che desiderava davvero.

Almeno era stato onesto ed aveva anche salvato una donna sconosciuta da un infelice matrimonio di facciata.

E non aveva mai amato davvero.

Il biasimo sociale sarebbe stato così pesante che lui non sarebbe mai potuto diventare Auror, l'altra cosa che desiderava con tutto sé stesso.

Cosa sarebbe rimasto della sua vita se non avesse nemmeno potuto fare il lavoro che desiderava?

E allora aveva potuto fare solo una cosa: sigillare il suo cuore. Per sempre.

Risoluto, si passò le mani sugli occhi per cancellare quel momento di debolezza.

Doveva andarsene.

Quelle coppie che danzavano avevano trascinato lui in una danse macabre con i suoi ricordi e rimorsi.

Guardò dentro un'ultima volta e allora lo vide: girato di spalle (e attraverso un velo di lacrime) per un attimo gli era sembrato proprio lui.

Credence Barebone.

Per un attimo Graves rimase sconvolto, ma poi il ragazzo si voltò e no, non era Credence.

Graves provò un'irrazionale fitta di sollievo a vedere che non era Credence che danzava con una ragazza bionda in abito azzurro chiaro.

Non era lui.

Ma chissà come sarebbe stato Credence con addosso un abito elegante, con quella posa sicura che aveva quando si batteva con lui?

Come sarebbe stato con i guanti bianchi, un garofano rosso come le sue labbra e con una mano tesa verso di lui per invitarlo?

Graves scosse la testa.

No, non poteva permettersi di pensare a Credence in quel modo.

Credence si fidava ciecamente, e se lui avesse approfittato dell'ascendente che aveva sul ragazzo per sedurlo sarebbe stato infinitamente peggiore di Grindelwald.

Avrebbe potuto corteggiarlo e Credence sarebbe caduto tra le sue braccia prima o poi, ma lui, Percival, dopo aver conquistato il frutto più dolce avrebbe sentito solo l'amaro della colpa ad ogni morso.

C'erano troppi anni di differenza e troppi difetti nel suo carattere per pensare di legarsi ad un ragazzo di ventiquattro anni.

Si allontanò dalla villa e dalla musica in modo che i nomag non sentissero lo schiocco della smaterializzazione e tutto sparì.

La festa, i vestiti, i gioielli, le luci...

Solo l'immagine di Credence rimase fissa nella sua mente.

***

"Stasera. Lo farò stasera"

Pensò Credence risoluto.

Erano trascorsi un paio di giorni da Halloween e lui si era incontrato con Graves un paio di volte.

Gli era sembrato preoccupato per qualcosa.

Credence non sapeva cosa fosse e non avrebbe voluto aggiungergli una preoccupazione, ma sentiva che erano arrivati a un punto in cui doveva per forza essere sincero.

La sera del cinque novembre, quando raggiunse Percival dopo cena, invece di prendergli la mano per permettergli di smaterializzarsi, tenne le mani in tasca e formulò un invito.

-Stasera ci sono i fuochi d'artificio per la Congiura delle Polveri. È una tradizione britannica-

Graves lo guardò evidentemente senza capire dove sarebbe andato a finire il discorso.

-Sono belli. Io li ho visti il secondo anno che ho passato qui in Inghilterra, e mi chiedevo se stasera... solo per stasera... se tu volessi fare qualosa di diverso e venire a vederli con me-

Rimase in attesa di una risposta, e con suo enorme sollievo vide l'espressione di Percival sfumare dalla confusione, all'incredulità, ad uno dei pochi sorrisi che concedeva.

-Dopo sei settimane direi che ci siamo meritati entrambi un giorno di pausa extra- gli tese la mano -Guidami tu stasera-

Credence lo afferrò in fretta, prima che qualcosa arrivasse a rovinare quel momento.

Lo condusse nella Londra babbana.

Sapeva che Percival ci andava e ci si sapeva muovere, ma il modo in cui gli aveva detto "guidami tu stasera" gli sembrava sottintendere qualcosa di speciale.

