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Autore: DhakiraHijikatasouji    08/04/2017    1 recensioni
Stefano, un timido e curioso ragazzo orfano, con la vita rovinata dal bullismo. Sascha, il tipico Bad Boy con qualcosa da nascondere. Saranno i loro destini che, incrociandosi, daranno vita ad un incontro che il fato non avrebbe mai potuto separare.
"Le difficili sfide della vita esistono per questo, a farti vedere fin quanto puoi resistere...ebbene, facciamogli vedere che insieme noi resisteremo fino in fondo"
#SASCHEFANO
Genere: Drammatico, Erotico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Anima, St3pNy
Note: Lime, OOC | Avvertimenti: Bondage, Contenuti forti, Tematiche delicate
Capitoli:
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POV's Sascha
Scesi dalle scale e aprii la porta appoggiandomi allo stipite di essa mentre mi accesi una sigaretta. Rimasi a guardare la scena per un po' tirando qualche boccata. Quei ragazzi erano proprio nella strada davanti casa mia. Si stavano lanciando un oggetto e Stefano si stava sbracciando per riuscire a prenderlo. Mi veniva da ridere.
Perché non dava loro un cazzotto?
Aspetta, lo stavo sostenendo? Anche se quella risatina avrebbe dovuto provare il contrario.
Mi staccai dalla porta prendendo una boccata di fumo, che mentre mi incamminavo, soffiai via. Nel frangente, la cosa che i due si stavano passando, finì sull'albero lì vicino. Scapparono non avendo più nulla con cui divertirsi. Gli passarono accanto dandogli uno spintone che lo fece andare a terra. Mi avvicinai mentre lo vidi rialzarsi a fatica.
Ehi, Stefanino
-Esso si voltò verso di me e assunse uno sguardo spaventato quasi. Si alzò in fretta e scappò via lasciando quella cosa sull'albero.
Gli facevo davvero così paura? Lo guardai andare via e il senso di colpa salì nuovamente al pensare che facevo questo effetto alle persone.
Osservai l'albero per qualche istante, giusto per individuare l'oggetto...poi feci un salto e tenendomi ad un ramo, con agilità lo afferrai prima di tornare giù. Era un orologio rosa...
ROSA!?
Lo girai tra le dita interrogativo. Cominciavo ad avere sempre più sospetti su quello là, comunque avrei dovuto restituirglielo. Me lo portai in casa. Mi misi a letto e continuavo a riflettere sul fatto che Stefano potesse essere DAVVERO omosessuale e che tutte le offese che gli avevamo detto...
Sbattei l'orologio sul comodino e cominciai a piangere abbracciandolo il cuscino.
Mi facevo schifo da solo.
 
POV's Giuseppe
La mattina seguente, vidi Stefano arrivare a scuola neanche sapesse che fra poco ci sarebbe stato un attentato e che saremmo morti tutti. Cioè, non sarebbe successo, ma la sua faccia era quella. Il solito cappuccione e l'espressione da "ora mi ammazzano".
Ma che è successo, Ste?
S - Niente-
Anche Salvatore arrivò correndo.
Sal - Allora, Ste?...Tutto bene?-
Disse ccon il fiatone per la corsa. Divenne subito serio non appena notò che non era così.
Sal - No eh? Che hai fatto?-
S - Niente...ho soltanto perso un oggetto, ma non era importante, non vi preoccupate-
Accennò un sorriso triste.
Salvatore voleva ribattere ma la campanella lo precedette e dovevamo entrare.
Tenni stretto a me Stefano durante il tragitto cortile/classe. Era così piccolo e fragile che volevo proteggerlo...come un padre.
Davvero adorabile.
 
