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Autore: Vago    14/04/2017    4 recensioni
Libro Secondo.
Dall'ultimo capitolo:
"È passato qualche anno, e, di nuovo, non so come cominciare se non come un “Che schifo”.
Questa volta non mi sono divertito, per niente. Non mi sono seduto ad ammirare guerre tra draghi e demoni, incantesimi complessi e meraviglie di un mondo nuovo.
No…
Ho visto la morte, la sconfitta, sono stato sconfitto e privato di una parte di me. Ancora, l’unico modo che ho per descrivere questo viaggio è con le parole “Che schifo”.
Te lo avevo detto, l’ultima volta. La magia non sarebbe rimasta per aspettarti e manca poco alla sua completa sparizione.
Gli dei minori hanno finalmente smesso di giocare a fare gli irresponsabili, o forse sono stati costretti. Anche loro si sono scelti dei templi, o meglio, degli araldi, come li chiamano loro.
[...]
L’ultima volta che arrivai qui davanti a raccontarti le mie avventure, mi ricordai solo dopo di essere in forma di fumo e quindi non visibile, beh, per un po’ non avremo questo problema.
[...]
Sai, nostro padre non ci sa fare per niente.
Non ci guarda per degli anni, [...] poi decide che gli servi ancora, quindi ti salva, ma solo per metterti in situazioni peggiori."
Genere: Avventura, Azione, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Leggende del Fato'
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 Uno spettro fumoso osservava la pianura dinnanzi a sé con i suoi occhi splendenti da una delle ultime collinette che sancivano la fine dei Monti Muraglia.
A poco più di quattro ore di cammino da lui una massa di corpi scuri calpestava il terreno lasciando profondi solchi nella terra.
Passi leggeri si levarono alle sue spalle.

Detesto questi momenti.
Adesso vorrei scapparmene lontano, persino combattere contro Follia mi sembra un’idea più rilassante di quello a cui sto per andare incontro.


Lo spettro sospirò, facendo ondeggiare appena la coltre di nebbia densa che lo avvolgeva.
- Non vuoi chiedermi nulla? – disse una voce maschile alle sue spalle.
- A cosa servirebbe chiedere qualcosa, se si sa già che non si otterrà nessuna risposta soddisfacente? O, ancora meglio, se si sa che il tuo interlocutore sa già quali sono le domande che vorresti porgli? –
- Va bene. Questo vuol dire che dovrò darti il buon esempio. – continuò l’uomo con il pizzetto nero, sedendosi al suo fianco – Da dove avresti cominciato, se io non fossi io e tu non fossi tu? –
Lo spettro sospirò ancora una volta, cercando di concentrarsi cu ciò che i suoi occhi vedevano.
- Mi avresti detto di addestrare meglio il nuovo Terra, non è così? Beh, sai, è ancora giovane come dio, non posso ancora chiedergli di conoscere a pieno ciò che può e ciò che dovrebbe fare. –

Detesto anche questi monologhi.
Ecco da chi abbiamo preso noi muse.


- Potresti almeno insegnargli le basi! – gli sbottò voltandosi il servitore – I mortali possono fare quel che vogliono, per quanto mi riguarda. Spaccare continenti, spostare montagne, uccidersi tra loro, piazzare feste a caso durante l’anno o quant’altro, ma gli dei no, non hanno queste libertà. In tutto questo tempo, potevate prendervi cinque minuti per spiegare a quel maledetto Terra che se manifesta sé stesso su questo piano rischia di strappare la Trama del Reale. Dopotutto quanto tempo mai ci vorrà per imparare a controllare un avatar come quello che ho davanti? –
- Commedia, - gli rispose tranquillamente l’uomo al suo fianco – per lui nulla è facile, ora. Non è normale divenire un dio, sentirsi sommersi dai poteri che da ciò derivano è una cosa che reputo coerente. –
- Non riesco a capire i tuoi discorsi, Fato. Forse è passato troppo tempo dall’ultima volta in cui hai passato del tempo tra i mortali, a contatto con la tua Trama. –
- Non devi preoccuparti di ciò che non puoi controllare. Piuttosto, hai intenzione di pormi la seconda domanda o devo farmela da solo? –
- Fai quello che preferisci. –
- Guarirà. La tua condizione è solo una temporanea contromisura del tuo essere per evitare che la materia di Follia si mescoli alla tua sostanza e ti corrompa. Quando i tuoi corpi fisici avranno eliminato ogni traccia esterna a loro, potrai tornare a disgregarti come prima. –
- Buono a sapersi. – fu la risposta gelida dello spettro.

