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Autore: StormyPhoenix    12/04/2017    3 recensioni
Los Angeles, primi anni del nuovo secolo. Quasi per caso si incrociano le strade di una ragazza sola e in fuga dal suo passato spiacevole e di una delle band più famose del posto; un sentimento combattuto che diventa prepotente salderà il legame.
(Prima storia sui SOAD, so che è un po' cliché ma vabbè.)
Genere: Erotico, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Daron Malakian, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Lemon, Lime | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Voglio essere generosa, quindi aggiorno di nuovo prima delle vacanze di Pasqua, non sapendo quando potrò riaggiornare :3
Ringrazio come sempre lettori e recensori <3
Buona lettura!




 

-Nikki-

Seduta davanti al computer nella stanza di Serj, con un cappuccino posato alla mia destra sulla scrivania, attendo che la connessione internet ingrani per poter controllare eventuali e-mail ricevute mentre ero via.
Giorni fa siamo tornati negli Stati Uniti e prima di cominciare la sezione americana del tour c'è da aspettare un po', ma ho anche appreso dai ragazzi che, malauguratamente, alcuni loro brani registrati in parte mentre erano in studio per produrre "Toxicity", sono stati piratati e devono dunque darsi un po' da fare già da adesso per lavorare su questo materiale, destinato ad essere inserito in un terzo album che uscirà verso la fine dell'anno; nel frattempo sono anche di nuovo ospite a casa loro e ho chiesto di poter usare il loro computer, ricevendo in risposta occhiate bonarie e un "E c'è bisogno di chiederlo?".
Trovo, con mia sorpresa, una e-mail di Hilary già vecchia di una settimana e mi affretto ad aprirla per leggerla.
"Cara Nikki, ho una bella notizia da comunicarti! Non so se ricordi che ti avevo raccontato di star scrivendo un libro già da tempo... poco dopo la tua partenza per il tour l'ho terminato, poi ho preso coraggio e sono andata a presentarlo ad alcune case editrici in giro per la città e una di esse ha accettato di pubblicarlo, è già uscito e per ora ha avuto discrete vendite! Devo inoltre confessarti che mi sono ispirata in parte a te per un personaggio secondario della mia storia, per cui praticamente diventerai famosa anche tu in qualche modo... spero non sia per te un problema! Un bacio, Hilary"
Mi lascio scappare un gridolino di esultanza, contenta per la mia amica che potrà adesso guadagnare qualcosa anche da una delle sue passioni, poi arrossisco anche un poco al pensiero di essere stata una musa ispiratrice per un personaggio del suo racconto. Sono così curiosa di leggere il suo libro!
Tamburello sulla tastiera, componendo mentalmente l'e-mail di risposta da inviare alla mia amica, poi inizio a scrivere con rapidità, accompagnata dal ticchettio dei tasti.
Una volta inviata la risposta e spento il computer prendo qualche sorso del cappuccino ancora tiepido, con la mente stranamente silenziosa, poi all'improvviso la mia attenzione viene catturata da una piccola quantità di fogli scritti un po' stropicciati e impilati, posata in un angolo della scrivania, la cui esistenza è passata inosservata per via della mia premura di controllare la posta elettronica; so che non dovrei frugare nella roba dei ragazzi e sbirciare, ma la curiosità è troppo forte e in fondo non voglio fare danni, voglio solo scoprire di cosa si tratta.