POV's Stefano
Quell'oggetto era importantissimo per me perché era di mia madre e non me ne fregava se tutti mi consideravano omosessuale senza conoscermi, perché non avrei mai smesso di indossarlo per tutti i cazzotti e gli scherzi di cattivo gusto di questo mondo!
Arrivammo in classe, aprii lo zaino e tirai fuori i libri della prima ora.
Sal - Abbassati questo cappuccio adesso, siamo in classe-
Mi sussurrò.
Sal, ci sono dei momenti dove uno deve farsi un po' di cazzi suoi...non significa che se adesso siamo amici, tu mi possa dire quello che devo fare
-Non volevo rispondergli in quel modo, ma ero arrabbiato soprattutto con me stesso perché ero scappato invece di mantenere la mia promessa. Lo vidi che abbassò la testa triste, mi sentivo in colpa il doppio adesso.
Mi voltai a guardare Sascha e notai che aveva i polsi fasciati e che le bende si prolungavano fino a dentro la manica della maglia. Luca mi vide e mi rivolse un sorrisetto malizioso.
L - Eddai Stefano smettila con i pensieri erotici su Sascha, abbiamo capito che ti eccita, però non darlo a vedere, dai-
Che cretino! Era come se non lo avessi ascoltato, impegnato a guardare gli occhi di Sascha che sembravano...diversi. Rimasi a fissarlo, solo che lui non mi degnò di uno sguardo ma elargì una gomitata a Luca che gli chiese, testuali parole, che cazzo aveva che non andava stamattina. Anche io lo pensai e forse quelle bende alle braccia potevano essere un indizio. Entrò la professoressa e mi dovetti voltare verso la cattedra. La lezione andò avanti e per fortuna non mi fu chiesto di leggere, oltre al fatto che non mi furono fatti scherzi di alcun tipo, era strano. Nessuno che mi dava fastidio. Passai un bigliettino a Salvatore che non mi aveva rivolto la parola.
"Mi dispiace, scusami...Non volevo"
Gli scrissi. Lui mi sorrise e mi bastò.
Quando giunse l'ora di mensa ci alzammo e ci dirigemmo ai tavoli in una grande sala dove ogni classe si riuniva. Non c'era nessun professore a quell'ora. Appena venne il turno del tavolo dove c'eravamo seduti io, Salvatore e Giuseppe, ci alzammo per andare a prendere da mangiare. Io presi solo una ciotola di insalata essendo che non avevo molta fame, oltre al fatto che mangiavo davvero poco.
L - Oh, grassone! Siamo a dieta, eh?-
Sascha non aveva aggiunto parola e continuava a guardare a giro. Aveva qualcosa di strano.
Io tenevo sempre il cappuccio, quindi lui non poteva accorgersi che era sotto la mia attenzione. Salvatore si alzò.
Sal - Adesso basta, Luca!-
L - Perché? Sennò che mi fai, sardina?-
Gli diede uno spintone facendo volare la sua mole sul tavolo. La mia ciotola di insalata mi si ribaltò addosso imbrattandomi di olio d'oliva e aceto.
La maggior parte delle persone si misero a ridere, quando invece non c'era proprio niente da ridere! Salvatore si era quasi spaccato la schiena!
Corsi in bagno mentre Giuseppe aiutava Salvatore a rialzarsi, con l'eco delle risate di Luca che si allontanava. Chiusi la porta e corsi subito a sciacquarmi la faccia, ma ormai i miei vestiti erano impregnati d'olio.
E che cazzo, però!
-Il respiro si stava nuovamente facendo affannoso e le lacrime presero a scendere di nuovo sul mio volto. Dalla rabbia che mi ero sempre tenuto dentro, diedi un pugno alla parete del quale non mi accorsi che una mattonella era rotta. Infatti mi tagliai. Mi scappò una bestemmia. Mi avvolsi la mano con strati di carta igienica. Mi guardai allo specchio e la tentazione era forte.
Staccai il pezzetto di mattonella che mi aveva ferito e lo avvicinai al braccio senza rendermi conto di quello che facevo. Era vicino, molto vicino...appoggiato sulla mia pelle, esattamente sopra la vena. Bastava uno scatto di mano e sarebbe andato tutto bene. Bastava un po' di coraggio e sarebbe finita qualsiasi cosa.
TOC TOC
Un bussare improvviso mi riportò alla realtà e lanciai il pezzetto di calcinaccio da un'altra parte. Aprii e rimasi pietrificato sulla porta quando mi accorsi che non erano né Salvatore, né Giuseppe. Era Sascha. Io rimasi in silenzio. Ero quasi spaventato anche se non ero sicuro che quello che provassi era proprio paura...era un senso di disagio per di più.
Non sapendo come reagire, visto che lui stava fermo senza dire niente, pensai di andarmene.
Appena mossi un passo in avanti, sentii le sue mani sul mio petto che mi rispinsero dentro la stanza.
Sascha chiuse la porta dietro di lui velocemente.
Ma che...?
-Mi tappò la bocca con una mano e mi appiccicò al muro. In quel momento ebbi paura.
Sa - Zitto, Stefano Lepri...chiudi quella cazzo di bocca e non dire a nessuno che sono venuto qui, ok? Ecco, tieni!-
Tolse la mano dalla mia bocca portandola alla tasca dalla quale tirò fuori un oggetto che riconobbi all'istante. Lo posò sulla mia mano tremante per la mia incredulità.
 
