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Autore: SmixaLegion    13/04/2017    0 recensioni
[Miss Peregrine - La casa dei Bambini Speciali]
Una nuova casa in Irlanda, un nuovo anello, nuove avventure e nuovi speciali.
"Eravamo partiti per l'ignoto, senza una meta ben precisa. Olive aveva fatto funzionare i motori di quel vecchio relitto su cui ci eravamo imbarcati per settimane, fino allo sfinimento. Enoch era rimasto sempre accanto a lei per supportarla, e a fine giornata di navigazione lei si accasciava sulla sua spalla ormai esausta, mentre Miss Peregrine calava l’ancora per la notte, un gesto che faceva ufficialmente terminare l’ennesima giornata trascorsa tra le acque.
Miss Peregrine, Fiona e i Gemelli si erano dati alla pesca, unica fonte di sostentamento in quel lungo viaggio che sembrava non avere fine."

Cosa accadrà ai bambini speciali di Miss Peregrine dopo essere salpati da Blackpool? Questa storia proverà a dare una valida risposta!
[Jake/Emma con aggiunte Enoch/Olive]
Genere: Avventura, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Incompiuta
Capitoli:
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JACOB

«Voi siete tutti matti!» fu l’unica cosa che ci rispose Emma quando le proponemmo di andare a Dublino da soli.
«Non è una cattiva idea» esclamò Enoch; «Non è una cattiva idea?!» il disappunto di Emma era evidente.
«Dobbiamo solo trovare una scusa con Miss Peregrine, andremo e torneremo in giornata!»
«Come credi di arrivarci in poco tempo? E’ lontana Jake!»
«Usando un’auto» risposte Enoch serio.
Emma si girò dandoci le spalle incredula, mise le mani sui fianchi assumendo quasi una posizione di richiamo, «Perché noi abbiamo un’auto!» disse ironica.
«L’avremo, io potrei prendere le chiavi a qualcuno, non mi vedranno» esclamò Millard all’improvviso, facendoci sobbalzare. Aveva la straordinaria abilità di intromettersi nei discorsi così a caso, sbucando dal nulla, e sperai che non avesse sentito l’intera conversazione.
«Millard? Cosa hai sentito?» gli domandai, «Qualcosa su una gita a Dublino» rispose ridacchiando, Enoch lo fissò stringendo gli occhi «Non glielo dirai»;
«Certo che no! Ma lasciatemi venire con voi, non vi disturberò in alcun modo, e poi grazie alla mia invisibilità potremo tornare con un bel bottino!»
«Non possiamo andare di nascosto e in auto, è fuori questione» ci interruppe Emma.
«Se Millard riuscirà a recuperare le chiavi, sarò io a guidare» le dissi tentando di rassicurarla, lei si voltò verso di me ancora più incredula
«Tu sapresti guidare un’auto?»
«Nel duemilasedici tutte le famiglie ne hanno una, ho imparato a guidare grazie a… mio padre».
Cosa assolutamente non vera. Non avevo mai imparato a guidare per bene, avevo giusto le basi per riuscire a mettere in moto una macchina, sperai con tutto me stesso che sarebbero bastate per non fare una brutta figura davanti a tutti.
«Non sei così imbranato come credevo» mi disse Enoch, e non seppi se prendere la cosa come un mezzo complimento o un mezzo insulto.
«Miss Peregrine oggi ci porterà in città, la prima cosa da fare è trovare una persona del posto che ne abbia una!» esclamò Millard.
«Non conosciamo Dublino, potremo perderci!» protestò Emma, ma Olive che fino ad ora si era limitata a restare dietro Enoch, la rassicurò «Enoch la conosce, ci è già stato!»
«Da che parte stai?!»
«Emma, io non parto senza di te» provai a darle un ultimatum, sperando che cambiasse posizione, «Considerando la velocità media di un’auto di quest’epoca saranno circa due ore e mezzo di viaggio andata e ritorno… posso farcela!».
Da dove venivo io, per un gruppo di ragazzi adolescenti tra i quindici e i diciassette anni, sarebbe stato perfettamente normale organizzare una gita di qualche giorno in una città straniera, viaggiare insieme in treno o in aereo e condividere una stanza d’albergo; sottostando alle regole di una casa piena di bambini con una direttrice che non avrebbe permesso di allontanarci così tanto, da soli, era più difficile. Quando Enoch me l’aveva proposto ero rimasto sbalordito, mai e poi mai mi sarei aspettato da lui una proposta così indecente, ma quando mi disse che era un desiderio di Olive capii tutto, capii che come me era disposto ad andare contro le regole per poter vedere la propria ragazza felice.
«Dobbiamo prima trovare una persona che abbia un’auto, una scusa con Miss Peregrine per stare via più di sei ore eludendo i suoi controlli sperando che non ci scopra e poi, solo poi, potremo parlare di andare a Dublino» disse Emma sospirando, rassegnata al fatto di stare avendo a che fare con tre adolescenti ribelli che volevano buttarsi in qualcosa più grande di loro.
«Allora è deciso!» esclamai entusiasta.
«Basta che non ci farai finire schiantati contro un muro» disse Enoch serio ma con un tono che lasciava uscire una vena d’ironia
«Sono sicura che ci possiamo fidare di Jake, sarà bellissimo!» disse Olive saltando felice sul posto.
«Io mi occuperò di individuare il proprietario dell'auto, voi cercate di trovare una scusa plausibile che convinca Miss Peregrine» disse Millard.

