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Autore: Malia_    07/06/2009    15 recensioni
Noia.. come ogni lunedì mi ritrovai a braccia conserte sul banco dell’aula di spagnolo. E come ogni giorno, ogni lentissimo giorno, mi sentii trasportare da quei sentimenti di disgusto verso il mondo circostante. Monotonia..Le mie mattinate? Cadenzate da ritmi “normali”, immobili, o forse il termine adatto poteva essere, sì.. “privi di senso”.. la scuola era probabilmente il luogo della mia eterna sopportazione perenne.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
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Scusate l'ora tarda..ora starete nei vostri bei lettini o lettoni, facendo dolci sogni. Spero anche per me. E io intanto aggiorno Mid Sun, mi scuso per il ritardo, ma in questa settimana internet è morto lasciandomi a spasso. Bah.. i misteri delle chiavette. Perciò non aggiornavo. Ma eccomi qui.. Pronta per voi. Vi lascio subito al capitolo scusandomi ancora. Spero possiate apprezzare. Un bacio e un grazie a tutti, BUONA LETTURA!! Malia.

Sei tutta la mia vita, amore.

Mi allontanai da lei fissandola affascinato. Il rossore acceso sulle sue guance era qualcosa a cui non mi sarei mai abituato. Era bellissima, ai miei occhi non c’era nulla di più attraente di quell’innocenza maliziosa che la rendeva così misteriosa e dolce. Rischiavo di perdermi per quelle espressioni sorprese e sature di desiderio e passione. Rischiavo di incendiarmi..
- Uhm, una misteriosa Volvo sul vialetto non ci aiuterà di certo, con Charlie -. Bisbigliò pensierosa fissando un punto lontano, troppo lontano da me. Sorrisi.. non sarei andato da lei con la mia auto, molto probabilmente sarei stato già lì. L’avrei vegliata tutta la notte e mi sarei presentato fuori dalla sua porta come se fosse stata la cosa più normale del mondo.
- Non ho detto che verrò in auto..-. Ridacchiai mettendo in moto la Volvo e uscendo dal parcheggio.
Mi fissò interrogativa, ma lasciai in sospeso quella muta richiesta. In fondo lei non sapeva della mia velocità..
- Ma come..-. Domandò poi facendomi nuovamente sorridere. Accelerai di scatto facendola sussultare, e ghignai divertito. “Correndo piccolo Bambi..”.
- Non preoccuparti, ci sarò. Senza macchina-. Replicai senza risponderle realmente. Prima o poi le avrei mostrato il modo in cui ci spostavamo noi vampiri, ma pensai che raccontarglielo l’avrebbe soltanto fatta preoccupare. “Forse..”. Quel cerbiattino sapeva sempre come stupirmi.
Rimanemmo in silenzio per buona parte del viaggio e ci lanciammo continuamente occhiate cariche di un’emozione che non riuscii a definire. Bisogno misto ad amore, ossessione e desiderio.. avrei voluto abbracciarla di scatto e stringerla a me, ma mi astenni dal toccarla ancora per evitare inconvenienti.. come la sua morte. “Che esempio calzante”.
- Più tardi è arrivato?. Sussurrò poi timorosa facendomi inorridire. Sapevo che presto o tardi sarebbe venuto il momento. Sospirai osservandola tristemente.
- Pensavo fosse più tardi..-. Confessai rigido facendola sorridere. La sua curiosità mi piaceva, ma spiegarle il motivo per cui non potevo portarla a caccia con me non era così semplice. Cosa avrei potuto dirle? “Mi ecciti, piccolo Bambi, così tanto che se mi lasciassi andare ti morderei tutta ferendoti e prendendo il tuo corpo con la forza, dio cosa ti vorrei fare”. Scossi la testa, cercando di scacciare quel pensiero.
Fermai la macchina di fronte a casa Swan e spensi il motore. Quando la guardai i suoi occhi curiosi mi fecero desistere dal mio prolungato silenzio. “Non fare gli occhi dolci con me..”.
- Vuoi ancora sapere perché non ti posso portare a caccia?-. Domanda retorica. Sapevo che era ciò che voleva più di ogni altra cosa. Ma perché non avevo semplicemente fatto cadere il discorso? Mi maledii. Resistere a quegli occhi nocciola per me era impossibile.