Credence si chiese se Percival Graves non gli stesse chiedendo aiuto.

Se lasciargli la possibilità di condurre la serata non fosse in realtà la richiesta di aiuto da parte di un uomo che forse era stanco di sentirsi il peso del mondo sulle spalle.

Lo condusse sul Westminster Bridge, proprio in mezzo al ponte, con il fiume che scorreva sotto di loro ed il fiume di persone che scorreva attorno a loro in attesa dei fuochi d'artificio che sarebbero scoppiati dallo spiazzo davanti al Parlamento.

C'era qualcosa di confortante nel nascondersi nel buoi e tra la folla, e Credence stava molto vicino a Graves per non perdersi.

O almeno quella era una scusa abbastanza plausibile.

Riuscirono a raggiungere una panchina, una delle poche miracolosamente libere, e una volta seduti Credence decise che era il momento.

Ovviamente dopo aver lanciato un Muffliato tutto intorno.

Stava raccogliendo il coraggio necessario quando un gruppetto di ragazzini corse davanti a loro con i loro pupazzi di carta da bruciare.

Credence fu riportato indietro nel tempo a quando un'altra bambina canticchiava di roghi.

Modesty.

Aveva avuto sue notizie dopo mesi: la ragazzina era stata obliviata ed affidata ad un orfanotrofio babbano, e se lo avesse incontrato non lo avrebbe nemmeno riconosciuto perché semplicemente non ricordava niente di lui, né di Mary Lou, né dei Secondi Salemiani.

Meglio così, in fondo.

Per distrarsi dai ricordi di New York, Credence guardò verso Percival.

Lui sorrideva mentre seguiva con lo sguardo i ragazzini che correvano e schiamazzavano.

Improvvisamente Credence sentì il bisogno di sapere qualcosa di lui.

-Percival? Posso chiederti perché non sei sposato?-

Lui lo guardò completamente spiazzato, e allora Credence aggiunse in fretta -Vale sempre l'accordo secondo cui non devi rispondere per forza-

Graves guardò lontano, alle luci della città e al loro riflesso nel fiume.

-Non potevo sposarmi. Credence, ti prego di non pensare male di me. Io ho fatto una scelta nella mia vita. Ho scelto il mio lavoro. Io... tu non sai come lavorano gli Auror. Non Tina Goldstein. Ci sono squadre speciali per i casi più difficili- si interruppe con un suono che non era uno sbuffo né una risata amara -Io mi sono sempre complicato la vita, devo ammetterlo. Ero nelle squadre di investigazione speciale e lì ti assicuro che non c'è posto per nient'altro-

Si voltò verso di lui per scrutarlo, ed a Credence sembrò che in Percival ci fosse meno sicurezza del solito.

Annuì per fargli capire che andava bene, che non lo stava giudicando, tantomeno in senso negativo; allora Percival continuò.

-A me quel lavoro piaceva, ma non avrei potuto conciliarlo con una vita familiare. Ci sono state volte in cui non ho dormito per trentasei ore consecutive, e momenti in cui non uscivamo dagli uffici per giorni interi. Per Morgana, se ci ripenso! Ne uscivamo che sembravamo cadaveri. E poi... noi indagavamo sull'uso della magia oscura. Ed ho visto cose davvero...- si interruppe con un brivido -... davvero orribili. Questo non te lo racconterei. Una volta ho urlato per due giorni tanto ero sconvolto dall'orrore. E poi il dolore. Ne ho provato ma ne ho anche inflitto-

Percival lo guardò ancora in cerca di una reazione negativa da parte sua, e lui lo incoraggiò guardandolo dritto negli occhi.

-Vedi, non potevo formare una famiglia in quelle condizioni. Non potevo tornare a casa un giorno ogni quattro e solo per buttarmi in un letto a dormire diciotto ore di fila. Che padre sarei stato? E dopo aver torturato una persona per avere informazioni, come avrei potuto tornare a casa e dare un bacio a mia moglie?-

Stavolta Percival distolse lo sguardo, forse per vergogna o forse per paura di avere rivelato troppo di sé stesso.

