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Autore: MAFU    14/04/2017    1 recensioni
[Lilith x Amaimon] - [Lilith x Mephisto] - [Lamia x Yukio]
“Yukio , non vedo niente …” Si lamentò Rin che mentre seguiva Yukio come un ombra avanzava nell’oscurità del corridoio. Le vecchie e malconce travi di legno del pavimento polveroso scricchiolavano ad ogni loro passo riecheggiando nel silenzio più tetro.[...] Dalla parte opposta del corridoio, a passo fiero, Mephisto camminava con disinvoltura nell’oscurità. Passando accanto ad una delle massicce porte delle stanze del dormitorio si fermò sentendo un rumore sospetto. Un rumore di acqua corrente aveva attirato la su attenzione. “Qui c’è qualcosa che puzza …” Pensò rimanendo in ascolto finché lo scrosciare non cessò. A quanto pare quella era la porta di uno dei bagni. “ Mhm .. qui c’è davvero qualcuno ..” Afferrò con decisione la maniglia di ottone e con uno strattone spalancò la porta.
Lilith e Lamia sono sorelle. Tutto lascia pensare che in passato abbiano avuto a che fare con Mephisto...ma la loro vera natura fatica ad essere tenuta a bada...
(!!!)Ci sono espliciti riferimenti al manga(!!!)
Genere: Comico, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Amaimon, Mephisto Pheles, Un po' tutti, Yukio Okumura
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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CAP 47

 
Lilith in groppa alla fenice era ancora immersa nel blu del cielo e puntava dritta verso il tramonto. Ancora stentava a crederci, quella era aria di libertà, la vera libertà. Respirò a pieni polmoni ridendo di gioia. Abbassò lo sguardo sul suo pugno trovandovi la croce che per millenni era stata la sua tortura, di nuovo in suo possesso. Il suo cuore di demone era tornato a casa. All’interno della fiala, il liquido scuro ribolliva a contatto con le reali spoglie della sua padrona fremendo in visibilio. Vedendolo ribollire così ardentemente si ricordò allora del matrimonio e un pensiero si fece strada nei meandri della sua coscienza. Che fine avevano fatto gli altri? Si sentì rabbrividire, lei era sana e salva ma i suoi amici avevano avuto la sua stessa fortuna? E Lamia? Sentendosi vagamente in preda al panico si guardò attorno freneticamente ma sul più bello, il demone infuocato si slanciò ancora più verso l’alto impennandosi bruscamente. Al che in una frazione di secondo, la succube perse la presa dalle sue piume scivolando dalla sua groppa vedendolo allontanarsi sempre di più in contrasto con la luce abbagliante del sole. Poi senza preavviso, il demone esplose davanti al suo naso sparendo in un fuoco d’artificio disperdendosi in tante piccole fiammelle scintillanti. “Ah!” le sfuggì un gridolino mentre si sentì precipitare nel vuoto alla velocità della luce. Non ebbe però il tempo di urlare per davvero che strizzando gli occhi si sentì afferrare da qualcosa di caldo e morbido. “Boo.” Il viso di Mephisto le comparve davanti non appena li riaprì e la ragazza si trovò seduta tra le sue braccia, aggrovigliati sulla sua famosa poltrona fluttuante. “Mephisto!” strillò di gioia aggrappandosi al suo collo stritolandolo con vigore, “Ce l’abbiamo fatta!” aggiunse eccitata schiacciando il seno contro il suo petto. Il demone strabuzzò gli occhi riducendo la bocca a un puntino tentando di respirare. Ma Lilith si scollò immediatamente sciogliendo in parte quella morsa energica, “Come stanno gli altri?” disse poi vagamente agitata guardandolo dritto negli occhi ma lui ancora sconvolto la fissava immobile sbattendo soltanto le palpebre. Col suo viso a quella distanza così ravvicinata, sembrava fosse difficile anche a lui pensare. “Mephisto?” sentendosi chiamare, l’uomo ritrovò per fortuna il suo charme tossicchiando molto elegantemente con la bocca coperta dal pugno chiuso, “Ehrm…” si schiarì la voce, “Tutto è andato secondo i piani… Eva ha battuto la ritirata.” La rassicurò con un mezzo ghigno. “Dici davvero?” esultò lei con gli occhi che le brillavano, “Quindi stanno tutti bene?” “Proprio così.”