- Be', più che altro mi chiedevo il perché della tua reazione-. Ammise schiettamente slacciandosi la cintura e portandosi le ginocchia sul petto.
“Bravo idiota, l’hai spaventata..”. imprecai silenzioso. Non potevo stare più attento? Ma il suo profumo, la sua vicinanza, non mi aiutavano affatto a fare pensieri che si convenivano ad un ragazzo normale.
- Ti ho spaventata?- Aggrottai le sopracciglia ridacchiando, ma notai un’ombra cupa attraversarle gli occhi e i miei timori si trasformarono in realtà.
- No..-. Rispose d’un fiato distogliendo lo sguardo. “Sì, invece”. Respirai lentamente, cercando un modo per tranquillizzarla, per farle capire che non avrei voluto essere scontroso con lei e se l’avevo fatto c’era stato un motivo.
- Ti chiedo perdono per averti terrorizzata-. Ridacchiai cercando di dare un tono leggero alla mia voce. Ma i suoi occhi non erano d’accordo con me. Era seria e voleva sapere la verità. Così continuai rassegnato - È stato soltanto il pensiero della tua presenza... durante la caccia-. Era insostenibile anche solo pensare di averla vicina in quei momenti. Perdevo consapevolezza di me stesso e lasciavo vagare i sensi per la foresta, il suo odore mi avrebbe trasformato in un animale, in una bestia. Mi irrigidii immediatamente digrignando i denti e ringhiando.
- Non sarebbe il caso?-. Mormorò intimidita dalla mia reazione. Continuai a ringhiare sommessamente tentando di controllare i miei pensieri.
- Nemmeno per scherzo-. La mia mente si soffermò un attimo nell’immaginare cosa sarebbe potuto succedere se l’avessi avuta al mio fianco durante la caccia. “No, togliti dalla mente questa assurdità”.
- Perché?-. Insistette lei colta dalla curiosità.
Voltai lo sguardo fuori dal finestrino, verso le nuvole.
Il mio istinto di vampiro desideroso di averla..
Il suo profumo forte e insistente..
Il suo sangue dolce e zuccheroso..
Il suo corpo caldo sotto il mio..
Chiusi gli occhi tremante e tentai di chiudere la mia mente alle fantasie violente che mi sommersero.
- Quando cacciamo, ci abbandoniamo ai sensi... e non è la mente a governarci. Seguiamo soprattutto l'olfatto. Se nel perdere il controllo sentissi che sei vicina...-. Rimasi in silenzio incapace di finire la frase. Solo immaginarlo mi provocava scosse di piacere in tutto il corpo, desiderio, eccitazione si alternavano al disgusto verso me stesso e ciò che avrei voluto farle. Ma come avrebbe potuto capire? Sarebbe scappata impaurita dal mio essere mostro. Mi costrinsi ancora a fissare le nuvole dense fuori dal finestrino, tentando di distogliere i miei pensieri dal piccolo agnellino al mio fianco, ma il mio corpo reagì d’istinto e mi voltai cercando i suoi occhi.
“ Idiota..”.
Quando incrociai il suo sguardo impaurito una vera e propria scossa mi lasciò boccheggiante. Quegli occhi nocciola si incatenarono ai miei, densi, duri, invasati dalla passione e mi affrontarono con decisione. No, il mio piccolo Bambi non avrebbe dovuto sopportare quella verità, non lei, tenera e innocente, non lei.. ma non riuscii in alcun modo a frenare l’animale dentro di me e la fissai malizioso, smanioso di averla. E ancora.. desiderio, attrazione, voglia di vedere i nostri corpi unirsi, il mio, duro e freddo ed il suo caldo, morbido, dolce. Le trasmisi quel pensiero con un sorriso eloquente e la vidi arrossire imbarazzata. Ma non si scostò disgustata, si avvicinò a me, silenziosa, e l’aria si fece pesante.
“ Oddio piccolo Bambi no..”.