Ottimo!
Lo sapevo, non poteva aver intaccato i miei poteri, non poteva aver così tanto potere quella sottospecie di demone.
Devo solo aspettare, cosa vuoi che siano un paio di decenni?
Sono così felice che, se non fosse il Fato quello a fianco a me, lo potrei persino abbracciare.


- Vattene, ora. – disse ancora il servitore fumoso al suo interlocutore, dopo qualche attimo di silenzio – Non credo che il gioco che sta per cominciare possa piacerti… Spero di poter vedere ancora quell’orribile pizzetto del tuo avatar, dopo oggi. –
L’uomo si rialzò, cominciando ad allontanarsi a passo lento, finché i tonfi sordi dei suoi piedi sul terreno non vennero coperti dal silenzio.


I cinque assassini comparvero nelle propaggini di un boschetto ai piedi dei Monti Muraglia orientali. Davanti a loro, oltre gli ultimi tronchi degli alberi che cercavano di strappare un altro po’ di terra alla Piana Infinita, si stendeva l’esercito nero in marcia verso sud, capeggiato da una figura solitaria.
- Come ci possiamo muovere? – chiese Keria con la voce cristallina che le donava l’unione con il suo compagno, stringendo tra le dita l’elastico legno del suo arco.
- Come abbiamo deciso. – le rispose Nirghe alle sue spalle. – Quell’esercito, senza il demone, non ha una sola possibilità di raggiungere la Terra dell’Aria e quella della Terra. Siamo stati cresciuti e addestrati come assassini, con questi poteri quanto potrebbe essere difficile uccidere rapidamente quel maledetto. –
- Va bene. Cercherò di fare la mia parte al meglio. – gli rispose con voce più ferma l’arciere.
- Mea, quando te la senti, noi siamo pronti. Keria… non credo tu abbia più di una possibilità. – Hile strinse l’ultimo pugnale incantato nella mano sinistra.
Loro erano l’ultima linea che poteva difendere tutti quelli che vivevano ignari di tutto sull’altra metà del continente.
Se loro fossero morti fallendo, presto il terreno si sarebbe coperto di cadaveri e intriso di sangue.
Non dovevano permettere che una situazione del genere diventasse realtà e lui avrebbe fatto la sua parte.
Un brivido gli percorse la schiena, forse un segnale che il suo compagno era d’accordo con lui.
- Lo so… lo so. – fu la risposta del Drago.
- Andiamo. – disse Mea sospirando. – Speriamo solo che gli dei siano ancora al nostro fianco. –
Gli spilli tornarono ad assediare i corpi degli assassini, facendoli sparire dalla collinetta e lasciando Keria sola tra gli alberi.

Che il gioco cominci, allora.