. Lilith tirò un sospiro di sollievo abbandonandosi completamente alla presa di Mephisto rilassando ogni singolo muscolo con un sorriso velato. Allontanandosi dal suo viso, si sporse leggermente al di fuori della poltrona guardando in basso. Poi la sua espressione cambiò acquisendo un non so che di malinconico distraendosi a guardare il panorama sotto di loro. In lontananza scorse il monte su cui sorgeva l’accademia stagliarsi contro il cielo sempre più aranciato. Tutto intorno il fitto bosco regnava nascondendo i resti delle rovine e la chiesa che aveva definitivamente perso di vista. “Come siamo in alto…” disse con una punta d’amarezza e la testa affollata di pensieri. Lei e Mephisto erano lì da soli e ora che era libera niente era già stato scritto. Avrebbe potuto fare qualsiasi cosa d’ora in avanti, persino una scorpacciata di mele ogni giorno. Era talmente felice che avrebbe potuto piangere ma non lo fece, il suo orgoglio glielo impediva. “Il tramonto è sempre un momento magico, specialmente con la giusta compagnia…” il demone richiamò la sua attenzione sogghignando. Lilith lo guardò ricambiando in parte quel sorriso studiando il suo volto soprappensiero. “Ora che hai di nuovo il tuo cuore che intendi fare?” lui vedendola così spaesata, la tenne sul pezzo accennando alla croce poggiata sulle sue cosce. Il suo vestito ondeggiava leggiadro sollevandosi sotto le sue mani intente ad accarezzare distrattamente il metallo di quel gingillo. “Oh… Giusto…” mormorò ma Il velo, svolazzando in balia del forte vento la infastidì a tal punto che prima di rispondere, con una mano se lo sganciò dai capelli lasciandolo volteggiare verso l’infinito. Ridacchiando lo seguì con la coda dell’occhio sparire lontano inghiottito dal sole sulla linea dell’orizzonte. “Ecco…” tornò a guardare la fiala incastonata all’interno di quel prezioso oggetto con aria sognante, “Penso proprio che tornerò ad assorbirlo.” Disse rivolgendosi a Mephisto intento a studiarla in silenzio. Poi sollevando la croce la girò da un lato e dall’altro analizzandola in ogni suo profilo stagliandola al tramonto. Sorrise velatamente all’uomo avvicinandosela al viso e percorrendone i bracci con un dito trovò l’apertura sulla cima svitandola con garbo stando molto attenta a non farla cascare di sotto. Non appena tolse il tappo, respirò la sua essenza lasciando involontariamente che questa arrivasse anche al naso di Mephisto che chiuse momentaneamente gli occhi aggrappandosi al bracciolo della poltrona col braccio libero. Era un profumo talmente invitante da mettere in difficoltà persino un demone come lui ma il suo lato da gentiluomo ebbe la meglio come sempre. Deglutendo riaprì le palpebre giusto in tempo per vedere la ragazza avvicinarsi la bizzarra fiala alle labbra socchiudendo gli occhi in procinto di bere. Lilith senza ulteriore indugio bevve dunque il liquido fino all’ultima goccia sotto lo sguardo intenso di Mephisto che non le staccò più gli occhi di dosso nemmeno per un secondo. Quando la fiala fu completamente svuotata, raccolse