Stordito, percepii il suo profumo di donna arrivare forte alle mie narici. Eccitazione, era eccitata.. e io anche, senza controllo, il mio essere uomo la voleva sentire addosso, strusciarsi su di lei e prenderla. Il suo cuore rallentò i battiti e io trattenni il fiato aspettando che quel momento passasse, ma nei suoi occhi lessi lo stesso desiderio che mi stava accecando, la stessa curiosità di guardarmi, annusarmi, accarezzarmi.. avrei bruciato nelle fiamme dell’Inferno per ciò che stavo pensando, ma.. al diavolo tutto, lei mi stava facendo impazzire. Se solo non fosse stato così difficile..
Improvvisamente consapevole espirò, lasciando che il suo respiro arrivasse al mio viso. Dio, mio dio, che cosa avrei fatto in quel momento se non avessi avuto il mio autocontrollo ad aiutarmi! Come poteva essere così forte? Come riusciva a farmi perdere in quel modo? “Non ho mai provato nulla di simile”.
- Bella, credo che a questo punto dovresti rientrare-. Bisbigliai scosso, la voce roca, bassa, minacciosa. Distolsi lo sguardo da lei, consapevole che di lì a poco le avrei chiesto l’anima, tutto.. e continuai a fissare insistentemente le nuvole all’orizzonte odiandomi per averle confidato quella parte di me stesso. Il suo profumo era troppo forte ora perché io riuscissi ad allontanare le mie fantasie e sperai uscisse in fretta. “Ti prego, piccolo Bambi..”. Era una vera tortura quel desiderio costante.
Uscì dalla Volvo con una lentezza esasperante e richiuse lo sportello alle sue spalle con un’insolita forza. Il terrore che potesse odiarmi mi invase, non ero mai stato così spaventato, così fragile di fronte a nessuno. Dovevo fare qualcosa.
- Ah Bella?-. Abbassai il finestrino e mi chinai verso di lei sperando si voltasse.
Accennai un sorriso quando si girò stranita a guardarmi.
- Sì?-. Domandò ancora frastornata. “Tenero il mio cerbiattino”.
- Domani è il mio turno..- Dissi allegro. Finalmente avrei potuto scoprire ogni cosa di lei, non vedevo l’ora di rivederla, di parlarle, di starle vicino.
- Per cosa?-. Questa volta sorrisi della sua perplessità. Aggrottò la fronte e io ridacchiai sistemandomi di nuovo nel mio sedile e accendendo la macchina. Le lanciai un’occhiata divertita e scossi la testa.
- Per le domande..-. Feci alla fine accelerando e lasciandola a bocca aperta sul vialetto. L’indomani mattina sarei stato sotto casa sua, come sempre, la sarei venuto a prendere per andare a scuola e le avrei chiesto ogni cosa su di lei. Bene.. avrei avuto tempo per pensare a cosa domandarle.
Sulla via di casa i suoi occhi nocciola e il suo odore non mi abbandonarono. Sentivo il suo profumo, la sua fragranza ovunque nell’abitacolo, intorno a me, ma non avevo la minima intenzione di aprire il finestrino. Volevo tenere il suo calore vicino, anche se questo avrebbe significato vivere le pene dell’Inferno. Parcheggiai la macchina nel garage e scesi di malumore. Ogni volta che mi allontanavo da Bella mi sentivo vuoto, perso e il tempo riprendeva a scorrere lento, inesorabile come un nemico. Sospirai.. “Coraggio, non manca moltissimo a domani”. Mi chiedevo se anche lei potesse provare la stessa mancanza, in fondo non c’era che un pomeriggio ed una notte a dividerci. “Troppo”. Mi avviai verso casa cercando di non pensare eccessivamente al mio piccolo Bambi ed entrai sperando di non trovare nessuno della famiglia pronto ad aggredirmi con le sue domande curiose. Beh.. mi sbagliavo, i pensieri di Rosalie  giunsero forti ad accogliermi.
- Ora sei anche diventato il suo autista personale?-.
Mia sorella entrò in salone fulminandomi con i suoi occhi sprezzanti e io la ignorai con un sorriso di circostanza.
Che fai mi ignori? Non ci posso credere Edward.. ma che ti prende?
Presi la via delle scale per raggiungere la mia camera quando sentii la mano di Rose toccarmi leggermente la spalla.
- Non l’accetterò nella nostra famiglia, e tu..tu stai mettendo in pericolo tutti noi..-. La fissai tristemente. Inutile tentare di farle capire il sentimento che mi legava a Bella, era qualcosa di inesorabile,impossibile da controllare.
