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Autore: Rohhh    12/04/2017    0 recensioni
La ventunenne Ashley, dopo essere stata cacciata via da casa da sua madre ed essersi ritrovata completamente sola in una città a lei sconosciuta, ha riscoperto la serenità che cercava nel suo nuovo gruppo di amici, conosciuto grazie al fortunato incontro con Terence, un ragazzo gentile e premuroso e sua sorella minore Michelle, che le ha offerto una stanza nell'appartamento che condivide con altre tre ragazze. Con un lavoro che le permette di mantenersi gli studi che ha sempre desiderato e la vicinanza delle amiche, tutto sembra procedere liscio per Ashley, ma il ricordo del suo triste passato arriva spesso a tormentarla e l'unico che misteriosamente riesce a darle sollievo da quei pensieri è Matt, un ragazzo odiato dai suoi nuovi amici per motivi non ben chiari e considerato da loro come un vero e proprio nemico da cui stare alla larga. Ashley, nonostante sia conscia della fama del ragazzo nel suo gruppo, in un momento di disperazione e debolezza, finisce per cedere e commettere con lui un errore che la perseguiterà e che presto finirà per pagare caro.
Ma, forse, non tutto ciò che sembra perduto per sempre lo è davvero...
Genere: Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Universitario
Capitoli:
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Cap. 9 In trappola

 

Settembre aveva fatto il suo trionfale ingresso, pensando bene di cominciare con un allegro acquazzone, che faceva già sentire la mancanza dell'estate, ormai agli sgoccioli.

Ashley finì di sistemare l'ultima pesante pila di libri negli scaffali, poi si spostò verso una finestra, guardando con aria desolata la pioggia che si infrangeva impietosa sui vetri. Il temporale infuriava da più di un'ora e il cielo, colorato di un grigio scuro fitto e uniforme, lasciava presagire che non avrebbe accennato a smettere così tanto presto.

La rossa sospirò con rassegnazione, non aveva portato con sè l'ombrello e riusciva già a immaginarsi la doccia fuori programma che avrebbe dovuto subire nel tragitto da lavoro a casa.

A passi lenti ritornò alla sua postazione, arrampicandosi sullo sgabello e poggiando il mento sulla mano, con aria annoiata: il negozio era deserto poichè il diluvio improvviso doveva aver costretto la gente a non uscire o ad affrettarsi a una ritirata anticipata ed Ashley provò la sgradevole impressione che quelle due ultime ore di lavoro rimaste si sarebbero rivelate fin troppo lunghe.

Senza nulla da fare e con tutto quel tempo da passare era quasi inevitabile che la mente cominciasse a vagare e a perdersi nei pensieri ed Ashley in quello era più che esperta.

Dalla sera in spiaggia erano passati solo quattro giorni ma a lei pareva già un'eternità.

Dopo quel breve momento di evasione con Matt era ritornata dai suoi amici, indossando una maschera di menzogne e raccontando loro di aver cercato un bagno e di essersi persa al ritorno, vagando in spiaggia per un po' in mezzo alla folla prima di ritrovare l'orientamento.

Si era sorpresa per la facilità con cui era riuscita a mentire, sfoggiando persino un sorriso falso ma credibile, pur di proteggere l'incontro con quel ragazzo, che si era insinuato in maniera subdola dentro di lei e verso il quale provava sentimenti contrastanti.

Se fino a quel momento aveva trovato in lui un conforto, una persona che condividesse i suoi stessi dolori e che la facesse sentire meno anormale, le sensazioni che avevano sconvolto il suo corpo quella sera l'avevano turbata in un altro senso.

Erano mesi che nessun ragazzo era più riuscito a riaccenderle i sensi in quel modo, solamente sfiorandola con una mano e, di colpo, si era riscoperta umana, fatta di istinti e di desideri e ne aveva avuto paura.

Matt era come lei, un'anima inquieta senza più passato, ed Ashley ne era attratta disperatamente, aveva provato il bisogno di perdersi insieme a lui, di spegnere ogni razionalità e lasciare che i loro corpi si trovassero e si lasciassero andare, finalmente liberi da ogni sofferenza anche solo per un soffio.

La misteriosa intesa che si era creata tra loro due aveva come innescato una reazione che aveva raggiunto il livello più istintivo e fisico ed Ashley non poteva più fare finta di essersi sbagliata, negare di aver sognato le sue mani sulla pelle e il suo respiro sul collo.