l’ultima lacrima con la lingua leccando il bordo e chiudendo gli occhi abbandonò la testa all’indietro facendo un verso di piacere. E quando riaprì gli occhi, brillarono di luce nuova. Si sentiva potente. “Mi sei mancato…” mormorò parlando al suo cuore tornato al proprio posto e tornando composta abbassò la mano guardando la boccetta di vetro dentro la croce completamente pulita. “Non voglio più che quest’affare causi problemi a nessuno.” Disse infine afferrando le estremità più lontane stringendo i pugni e con uno strattone la spezzò a metà neutralizzando lo strumento di tortura. Il vetro della fiala le ricadde sulle ginocchia mentre il metallo spezzato fu lanciato lontano nel vuoto del cielo lasciato al suo destino. Le due metà piombarono a velocità della luce verso la foresta perdendosi per sempre tra le fronde degli alberi. “Ecco fatto.” Guardò Mephisto facendogli la linguaccia. Si sentiva piena di energie e questa sua sicurezza in sé non poté che colpirlo. “Non mi stancherei mai di guardarti.” Mormorò incrociando il suo sguardo e lei lo distolse guardando l’orizzonte arrossendo lievemente. Il vento li accarezzò dolcemente in quel momento idilliaco. “Io e Lamia… Potremo restare ancora all’accademia?” la voce preoccupata di Lilith spezzò il silenzio e ora la ragazza non era più serena come qualche attimo prima, “Siete ufficialmente iscritte al corso… Non sarebbe un peccato abbandonare così di punto in bianco gli studi?” “Dici davvero?” “Assolutamente sì, perché le cose dovrebbero cambiare? In fondo la mia permanenza su Assiah è divenuta assai più divertente col vostro arrivo.”, la succube scoppiò a ridere scossando la testa, “Hai ragione…” abbassò il tono di voce tornando a guardare l’accademia lontana. “Ma forse adesso le cose saranno più tranquille, chi può dirlo… Anche se Eva è ancora viva.” Disse aggrottando le sopracciglia sul finire della frase e il demone non rispose premendo le labbra in una sottile linea. “Una cosa alla volta, mia cara. Per il momento goditi la tua libertà.” “Se potrò contare ancora su di te lo farò.” Lilith lo guardò sorridendo vagamente crucciata e lui annuì assottigliando lo sguardo. “Oggi è davvero un giorno da ricordare…” sospirò allora lei accucciandosi contro in petto dell’uomo giochicchiando distratta con i suoi unghielli. Mephisto la cullò in silenzio ridacchiando sotto i baffi. “Quando sei pronta, ci sarebbero delle persone ansiose di rivederti…” “Oh… Possiamo stare qui un altro po’?” la succube alzò la testa sbattendo le palpebre, e rizzando la schiena si sistemò con grazia per tornare a guardare il panorama, “Qui è tutto così bello.” Sussurrò. “Avevi ragione… è un momento magico con la giusta compagnia.” Scrutò il sole ormai sparito dietro la curva della terra lasciandosi abbagliare per gli ultimi istanti. Mephisto sgranò impercettibilmente gli occhi. In silenzio si leccò le labbra senza farsi notare e inclinando la testa di lato accarezzò una guancia di Lilith facendola voltare verso di lui. Si fissarono per un lungo istante e gli occhi di Lilith rimbalzarono dai suoi alle sue labbra tremolando freneticamente. “A proposito, non ti ho ancora ringraziato…” mormorò infine lei sempre più vicina. Il demone lasciando scivolare la mano dietro la sua nuca le lisciò i capelli assaporando il suo respiro. E molto lentamente le loro labbra s’incontrarono senza staccarsi nemmeno per prendere fiato in una lunga e appassionata serie di baci, desiderata da probabilmente così a lungo da non parere nemmeno reale tant’era l’intensità che l’accompagnò.
