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Autore: laevanda    07/04/2017    0 recensioni
Una storia avvincente, un'amicizia e delle cotte: non la solita storiella d'amore, non la solita banalità della vita odierna. Linda Maddii, giovane studentessa, grazie al suo migliore amico Enea conoscerà nuove persone e capirà ciò che le sta veramente a cuore dopo una serie di eventi che le cambieranno la vita... no, dai, la vita è un po' esagerato. Il tutto con un tocco stilistico pariniano , sicuramente meglio dello stile descrittivoprosuspence manzoniano.
Ebbene, immergetevi in questa avventura che vi ruberà l'anima, in questa storia di vita che vi inviterà a riflettere sulla quotidianità delle vostre azioni, affrontando tematiche di attualità, portate alla luce dalla curiosa Brigitta, ragazza che si troverà più volte a discutere con quel caso umano di Jeff. A voi la scelta, ma ricordatevi che se non leggerete quest'opera con "riferimento a cose o a persone realmente esistiti puramente casuale", il fantasma formaggino assumerà il ruolo di Spirito del Natale Passato, attente. Quindi, che dire, buona lettura.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
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- Linda -

Enea è passato a prendermi puntuale con il suo scooter malridotto e traballante, inadatto per portare una persona, figuriamoci due. Mi sono stretta a lui per tutto il breve, ma intenso, tragitto: durata minima ma passando per una scorciatoia che il mio migliore amico ha dichiarato ci avrebbe "salvato dall'opprimente traffico del centro", che, nel caso del mio paese, corrisponde a nullo tutto l'anno. Così, in questo pomeriggio di inizio aprile, siamo passati tra boschi e campagne con buche, dossi, discese scoscese e pietre pericolose.

"Siamo arrivati, no?" Enea si toglie il casco e mi invita a porgergli il mio, che ripone nel bauletto del sellino. Preferisce tenere il suo al braccio e passeggiare portandoselo sempre dietro. Gli dà quell'aria da motociclista ribelle, dice. Ho smesso da tempo di provare a fargli capire che maglioncino di pile e Salomon ai piedi non possono sparire solo portandosi dietro un casco.

Enea è il mio migliore amico da tutta la vita. È la tipica storia di due bambini nati a pochi giorni di distanza l'uno dall'altro e con i genitori molto amici. Siamo cresciuti insieme. E anche quando si è trasferito in campagna perché suo padre voleva aprire una piccola fattoria siamo rimasti amici.

Oggi mi ha portato in un parco lontano qualche chilometro da casa mia. Si tratta di uno di quei parchi molto ampi, delimitato dal bosco a sinistra e da un centro commerciale a destra. È incredibilmente gremito di persone. C'è anche la TV locale. È in atto da qualche ora una protesta pacifica contro l'abbattimento di una parte del bosco per costruirvi un'area da skate. Sembra di stare in un film: hippie con lunghi rasta e vestiti colorati legati agli alberi, altri che urlano armati di cartelloni contro il gruppo di skater che li guarda più annoiato che arrabbiato.

"Eccola, è lì." Enea mi trascina in mezzo alla folla incuriosita fino all'altalena del parco giochi. In piedi, a braccia conserte, sta Brigitta Orlando, un vero personaggio. È una delle ragazze più conosciute in città. Un controsenso vivente: nonostante la sua etica la porti ad odiare chi vuole prevalere sugli altri, nell'idilliaco spirito hippie di libertà e uguaglianza, tutto ciò che fa non fa che metterla in mostra. Fa volontariato alla casa di riposo, fa la dog-sitter gratuitamente perché "le sta più a cuore la felicità di un animale piuttosto che i soldi", partecipa a tutta le manifestazioni della provincia, ha imposto a scuola l'utilizzo unicamente di borracce per evitare lo spreco di plastica. È anche vegana.

Ad accentuare la sua fama c'è anche il suo aspetto esteriore. Sembra un angelo con i lunghi capelli mossi e i vestiti della Caritas.

Da qualche settimana a questa parte Enea si è preso un gran cotta per questa animalista incallita. Più o meno da quando lei, dopo averlo rimproverato per aver buttato l'involucro dei cracker nel bidone della carta, si è complimentata per il suo maglioncino "vintage" (probabilmente ereditato dal bisnonno). Enea, come mi ha raccontato qualche minuto dopo l'accaduto, ha risposto balbettando un "Grazie", al quale lei ha sorriso. Un sorriso che folgora. Il giorno seguente Enea si è avvicinato con una scusa terrificante. All'intervallo ha picchiettato sulla sua spalla e le ha chiesto dove dovesse buttare il brick del succo alla pera. E così ha continuato per un paio di giorni, fino a che lei ha appeso delle liste con le cose da buttare negli appositi contenitori. Privato dell'unico stupido espediente per poterle parlare, Enea ha iniziato una specie di stalking ossessivo su tutti i social network, il ché ci ha portati qui, ad una manifestazione.

Una volta raggiunta l'altalena ci troviamo davanti un vero e proprio spettacolino: incuranti dei bambini che aspettano in fila per poter salire sull'unica altalena rimasta, Brigitta ed un ragazzo stanno discutendo. O meglio, Brigitta discute animatamente e teatralmente con un giovane ragazzo dai capelli neri che si guarda le punte delle scarpe, seduto sull'altalena. So di averlo già visto da qualche parte ma non saprei associare un nome al suo volto.