Hile si ritrovò a poche centinaia di metri davanti al comandante di quell’esercito in avanzata. Al suo fianco stavano dritti il Gatto e l’Aquila.
- Speriamo che Mea non ci abbia sopravvalutato. – disse Nirghe, estraendo con le dita a metà tra l’umano e il felino le due spade che riposavano ai lati della sua vita.
L’esercito si bloccò a un gesto impercettibile del suo condottiero, che alzò lo sguardo verso i tre assassini.
Loro non poterono riconoscere le espressioni del suo viso, da quella distanza, ma quel muso animalesco si contrasse in un ghigno.
Il demone scattò in direzione di coloro che si erano posti sul suo percorso lasciandosi alle spalle i suoi soldati, ancora immobili, obbedienti al suo ultimo ordine.
Il distacco che separava le due fazioni fu quasi istantaneamente eliminato. Follia non perse tempo, avventandosi con la spada che teneva stretta in pugno contro il Gatto.
Lo spadaccino si sorprese nel riuscire a parare il colpo e sopportare la pressione che la lama nemica fece sulle sue.
- Sei migliorato. – constatò il demone arcuando ancor più le labbra per ampliare il suo ghigno – Forse avrei dovuto uccidervi la prima volta, ma sopperirò ora al mio errore. –
La spada del demone calò ancora due volte in rapida sequenza, ma Nirghe riuscì a resistere a quei colpi senza farsi spezzare la guardia.
- E dove sono le vostre compagne? Avreste dovuto fare come loro, tenere alla vostra vita, scappare. –
Follia si voltò all’improvviso puntando la sua spada contro l’Aquila, che lesse il movimento avventato, rispondendo con un elegante movimento laterale che si concluse con un colpo di pugno alla vita, evitato facilmente.
- Siete molto migliorati, questo vorrà dire che dovrò fare sul serio, con voi. –
Nei piccoli occhi di quel volto animalesco si accese una fiammella tra il divertito e l’iracondo, mentre i movimenti di quella creatura aumentavano in velocità, precisione e potenza.
Nirghe cercò di colpire il suo avversario alla vita con entrambe le spade, mentre, dalla parte opposta del bersaglio, Hile tentava di conficcare il pugnale tenuto nella mano sinistra tra le scapole protette dall’armatura scura.
Follia sgusciò via con facilità dalla trappola che stava per chiudersi su di lui, tentando una stoccata verso l’Aquila che era rimasta a pochi passi di distanza.
La spada affondò nel vuoto mentre il corpo ricoperto dalle piume bronzee si librava in aria poco sopra la sua testa per poi ridiscendere su di lui, mancandolo.
Un primo calciò colpì la pancia di Jasno, mandandolo a terra.
Il Lupo fiutò l’odore del demone alle sue spalle appena in tempo per abbassarsi ed evitare l’ampia spazzata della lama nemica.
Nirghe provò a cogliere l’occasione per tentare un affondo appena sopra la schiena del compagno, ma già il suo obbiettivo si era spostato, arrivandogli a fianco.
La spada che l’assassino teneva nella mano sinistra fermò appena in tempo quella che si stava dirigendo a gran velocità verso il suo fianco, ma non fu abbastanza rapido per evitare il colpo dell’elsa che lo colpì al petto.
Il Gatto rotolò per terra, per poi rialzarsi immediatamente, con i peli ricoperti della secca terra di quel posto, non potendo far altro che guardare Hile che, con uno scatto laterale cercava di artigliare l’addome del demone con la mano destra.
La lama nemica tagliò appena qualche pelo della folta pelliccia grigia dell’assassino, il cui colpo, però, non andò a segno.
Jasno tentò di nuovo un colpo, avvicinandosi zigzagando per poi spazzare una grande porzione di terreno con l’ampia ala.
Follia evitò il colpo indietreggiando.
All’improvviso, un muro di pietra massiccia comparve alle sue spalle, bloccandogli la via di fuga.
Il Gatto e il Lupo colsero l’occasione immediatamente, precipitandosi entrambi sul loro nemico.
Il demone si abbassò evitando con facilità le due spade che si stavano andando a chiudere sulla sua testa, indirizzando invece la punta della sua spada contro il volto del Lupo che si stava precipitando verso le sue gambe.
L’assassino dal pelo grigio svanì nel terreno a pochi centimetri dalla lama mortale.
Il balzo in avanti della creatura non le impedì di ricevere un taglio sulla gamba sinistra, impartitogli da Hile mentre fuoriusciva dall’ombra che il muro creato gettava sul suolo.
Il ghigno sul volto del demone scomparve completamente.
La sua spada si diresse veloce come mai prima di allora verso l’Aquila, conficcandosi però in un nuovo muro appena sorto.
Dall’alto un grosso volatile scuro continuava incessantemente a sorvolare in stretti cerchi il campo di battaglia.
Dalla bocca della creatura eruppe un grido d’ira, mentre, di nuovo, si voltava verso il Gatto, assediandolo con le sue stoccate.
Improvvisamente, la mano sinistra dell’assassino perse la sua presa salda sull’elsa che impugnava, facendo volare quella spada a una decina di metri da lui. Il colpo successivo si fece strada tra gli addominali del Gatto, facendolo accasciare a terra con la mano disarmata premuta sulla ferita dalla quale zampillava sangue. Un violento calcio alla nuca gli fece perdere i sensi.
- Cane! – urlò il demone infuriato.
Hile provò ad intervenire, tentando di costringere il demone a sforzare maggiormente la gamba che erano riusciti a ferire.
Si avventò con la stessa foga di un animale in caccia sulla sua preda, per poi sparire nell’ombra che il demone gettava ai suoi piedi.
Quando sorse da quella del secondo muro comparso, si trovò però con il freddo metallo di quella lama nemica affondato nella spalla mentre Follia lo guardava con aria di superiorità mentre tornava completamente dal mondo delle ombre, per poi cadere a terra boccheggiante, con uno squarcio che, dalla spalla destra, scendeva per una spanna e mezza sul torso.
Un terzo muro di pietra sorse per proteggere Jasno, che provò ad utilizzarlo come rampa dalla quale gettarsi sul suo obbiettivo.
Di nuovo mancò la presa.
Non riusciva a leggere i movimenti di Follia, non riusciva ad avvertire la musica di quel combattimento e danzarci sopra.
Cercò di aggirare più volte il suo nemico, cercando in lui una falla utilizzabile.
Provò quindi un’altra spazzata con l’ala destra, per poi avventarsi con il duro becco verso il petto avversario.
Un violento colpo dell’elsa alla base del collo lo fece cadere a terra quasi immobilizzato da dolore dilagante.
- Maledetto, muori! – urlò ancora il demone, colpendo più volte il volto dell’assassino a terra davanti a lui con la sua suola.