“Uff… Ci siamo scatenati eh?” si massaggiò il collo Lamia con ancora qualche sprazzo di euforia nelle vene. Vedere sua madre in quello stato l’aveva fatta sentire potente e incontrastabile con la conseguenza di averle fatto sfogare tutte le sue frustrazioni contro i tirapiedi di Astaroth. Yukio poco più avanti si voltò di sfuggita a guardarla massaggiandosi i polsi affaticati dal rinculo dei colpi. Attorno a lui si erano radunati anche gli altri, chi più chi meno distratto dall’ambiente circostante. Gli spalti erano devastati e pezzi di calce erano crollati in qua e in là e in generale la chiesa non aveva più l’aspetto mirabolante di prima. La lotta aveva demolito gran parte del salone lasciando devastazione e piante variopinte in ogni dove. “Non posso dire di essermi divertito… Ma almeno abbiamo vinto.” Sospirò Koneko affaticato guardando anche lui la succube, “Piuttosto…” Ryuji si avvicinò a loro seguito da Kamiki, “Lui… Che sta facendo?” accennò ad Amaimon intento a ridere seduto sull’altare impegnato a giocare con le piante del suo nuovo giardino mobile. “Io…” Yukio si sistemò gli occhiali studiandolo da lontano cercando una qualche spiegazione da dare, “Non lo so.” Si arrese sospirando. Rin al suo fianco alzò un sopracciglio davanti a quel bizzarro spettacolo. “Siete tutte mie, mie, mie!” fischiettò Amaimon facendo germogliare gli arbusti che lo attorniavano, “E questo ripagherà il debito che Iblis aveva con me!” aggiunse battendo le mani. “Hey tu, stramboide, di che parli?” saltò su Lamia gridandogli dal fondo della sala. I ragazzi s’irrigidirono sentendola tuonare temendo una qualche reazione esagerata da parte del demone, “Io non lo prenderei in giro se fossi in te…” disse Shima tra i denti ricordandosi di quella volta nella foresta in cui le prese di santa ragione. “Dici a me?” Il volto di Amaimon tornò imperturbabile scrutandola senza emozione alcuna, “Sì, che combini?” la donna moderò i toni avvicinandosi con nonchalance, “Mi godo la mia conquista, perché?” “Nulla… Mi era solo parso di sentirti parlare di Iblis.” “Ahh… Già. Il fratellino era in debito con me per avermi bruciato una foresta e così abbiamo pareggiato i conti.” “Fratellino? Ma se lui è Amaimon non dovrebbe essere il più piccolo tra i Re?” bisbigliò Koneko rimembrando quanto studiato, “Oh, e lo sono. Soltanto che lui ha perso il mio rispetto facendomi continui dispetti.” Amaimon lo sentì ugualmente rispondendogli, “Io e lui ci stuzzichiamo spesso.” Aggiunse afferrando un bizzarro frutto da un rampicante ficcandoselo in bocca, “Mh! Buono!” sputacchiò pezzi di buccia molto poco elegantemente. “Bleah…” Kamiki si lasciò sfuggire un commento distogliendo lo sguardo. “Così vi fate gli scherzi, eh…” Lamia si posò le mani sui fianchi allargando le gambe fermandosi a debita distanza, il suo tono sembrava scherzoso, “Che vuoi? Siamo fratelli.” Fece spallucce Amaimon poi con la coda dell’occhio sbirciò i gemelli, “Senza rancore, va bene?”, Rin fece una smorfia mentre Yukio nemmeno un piega. “Quella volta nella foresta ci hai massacrati… E grazie al tuo intervento ho una pena di morte sospesa sulla mia testa…” il primo guardò altrove seccato. “Rin…” gli mormorò incisivo il fratello guardandolo con rimprovero. Nemmeno lui sembrava aver dimenticato ed aveva parecchio timore che il demone al suo cospetto potesse perdere quel suo fare mansueto da un momento all’altro. Era imprevedibile. “Ma come… Non vi siete divertiti? Per me è stato uno spasso.” L’altro lo studiò inclinando la testa di lato come una civetta, “Per niente…” sospirò Ryuji esasperato alle loro spalle intromettendosi nel discorso. Amaimon rimase però assolutamente imperturbabile continuando ad assaggiare i bizzarri frutti