- Fidati di me..-. Mormorai voltandomi nuovamente e ricominciando a salire. Cosa avrei dovuto dirle? Nemmeno io mi fidavo di me stesso, nemmeno io sapevo cosa sarebbe successo, ma non avrei trascorso un minuto di più della mia esistenza senza respirare l’aria che donava la vita alla donna di cui mi ero follemente e perdutamente innamorato.
- Oh certo! Come no.. aspetto che la uccidi!-. Gridò Rose raggiungendomi al piano di sopra – così saremo costretti definitivamente ad andarcene e tutto per un tuo capriccio!-. Sbraitò ancora fuori controllo. Non le risposi, mi diressi verso la mia stanza tentando di non pensare alle sue parole. Era giusto ciò che diceva, ma non potevo farci nulla. Bella era la mia droga..
Entrai chiudendo la porta alle mie spalle e notai Alice sorridente seduta sulla poltrona della mia stanza. Gli occhi persi come al solito, l’espressione felice, mi fissò cauta e abbozzò un sorrisino di benvenuto.
Non le farai del male.
Feci spallucce raggiungendola e la vidi annuire convinta.
Al contrario io ne sono sicura.
L’intesa tra me e Alice era cresciuta col tempo, ormai era in grado di prevedere le mie parole così come io le leggevo nella mente ancora prima che esprimesse i suoi pensieri. Sapere che in qualche modo lei mi appoggiava riusciva a tranquillizzarmi, e come uno stupido pensai che forse potesse aver ragione, che non avrei mai fatto del male al mio piccolo Bambi, che l’avrei sempre protetta.
“ Jasper?”.
Le chiesi allora notando l’assenza del suo vampiro preferito. Sorrise..
A caccia con Em.
Anche io sarei dovuto andare. La prudenza con Bella non era mai troppa, ma non riuscii in alcun modo a muovermi. Mi sedetti sul letto accanto a mia sorella e insieme tornammo a fissare il vuoto. Per le parole ci sarebbe stato tempo. Il silenzio con Alice non mi spaventò, saturò l’aria di tanta calma e aspettative inespresse. Ma l’energia positiva che lei emanava sapeva come tranquillizzarmi.
Vorrei conoscerla...
Mi girai aggrottando le sopracciglia e fissandola stupito.
“ Perché?”. Pensai di rimando facendola ridacchiare.
 Io e Bella diventeremo grandi amiche sai? Sperai che stesse scherzando, il mio cerbiattino in una famiglia di vampiri. No, non le avrei mai fatto correre un simile pericolo, non era possibile, non l’avrei mai portata in casa mia. Lo sguardo sarcastico di Alice mi fece desistere dalla mia convinzione e sospirai afflitto, stavo diventando matto forse?
- Ora avrai voglia di suonare il piano, quindi me ne vado con Rosalie a fare shopping..-. Disse alla fine solare come al solito.
Suonare.. già, non aveva tutti i torti. Ci alzammo insieme e Alice mi salutò con due sonori baci sulla guancia. Le usanze umane del momento la facevano impazzire, era sempre stata curiosa. Ricambiai con uno sguardo sereno e lei mi prese il viso tra le mani.
“Non sei mai stato così vivo prima d’ora, ti prego non fare più stupidaggini come allontanarti da lei”. Uscì sparendo di fretta, ma non me ne preoccupai troppo. Il pianoforte mi stava aspettando.
Tornai in sala e toccai piano i tasti del mio piano ripensando alla ninna nanna che ormai canticchiavo ogni notte per il mio piccolo Bambi. Mi sedetti e mi lasciai andare a quella melodia che sapeva del mio amore per lei. Niente mi avrebbe diviso dalla mia fragile umana, ma la paura di farle del male non voleva cancellarsi. Ogni volta che ammettevo dentro di me quel sentimento assurdo, la voglia di scappare da quelle emozioni e dal mio essere mostro mi soffocava con desideri che avrebbero potuto terrorizzarla e disgustarla. E io non avrei mai voluto farle male, mai..