Questo non va per niente bene.
Sembra di vedere un leone combattere contro dei grassi gatti nati e vissuti nella casa di una qualche anziana senza figli.
Devo trovare il modo di fargli guadagnare tempo. Il loro piano potrebbe funzionare solo se Follia è sufficientemente distratto da qualcosa.
Se c’è qualcosa che so far bene, oltre parlare, è distrarre la gente. Cosa volete che sia farlo anche con un demone millenario?

La creatura guardò verso l’alto, dove il grosso volatile cercava di allontanarsi per essere fuori pericolo, prese quindi la rincorsa e, dopo essersi dato un’ultima spinta contro uno dei muri sorti dal suolo, saltò verso il cielo con una forza tale da far sembrare che stesse volando.
Nonostante gli sforzi di Mea, una mano salda si chiuse sulla sua coda, facendole perdere il suo bilanciamento.
Una seconda mano le strinse l’ala sinistra, impedendole di sbatterla ancora e costringendola a precipitare vorticosamente verso il terreno.
Lo schianto le mozzò il fiato, ma la maga riuscì a mantenere ancora la lucidità necessaria per appoggiare la mano sul foglietto che teneva appeso alla vita e far sorgere un nuovo muro che la separasse dal suo avversario.
Il Corvo si trascinò indietro, lasciando dietro di sé una scia di sangue luccicante, sotto quel sole caldo.
Follia la raggiunse con poche falcate, calando sulla sua testa la sua spada lucente.
L’aria risuonò di un clangore metallico.
Lo spettro fumoso aveva raccolto da terra una delle spade del Gatto, utilizzandola per bloccare il colpo diretto alla maga.

Appena in tempo.

- Avevi detto che non saresti venuto. – disse con il fiato rotto Mea, guardando con gli occhi socchiusi la figura nera che stava sopra di lei.
- Posso sempre andarmene, se vuoi. – le rispose il servitore con un sorriso forzato sul viso appena abbozzato sotto la cappa fumosa, senza staccare i suoi occhi lucenti dal suo avversario. – E per quanto riguarda te, finto dio, non ti sembra scorretto prendertela con chi non è al tuo livello? –




Angolo dell'Autore:
- 3
Vi è mancato questo angoletto al fondo della storia con il suo inesorabile conto alla rovescia?
Forse è giunto il momento, per me, di spiegarvi un paio di cose tecniche che gironzolano per la mia mente.
Le serie di storie, a mio avviso, devono essere collegate tra loro, ma non solo per via dei personaggi o dell'ambientazione. Mi sono convinto che il tipo di storia debba rimanere più o meno sempre lo stesso. In questo caso, giunto ormai in dirittura d'arrivo anche con questa seconda avventura, posso dire che ho reso la frase "Non importa la meta, ma il percorso che si compie per arrivarci" come motore centrale della narrazione, persino il libro del Fato e il destino si basano su questa concezione.
Perchè questa premessa: Io ho scelto di raccontarvi principalmente un viaggio, il combattimento contro Follia, per quanto sia il fine per cui tutto è iniziato e per quanto cercherò di renderlo inaspettato nelle sue dinamiche ai vostri occhi, in realtà non è altro che il passo finale di questa avventura che sta finendo.
Non so se sono riuscito a far passare la concezione che ho di questa serie attraverso le poche righe che ho battuto.
In ogni caso, in futuro, sperimenterò sicuramente anche altro che, magari, non avrà nulla da spartire con i continui spostamenti che vi ho mostrato negli ultimi mesi.

Ora, però, passiamo alle cose serie: Quanto sono pippe i nostri cinque assassini? Per la seconda volta si sono lasciate buttare al tappeto dal Demone.
Mi piacerebbe sapere voi cosa vi aspettate che avvenga adesso, tanto non ci sono risposte sbagliate, solo quelle meno giuste della mia.

Dulcis in fundo continuo a ringraziare OldKey, la ragazza imperfetta, EragonForever, Laly of the Moonlight e tutti voi che mi leggete e fate crescere il contatore delle visualizzazioni su ogni capitolo. Grazie a tutti voi per darmi un valido motivo per continuare a seguire questa mia passione.

Alla settimana prossima, buona continuazione, buona Pasqua e pasquetta a tutti voi.
Vago

   
 
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