Prendo il primo foglio in mano, tenendolo con cura quasi fosse un oggetto prezioso... è un testo, una canzone credo, forse una di quelle che rientrano nel materiale rubato ai ragazzi... solo il fatto che parli di pizza mi fa sorridere, forse i ragazzi avevano fame quando hanno scritto questo testo. Lo poggio da parte e prendo il foglio successivo: questo testo è scritto ancora in un'altra grafia che, in qualche modo, percepisco come quella del cantante, e ricorre molte volte nelle righe un nome, mr. Jack. Sarei curiosa di sapere chi è questo signore, ma non saprei davvero a chi dei quattro chiederlo, d'altronde potrebbe essere una cosa casuale.
Faccio per rimettere a posto e l'occhio cade sul terzo foglio della piccola pila... in cima campeggia, scritta in maiuscolo, la parola "Roulette", vi sono molte cancellature e riscritture e stavolta la grafia mi è familiare, riconosco che è quella di Daron.
I have a problem that I cannot explain
I have no reason why it should have been so plain
Have no question but I sure have excuse
I lack the reason why I should be so confused
I, I know how I feel when I'm around you
I, don't know how I feel when I'm around you
Dopo aver letto la prima strofa e il ritornello mi fermo, pensierosa; pare essere una canzone d'amore, un'eccezione nella produzione dei ragazzi con tutta probabilità, e le parole suonano molto bene insieme, aumentando il desiderio di sentir come suona davvero questo brano.
In un angolo del foglio ci sono alcune noticine scritta in piccolo: "Una bella canzone per una bella ragazza" dice la prima, seguita da una seconda, scritta da qualcun altro, che recita "Questa canzone è in cantiere da anni, speriamo esca entro il prossimo decennio", accompagnata da una faccina ridente.
L'input a rimettere in ordine viene dal rumore della porta che viene aperta, che risuona forte nel silenzio della casa; una volta risistemato tutto rapidamente prendo la tazza ormai vuota e scendo per andare a posarla nel lavello e lì incrocio Serj, intento a versarsi un bicchiere d'acqua.
«Hey! Come mai già di ritorno?» domando.
«Sono passato a vedere se era tutto okay qui e anche se per caso c'era posta nuova» risponde, fra un sorso e l'altro. «Vuoi venire da noi in studio, così non stai da sola?»
«Volentieri!» replico, con un gran sorriso; essendo già vestita corro nell'ingresso a prendere la mia giacca e il mio solito zainetto nero e seguo il cantante fuori casa, beandomi del clima tutto sommato piacevole di questa giornata invernale.
«Non sono mai stata in uno studio di registrazione, che emozione!» esclamo, una volta arrivati a destinazione.
«Non è niente di che, è un posto pieno di consolle con tanti pulsantini, tante lucine, stanze insonorizzate, strumenti e così tanti fili che rischi di cadere a terra ad ogni passo» Serj fa lo spiritoso, ma in modo bonario «ma è comprensibile che tu sia emozionata. Ricordo che lo ero anche io, la prima volta che misi piede in uno studio...»
Continuiamo a chiacchierare per tutto il tragitto, destreggiandoci fra scale, corridoi e un certo andirivieni di persone, e una volta oltrepassata una determinata porta entriamo in una specie di salottino adiacente alle sale prove e registrazione e veniamo accolti da un certo chiasso.
«Bambini! Un po' di contegno!» Serj finge di rimproverare i suoi colleghi, ridendo, e loro rispondono con pernacchie o linguacce.
«Sei proprio un vecchio brontolone» Daron spunta dietro John e Shavo, con la sua solita faccia da schiaffi.
«E tu sei un nano irriverente che non rispetta gli anziani» lo rimbecca il cantante con una smorfia. «Su, rimettiamoci al lavoro.»