Se non avesse lottato contro il suo stesso istinto, se non avesse fatto prevalere la ragione al bisogno di stare bene in quel modo così sbagliato, quel ragazzo l'avrebbe trascinata giù assieme a lui, in un meraviglioso e invitante inferno dal quale sarebbe stato molto difficile uscire indenni.

Con Terence, poi, non aveva avuto più modo di parlare.

Quella sera non la aveva più degnata di uno sguardo, era rimasto seduto per i fatti suoi senza spostare gli occhi da terra, visibilmente deluso e forse anche un po' incazzato con sè stesso per aver creduto in qualcosa che evidentemente non c'era.

Se solo avesse saputo che, subito dopo averlo respinto, Ashley aveva trovato rifugio dal suo peggior nemico, di certo sarebbe stata una batosta molto più pesante da digerire.

Quel pensiero la fece rabbrividire e sudare freddo, si passò una mano sul collo in cerca di aria e prese un lungo respiro per cercare di calmarsi.

«Che sfortuna questo tempaccio, l'umidità mi rovinerà i ricci, oggi erano venuti così perfetti!» si lagnò Carol, arrotolandosi un ricciolo lungo il dito indice e osservandolo con rammarico.

Ashley non si voltò nè fece alcun movimento, rimase immobile a fissare il nulla con un'espressione affranta.

«Toc toc!» cercò di attirare la sua attenzione Carol, ticchettandole sulla testa con le nocche. Se c'era una cosa che non sopportava era venire ignorata, soprattutto durante un pomeriggio grigio e noioso.

«Eh? Che succede?» esclamò lei, colta di soprassalto, sobbalzando e voltandosi verso la collega.

Carol ridacchiò a causa dell'espressione completamente stralunata di Ashley, poi le lanciò un'occhiata furba.

«Mia cara, eri di nuovo con la testa fra le nuvole! Sei proprio incorreggibile! - la accusò, scherzando, poi riprese a scrivere al pc e la guardò di soppiatto – Stavi pensando al ragazzo biondo? Com'è andato poi l'appuntamento con lui?» le domandò con tono malizioso, proseguendo a scrivere sulla tastiera del computer come niente fosse e facendole quasi venire un infarto.

Ashley maledì la curiosità sfacciata di Carol ma per una volta dovette ammettere che aveva ragione: stava proprio pensando a lui e all'enorme confusione che albergava nella sua testa per colpa sua.

«Cosa? - sbottò con voce stridula, rivelando un certo nervosismo – non avevamo nessun appuntamento e poi tra me e lui non c'è nulla, assolutamente nulla!» precisò subito, ma Carol notò che si era irrigidita sulla sedia e che aveva evitato il contatto visivo con lei, assumendo un'aria imbarazzata.

La bionda sorrise, quelle reazioni erano piuttosto eloquenti e, soprattutto, ricordava di non averle mai viste quando si parlava invece di Terence.

«É davvero un peccato che tu non voglia parlarmene, i miei consigli su questioni di cuore hanno aiutato un sacco di mie amiche – la informò seria e professionale – una si sposa il prossimo anno!» aggiunse con orgoglio, vantandosi di uno dei suoi presunti successi da consulente di coppia.

«Sei una specie di Cupido?» rise Ashley, a metà tra lo sconcertato e il divertito, la situazione si era fatta così comica da strapparle un sorriso.

«Puoi dirlo forte, l'aria angelica ce l'ho, mi mancano solo ali e frecce!» esclamò Carol con così tanta convinzione che Ashley stavolta scoppiò a ridere sul serio.

«Beh, lo terrò presente quando avrò bisogno di capire se mi sto innamorando dell'uomo della mia vita, grazie!» le disse con un tono palesemente ironico che però venne preso in maniera estremamente seria da Carol.

«A tua disposizione, quando vuoi!» le assicurò, facendole l'occhiolino.

Ashley sospirò e scosse la testa, poi fece di nuovo vagare lo sguardo per la stanza, senza particolare attenzione.

Magari fosse bastata solo una 'consulenza' di Carol per districare il disordine in cui si stava addentrando! Per quello cominciava a pensare di dover abbandonare le speranze.

 

Quando Ashley richiuse la porta del negozio alle sue spalle, vide una figura familiare che la aspettava sotto un grande ombrello e che l'aveva evitata per giorni.