Ripensai alla prima volta che i nostri sguardi si erano incrociati, all’elettricità, alla frustrazione che avevo provato nel non riuscire a leggerle nel pensiero. Sorrisi.. che buffo il mio cerbiattino. Le dita corsero sui tasti e la mia mente ritornò al momento in cui occhi nocciola aveva scoperto la mia natura. “Non m’importa cosa sei”, aveva detto con decisione. Scossi la testa.. come poteva non importarle di morire? Se lei fosse morta la mia esistenza non avrebbe avuto più alcun senso! Il mio istinto di protezione nei suoi confronti era pari solo al desiderio di averla, di farla mia per l’eternità. Chiusi gli occhi ascoltando la mia ninna nanna e il bisogno di starle accanto tornò forte. “Ma io non sono intenzionata a lasciarti perdere”. Il suo visino imbronciato tornò ad affacciarsi nella mia mente. Che sciocca, con me non avrebbe certo vissuto un amore normale. Ma se soltanto avessi provato a ripensare alle sue dita che sfioravano il mio braccio, alla sua bocca vicina alle mie labbra, al suo profumo dolce avvolgermi, non sarei riuscito a controllare la smania di fare l’amore con lei. Eppure questo era normale.. ma la violenza che mi accecava, il mio istinto di morderla, quello no, quello non ero io, ma la maledizione di essere un animale, un predatore feroce e letale. E io desideravo così tanto poterla amare, semplicemente amare. “Io invece non sapevo dove fossi tu. Io...” Che ansia, che dolore starle lontano per andare a caccia, essere preoccupato per lei fino allo sfinimento, e sapere che Bella sentiva lo stesso bisogno, la stessa necessità fisica di sentirmi vicino, di guardarmi e forse chissà, forse le sarebbe piaciuto toccare una statua fredda e priva di vita. Forse.. io desideravo toccarla come mai mi era successo. Sospirai e tornai a fissare il piano nero di fronte al mio viso. “Voglio dire ti piace davvero?”, “Sì, davvero”. Trattenni il respiro al ricordo delle sue parole, niente, niente mi avrebbe tolto dalla testa quella voce così sincera e carica di dolcezza. Le piacevo, tanto da farle dimenticare il buon senso, la ragione, e anche per me era lo stesso. Io e lei.. noi.. il resto non avrebbe avuto senso, non avrebbe contato affatto. Semplicemente perché non esisteva altro al di fuori di quella passione, di quell’ossessione. Non potevo più nasconderle nulla di me, non ora, l’avrei solamente delusa, ma avevo paura, io avevo il terrore che lei potesse fuggire, potesse lasciarmi solo. La sofferenza che avrei provato non sarebbe stata paragonabile a niente, se non proprio al nulla assoluto, nemmeno alla morte. Solo lei notte e giorno, sempre, eternamente mia.
Mi fermai di colpo accorgendomi soltanto in quel momento del crepuscolo sulle finestre. Avevo suonato da solo per tutto il pomeriggio? Trovai strano che in casa non ci fosse nessuno, ma la solitudine non mi dispiaceva affatto, in fondo ero sempre stato solo. In fondo.. dentro di me c’era stato sempre e solo vuoto. Una bella scatola vuota.. Mi alzai lentamente e fissai l’oscurità che piano piano incalzava la luce.  “Devo vederla, adesso”. Ogni notte non facevo che guardarla, accarezzarla come un malato,  veramente non avevo intenzione di tornare da lei ancora anche quella sera, ma non riuscii a fare a meno di immaginarla tra le lenzuola muoversi e sussurrare il mio nome. “ Edward..Edward” Il mio corpo reagì immediatamente, eccitato al ricordo del tono roco e basso della voce di Bella. “Ti amo Edward”. Di scatto tornai con entrambe le mani sui tasti appoggiandomi di peso al pianoforte. “Ti amo..” non solo le piacevo, lei mi amava. Era qualcosa di molto più grande.. e io? Io la adoravo, la veneravo come mai avevo fatto con una donna. Di nuovo i miei polpastrelli cercarono il rumore assordante di tutti i tasti possibili mentre la mia erezione fantasticava immagini proibite sulla ragazza che mi aveva rubato il cuore. “No, no, no..”. Eppure il desiderio non mi lasciò andare.. mi strinse lo stomaco, mi seccò la gola e mi tolse il fiato. “Va da lei..”