Serie TV > Il Trono di Spade/Game of Thrones
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Autore: __Lily    09/04/2017    1 recensioni
"Nonostante tutto Jon rimase nell’ombra mentre Sansa Stark fece un passo verso l’oscurità. [...] Jon aveva osservato la sorella: la veste smossa dal vento, il metalupo degli Stark ricamato nel suo vestito e i suoi occhi blu come quelli della madre si erano fatti freddi - quasi glaciali - come il vento del Nord. 
I suoi capelli rossi come le fiamme del fuoco illuminavano l’oscurità nella quale si stava addentrando.

«Fai ciò che devi Sansa» aveva sussurrato guardando la sorella scomparire dentro quel canile."
Genere: Azione, Drammatico, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Cersei Lannister, Daenerys Targaryen, Jon Snow, Sansa Stark
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Triangolo
Capitoli:
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VENTINOVE

 

 

 

 

Come dirglielo?
Come dirle chi era senza scatenare la sua ira?
Lo avrebbe ritenuto un pericolo? Un rivale per il Trono di Spade se avesse saputo la verità?
«Maestà, sono felice di poterti conoscere.»
«Mi hanno parlato molto di te, e sapevo che saresti venuto.»
«Mi hai chiesto di farlo.»
«Non ti sei presentato qui per il corvo che ti è stato spedito, sei qui per un altro motivo. Mi sbaglio forse?» domandò incrociando le braccia sul petto.
Daenerys era una donna bellissima e sapeva che anche con lei la vita non era stata affatto generosa, ma nonostante la sua bellezza, l’amore che sentiva per Sansa era più forte.
«No, non ti sbagli» rispose Jon sostenendo quello sguardo viola, lo stesso di Rhaegar Targaryen.
«Lord Tyrion mi ha detto che sei un uomo leale e giusto, mi ha detto queste parole anche riguardo a Eddard Stark nonostante abbia aiutato Robert Baratheon - l’Usurpatore - a rubare il trono a mio fratello Viserys e a uccidere mio fratello Rhaegar al Tridente e il resto della mia famiglia, a darci la caccia per tutta la vita.»
«Non è stato lui ad ucciderli, non era ad Approdo del re» ribatté Jon, non avrebbe mai permesso a nessuno di infangare il nome dell’uomo che lo aveva cresciuto facendolo diventare ciò che era.
«Però era al Tridente.»
«Era la guerra, non poteva tirarsi indietro.»
«E nemmeno io intendo farlo. Sono tornata qui dopo una vita passata oltre il Mare Stretto, ho perso tutto ciò che diritto doveva essere mio e intendo riprendermelo. Intendo vendicare la mia famiglia.»
«Non sono venuto fin qui per una guerra contro i Lannister, c’è un’altra guerra che incombe, una guerra più importante.»
«Tu hai bisogno di me Jon Snow, dei miei draghi, dei miei alleati. Io ho bisogno di te e del Nord per riprendere i Sette Regni. Sono stati distrutti, bruciati, insanguinati da falsi re e false regine. Aiutami a riprendere il Trono di Spade e io aiuterò te.»
«Ho accetto di venire perché ho bisogno del tuo aiuto è vero, aiutami a fermare ciò che sta venendo da Nord e io aiuterò te.»
«Mi hanno già parlato di cosa sta arrivando da Nord, ma non so se crederci.»
«Chi te lo ha detto?» domandò Jon avvicinandosi a lei, i suoi occhi erano una calamita, sembravano quasi due pietre preziose, ma gli unici occhi di cui aveva bisogno erano quelli blu come gli zaffiri, gli occhi di Sansa.
Aspettami Sansa.
«Sono stata io, Jon Snow» disse una voce che conosceva bene, Jon si voltò di scatto e dietro a lui comparve Melisandre, la donna rossa che gli aveva ridato la vita contro ogni previsione.
«Tu?»
«Sorpreso di vedermi? Sapevo che ci saremmo rincontrati, non puoi fuggire al tuo destino.»
«Ti avevo detto…»
«Di non tornare a Nord o mi avresti uccisa, ma qui non siamo nel Nord» rispose Melisandre guardandolo con i suoi occhi marroni scuro, era sempre lei, capelli rossi, veste rossa, collana rossa, restava sempre la sacerdotessa di un tempo.
«Perché sei venuta a Roccia del Drago?»