Terence era lì, con lo sguardo meno allegro del solito e un atteggiamento remissivo, come se sperasse che, da un momento all'altro, il pavimento lo risucchiasse e facesse sparire.

Ashley, dopo un primo attimo di smarrimento, sistemò la borsa sulle spalle, addolcì gli occhi e gli si avvicinò, facendo una corsetta sotto la pioggia per raggiungere l'ombrello di Terence. Era decisa a non scappare più da quella situazione e risolverla una volta per tutte.

«Ciao Terence» lo salutò gentilmente, affiancandolo e lisciandosi qualche ciocca bagnata di capelli.

«Ashley – fece lui, grattandosi la nuca in modo nervoso, era imbarazzato e i suoi occhi si spostavano da un punto ad un altro senza mai intercettare quelli di lei – mi trovavo qui vicino e così... beh ho pensato di farti compagnia, oggi c'è un tempo orribile» le spiegò impacciato, un atteggiamento insolito per lui, che di solito sfoggiava un portamento fiero e brillante.

«Sì, mi fa piacere – disse la rossa, cominciando ad avanzare verso casa insieme a lui, a passi lenti e col cuore in gola – era un po' che non ci vedevamo» azzardò poi, sperando di giungere presto a quell'argomento in sospeso tra loro e togliersi quel dente il più velocemente possibile.

«Già, è vero – annuì Terence, poi socchiuse gli occhi un secondo e strinse la presa sul manico dell'ombrello – in realtà... volevo chiederti scusa per l'altra sera, in spiaggia. Mi sono comportato da vero idiota, ti prego di perdonarmi» ammise colpevole, voltando leggermente il viso verso quello di Ashley, che trovò sereno e disteso, almeno all'apparenza.

«Non preoccuparti, Terence, va tutto bene! Non sono arrabbiata con te, è che non mi aspettavo che tu...insomma...» cercò di spiegare ma la frase venne completata da Terence, che la tolse dall'imbarazzo.

«Che io cercassi di baciarti, non è vero? - domandò il ragazzo, esitando un po', poi decise di andare fino in fondo, senza rimpianti – Il fatto è che tu mi piaci Ashley, forse non era proprio un mistero per te, ma ne hai avuto la conferma quella sera. Sono stato uno stupido, ho pensato che anche tu ricambiassi, sei sempre gentile con me, parliamo, scherziamo, io credevo si fosse instaurato ormai un certo feeling tra noi e avevo deciso di buttarmi» affermò, mettendo allo scoperto i suoi sentimenti.

Ashley camminava ma si sentiva rigida come un pezzo di legno, le dispiaceva dover deludere le aspettative di Terence e, per quanto suonasse crudele, non poteva iluderlo sull'esistenza di un sentimento che non c'era.

«Mi dispiace Terence, sei un ragazzo stupendo, ti sarò per sempre grata per quello che hai fatto per me e ti voglio un gran bene ma...» prese a scuotere la testa, cercando le parole adatte per dirlo senza ferire troppo i suoi sentimenti mentre Terence, a sorpresa, la interruppe.

«Non dirlo adesso, Ashley – intervenne, smettendo di camminare e costringendo Ashley a fare lo stesso – ascolta, ho precipitato le cose e ho sbagliato, ma.. quello che voglio chiederti è di prenderti del tempo per stabilire veramente se provi qualcosa per me o no. Non deve per forza succedere adesso, ci conosciamo da poco e forse è un po' prematuro parlare di amore o altro, ma almeno dammi una seconda occasione» la pregò, afferrandole le mani.

Ashley non provò nulla a quella stretta e ancora una volta seppe di potersi fidare delle sue sensazioni.

Scosse la testa e sospirò «Terence io non voglio illuderti, non credo che...Vengo da un periodo difficile e ho una gran confusione in testa...» cercò di spiegarsi senza risultare troppo dura ma, per l'ennesima volta quella sera, Terence la bloccò.

«Non mi illuederò, puoi stare tranquilla! Ti chiedo solo di aspettare, magari cambierai idea, magari no e io ti lascerò tutto il tempo che vorrai per capirlo, fidati di me! - ribattè lui, lasciandola interdetta e incapace di obiettare – a meno che non ci sia già un altro, in tal caso..» gli occhi del moro si fecero cupi al pensiero che quell'ipotesi potesse già essere concreta.