dell’Eden. “Piuttosto… Che fine ha fatto Lord Pheles?” balbettò Shiemi guardandosi intorno, “Non ho idea di come uscire da qui senza di lui.” Aggiunse accorata. Sentendo quelle parole, nella testa del demone si accese un campanello e alzò la testa di scatto facendosi serio. “Molto probabilmente è andato a recuperare mia sorella…” rispose Lamia vagamente schifata, “Sicuri che tornerà?” si grattò la testa Shima imbarazzato, “Non vorrei dover restare in compagnia di quello per il resto dei miei giorni…” abbassando la voce bisbigliò vicino ai suoi compagni indicando Amaimon con il pollice dandogli le spalle. Ma questo sembrava non badare ai loro discorsi fiutando l’aria. “Lamia potrebbe non avere tutti i torti… Poi sono sicuro che non si dimenticherà di noi.” Ryuji parlò con un tono di voce moderato tenendo d’occhio il Re della terra. “In ogni caso io mi preoccuperei di più di tenere a bada il signorino…” aggiunse cupo senza smettere di guardarlo. “Hai ragione… Non deve assolutamente accorgersi che manca Lilith… Sembra che dia di matto quando si parla di lei…” bisbigliò Koneko sottovalutando il suo udito. “Lilith!” il demone tornò ad aprir bocca guardandosi intorno con più frenesia rigirandosi a carponi sull’altare pestando le sue amate piante, “Dov’è Lilith?” spalancò le palpebre accorgendosi soltanto in quel momento della sua mancanza e i ragazzi si lanciarono rapide occhiate tra di loro, “Oh no… Che cosa ho detto…” Koneko si tappò la bocca tremando, “Ahh…Non di nuovo…” sospirò Yukio massaggiandosi le tempie mentre i ragazzi saltavano sull’attenti indietreggiando ai ripari. Lilith riaprì gli occhi interrompendo delicatamente il contatto con le labbra di Mephisto riprendendo a respirare seppur a scatti. Anche l’altro fece lo stesso e rimasero a fissarsi per un po’, vicinissimi e immobili, col vento che li accarezzava insistente. Il petto della ragazza si muoveva su e giù accompagnando il suo ansimare per la tensione del momento. Nessuno dei due riuscì inizialmente a esprimere verbalmente cosa stessero pensando. L’ultima volta che era successo era stato mesi prima e il modo con cui era capitato di nuovo era del tutto differente. Era stato un gesto talmente naturale e coinvolgente da lasciare entrambi senza parole. “Sei pronta a tornare?” la voce roca di Mephisto ruppe il ghiaccio accompagnata da un sorrisetto dai toni più morbidi del solito. “Sì.” Lilith annuì in un sussurro ricambiando quell’espressione come meglio poté non trovando al contempo la forza per distogliere lo sguardo da lui. Il demone mordendosi un labbro, la studiò con fare pensoso e senza ulteriore indugio, schioccando le dita eclissò entrambi dai cieli in una nuvola candida.
“Buono… Buono… Sta arrivando… Tornerà a momenti…” Yukio aveva alzato le mani per placare Amaimon che cominciava a fremere a tal punto da essere dovuto mettersi in piedi, gli studenti si erano radunati dietro il professore imbracciando le armi per ogni evenienza. L’unica che sembrava non avere né caldo né freddo era Lamia: la più vicina al demone. “Ci stanno mettendo troppo, dove sono? Che sta combinando il fratellone?” strinse i pugni calciando un cespuglio dilaniandolo. “Che noia!” ringhiò infilandosi le mani in tasca. “Oi. Quietati.” Lamia con una perfetta faccia da schiaffi si raddrizzò gli occhiali incrociando le braccia. “Tu non mi dai ordini, chiaro?” Amaimon la guardò inespressivo calpestando uno dei frutti caduti dalla siepe spappolandolo. Si respirava aria di tensione. “Lamia non fare la… Lamia.” Sibilò Yukio fulminandola con lo sguardo. Kamiki alle sue spalle studiò attentamente la sua reazione prendendo appunti nel cervello. Sembravano conoscersi molto bene… “Senti, mia sorella non è un giocattolo. Non fare i