Dopo pranzo Miss Peregrine ci fece preparare tutti, e insieme a lei visitammo per la prima volta la città di Wicklow, non era molto lontana dalla nostra nuova casa e impiegammo poco tempo per arrivarci. Affacciava sul mare e le case erano situate su delle piccole colline. Non trovammo molta gente ad accoglierci, era un luogo calmo e riservato, almeno così sembrava essere di giorno.
«Dannazione, non ci sono auto» mi sussurrò Millard all’orecchio
«Forse la gente qui non è così ricca come speravamo».
Giù di corda facemmo un giro breve per il centro, notando dei binari ferroviari e una stazione in lontananza, i nostri sguardi si illuminarono.
«E se andassimo in treno?» sussurrò Enoch
«Potrebbe essere un’idea, ma ne parleremo dopo» risposi, parlare bisbigliandoci cose all'orecchio avrebbe potuto insospettire qualcuno, e visto che eravamo in giro in gruppo non era il caso di farlo.
Miss Peregrine fece scorte alimentari e fu aiutata da Bronwyn a portarle fin quando camminando a nord della città, raggiungemmo delle scuderie.
«Cosa ci facciamo qui Miss Peregrine?» domandò curiosa Claire
«Ci serve una carrozza e un nuovo cavallo, non credete?» rispose lei sorridendoci.
I bambini corsero all’interno della struttura ad accarezzare i cavalli mentre io e gli altri ragazzi restammo in gruppo accanto a Miss Peregrine. Un omone muscoloso uscì all’improvviso da un box vuoto e venne verso di noi.
«In che modo posso esservi d’aiuto?»
«Avete cavalli in vendita?» domandò schietta la direttrice.
«Le migliori bestie d’Irlanda, venga a vedere».
Ci portò a fare un giro per i box, mostrandoci dei bellissimi esemplari in salute; arrivati in fondo alla scuderia notai un box buio, senza finestra verso l’esterno e con le sbarre coperte, quando mi avvicinai il signore mi bloccò.
«Attento ragazzo, la giumenta lì dentro è pazza».
Non fece nemmeno in tempo a finire la frase che dei calci verso il box fecero spaventare tutti, sentimmo dei nitriti che furono bruscamente interrotti quando l’omone sbatté una mazza sulle sbarre «I soldati reduci dalla guerra sono le persone peggiori con cui fare affari, mi hanno rifilato questa bestia pazza e zoppa, fuori di testa più di loro!» sbraitò verso di noi.
«Forse è solo spaventata...» esclamò Emma
«Ha altri problemi di salute?» domandò Miss Peregrine
«Non che io sappia, il problema più grande è qui» risposte indicando la testa.
Emma si avvicinò al box, provando ad osservare la giumenta da vicino, e feci lo stesso anche io. Aveva una zampa fasciata e muoveva nervosamente il collo, su un’etichetta di rame consumata c’era scritto il suo nome.
«Si chiama Daisy» esclamai, e quando lo feci la giumenta drizzò le orecchie verso di me, mostrando attenzione. Mi osservava con i suoi grandi occhioni scuri, il mantello color panna era sporco e le faceva perdere gran parte della sua bellezza.
«Abbiamo già avuto un cavallo problematico, Miss Peregrine è riuscita a farlo tornare in sé» esclamò Emma nostalgica.
«Era quello che trainò la carrozza quando fuggimmo dalla locanda?»
«Sì, era lui».
«Tutte le persone a cui ho provato a regalarla me l’hanno riportata indietro, sto pensando seriamente di farla diventare carne da macello» disse l’uomo,  «Non ce ne sarà bisogno, me ne occuperò io» disse Miss Peregrine decisa.
«Come volete, ma non venitemi a dire che non vi ho avvisata, è vostra».
Quando provò a tirarla fuori dal box la giumenta arretrò schiacciandosi verso la parete, solo dopo numerosi tentativi e con l’aiuto di Miss Peregrine riuscì a farla uscire, le legò una corda al collo e la consegnò tra le sue mani, lo ringraziammo e con un nuovo componente della famiglia ci avviammo verso casa. La giumenta tirava e provava a scappare, ogni volta che ci provava Miss Peregrine si fermava e l’accarezzava, concedendole una breve pausa prima di farla riprendere a camminare, solo così sembrava calmarsi. Non riuscimmo a caricare la spesa su di lei né a trovare qualcuno che avesse una carrozza disponibile per la vendita, così fu Bronwyn a portare tutto, non mostrando nemmeno un minimo di fatica nel farlo.