«No, non c'è nessuno! - precisò Ashley mentre un tuffo al cuore e lo stomaco improvvisamente in subbuglio, in realtà, parevano comunicarle il contrario - Va bene, se è quello che vuoi, mi prenderò del tempo» accettò infine, ansiosa di chiudere in fretta quel discorso che ormai non riusciva più a reggere e che la stava soffocando.

Sul volto barbuto di Terence spuntò un dolce sorriso, una speranza che poteva ridursi in cenere da un momento all'altro e lui ne era consapevole.

E intanto anche il temporale era cessato.

 

 

Quando Ashley aprì la porta di casa venne accolta dal sorriso smagliante di Michelle e dalle voci gioiose delle sue coinquiline.

Si tolse la borsa a tracolla e cercò di recuperare all'interno le chiavi della sua camera, ma venne interrotta proprio da Michelle che, evidentemente, aveva altro da dirle oltre al semplice benvenuto a casa.

«É andato tutto bene a lavoro?» le domandò, cercando un modo non sospetto per attaccare bottone.

«Sì, grazie» rispose Ashley, trafficando con la sua disordinatissima borsa, in cui qualunque cosa si perdeva in un buco nero non appena vi entrava.

«Ehm, senti, Terence ti ha parlato?» chiese Michelle, fingendo naturalezza e giocando coi suoi lunghi capelli scuri, Ashley smise immediatamente di cercare e spostò lo sguardo verso l'amica, che capì di aver fatto forse una domanda scomoda.

«Non voglio certo farmi i fatti tuoi – si premurò quindi di spiegare, agitando le mani in modo concitato, visto che sapeva quanto alla sua coinquilina dessero fastidio le intromissioni nella sua vita privata – solo che ero preoccupata per lui, forse è stato un po' impulsivo l'altra sera ma... il fatto è che tu gli piaci davvero!» confessò, sfoggiando un sorriso incerto e apparendo meno sicura del normale.

Ashley sussultò, Michelle era a conoscenza di quel bacio fallito, in fondo era prevedibile essendo i due fratelli molto legati fra loro, ma il pensiero che anche tutti gli altri potessero averlo saputo la fece sentire abbastanza a disagio.

«Sì, ci siamo chiariti, tranquilla!» disse solamente, sperando che, per quella sera, la sua vita sentimentale finisse di stare al centro dell'attenzione di tutti.

«Bene, sono contenta! - esclamò Michelle, unendo le mani tra loro come a simulare un applauso silenzioso – sai, mio fratello è un ragazzo d'oro e io ormai sono molto affezionata a te e... beh non voglio certo farti pressioni, ma sarei molto felice se tu e lui...ecco, hai capito! Ovviamente lo spero, ma non voglio certo influenzarti, sei libera di metterti con chi vuoi, sia ben chiaro!» precisò, evitando di sembrare inquietante e di volerle organizzare quasi un matrimonio combinato.

Ashley stavolta fece molta fatica a sollevare gli angoli delle labbra per sorridere: tutti le dicevano di non volerle metterle pressione ma era proprio quello che stavano facendo. Si sentiva oppressa e con la paura di deludere chiunque e in più si portava addosso il peso di quel terribile segreto di nome Matt.

Ebbe solo voglia di scappare e così si congedò in fretta da Michelle e, recuperate finalmente le chiavi, le estrasse in un lampo e si diresse verso la sua stanza.

«Ashley ti è caduta una cosa dalla borsa!» la informò Beth, che stava passando in quel momento dal corridoio e aveva visto scivolare a terra qualcosa.

Ashley si voltò e portò lo sguardo a terra, nel punto indicato dalla bionda; assottigliò gli occhi per capire di che si trattasse e sbiancò peggio di un fantasma quando si rese conto che sul pavimento, a portata di mano di tutte le sue coinquiline, giaceva il biglietto da visita di Matt.

Si fiondò e lo recuperò in un lampo, tremando e ringraziando Beth, pallida come un lenzuolo.

Con il pezzo di cartoncino stretto al sicuro nella sua mano e il pericolo scampato per un pelo, armeggiò veloce con la chiave e si richiuse la porta alle spalle, appoggiandovi le spalle e tirando un lungo sospiro.

Se non fosse stato per la provvidenziale comparsa di Beth, chiunque, persino Michelle, avrebbe potuto trovare quel biglietto e dare una spiegazione sarebbe stato alquanto difficile se non impossibile.

Si passò una mano sulla fronte sudata e cercò di calmare i battiti del suo cuore.