capricci.” “Lei è una mia proprietà. Lo ha detto il fratellone.” “Che? Pizzetto? Ne dubito… Se solo sapessi…” “Cosa?” “Mah… Nulla…” la vaghezza della succube aveva destato l’interesse di Amaimon, ora completamente immobile come un cane che punta l’osso. “Lascia perdere, sono discorsi troppo complicati… Non capiresti.” “Mi stai dando dello stupido!?” il demone s’infervorò mostrando i denti. “Lamia, per carità.” Yukio sibilò con più prepotenza indietreggiando spalancando le braccia per fare scudo ai ragazzi come farebbe mamma chioccia coi pulcini, “Era tranquillo fino a due minuti fa… Scusate è tutta colpa mia.” Koneko si nascose la testa fra le mani. “Oh oh oh darti dello stupido sarebbe un complimento.” “Mi hai stufato, ora ti ammazzo.” Amaimon fece per liberare il suo potere demoniaco quando vedendo qualcosa comparire alle spalle degli studenti s’immobilizzò di nuovo. “Davvero i miei complimenti per la serata fanciulli. Vi ho riportato la vostra carissima amica sana e salva.” “Lilith!” il demone fermò ogni azione stesse per compiere, e assieme ai ragazzi alzò lo sguardo verso quella voce. I suoi occhi incrociarono quelli della ragazza che ricambiò in silenzio. “È tornata…” si sollevò un coro sommesso di piacevole stupore da parte degli esorcisti, “Meno male…”. “Amaimon orsù, non capisci proprio gli scherzi…” continuò Mephisto, ricomparso sul bordo della vetrata frantumata con Lilith al suo fianco. La ragazza guardò i suoi amici voltati verso di loro con un flebile sorriso. “Fratellone, quella donna mi ha provocato.” Gli rispose Amaimon impassibile, “E io quante volte ti ho già detto che non devi uccidere nessuno dei miei studenti?” “Ha iniziato lei.” “Suvvia non darle ascolto… Le piace esagerare e seminare zizzania.” Il preside guardò storto Lamia che alzò un sopracciglio beffandosi di lui. “Sapete, nessuno di voi due mi va veramente a genio... Mi viene naturale darvi fastidio.” Li stuzzicò ridacchiando maliziosa.  “Uff, come se fosse un problema.” Fece spallucce Mephisto per poi cingere i fianchi di Lilith spiccando un balzo planando assieme sul tappeto rosso, “Perdonate la scenetta pietosa e il leggero ritardo, fanciulli.” Si rivolse infine ai ragazzi rimasti in silenzio, “Allora, siete contenti dell’esito finale?” “Direi.” Disse Yukio abbassando le braccia, “È stata una grande prova per tutti e suppongo sia stata una bella soddisfazione il trionfo.” Concluse in modo molto professionale. “Yukio mi fai un po’ paura quando parli così…” bisbigliò Rin facendo una faccia strana. “Lamia…” mormorò Lilith guardando la sorella e questa sbuffò incrociando le braccia, “Beh, come va?” le chiese col suo solito fare strafottente ma invece di arrabbiarsi come avrebbe fatto, la sorella lasciando il fianco di Mephisto si precipitò ad abbracciarla. “Indovina chi è libero?” sciolse la morsa sorridendole a trentadue denti ma la donna non sembrava partecipare al cento per cento alla sua gioia. “Non cantar vittoria, la strega è ancora viva.” “Lo so ma per ora godiamoci l’attimo! Carpe diem!” “Da quando in qua sai il latino?” “Lilith.” Amaimon s’intromise nella conversazione avvicinandosi bruscamente. “Spostati.” Scostò in malo modo Lamia sbattendola da parte. La donna alzando gli occhi al cielo indietreggiò stizzita sotto lo sguardo colpevole della sorella. “Guardami.” Il demone le prese il volto tra le mani scrutandola intensamente. “Oh sì…” mormorò con le pupille che gli brillavano. “Quello è pazzo. Pazzo…” mormorò Shima facendo il segno della croce pur non essendo cattolico. “Shima, parli tu che non hai fatto altro che guardarle le tette da quando ha rimesso piede qua dentro.” Lo ammonì Rin storcendo la bocca, “Rin, amico… Pensavo fossimo sulla stessa onda…” Renzou gli