In questo momento sembra essere su un altro pianeta, su un'altra galassia. Mantiene un'espressione totalmente indifferente mentre la Grande Brigitta si congratula con lui per la sua scelta di muoversi in skateboard. Brigitta sta elencando tutta una serie di motivi per cui lo skate è un ottimo mezzo di trasporto eco-sostenibile. Si accorge di noi quando arriva al punto 5: tutti possono creare uno skateboard con una tavola di legno e delle rotelle.

Il viso di Enea si apre in un sorriso che gli tocca pure le sopracciglia. Saluta, sognante, "Ciao Brigitta."

La ragazza ricambia debolmente il saluto, però decide di presentarsi.

"Ciao, cara! Io sono Brigitta."

"Piacere, sono Linda. Andavamo all'asilo insieme."

Mi scruta per qualche secondo e scuote con gran vigore la testa. "No, no, proprio non mi ricordo di te!". Ha delle maniere davvero teatrali.

"Come sta andando la manifestazione?", domanda Enea in evidente ricerca di attenzione. Brigitta mostra nuovamente il suo affascinante sorriso. "Bene, bene, bene! Sono sicura che riusciremo ad avere la meglio. È totalmente ingiusto, sapete? Stavo appunto dicendo a...", si morde il labbro cercando di ricordarsi il nome del suo interlocutore di qualche momento prima.

"Jeff."

"Giusto. Stavo appunto dicendo a Jeff quando io apprezzi lo skate. Davvero! Lo apprezzo davvero! Tutti dovrebbero muoversi in skate. Si risparmia e il Pianeta non soffrirebbe così tanto. Comunque, io apprezzo lo skate. Però non qui. O meglio, perché togliere spazio a questi incredibili alberi che ci permettono di respirare quella poca aria buona che ci è rimasta per.. per cosa? Per un'area di skate? Esiste la strada per andare in skate."

"Non è proprio lo stesso.", risponde il misterioso ragazzo. Ha una voce profonda ed ha alzato il volto per poter fronteggiare Brigitta.

"Come scusa?", Brigitta abbassa le mani che poco prima stava agitando, presa dal discorso.

"Ho detto: non è proprio lo stesso. Una cosa è andare in skate, un'altra è fare trick e tutto il resto. È un vero sport. Va beh, lascia perdere." Si alza e rimango stupida dalla sua altezza. Ha delle gambe lunghe ma non è così alto come lo immaginavo.

"Io vado dai miei amici." Fa per andarsene ma posa una mano sulla mia spalla. "Ci si vede", saluta il gruppetto in generale ma guarda me negli occhi.

Non facciamo in tempo a ricambiare il saluto che accelera il passo e sparisce tra la folla. Un bambino paffuto si precipita sull'altalena finalmente libera.

"Che tipo strano. E maleducato, per giunta.". Brigitta si alza sulle punte dei piedi e guarda con il naso all'aria lo spazio intorno. "Venite, vi presento i miei amici."

Sta attenta a non superarci mai durante il breve tratto, cerca di rimanere al passo con noi anche se non parla. Sento che sta canticchiando una canzoncina. Enea posa lo sguardo un po' sull'erba, un po' sulla ragazza alla mia sinistra. Forse un po' più di quanto è consentito per evitare di essere colto in flagrante.

A questo punto siamo tornati nel centro della manifestazione. Raggiungiamo un gruppo di ragazzi seduti per terra intorno ad un albero. Brigitta li saluta con grande entusiasmo, come se non li vedesse da giorni. Dopo di che si allontana lasciandoci impreparati e leggermente in imbarazzo (eufemismo). Ricompare, tuttavia, pochi secondi dopo in compagnia di una ragazza dai capelli biondi che tiene in mano un foglio e una penna.

"Posso chiedervi di firmare, ragazzi?"

Io ed Enea accettiamo silenziosamente, anche se la mano di Enea scatta fulminea per prendere la penna. Io voglio bene ad Enea, però non posso non constatare quanto i suoi comportamenti sfocino nell'imbarazzo. La cosa peggiore è che Brigitta non lo degna nemmeno di uno sguardo.

Interrompendo i miei pensieri, Brigitta riprende l'uso della parola e inizia a stilare una serie di nomi: Xu (tizio asiatico con cappello), Mattia (legato ad un albero), Lucia (con delle amabili lentiggini), Anna (capelli blu) e tanti altri. Ovviamente Brigitta non si ricorda i nostri nomi e ci guarda, una volta finite le presentazioni, spronandoci a presentarci a nostra volta.

"Io sono Enea e lei è Linda."

"Enea è un bellissimo nome!" quella che dovrebbe chiamarsi Cristina si avvicina e prende il volto del mio migliore amico tra le mani. "È un nome d'onore. Adatto a te.", sorride mostrando una piccola fessura tra i denti.

"Grazie", visibilmente scosso, Enea cerca di liberarsi.

Il resto del gruppo ci sorride o alza una mano per fare un cenno. Nessuno si dimostra particolarmente interessato, noto. Il nostro chaperon si gira e inizia a parlare con la ragazza del foglio. Quest'ultima emette un gridolino di sorpresa e le due si allontanano, a braccetto.

È imbarazzante. È imbarazzante stare in piedi davanti ad un gruppo di ragazzi che non mostra il minimo interesse per te, estraneo. Hanno ripreso immediatamente a fare quello che facevano prima, che nel caso di molti era niente, altri fanno su delle sigarette. Ciò che non fanno è provare a interagire.

Io, che sono una persona timida, non potrei iniziare una conversazione. Enea si è imbambolato guardando la sua amata allontanarsi all'orizzonte. Che fare, dunque? Prendo Enea per il gomito e lo trascino via, mormorando un "Ciao" che probabilmente nessuno del gruppo avrà udito.

   
 
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