✦✦✦

«Abbiamo dimenticato il materiale per scrivere!» esclamò Millard quando stavamo per uscire dalla città «L’emporio è al centro, potrei essere accompagnato da Jake così sarà lui a prendere ciò che mi serve, torneremo subito!» disse rivolgendosi a Miss Peregrine.
«Fate velocemente, vi aspetteremo qui» rispose lei, dando a Millard alcuni spicci.
«Vado anche io» si intromise Enoch, e prima che qualcuno potesse dirci qualcosa corremmo verso il negozio lasciandoci gli altri alle spalle.
«Non stiamo andando all’emporio, vero?» domandai quando fummo abbastanza lontani dal gruppo.
«Io andrò lì, tu e Enoch andrete alla stazione, seguite i binari verso Nord! Ci vediamo qui tra dieci minuti, fate presto e controllate gli orari di partenza dei treni!»
Non avevamo trovato auto, ma la stazione dei treni al centro della città fu un’ancora di salvezza.
«Ma sei invisibile, come farai?» chiesi
«Conserverò i soldi per i biglietti, prenderò ciò che mi serve in altro modo, sbrighiamoci!».
Ci dividemmo e io e Enoch corremmo fino a raggiungere la stazione, chiedemmo gli orari di partenza dei treni per Dublino velocemente e tornammo al punto dove ci eravamo lasciati con Millard, non potevamo permetterci di perdere tempo.
«In un’ora e mezza di viaggio saremo a Dublino, senza rischiare incidenti con l’auto» esclamai soddisfatto verso Enoch
«Forse riusciremo a convincere Emma» rispose lui di rimando
Sospirai pensando alla scusa giusta da usare con Miss Peregrine, ma ero così stanco che non conclusi nulla.
«Sono qui!» esclamò Millard verso di noi, «Ci siete riusciti?»
«Sì, ne parleremo più tardi nel mio laboratorio, alle undici in punto, due ore dopo che tutti si saranno messi a letto» ci disse Enoch, e d’accordo con lui tornammo da Miss Peregrine che ci riportò a casa.

  
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