Film > Le 5 Leggende
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Autore: Roiben    09/04/2017    1 recensioni
Ancora poco, solo qualche metro, e infine sarà libero.
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«Tu chi sei?»
«Boogeyman, e tu?»
«Katherine»
Genere: Angst, Fantasy, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Emily Jane Pitchiner, Kozmotis 'Pitch' Pitchiner, Nuovo personaggio, Pitch
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'La Strada Verso Casa'
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capitolo 60 – Ritrovarsi




«Sei serio?» indaga Emily Jane, affatto convinta delle parole di Akh e per questo intenzionata a capire meglio la situazione.


«Naturalmente!» afferma Akh, gonfiando il petto come un galletto.


Lei però lo squadra ancora parecchio dubbiosa.


«E cosa ci farebbe uno spirito della Luce in compagnia di mio padre? Devi perdonarmi, ma suona come una possibilità davvero remota».


«Si vede che non sei aggiornata» si indispettisce Akh, contrariato perché, al di là delle creature con cui possa essere solito accompagnarsi, trova piuttosto offensivo che qualcuno possa mettere in dubbio la sua parola e perfino la sua natura. «La situazione, ora, è molto differente. E non appena il bastardo… ehm, tuo padre si sarà risvegliato, provvederà lui stesso a spiegartela». Detto questo, e deciso a dare una bella smossa alle tempistiche, si accoscia al fianco di Pitch e, posato un palmo sul suo petto, fa scivolare attorno al suo nucleo una piccola quantità della sua luce.


Pitch si ridesta bruscamente, annaspando; l’ombra della sensazione di andare a fuoco ancora ben impressa dentro di lui. Il suo sguardo allarmato si sposta su Akh e un soffio incredulo abbandona le sue labbra.


«Mh» commenta infine, un filo stralunato.


«Pff! Questa poi… Per un puro miracolo non ti sei schiantato nella dannata foresta e quando ti risvegli tutto quello che sai dire è “Mh”?» reagisce Akh, spazientito.


Pitch aggrotta appena le sopracciglia, poi scuote la testa, turbato.


«Sei solo invidioso della mia innata capacità di spiegare qualunque concetto con una sola parola» soppesa, con atteggiamento quasi annoiato.


«Tsk!» replica piccato Akh.


Pitch invece tenta un misero sorriso. «Ecco, vedi. Sei sulla buona strada» offre.


«Papà».


Pitch volta di scatto la testa, attirato da quella voce, e strabuzza gli occhi, impreparato.


«Emily Jane» sussurra, spaventato all’idea che possa svanire nel nulla se solo alzasse un poco la voce. «Io… speravo di…» tenta incerto, senza ben sapere come spiegarsi.


Ma dopo tutto non sembra ce ne sia bisogno. Lei circonda il suo collo con le esili braccia e lo stringe tanto che, se Pitch fosse ancora umano, rimarrebbe senza fiato.


«Credevo che fossi morto» mormora lei, sospirando ancora incredula.


«Ah, vedo che, in fondo, abbiamo ancora qualcosa in comune, a parte il sangue» replica Pitch con sarcasmo.


Emily Jane sobbalza a quella che, a tutti gli effetti, non può che ritenere un’accusa.


«Mi dispiace. Non avevo capito» mormora contrita.


Il più silenziosamente possibile, Akh si allontana dai due, indietreggiando con cautela. Nonostante le sue buone intenzioni, tuttavia, Pitch solleva lo sguardo su di lui come a chiedere spiegazioni. Così Akh, colto da improvviso imbarazzo, si stringe nelle spalle e fa intendere di volersi allontanare.


Torno fra un po’” sillaba, senza emettere suono.


Pitch annuisce e Akh è finalmente libero di riprendere il volo, indeciso se godersi un po’ della momentanea libertà o se invece sia più saggio raggiungere subito il paese dall’altra parte del mondo e con esso la giovane umana che tanto subbuglio ha creato nelle loro vite millenarie.


Pitch, rimasto solo con Emily Jane, poggia le mani sulle sue spalle e, delicatamente, la scosta da sé quel tanto che basta per guardarla negli occhi.


«Così tanto tempo» soffia, accarezzando piano il suo viso. «Così tanti sbagli» si rammarica.


«Possiamo provare a rimediare a qualcuno di quegli errori» propone Emily Jane.


Pitch piega le labbra in un piccolo sorriso triste.


«Mi piacerebbe. Purtroppo non ci sarà il tempo per farlo».


«Che cosa vuoi dire?» chiede interdetta.


«Molto è cambiato, Emily Jane. Di ciò che ero prima non rimane molto, ormai. Giusto i ricordi e questa specie di carcassa che mi trascino dietro e che si ostina ancora a rimanere. Ma… non lo farà ancora a lungo».


«Perché?» insiste lei con una sorta di disperazione nella voce. «Credevo fossi divenuto uno spirito. Lo eri, me lo rammento molto bene. Che cosa è cambiato, da allora? Non lo sei forse più?» indaga ostinata.


Pitch scuote la testa. Da quanto tempo non fa altro che sentirsi stanco? Non ricorda nemmeno più come sia non avvertire mai la fatica, né il dolore. Certo, a quel tempo era come essere isolati da tutto. La maggior parte del tempo non sentiva proprio nulla, né in positivo né in negativo. Solo vuoto; un’enorme, buia voragine di nulla. Ora è differente: avverte ogni singola cosa, ogni sensazione. Il suo umore oscilla sconvenientemente come quello di una donna in gravidanza. È tutto così vivido; terrificante.


«Non sono mai stato un vero e proprio spirito. Una parte di me è andata irrimediabilmente perduta alla mia morte. L’altra è stata colmata dall’oscurità. Ora, quella stessa oscurità non è più dentro di me, e ciò che resta non… è sufficiente».


«Stai dicendo che…» prova Emily Jane, rifiutandosi tuttavia di terminare il pensiero.


Gli occhi di Pitch si soffermano a lungo in quelli della figlia, prima di darle una risposta che probabilmente lei nemmeno desidera.


«Sto dicendo che presto svanirò definitivamente» conferma. «Dovevo… Avevo bisogno di rivederti, almeno un’ultima volta, prima che accadesse» ammette con tristezza. «Non ti ho mai dimenticata, Emily Jane. Non l’ho mai fatto, neppure quando ti credevo perduta per sempre. Ti voglio bene».



"La principale e la più grave punizione per chi ha commesso una colpa sta nel sentirsi colpevole." (Lucio Anneo Seneca)


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"Che oggi sia il giorno in cui smetti di essere ossessionato dal fantasma di ieri. Portare rancore e nutrire rabbia e risentimento è un veleno per l’anima." (Steve Maraboli)






  
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