POV's Sascha
Gli presi la mano sinistra, dato che la destra la teneva nascosta dietro la schiena inspiegabilmente. Posai l'orologio su di essa che tremava tra le mie dita. Il suo respiro era accellerato e le sue labbra si piegarono in un piccolo sorriso. Sembrava che stesse per esplodere perché il suo sguardo si spostava da me all'orologio in meno di un millisecondo e la sua mano tremava sempre di più.
S - Grazie...-
Disse come se stesse per piangere...chissà che importanza poteva avere tale oggetto.
Abbassai lo sguardo e scorsi la sua mano destra bendata e con macchie rosse evidenti.
Gli presi il braccio...ma che aveva fatto!?
Si può sapere...perché?
-In realtà la risposta potevo capirla da solo.
Stefano mi guardò abbassando lo sguardo senza dire neanche una parola.
Ma non vedi che ti sta uscendo ancora sangue? Guarda, stupido, qui c'è la cassetta del pronto soccorso
-Da lì presi del disinfettante e del cotone. Ci volle un po' prima che riuscii ad applicarlo sulla sua mano perché non stava fermo un secondo!
Mi fece esasperare.
Ascolta, lo so che ti faccio paura...
S - No, non mi spaventi più, Sascha e...a dire la verità...questa ferita non è quello che tu puoi pensare. Ho picchiato contro una mattonella scheggiata-
Rimasi a fissarlo per un po' cercando di penetrare il mio sguardo nel suo cappuccio per intravedere i suoi occhi, per vedere se quindi mi stava mentendo. Ma era inutile. In ogni caso se sarei rimasto troppo con la faccia a pesce lesso, alla fine si sarebbe accorto che ero rimasto sorpreso da quello che aveva detto quando aveva confessato che non mi temeva.
Allora...perché sei scappato da me ieri sera?
S - Perché l'ho capito troppo tardi...-
Le sue labbra si piegarono in un sorrisetto vedendo la mia faccia che non cambiò espressione neanche quando la sua mano buona si appoggiò sulla mia guancia.
S - Tu non sei pericoloso, Sascha...lo so-
Sapeva quello che diceva? Sentivo come se questo ragazzo potesse leggermi dentro solamente guardandomi negli occhi. Era una sensazione strana.
Aveva capito quello che ero davvero in meno di dieci minuti e non ci siamo scambiati neanche tante parole, ma si sa: a volte le parole non servono. Per forza di cose, se continuavo a fissare gli occhi fantastici che possedeva, avrebbe potuto pensare male. Afferrai il suo polso stringendolo con forza per staccare la sua mano dal mio viso.
Ascolta...o stai fermo con le buone, o giuro che ti lascio dissanguare la mano...ti è chiaro, Stefano?
-Il suo sorriso si spense tramutandosi in uno triste mentre annuì. Senza dire niente, poggiai il cotone sulla sua mano. Mugugnò per il bruciore inizialmente, ma poi si lasciò curare. Non c'era bisogno di parlare. Anche se ero concentrato sulla sua ferita, potevo percepire i suoi occhi su di me e questo mi metteva a disagio.
E adesso...
-Presi l'orologio e glielo misi al polso.
Come nuovo, anche se dovrai tenerti questo per un po'
-Gli appiccicai un cerottone sulla ferita.
Potresti...
Lui capì quello che volevo e si alzò andandosene per lasciarmi solo.
S - Grazie, Sascha-
Disse prima di chiudere la porta. Lo salutai con la mano e poi mi concentrai su me stesso. Mi voltai verso lo specchio e mi tolsi la maglietta vedendo il mio corpo come era davvero. Una lacrima mi percorse il volto e cominciai a colpire il muro lanciando bestemmie ovunque fino a che non caddi stremato a sedere in posizione fetale cominciando a piangere proprio. Mi vergognavo di questa mia debolezza, ma il mio stile di vita non mi proibiva le lacrime di tristezza purtroppo. Le trattenevo anche troppe volte.
Presi la bustina di cocaina che tenevo in tasca.

La pace dei sensi...

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Nota dell'autrice (delle autrici): Vedo che questa storia sta andando un pochino, eh?XD So' soddisfazioni! Comunque ringrazio voi che la leggete, che la seguite e...no, che recensite no, perché ancora non ne ho vista una. Fatevi sentire, gente! Adesso vado e ancora grazie a tutti <3.
By Hijikatasouji e autrice in incognito <3
   
 
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