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Autore: Lady Samhain    07/04/2017    1 recensioni
La maledizione è stata spezzata, il castello ed i suoi abitanti sono tornati normali e così anche ricordi delle persone del villaggio.
Il principe ha imparato la lezione e la ragazza ha trovato il suo posto nel mondo.
Tutto sembra concluso e l'Incantatrice potrebbe lasciare Villeneuve, ma c'è ancora un'ultimo incantesimo che vale la pena di fare prima di andare via.
C'è un'altra persona che merita una seconda occasione.
Genere: Romantico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Fata, Gaston, Le Tont
Note: Movieverse, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Un diamante per ogni lacrima

V


"C'è anche la possibilità che lo trasformi in un oggetto" pensava Le Fou mentre aspettava il ritorno di Gaston.

"Se lo trasformasse in una tazza da thé potrei baciarlo, se lo trasformasse in un orologio da taschino potrei portarlo sempre sul cuore..."

Scosse la testa, irritato da quanto erano stupidi i pensieri che aveva appena fatto.

Comunque era certo che Gaston sarebbe stato petulante anche da oggetto.

Quando Gaston tornò al capanno di caccia ancora umano e con non più peli del solito, per Le Fou fu un momento di assoluto sollievo.

Almeno per i primi dieci secondi, poi Gaston gli fece una domanda strana, soprattutto strana considerando che veniva da lui.

-Le Fou? Se tu potessi scegliere tra, per esempio, dei diamanti, ed essere mio amico, cosa sceglieresti?-

Cosa? Sembrava quasi che Gaston sapesse.

Ma l'Incantatrice non poteva avergli detto cosa aveva fatto. O sì?

-I diamanti non comprano l'amicizia. Io sceglierei sempre te-

Glielo disse con il cuore in gola, un cuore che faticava a tenere a bada.

-Allora aveva ragione quella mendicante. Mi chiedo come facesse a saperlo. Le Fou, tu potresti tornare al villaggio a vivere la tua vita. So che non mi denunceresti. Puoi tornare indietro e dire che mi hai visto sbranato dai lupi. Vorresti tornare a vivere a Villeneuve?-

Le Fou ci pensò un po' prima di rispondere. In fondo poteva essere una soluzione.

Forse avrebbe potuto tornare al paese ed essere lui a raccontare storie alla taverna la sera, di come aveva salvato Mrs. Brick e di come aveva aiutato gli abitanti del castello.

Avrebbe potuto essere lui l'eroe.

Forse avrebbe potuto, in un altra vita in cui lui non fosse stato un povero sciocco innamorato.

-Tu non potresti tornare, Gaston, e la vita non sarebbe la stessa senza di te. Non mi piacerebbe, quindi preferisco lasciare il paese e restare con te-

Il suo era un cuore incerto, forse troppo sensibile, e che stava per scoppiare quando Gaston gli strinse forte una spalla e gli sorrise come Le Fou non ricordava da un po' di tempo.

Era un sorriso sincero, non il ghigno di superiorità che aveva di solito.

-Sapevo di poter contare su di te, amico mio-

Gli disse Gaston.

Sembrava sicuro come al solito, ma Le Fou era certo di aver visto un ombra di paura mentre aspettava la risposta, e questo gli diede una speranza.

Era la prima volta che Gaston non lo dava per scontato e che forse si rendeva conto di aver bisogno di lui.

Le Fou volle illudersi di avere un valore agli occhi di Gaston, e che il suo sorriso fosse dettato da un affetto sincero.

***

Quella sera Le Fou vide la stessa incertezza nel comportamento di Gaston.

Non appena calò la notte sembrò teso, sempre in allerta, attento ad ogni minimo rumore che proveniva dall'esterno.

Le Fou notò che Gaston preferiva togliere giacca e gilet e restare solo con la camicia per rimanere più vicino possibile al fuoco nonostante il calore.

Rimaneva a fissare le fiamme seduto di lato e con le ginocchia quasi raccolte al petto, in un atteggiamento molto diverso da quello che Le Fou conosceva.

Vedere il suo eroe fragile non lo infastidiva, anzi gli dava la possibilità di provare per Gaston qualcosa di nuovo.

-Hai le spalle rigide. Posso?- gli chiese.

Non sarebbe stata la prima volta che gli faceva un massaggio, ma sapeva che Gaston odiava essere toccato senza permesso.