Quella faccenda la teneva in ansia, le stava facendo rischiare molto e di quel passo avrebbe di sicuro compromesso la sua salute psichica ma, allo stesso tempo, qualcosa dentro di lei non riusciva a mettervi fine.

Rigirò quel biglietto tra le dita un paio di volte, poi trattenne il fiato e afferrò le estremità per strapparlo e farlo scomparire definitivamente.

Non ci riuscì alla fine, le sue dita si bloccarono e, con un gesto rapido, aprì il cassetto del suo comodino e lo seppellì in fondo, sotto un cumulo di vestiti, tornando a respirare.

Non riusciva a libersene, non riusciva a sbarazzarsi di lui.

 

 

Melissa girò una pagina del suo grosso libro, poi si voltò verso Luke, seduto accanto a lei, che smise subito di leggere e si raddrizzò gli occhiali sul naso per poi farle un sorriso.

Da quando era stato sventato il pericolo che la loro relazione venisse alla luce del sole, avevano ripreso a vedersi regolarmente all'università e tutto sembrava andare bene.

«Ho saputo che Domenica scorsa siete stati in spiaggia! Che peccato non esserci stato, di sicuro dovevi essere carinissima in costume da bagno!» azzardò Luke, buttando poi un'occhiata veloce a Melissa per godere della sua faccia scarlatta dopo il suo complimento piccante.

«Dai, smettila! - protestò Melissa debolmente, cercando di nascondere il viso sotto i corti capelli corvini, poi rialzò lo sguardo – piuttosto, come hai fatto a saperlo?» gli domandò.

«É stato Matt a dirmelo, era lì per lavoro e vi ha visti!» disse Luke, chiudendo il libro per fare una pausa, poi si stiracchiò le braccia e gambe, allungandosi scompostamente sulla rigida sedia dell'aula studio.

«Già, è vero, l'ho notato anche io» affermò, poi ripensò ad Ashley e alla strana sensazione che aveva avuto quando la sua amica e Matt si erano scambiati degli strani sguardi e fu indecisa se chiedere qualcosa a Luke.

Non voleva sembrare invadente nè pettegola, soprattutto nei confronti di Ashley che con lei si stava dimostrando leale e sincera, ma aveva timore che la sua amica si potesse cacciare in qualche brutto guaio.

Giocherellò nervosamente con la matita, spostando di continuo lo sguardo dal libro alla faccia di Luke, poi decise di aprire bocca perché c'era ancora qualcosa che non le quadrava in tutta quella storia.

«Luke, alla fine non mi hai detto come avevi fatti ad assicurarti che Ashley non rivelasse nulla di noi. Sei stato per caso tu stesso a parlarle?»gli chiese, studiando il viso del suo amato e ogni sua reazione.

«Che importanza ha, quello che conta è che è andato tutto bene, no? Comunque non sono stato io, se è questo che vuoi sapere» gli rispose il ragazzo, ritornando a masticare tranquillamente il suo snack.

Melissa strinse i pugni sulle ginocchia, poi si prese di coraggio.

«C'entra Matt con Ashley?» domandò diretta.

Luke rimase in silenzio per un attimo, poi si appoggiò contro lo schienale della sedia e fissò Melissa. Si fidava di lei ma non poteva esporre Matt, lui stesso non aveva ancora capito bene cosa legasse l'amico a quella ragazza e non gli andava di dire falsità sul suo conto. Matt l'aveva aiutato in un periodo buio della sua vita, quando, in preda a una crisi profonda, non aveva più capito cosa farne del suo futuro e aveva tentato di abbandonare gli studi. Lui l'aveva riacciuffato per i capelli e gli aveva infuso il coraggio e la determinazione che gli erano venuti a mancare, salvandolo.

«Perché questa domanda adesso?» chiese, lasciando che i riccioli gli ricadessero sulla fronte fino a nascondere la sua espressione.

Melissa fece spallucce «Non saprei, ho avuto una...impressione, tutto qua» dichiarò lei, dicendo la verità.

«Ne so quanto te, Mel, sul serio. Tu cerca di non pensarci troppo, ok?» le propose prima di carezzarle una guancia e sorriderle in maniera rassicurante, spazzando via le nubi che affollavano la sua mente.

«Sì, hai ragione» si arrese la moretta, poi fece scorrere la mano sotto il tavolo e, con piacevole sorpresa di Luke, sfiorò la sua e intrecciò le dita con quelle del ragazzo. Lui sussultò, ricambiò forte la stretta e, così uniti, ripresero a studiare in maniera molto più piacevole.