Dopo un'ora circa, in cui i ragazzi più che altro sono andati avanti e indietro e hanno parlato fra loro e con altre persone, John si allontana per una telefonata e gli altri tre per fumare e, non avendo particolare voglia di alzarmi e camminare, declino l'invito a seguire i tre fumatori, per cui resto sola nella saletta, con l'unica compagnia di Sako nella stanza adiacente.
Noto una chitarra in un angolo e mi viene improvvisamente il desiderio di prenderla in mano per strimpellare un poco per passatempo, giusto ora che i ragazzi sono fermi e so di non disturbare, per cui mi alzo, la prendo e mi risiedo, tenendola con cautela. Si tratta di una chitarra classica, un poco vecchia e visibilmente usata stando ai piccoli graffi qua e là; non c'è traccia di un plettro nelle vicinanze, per cui mi servo delle unghie che sono abbastanza lunghe da rendere la cosa facile.
Strimpello qualche giro a caso, ogni tanto inserisco arpeggi fatti in modo un po' impacciato vista la mia poca esperienza, e nel frattempo sento la mente svuotarsi e una grande calma prende il sopravvento; inizio anche a cantare, sottovoce, l'inizio di "Civil war" dei Guns N' Roses.
Quando scorgo con la coda dell'occhio un movimento mi immobilizzo di colpo per lo spavento e alzo la testa di scatto, mettendo a fuoco Sako che sta in piedi, appoggiato ad uno stipite della porta, probabilmente intento ad ascoltarmi.
«Scusa, non volevo spaventarti!» si affretta a dire, con aria dispiaciuta. «Ti ho sentita e non ho resistito alla curiosità... che brava.»
«Tranquillo, Sako, non devi scusarti... grazie comunque, molto gentile» rispondo, arrossendo un poco.
«Figurati, verità.»
«Cosa succede?» in quel momento spunta Shavo, con aria curiosa.
«Nikki sa suonare e cantare discretamente, lo sapevi?» lo informa subito Sako, nonostante stessi giusto per pregarlo di non dire nulla.
«Oh, no, non sapevo che il nostro caro tecnico avesse anche questi talenti nascosti» risponde il bassista, venendo a sedersi accanto a me.
«Chiamarli talenti è un po' esagerato» replico, a testa china «per me sono solo piacevoli hobbies, il talento è ben altro.»
«Beh, facci sentire qualcosa e ti daremo il nostro onestissimo parere.»
Improvvisamente il battito cardiaco accelera e tossisco un po'. «C-certo... come puoi già vedere l'ansia mi frega troppo e questo non va.»
«Su, tranquilla, non ti giudicheremo, sei fra amici.»
Prendo un respiro profondo e riprendo con la canzone precedente, mantenendo il volume di voce sempre piuttosto basso e cercando di suonare nella maniera più corretta e semplice possibile, giusto per essere sicura di non fare errori; quando mi fermo e alzo la testa vedo il tecnico della batteria ancora assorto e il bassista apparentemente allibito.
«Suvvia, faccio così schifo?» scherzo.
«Aspetta... la sera in cui io e Serj venimmo a farti la proposta di lavoro... eri tu la ragazza che cantò e suonò una canzone degli Aerosmith in quel locale?» proferisce il ragazzo, mantenendo gli occhi sgranati.
«Sì, ero io» ammetto, con un sorrisino. «Mi hai sentita?»
«Sì, passeggiavo da quelle parti quando ho sentito cantare, dalle porte semitrasparenti non sono riuscito a riconoscerti e quando sono entrato nel locale era troppo tardi. Mi sono sempre chiesto chi fosse la persona che cantava e suonava in quel momento, perché la versione di "I don't want to miss a thing" che ho sentito quella sera era la più triste di sempre.»
«Oh... purtroppo quella canzone serba per me ricordi più amari che dolci e non riesco a fingere il contrario.»
«Tranquilla, in fondo la musica è fatta per veicolare le emozioni... e comunque ti faccio i miei complimenti, sei davvero brava.»
«Grazie mille, Shavo, molto gentile.»
«Non c'è di che, Nikki.»
«La nostra piccola Nikki dalle mille sorprese!» esclama il cantante, apparendo sulla soglia di fianco a Sako insieme a John che si limita ad annuire vigorosamente.
«Siete tanto gentili e anche un pochino esagerati» mugolo, nascondendomi la faccia fra le mani per qualche secondo e suscitando l'ilarità dei presenti. Appena rialzo la testa scorgo il chitarrista a pochi centimetri da Serj e sussulto internamente; il contatto visivo dura appena un secondo e, con le labbra piegate in una posa che non suggerisce né un sorriso né un broncio, il ragazzo si allontana verso un'altra stanza e una strana sensazione di incertezza e sorda tristezza si fa spazio nel mio petto.

  
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