Lui lo guardò per un attimo confuso, impiegandoci qualche secondo di troppo per capire, poi annuì.

Le Fou si inginocchò dietro di lui.

Non erano molte le occasioni in cui poteva illudersi di essere più alto di Gaston, e questa era una di quelle.

Gli mise le mani sulle spalle e cominciò piano per non fargli male.

Forse era egoista a fare una cosa del genere, ma la verità era che lui adorava la sensazione dei fasci di muscoli che cedevano sotto i suoi massaggi.

Era come domare una belva che nessun altro a parte lui poteva calmare.

Gaston lasciò andare un paio di sospiri profondi e reclinò la testa all'indietro, poi però all'improvviso scattò di nuovo sulla difensiva.

-Io non ho paura- ringhiò rivolto a nessuno.

-Lo so che non hai paura- gli disse piano Le Fou -Tu sei forte, e coraggioso. Tu sei Gaston! Sono io il povero sciocco che ha abbastanza paura per entrambi-

Gaston si voltò così in fretta che lui non ebbe il tempo di spostarsi e si trovò con la mano sul suo petto invece che sulla spalla.

Ne sentiva il cuore battere pochi centimetri sotto le sue dita, e allora avrebbe voluto solo prenderlo tra le mani per togliergli di dosso tutte le paure e le meschinità che vi erano rimaste incrostate e permettere a tutte le cose belle di brillare.

Si sforzò di sostenere il suo sguardo.

-Io ho tante paure, Gaston, e la più grande è che un giorno tu te ne andrai lontano, ed io non potrò essere lì a proteggerti. Ho paura di non essere abbastanza-

Gaston sbuffò una risata divertita.

-Tu proteggere me?-

Il tono scettico di Gaston lo ferì più di quanto si sarebbe aspettato.

-Non prendermi in giro. Ci sono molti modi di proteggere una persona-

"Ad esempio tu proteggi me dall'essere una nullità ed io proteggo te dai tuoi cali di autostima" pensò.

Non distolse gli occhi nemmeno un istante, e che Gaston vedesse pure quanto era stupido ed ipersensibile.

Il cacciatore lo guardava attento, ma ogni traccia di scherno era sparita.

-Qualche giorno fa avrei riso. Ora so che hai ragione-

Quello non se lo sarebbe mai aspettato da Gaston, come non si sarebbe aspettato che posasse una mano sulla sua per premerla più forte sul petto o che reclinasse la testa all'indietro per appoggiarsi a lui.

-Io so che mi stai aiutando tanto, e ti prometto che, se mai sarai di nuovo in difficoltà, il mio primo pensiero sarà aiutare te. Quello che è successo al castello non sarà mai più-

Era la cosa più simile a delle scuse che Le Fou si sarebbe mai aspettato.

Per il momento era abbastanza che Gaston avesse compreso il suo errore e che avesse ammesso a voce alta di non volerlo rifare, per questo Le Fou non volle insistere e si limitò a ringraziarlo.

Gaston gli aveva appena consegnato un frammento di fragilità e Le Fou voleva solo custodirlo al meglio.

-Ora deve essere tardi. Dormiamo?-

Gaston annuì. Come la sera prima si stesero uno accanto all'altro nel riverbero del fuoco e Le Fou appoggiò piano la sua mano contro quella di Gaston per essere sicuro di afferrarlo in tempo non appena fossero arrivati gli incubi.

Gaston si addormentò presto e Le Fou rimase ad ascoltare il suo respiro.

Evidentemente Gaston aveva meno paura quando calava la notte, e Le Fou sperava che fosse merito suo.

Lui avrebbe fatto di tutto per farlo stare bene; c'erano momenti in cui avrebbe voluto solo stringerlo e baciarlo fino a fargli dimenticare tutte le paure, ma molto probabilmente Gaston non sarebbe stato d'accordo.

Però una cosa poteva farla: con la mano libera, raccolse un bacio sulla punta delle dita e lo posò pianissimo sulla guancia dell'uomo incredibilmente problematico di cui lui era innamorato.

***

Gaston usciva a caccia tutti i giorni.

Era vero che era estate e la carne doveva essere cucinata e consumata subito altrimenti sarebbe andata a male, ma Le Fou sospettava che Gaston andasse a caccia soprattutto per dare a sé stesso la prova di non essere cambiato.

Lui lo aveva accompagnato un solo giorno e per poche ore erano stati solo loro due, come se nulla fosse successo.