«Tu sei destinato a grandi cose, ma non puoi vincere senza la madre dei draghi e lei non può vincere senza di te. Siete come due facce della stessa moneta. Avrai bisogno di lei quando la lunga notte arriverà, avrai bisogno dei suoi draghi, loro sono fuoco fatto carne» disse Melisandre posando una mano sul braccio di quel giovane ragazzo, troppo giovane per un compito tanto grande.
Lui era Azor Ahai reincarnato.
Mio Signore, quanti errori ho commesso prima di vedere la luce.
«E’ arrivata da un paio di giorni, mi ha parlato di questa minaccia, di una bufera e di un Re della Notte. Quanto c’è di vero in questo?» domandò Danerys sospettosa e aggrottando le sopracciglia chiare quanto i suoi capelli, chiare quanto le nuvole.
«Io non mento.»
«Forse. Mi sono già fidata di una maegi in passato e lei mi ha portato via tutto quello che amavo» disse con rabbia la giovane regina d’argento.
«Io non sono Mirri Maz Duur.»
«Come puoi conoscere quel nome?» domandò Daenerys diventando più bianca, come se sentirlo pronunciare avesse rievocato spettri del suo passato, quel nome aveva smosso solo ricordi dolorosi, il volto di Drogo privo di quello spirito che lo aveva sempre contraddistinto e il volto di suo figlio comparvero nella sua mente.
«So molte cose, Daenerys nata dalla tempesta. Molte. Lei era una maegi, io sono una servitrice del Signore della Luce.»
«Non so ancora se fidarmi di te.»
«Presto lo farai.»
«Se Davos scopre che sei qui, ti ucciderà.»
«No, non lo farà. Mi odia si, ma non mi ucciderà e anche se dovesse farlo… io sono pronta, ho vissuto più a lungo di quanto tu possa immaginare, te l’ho già detto mi sono preparata a morire da molto tempo. Ma la vera domanda è: tu ti fidi ancora di me, maestà?» chiese Melisandre avvicinandosi ancora di più a lui.
«Sapevi che avrei vinto contro Ramsay Bolton, mi avevi visto combattere a Grande Inverno, avevi visto lo stemma degli Stark tornare a issarsi sul Nord.»
«Si, è stato il Signore della Luce a mostrarmelo così come mi ha mostrato molte altre cose. Ho commesso un terribile errore con Stannis, le fiamme non sono sempre facili da leggere, da interpretare. Avevo visto la neve e te in quelle fiamme. Tu sei il principe che è stato promesso, e tua è la canzone del ghiaccio e del fuoco poiché hai entrambi dentro di te» disse la donna rossa ripetendo ciò che c’era scritto nella lettera di Rhaegar Targaryen, Jon la guardò senza fiatare.
Melisandre lo guardò, sapeva, certo che lo sapeva, ma non lo aveva tradito con Daenerys.
«Cosa vuoi in cambio del tuo aiuto?» chiese Jon spostando il suo sguardo su quella figura minuta ma che trasmetteva regalità, come se fosse stata destinata ricoprire quel ruolo.
Daenerys si voltò, posò nuovamente le mani sul muro e osservò il mare, e oltre esso Approdo del re.
Casa mia - pensò lei.
«Un’alleanza duratura, ecco cosa voglio.»
«Hai la mia parola che il Nord combatterà al tuo fianco per riprendere i Sette Regni.»
«Non mi basta la tua parola» rispose lei voltandosi.
«Non ti fidi di me?»
«Non del tutto, non ancora. Ti conosco appena. Io sono la vera regina dei Sette Regni, l’ultima della mia casa, devo fare ciò che è giusto per il mio regno prima che per me stessa. E’ questo essere un sovrano, anteporre il bene degli altri al proprio.»
«Cosa vuoi allora?»
«Una solida alleanza, non quella che si stringe con una stretta di mano o firmando un pezzo di carta. Credo che l’unica soluzione per unire i Sette Regni sia il nostro matrimonio.»
Jon rimase senza parole, come poteva sposarla?
Come poteva anche solo prendere in considerazione quell’idea?
Abbassò lo sguardo, vinto dal dolore, un dolore che già in passato aveva provato, era come se un’enorme mano stesse frantumando ciò che restava del suo cuore in mille pezzi.
«Sai perché gli uomini si unisco ai Guardiani della Notte?» gli aveva chiesto Aemon Targaryen, «Lo fanno per non amare. L’amore è la morte del dovere.»
Aemon Targaryen aveva ragione, Jon aveva avuto paura dell’amore per tutta la sua vita finché non aveva amato Ygritte, finché non aveva amato Sansa.
«Farai ciò che devi per il Nord. Non importa il prezzo, accetterai le sue richieste.»
Sansa
- fu il suo unico pensiero.