 

 

Ashley pregò qualunque divinità esistente nel cielo azzurro di quel pomeriggio perché la illuminasse e le permettesse di capire per quale cavolo di motivo si trovasse lungo una via sconosciuta nei dintorni del suo negozio e non a bersi un tè freddo nella sua confortevole stanza, magari comodamente spaparanzata sul letto, dopo una giornata di lavoro.

Sbuffò, imprecando contro il suo cervello che, evidentemente, aveva deciso di andare in pensione anticipata, e avanzò di qualche passo mentre controllava i numeri civici.

Un miscuglio di sentimenti contrastanti la animavano: ansia, timore, speranza, eccitazione, si alternavano nel cuore e le davano l'effetto di un macigno posizionato proprio sul petto.

La fila di edifici si interruppe proprio al numero precedente a quello che Ashley aveva memorizzato prima di uscire da lavoro e la ragazza si fermò, spiazzata. Forse era un segno del destino che le impediva di arrivare alla meta o forse, semplicemente, quel biondastro le aveva giocato un brutto scherzo.

Infilò una mano in tasca e ne estrasse il biglietto di Matt per accertarsi di non essersi confusa.

No, il numero era proprio quello ma lei non riusciva a trovarlo.

Si guardò intorno spaesata, arretrando di qualche passo e, proprio quando aveva deciso di ritornare a casa e mandare in malora una volta per tutte quel ragazzo, la sua attenzione venne attirata da una specie di magazzino che si trovava oltre la fine della strada, lungo la stessa direzione delle abitazioni.

Si avvicinò lentamente e con sospetto, e lo scrutò meglio: era una sorta di edificio staccato dagli altri, sembrava costituito solo da due stanze e non di più e forse un tempo doveva essere servito da garage o deposito per qualche attività.

Lesse il numero che spiccava su una targhetta bianca in cima alla porta d'ingresso e si meravigliò quando scoprì che era proprio quello che cercava.

Quello doveva essere lo studio fotografico di Matt, non l'aveva presa in giro.

Il cuore le saltò in gola al pensiero di trovarsi ad un passo dal suo peccato più grande e le gambe avanzarono a fatica, frenate da un debole senso di colpa.

Come un ladro, si avvicinò di soppiatto ai vetri della finestra e vi scrutò all'interno, aiutandosi con la mano per evitare il riflesso della luce che le impediva di mettere a fuoco quello che c'era dentro.

Mentre ammiccava gli occhi e si sforzava di assicurarsi che quello fosse davvero uno studio fotografico e non la sede di un qualche losco traffico, un rumore sordo la fece sobbalzare.

Si voltò e le gambe le tremarono quando vide di fronte a lei Matt, appoggiato allo stipite della porta con le braccia incrociate sopra la sua maglietta nera e un ghigno provocante sulle labbra.

«Sei venuta, alla fine» commentò il ragazzo, fissandola calmo coi suoi occhi pungenti.

«Ciao Matt» lo salutò lei, fredda, evitando di rispondere alla sua provocazione e di concedergli un'ulteriore vittoria, cosa che il suo orgoglio non le avrebbe mai concesso di fare.

Mosse diversi passi verso di lui, Matt nel frattempo si staccò dalla porta e infilò le mani nelle tasche dei jeans.

Lo guardò, cercando di non fare trapelare nessuna delle diverse e numerose emozioni che stavano affollando il suo intero essere, poi lanciò delle occhiate intorno e, a causa di un improvviso brivido freddo, si strinse nelle spalle, lasciate scoperte dalla sua canotta.

«Non mi fai entrare? Qua fuori è troppo rischioso, potrebbero vederci!» gli soffiò, accigliando gli occhi e mostrandosi il più indifferente possibile.

Matt si spostò di lato, spalancando la porta di ingresso e invitandola ad entrare, senza perdere la sua aria irriverente.

«Prego – le disse imitando un tono formale e facendole cenno con la mano verso la porta – non vogliamo certo che a Terence e Michelle venga un infarto nel vederci insieme!» ironizzò, guadagnandosi però un'occhiata torva della rossa, che su quell'argomento non aveva proprio voglia di scherzare.

Varcò la soglia, senza alzare gli occhi da terra, e si sentì al sicuro solo quando fu circondata dalle mura dello studio di Matt.