. Avevo bisogno del suo profumo, del suo odore.. “Ti amo Edward”. Ancora.. la sua voce rimbombò ancora nelle mie orecchie. Lei voleva “me”, un vampiro, voleva soltanto starmi vicino, mi accettava nonostante tutto e io invece mi ostinavo a fare pensieri proibiti su di lei. “Sei un imbecille Edward”.  Già, ma come resistere quando le sue dita mi sfioravano i capelli? E quando i suoi seni si schiacciavano sul mio torace? Respirai lentamente cercando di non ricordare le sue carezze, le sue labbra vicine alle mie, il modo in cui ingenua riusciva a provocarmi. “Okay, Ed tu hai bisogno di una doccia gelida”. Mi allontanai dal pianoforte intenzionato a scacciare dalla mente tutte le possibili varianti su come passare quella serata. Una era decisamente molto allettante: chiudermi in camera e verificare se il modo in cui gli umani placavano i loro istinti solitari poteva funzionare anche su di me. “Ma va da lei, idiota..”. Andare da Bella in quello stato pietoso? Non se ne parlava. Ma allora perché stavo già correndo verso casa Swan? E quando ero uscito di casa? “Complimenti, signor vampiro, ora abbiamo anche perdite di memoria”. Quel cerbiattino mi avrebbe ucciso prima o poi. Mi arrampicai facilmente su per la finestra, che questa volta era aperta ed entrai per l’ennesima volta affascinato. Lentamente scivolai all’interno e non trattenni un mugolio di piacere quando il suo odore mi colpì forte per l’ennesima volta. Mi era mancata.. troppo. Mi alzai e mi accostai al suo letto per guardarla dormire. Come se non l’avessi mai vista, come se i miei occhi si stessero posando su di lei per la prima volta, rimasi con un groppo in gola. Il  mio piccolo Bambi aveva i capelli sparsi sul cuscino ed era completamente scoperta. Mi inginocchiai scosso e la osservai respirare affannosamente. Il suo sonno era tormentato.. sembrava stesse facendo degli incubi, orribili incubi. Mi preoccupai.. “Cosa stai sognando piccolina?”.
- Lasciami..lasciami, non voglio..-. Mugugnò afferrando il cuscino e portandoselo con forza di fronte al seno.
Mi avvicinai incuriosito. Se solo avessi potuto leggerle nella mente! Chi le stava facendo del male?
- Edward no, non voglio!-. Gridò presa dall’ansia. Ammutolii inorridito. Ero io, io nel sogno le stavo facendo del male. Lessi sul suo viso il terrore, la paura e un’emozione talmente intensa che mi lasciò sconvolto.
Mi allontanai come scottato e mi sentii uno schifo. Anche nei sogni riuscivo a farla stare male. Avrei tanto voluto avere la forza per lasciarla vivere inconsapevole, ma fondamentalmente ero un essere egoista, una creatura profondamente possessiva, un cacciatore di anime e sangue, non avrei mai rinunciato al mio amore.
La osservai ancora agitarsi nel letto, scalciando e muovendo le braccia per tentare di liberarsi.
- Edward, Edward.. lasciami.. lascia che ti stia vicino..-. Sgranai gli occhi stupito e sorrisi involontariamente. Poggiai la testa sul materasso, felice come uno stupido, rincuorato e sereno. Lentamente cominciai ad intonare la mia ninna nanna per riuscire a calmarla. Bella voleva solamente starmi vicino.. lei non mi stava affatto rifiutando, non stava scappando.
Canticchiai sentendola agitata nel sonno, le sfiorai dolcemente una mano e piano, con calma, la vidi rilassarsi. “Sì piccolo Bambi, dormi”. Era bellissima mentre respirava finalmente in modo regolare e profondo. Avrei tanto voluto dirle della melodia che avevo scritto per lei e probabilmente un giorno le avrei detto che quelle note erano state ispirate ai miei sentimenti per la sola ragazza che avrei mai amato.
- Ti amo, Bella-. Mormorai baciandole teneramente la fronte e avviandomi verso la finestra. L’indomani mattina sarei stato di fronte a casa sua e allora avrei cercato di conoscere tutto di lei. Sì, non vedevo l’ora. “Sei tutta la mia vita, amore”.

   
 
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