Baelish osservava Sansa allenarsi quasi ogni giorno, era migliorata, i suoi movimenti erano più fluidi, sapeva maneggiare meglio la spada.
Ad un certo punto però si fermò, le energie le vennero meno e la spada sembrava pesare un quintale e se Arya non avesse avuto i riflessi tanto pronti avrebbe quasi infilzato Sansa.
Lasciò cadere Ago per afferrarla prima che toccasse terra, tutto ciò che ricordava prima di svenire era il volto di sua sorella e la sua voce terrorizzata che la chiamava.
Mentre dormiva sognò Jon, ma non era più lui.
I suoi occhi scuri erano blu e la sua pelle era ancora più pallida del solito, strinse forte le coperte, le sentiva, sapeva anche che era un sogno ma non riusciva a svegliarsi.
Arya rimase a vegliarla, ogni tanto le posava la mano sulla fronte per assicurarsi che non avesse la febbre, tanto dormire la insospettiva.
«Come sta?» chiese Gendry avvicinandosi ad Arya.
«Dorme ancora» rispose preoccupata.
«Si sveglierà vedrai.»
«Non sta sognando qualcosa di piacevole. Credevo che i suoi incubi fossero scomparsi, o almeno così mi aveva detto.»
Sansa si svegliò due ore più tardi, era quasi notte, il camino della stanza padronale era stato acceso e Spettro era sdraiato nel lato che di solito occupava Jon.
«Sansa» la chiamò Arya.
Ci mise un po’ per capire, l’ultima cosa che ricordava era che si stava allenando, cosa ci faceva lì?
«Arya. Cosa… cosa è successo?» chiese tirandosi un po’ più su.
«Dimmelo tu, sei svenuta.»
«Mi dispiace…»
«Ti stai scusando? Gendry, vai a chiamare il mastro di lady Mormont.»
«No» disse Sansa prendendo la mano di sua sorella.
«Sansa sei svenuta, una visita non ti farà male.»
«No Arya, niente maestro.»
«Non fare la bambina. Gendry, vai.»
«Gendry non farlo» lo supplicò Sansa.
Gendry osservò le due sorelle Stark senza sapere bene cosa fare.
«Perché non vuoi che ti visiti? Non capisco.»
«Perché non mi occorre un maestro. Arya, ti prego.»
«E va bene, per questa volta. Cosa c’è sotto?»
Sansa si tormentò le mani, come dirlo ad Arya?
Come dirlo a tutti?
Come dirlo a Jon?
Jon…
«Sansa, devo preoccuparmi?» chiese Arya guardandola con i suoi occhi grigi, dopo il tempo trascorso a Braavos aveva imparato a capire le bugie, e lo aveva imparato molto bene.
«No, va tutto bene.»
«Menti. Dimmi la verità o andrò io stessa a chiamare il maestro» la minacciò alzandosi dal letto.
«Va bene» acconsentì Sansa - mentre sua sorella tornava a sedersi senza smettere di guardarla - nonostante la paura la stesse divorando «ma quello che dirò non dovrà uscire da questa stanza. Non voglio che si sappia, non voglio che Baelish lo sappia.»
«Sei mia sorella. Non dirò nulla e nemmeno Gendry» rispose Arya voltandosi verso di lui.
Sansa fece un respiro profondo e cercò di calmare il tremito che andava impossessandosi di lei.
«Puoi fidarti di me Sansa. L’inverno è arrivato come diceva sempre nostro padre e ora che è davvero inverno dobbiamo fidarci l’una dell’altra.»
«Mi fido di te. Arya… aspetto un bambino» disse posando una mano sopra alla pancia ancora troppo piccola, ma che ben presto sarebbe cresciuta.






 

Eeeee sorpresa!!
Non ve lo aspettavate eh?

  
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