«Non sei divertente – tuonò Ashley, rimanendo in piedi e vagamente impacciata in quel luogo sconosciuto – ho dovuto raccontare un sacco di palle per venire qui e sto rischiando tanto, se non l'avessi capito!» gli ribadì, con la voce leggermente rotta dall'ansia.

Matt le girò intorno, studiandola come farebbe una cacciatore con la sua vittima, poi si fermò a pochi centimetri da lei e la squadrò in viso, facendola rabbrividire.

«Eppure sei qui, evidentemente hai pensato che ne valesse la pena» le sibilò, avvicinando il viso al suo, così tanto che Ashley avvertì i suoi capelli chiari solleticarle la fronte e provocarle un brivido piacevole lungo la schiena.

Lo odiava quando, con quel suo modo sfacciato, riusciva sempre a mettere a nudo la verità, a farla sentire così dannatamente esposta e incapace di potersi nascondere dietro le solite scuse che rifilava sempre agli altri ma che con lui parevano non funzionare mai.

«Sono qui solo perché abbiamo un discorso in sospeso – precisò, allontanandosi da lui e da quello sguardo – e per nient'altro» sentì il bisogno di specificare, forse più a sè stessa che al ragazzo che aveva di fronte.

Matt si diresse verso un grande tavolo di legno che troneggiava al centro della stanza, sopra il quale stavano cumuli di fotografie, un portatile, varie macchine fotografiche e attrezzi vari, e si prese del tempo, cominciando a fare un po' di ordine in silenzio e con studiata lentezza, mentre Ashley lo osservava diffidente e affascinata allo stesso tempo.

«Ti piace questo posto?» le chiese all'improvviso, ignorando il motivo principale per cui Ashley si trovava lì, come se facesse di tutto per ritardare quella conversazione.

«Beh sì, non è male, l'hai sistemato tu?» gli domandò, facendo vagare lo sguardo dappertutto e soffermandosi poi ad ammirare una serie di foto su pellicola che ricoprivano la maggior parte della superficie dei muri di quella stanza. Alcune erano davvero meravigliose ed Ashley si ritrovò a rimanere incantata a guardarle.

«Sì, non è un granché ma ho cercato di migliorarlo più che potevo. É stata dura all' inizio ma i sacrifici danno i loro frutti prima o poi. E poi ormai ci sono affezionato, non lo cambierei con nessun altro posto» disse Matt, sfiorando delicatamente una parete con la mano e facendosi piuttosto pensieroso e malinconico in volto mentre si affiancava ad Ashley, ancora intenta ad ammirare i suoi scatti.

La rossa percepì la sua presenza ma non si voltò.

Le tornarono in mente le parole di Colleen, quando in spiaggia aveva accennato qualcosa sul fatto che Matt avesse rinunciato a soldi e successo per la sua passione. La voce del ragazzo era stata insolitamente seria nel nominare i sacrifici che aveva fatto per rendere quel posto il suo studio fotografico e quel particolare non fece altro che alimentare ancora di più la curiosità della rossa su quella questione.

Cosa nascondeva quel ragazzo? E quella faccenda aveva a che fare con il suo ' non avere più un posto in cui tornare'?

Probabilmente, con un pizzico di fortuna, Ashley a fine giornata avrebbe avuto le risposte, o almeno così sperava.

«Sei davvero bravo, hai talento» ammise con sincerità, addolcendo lo sguardo e abbattendo ogni diffidenza.

Matt si voltò, meravigliato dalle parole gentili di Ashley, e sorrise.

«Ti ringrazio» le disse, ma quello strambo momento di intesa tra loro durò poco, visto che Matt soffocò una risata subito dopo, facendo aggrottare le sopracciglia alla sua ospite.

«Beh, e adesso che ti prende?» gli domandò, ritornando ad assumere un'aria infastidita e sospettosa.

«Stiamo avendo una conversazione civile e mi hai addirittura fatto un complimento? Che sta succedendo all'universo?» esclamò divertito, passandosi una mano fra i capelli per scoprirsi la fronte.

«Tranquillo, non ci fare l'abitudine! Tutto questo non cambia lo stato delle cose nè quello che siamo!» ribadì Ashley, tornando sulla difensiva, arretrò e poggiò la schiena al muro.

«E cioè? Che cosa saremmo noi due?» incalzò Matt, avvicinandosi pericolosamente a lei e facendola sentire in trappola, una trappola attraente alla quale avrebbe voluto cedere.