rivolse un’occhiata disperata sentendosi pugnalato alle spalle. “A proposito, cercate di non guardarla o finirete per rincretinirvi come stamattina.” Ryuji sbucò alle loro spalle incrociando le braccia serissimo, “Beh allora non farlo anche tu!” “Non lo sto facendo di certo!” “Come no…”. Il bisbigliare dei ragazzi fece da sottofondo a quell’assurdo e perpetuo contatto visivo che Amaimon voleva a tutti i costi mantenere con Lilith. “Sai, è da quella sera al ponte che ho aspettato questo giorno e devo dire di essere più che soddisfatto… Non mentivi.” aprì bocca inclinando con delicatezza il viso della succube per ammirarlo da ogni angolazione, “Non penso di aver mai visto niente di simile.” Socchiuse la bocca spalancando gli occhi come per immagazzinare più immagini del suo volto possibili. Mephisto prese una boccata d’aria facendo il disinvolto mentre Lamia lo stava incenerendo con lo sguardo. Yukio aveva messo le mani in tasca per mascherare il tremolio e Shiemi gli si era affiancata reggendo tra le braccia le erbe che aveva raccolto. Stava probabilmente aspettando il momento più propizio per dividerle con lui da buoni amici. Kamiki invece fissava l’atteggiamento di tutti in disparte a braccia serrate. L’unico a non aver avuto ancora niente da dire era Takara, immobile come uno dei suoi burattini. “Io non mento mai.” Lilith trovò le parole per rispondergli e Amaimon le sfiorò la punta del naso con il suo. “Bene, adesso possiamo andare a casa?” Lamia lo ricambiò con la sua stessa moneta mettendosi in mezzo spazientita. Il demone la guardò malissimo senza mollare la presa sul viso della sorella e Mephisto azzardò qualche passo verso di loro inebriando gli studenti col suo charme, “Orsù la signorina ha ragione… Siamo tutti molto stanchi e questo luogo ormai è divenuto poco sollazzevole.” Gesticolò frivolo posando una mano sulla spalla del fratello, “Non convieni con me, Amaimon?” lo guardò vagamente intimidatorio, “Anche Lilith è alquanto provata dalla giornata.” Aggiunse rivolgendo a lei le sue attenzione addolcendo i toni. Lei evitò di guardarlo e regalando un sorrisetto ad Amaimon, e posando le mani su quelle del demone ancora premute sul suo viso, cercò di abbassarle delicatamente riuscendo finalmente a muovere la testa da sola. Lui si fece guidare inerme davanti a quegli occhi predatori. L’istinto che aveva in quel momento era chiaro ma il tocco della succube lo stava placando. “Ehrm… Scusate…” La voce di Koneko ruppe la loro concentrazione facendoli voltare, “Shima sta di nuovo male…” “Non è vero!” sbraitò l’accusato paonazzo ma le sue gambe tremanti non mentivano. “Oh santa pace…” alzò gli occhi al cielo Lamia sbuffando. Yukio scossò il capo parandosi davanti allo studente in difficoltà schermandolo dalla fonte delle sue turbe. “Perché gliel’avete lasciata guardare?” si rivolse a Rin e Ryuji lì accanto ma questi erano rossi quasi quanto lui, “Tranquilli… Ci penso io.” Lilith si voltò staccandosi definitivamente da Amaimon ma nessuno sembrava rassicurato dal suo intervento, “No grazie, va tutto bene!” balbettò Renzou spaventato dal racconto che gli avevano fatto sull’ultima volta che aveva perso le staffe, ma la succube aveva alzato le mani accarezzandosi le corna. A poco a poco queste si ritirarono nel suo cranio, assieme ai capelli che tornarono di una lunghezza accettabile e il suo corpo tornò alle fattezze minute di quello di una liceale poco sviluppata. Anche la coda nascosta sotto lo strascico mutò tornando un leonino batuffolo di pelo biondo. Gli artigli lasciarono posto alle manine delicate di una ragazzina umana qualsiasi e ora Lilith era tornata quella di sempre, col sex appeal ridotto ai minimi termini. “Ecco fatto… Ora sono libera di