Credence gli posò una mano sul braccio e rimase a strofinarlo piano, fino ad arrivare alla pelle nuda del polso alla fine della manica del cappotto.

Sapeva che in quel momento Percival era fragile.

-Percival. Grazie per avermi detto queste cose. Se vuoi la mia opinione, tu sei un uomo onesto e coraggioso. E per me è un onore essere tuo amico-

Lo sentì rabbrividire sotto le sue dita e dovette fare uno sforzo per non ritrarre la mano.

Si sarebbe sottratto perché sapeva che il suo conforto potesse non essere del tutto disinteressato, ma non voleva che Percival pensasse che stare con lui fosse un problema.

Che, ironia della sorte, era proprio ciò che temeva lui a proposito di Percival, considerato cosa voleva dirgli.

Era davvero il momento, prima di creare qualche situazione molto imbarazzante.

-E adesso tocca a me. Percival, è giusto che tu sappia una cosa-

Stavolta sì che ritirò la mano. Non voleva toccarlo. Non voleva sentire eventuali brividi di disgusto che gli increspavano la pelle.

Graves tentò di alleggerire la tensione.

-Sembra che tu debba confessare chissà cosa. Credence, stai tranquillo, non ho più un rapporto da stilare-

Lui sorrise. Oh, magari fosse stato quello! Sarebbe stato molto più semplice!

Si sforzò di guardarlo negli occhi e diede uno strappo secco.

-A me piacciono gli uomini-

Ecco, lo aveva fatto. Si era appena bruciato il tutto per tutto.

Ovviamente aveva parlato della questione delle sue preferenze con i suoi genitori, e sapeva che nel mondo magico chi preferiva relazioni omosessuali rischiava di essere trattato come un egoista che non dava il giusto contributo all'incremento della popolazione.

Credence sperava con tutto il cuore che Graves non fosse una di quelle persone che disapprovavano, altrimenti quella sarebbe stata l'ultima volta che lo vedeva.

Lui lo guardò sbattendo le palpebre un paio di volte, come se in realtà non lo vedesse.

Come se non riuscisse a far collimare l'immagine che aveva di Credence con quella... cosa.

Forse aveva bisogno di tempo per metabolizzare, ma i minuti passavano e Graves non dava segni di volergli parlare o di regagire in qualche modo.

Alla fine Credence non ce la fece più.

Decise di andare via prima di scoppiare a piangere o fare qualcosa di ugualmente patetico, ma prima poteva almeno congedarsi con dignità.

-Mi dispiace. Avrei dovuto dirtelo prima. Addio-

Non appena ebbe detto "addio" Percival si riscosse.

-Aspetta! No, no andartene-

-Va bene così. Sapevo che avrebbe potuto darti fastidio-

-No! No, fammi spiegare!-

-Non c'è niente da spiegare!- si alzò in piedi di scatto -Per favore, risparmiami l'ipocrisia. Non ti si addice, Percival-

-No, non hai capito!-

Per la prima volta fu Percival a corrergli dietro e ad afferrarlo per un polso prima che si smaterializzasse o sparisse tra la folla.

-Credence, voglio che mi ascolti. Non mi dà fastidio. Tu sei troppo speciale per dare fastidio per qualunque cosa-

Allora Credence si fermò. Forse valeva la pena di ascoltare.

In fondo Percival era davvero tutto tranne che un ipocrita.

E forse avrebbe potuto essere vero che non gli importava.

-Ascoltami. Sono sorpreso, non infastidito. Questa è una cosa molto personale. E tu sei stato onesto. Me lo hai detto anche se sapevi che io avrei potuto reagire male. Credence, non capisci? Adesso per me sei ancora più prezioso-

Cosa? Che cosa aveva appena sentito?

-Credence. Guardami-

Anche se non avesse voluto, non gli sarebbe stato possibile evitarlo perché Percival gli aveva preso il viso tra le mani.