«Nemici» mormorò insicura, senza credere davvero in ciò che diceva, con la schiena ben piantata contro il muro, nel tentativo inutile di sfuggire al suo tentatore.

Matt fece una smorfia e poi esagerò una risata.

Il suo viso si fece vicino, come era già successo altre volte, ed Ashley riprovò quella maledetta sensazione, che le fece imporporare le guance e scese fino allo stomaco e in mezzo alle sue gambe.

«La verità è che tu vorresti odiarmi, Ashley, lo vorresti davvero tanto, sarebbe tutto più semplice per te – sussurrò, ad un passo dalle sue labbra – ma non puoi, non ce la fai» sentenziò, infine, in maniera fin troppo sensuale.

Ashley rimase senza parole, boccheggiò più volte mentre sentiva le labbra seccarsi e le membra farsi leggere, tanto che non capì come facesse a stare ancora in piedi.

Piantò i palmi delle mani sul muro a cui era appoggiata per cercare di sorreggersi, mentre il suo corpo era così vicino a quello di Matt da poterne percepire il calore sopra il suo e i suoi occhi, azzurri e tormentati come i suoi, la fissavano senza accennare a cedere e in un attimo la testa le vorticò.

Avrebbe voluto tanto perdersi in quel capogiro, annebbiare la sua mente e stare bene, anche solo fisicamente, annegando le sue angosce dentro quelle di qualcun altro, quelle di Matt, ne aveva bisogno, lo voleva, ma l'ultimo barlume di lucidità rimastole in corpo si fece strada ed emerse da quel mucchio di emozioni.

Con un gesto secco gli piantò le mani sulle spalle e lo spinse via con facilità, senza incontrare ostacolo; Matt si spostò ma sapeva di avere centrato il suo punto debole.

«Questo lo dici tu, ma è ancora tutto da vedere! - provò a difendersi, recuperando il suo piglio combattivo e distaccato – e adesso basta perdere tempo con le idiozie, non sono qui per questo!» ribattè, dirigendosi verso la finestra e socchiudendola per prendere aria, lì dentro l'atmosfera si era fatta fin troppo infuocata.

«Sono d'accordo, il tempo è prezioso» dichiarò il biondo, dandole per una volta ragione.

Matt la osservò riprendere fiato, col viso rosso, stravolto da ciò che aveva appena provato, ed ebbe la certezza che si trattasse dello stesso sentimento che ormai scuoteva anche lui.

Erano attratti l'uno dall'altra.

Ashley non era una bellezza prorompente o vistosa, aveva dei lineamenti delicati, il viso chiaro incorniciato dai capelli rosso acceso, due occhi intensi e quasi sempre in tumulto e un fisico per nulla appariscente, asciutto e senza grandi curve, eppure gli piaceva da morire ed ammetterlo gli costava molto caro, era qualcosa di completamente irrazionale, come se ci fosse un filo invisibile che li tenesse uniti, un filo fatto di dolore e di un passato che evidentemente tormentava ancora entrambi.

Aveva forse bisogno di un altro dolore per esorcizzare il suo? Quello che si convinceva di avere sconfitto dopo anni ma che non perdeva occasione di fargli visita, di tanto in tanto?

«Bene, allora è meglio cominciare, ho un paio di cose da chiederti» pronunciò lei seria, contraendo la fronte e incrociando le braccia sui seni.

«Perfetto, sono tutto tuo!» gli rispose Matt con fare provocatorio, allargando le braccia per mettersi a sua disposizione per poi cominciare placidamente a farsi una sigaretta con del tabacco, sotto gli occhi esitanti di Ashley.

«Non scherzare, e ricordati che voglio la verità» puntualizzò la rossa, i loro occhi si incrociarono come per suggellare tacitamente quel patto.

«Allora ti conviene metterti comoda – fece lui, indicandole una sedia poco distante, prima di aspirare dalla sua sigaretta, socchiudere gli occhi e rilasciare una nuvola di fumo – sarà un pomeriggio abbastanza lungo» concluse, sorridendole, il suo viso angelico contrastava parecchio con l'aura che emanava.

Ashley deglutì e si accomodò, serrando le dita nella stoffa della sua borsa, il suo viso era teso ma determinato.

Ormai era entrata nella tana del lupo, non si tornava indietro, e sperò di uscirne con le idee più chiare su tutto quell'enorme casino in cui si stava pericolosamente addentrando.

 

 

 

  
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