Le Fou lo aveva accompagnato per rivivere per poco i vecchi tempi, ma anche per accertarsi che Gaston fosse prudente e non facesse nulla di stupido come sparare vicino al villaggio, uccidere più animali del necessario o esporsi sulla strada principale.

Fortunatamente Gaston era stupido per tanti aspetti ma non sulla sua sopravvivenza, per cui non ebbe nessun comportamento imprudente.

Forse stava iniziando a mettere giudizio.

Le Fou andava a prucurarsi il pane ogni tre giorni e sempre in un paese diverso, mentre il resto del tempo lo passavano a fare piccoli lavori nel capanno.

Il capanno di caccia era un bene comune nel bosco, per quanto fosse poco frequentato.

Chi consumava qualcosa lasciava qualcos'altro, per questo Le Fou si preoccupava di riempire il barattolo del sale o di rifornire la scorta di legna asciutta per chi fosse venuto dopo di loro.

Passarono anche del tempo a riaccomodare le assi del tetto, aiutandosi a vicenda a restare in equilibrio là sopra e ridendo come ragazzini.

Spesso Le Fou si sorprendeva a pensare che avrebbe dovuto essere sempre così, senza che Gaston si fissasse su Belle.

Un giorno lui stava spaccando legna a torso nudo ed era così concentrato nel trovare i punti giusti in cui far cadere la scure per ottenere un buon taglio con il minimo sforzo che non si accorse che Gaston era tornato dalla caccia, che era appoggiato ad un albero e che lo stava osservando.

Aveva di nuovo quello sguardo che faceva tremare Le Fou per quanto era attento e lui si sentì più nudo di quanto fosse in realtà.

-Ehi... è andata bene la caccia?-

Gli chiese tanto per rompere il silenzio.

Gaston si avvicinò a lui ma invece di rispondergli gli si avvicinò per posargli le mani sulle spalle.

-Non si direbbe a vederti, sai? Ma anche tu sei forte-

Le Fou tentò di sdrammatizzare mormorando che in ogni caso non sarebbe mai stato forte come lui, e allora Gaston rise e gli diede una pacca sulla spalla che gli lasciò l'impronta rossa della sua mano.

-Dovrebbe essere sempre così, amico mio! Solo noi, senza donne nel mezzo!-

Gaston si era allontanato ancora ridendo, invece Le Fou era rimasto a cercare di controllare i brividi perché per lui quella frase voleva dire molto di più. Ma forse era solo la sua immaginazione.

***

-Tra qualche giorno potremo andarcene da qui- disse Gaston una sera mentre cenavano.

-Sei sicuro di voler partire?-

-Sì, sono sicuro. Ormai sono passati dieci giorni ed io non voglio passare più tempo del necessario nascosto come una lepre-

Quella vita gli piaceva, ma odiava il fatto si essere costretto a nascondersi.

Non era da lui.

Non era da Gaston.

-Va bene, allora altri tre giorni e partiremo-

Una volta avrebbe dato per scontata la risposta di Le Fou, invece da un po' di tempo lo considerava in una maniera diversa.

-Tu sei ancora convinto di voler venire con me?-

-Certo che ne sono convinto-

Gaston non lo avrebbe mai ammesso ma era sollevato dalla risposta.

Il fatto di sapere che Le Fou sceglieva lui ogni giorno lo esponeva a due sentimenti fino ad allora sconosciuti: il timore che le cose sarebbero potute cambiare era quello che non gli piaceva, ma poi c'era quella sensazione così bella che lo prendeva allo stomaco ogni volta che aveva una conferma.

Poteva essere uno sguardo, un sorriso o una parola di apprezzamento di Le Fou e lui si sentiva più forte.

-Sono contento. Grazie-

Le Fou gli sorrise in quel modo che lui aveva cominciato a notare solo da pochi giorni.

Gli sembrava una cosa bella, e siccome succedeva in particolare quando lui si ricordava di dire "grazie", pensò che valeva proprio la pena di dirglielo più spesso.

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Nel Cerchio della Strega


Sono tornata. E niente, sembra andare tutto bene ma non illudetevi troppo.

Voglio ringraziare tutte le persone che hanno messo la storia tra le preferite, seguite e ricordate e a chi si ferma a recensire ogni volta che pubblico un nuovo capitolo.

Grazie a tutti.


Lady Shamain




  
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