Non lo stava forzando, ma un contatto tanto stretto da parte di Percival Graves di sicuro meritava di essere approfondito.

E la sensazione delle sue mani sulla pelle in contrasto con l'aria fredda di novembre era incredibilmente piacevole.

Credence si sentì il viso in fiamme. Sicuramente era arrossito.

Fortuna che erano ancora nella zona degli incantesimi di protezione, perché qualcosa gli diceva che quello era un momento intimo e che non avrebbe voluto sbandierarlo in mezzo alla strada anche se erano al buio e nessuno faceva caso a loro.

-Credence- lo chiamò ancora lui -Tu sei cresciuto a New York. Sei stato un obscuriale. Sai lavorare con gli animali. Quando hai iniziato a duellare facevi veramente pena ma adesso sei migliorato tantissimo. Sei molto emotivo. E ti piacciono gli uomini. È un'altra cosa che so di te. Non è un problema. Sapere che potrei essere corteggiato da un erumpent mi preoccupa molto di più-

Percival aveva ragione: era molto emotivo.

Infatti sentiva le lacrime pizzicargli gli occhi e non riusciva a smettere di sorridere, e ricordare l'avventura con Betsy gli fece scappare una risata che si spezzò in un singhiozzo.

Continuava a guardare Percival negli occhi alla ricerca di qualche indizio, ma tra tante emozioni che trovava nessuna somigliava nemmeno lontanamente al disgusto che lui aveva temuto.

Avrebbe voluto abbracciarlo ma temeva di approfittare troppo.

Fu Percival a sorprenderlo.

Gli tolse le mani dal viso per stringerlo in un abbraccio che... accidenti...se lui era troppo emotivo, Percival era troppo spiccio persino nelle manifestazioni d'affetto.

Lo fece praticamente sbattere contro di sè ma andava bene in quel modo.

-Lo sai, una volta un ragazzino petulante mi ha detto che certe creature hanno bisogno di contatto fisico- mormorò tanto vicino al suo orecchio da fargli sentire lo sbuffo del suo respiro.

E Credence allora non potè più trattenersi.

Si aggrappò a lui ed anche se sapeva che stava facendo la figura del bambino si concesse un paio di singhiozzi liberatori.

-Troppo emotivo, Barebone, sempre troppo emotivo- mormorò ancora Pecival, ma poi, in un tono molto pù basso ed intimo aggiunse -E sai cosa? Non cambiare-

***

Graves sorrideva.

Era su un ponte in una città straniera, circondato da una folla di sconosciuti e con un ragazzo che si sforzava di fare il duro e non piangere tra le sue braccia, e per la prima volta in mesi sorrideva veramente perché era troppo felice.

"A me piacciono gli uomini"

Gli girava la testa.

Improvvisamente l'immagine di Credence in abito elegante che lo invitava a danzare gli sembrava assolutamente reale.

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Nel Cerchio della Strega


Oook... chi avesse bisogno di un controllo dal dentista dopo tutta questa zuccherosità può metterlo sul mio conto spese.

Due parole prima di lasciarvi:

1 – a proposito della tolleranza verso l'omosessualità all'interno della comunità magica. Dunque, io sono convinta esattamente di quello che ho scritto: i maghi sono in minoranza rispetto ai babbani (tanto da vivere in clandestinità e voler evitare a tutti i costi una guerra) e per questo le relazioni omosessuali sarebbero molto osteggiate. Per una questione di sopravvivenza della specie, non per motivi religiosi.

2 – Il cinque novembre. È una delle feste britanniche più amate, e chi è fan di "V for Vendetta" ne sa qualcosa. Non sono riuscita a trovare notizie molto dettagliate, per questo non mi sono addentrata in particolari che non conoscevo, comunque la tradizione dei bambini che bruciano pupazzetti di carta e dei fuochi d'artificio è vera.


Bene, ho finito.

Grazie per aver letto questo capitolo.


Lady Shamain







  
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