tornare quella di sempre.” Posò le mani sui fianchi soddisfatta alzando il mento all’insù. I ragazzi si sporsero alle spalle di Yukio per guardarla e persero il rossore sulle guance. Il vestito da sposa divenuto all’improvvisamente troppo largo per le sue forme le cadeva malamente su quel corpicino spigoloso e la succube era divenuta quasi ridicola. Lamia trattenne una risata soffocandola nelle narici e i ragazzi per evitare di essere scortesi non si pronunciarono in materia, sicuri soltanto del fatto che adesso non facesse più sangue a nessuno dei presenti. Persino Amaimon era tornato amorfo, per nulla in frenesia come poco prima seppure sapesse bene chi avesse di fronte. Ma quella natura così farlocca della giovane non rappresentava più una minaccia per nessuno.  Una succube incompleta non era di principio attraente in forma umana e questo oltre ad essere una sfortuna per l’autostima della povera Lilith era però un punto a favore in quella situazione. “Sembra impossibile che fosse lei…” osservò Koneko pragmatico facendole riaprire gli occhi di scatto, “Che stai insinuando!?” gonfiò le guance paonazza, “Eh? Oh… Nulla, nulla… Ero soprappensiero.” “Che maleducato!! Non dovreste prendermi in giro avendo visto il mio aspetto reale!!” gli fece la linguaccia fuori dai gangheri. “E rieccola…” sospirò la sorella alzando gli occhi al cielo. “Mia.” Amaimon si pronunciò in sua difesa avvinghiandosi a lei alle spalle mentre gli altri la fissavano attoniti. “Suvvia, non litighiamo e andiamo a festeggiare con una bella razione di Sukiyaki!” Mephisto prontamente come suo solito si buttò addosso al fratello abbracciando Lilith a sua volta placando lo scompiglio e inglobando anche Lamia, schioccò le dita facendo sparire tutti quanti in un battito di ciglia. Atterrarono in un ristorantino tipico giapponese attorno a una piastra per preparare i tanto amati Sukiyaki. “Woah, effettivamente morivo di fame!” si lasciò sfuggire Shima in estasi alla vista del cibo. Mephisto fiero di quella mossa si era già messo in kimono osservandoli in piedi con le mani sui fianchi. “Coraggio, mangiate e dimenticatevi le inutili quisquiglie!” cinguettò accomodandosi a sua volta rovesciando la ciotola col preparato sulla piastra rovente. Il vapore profumato invase la scolaresca che respirò a pieni polmoni. Lilith, di nuovo magicamente in uniforme accanto a Lamia, la guardò con la coda dell’occhio studiare Yukio seduto dall’altro capo del tavolo mentre Amaimon accucciato accanto a lei aveva spostato le sue attenzioni sulla frittata in via di cottura davanti al suo naso. Sembrava essere tornato tutto alla normalità con la piccola eccezione che adesso i loro compagni sapevano di loro e le avevano addirittura aiutate. “Nella prossima metteteci i gamberetti!” “No, io preferisco quella al formaggio!” “E dai… fate un misto!” i ragazzi schiamazzavano come se nulla fosse successo, talmente provati dalle passate missioni da non farci nemmeno più caso alle stranezze che capitavano. Lilith li osservò prendendo un boccone dal suo piattino assaporando quel gusto nuovo e delizioso. “Buono!” esclamò leccandosi i baffi mentre Amaimon si era già scofanato mezza piastra assieme a Rin. Sembrava stessero facendo una gara ma in realtà erano soltanto due pozzi senza fondo. “Noo.. Mi avete finito il mio preferito!” piagnucolò Mephisto cercando di salvare i resti del Sukiyaki devastato dai due demoni. Lamia alzò gli occhi al cielo per l’ennesima volta nella giornata bevendo la sua acqua e sotto le risatine e le chiacchiere dei suoi compagni notò che Yukio non stava per niente bene. Il tremore alle mani gli stava rendendo difficile persino mangiare con le bacchette ma lui dissimulando tutto alla perfezione faceva finta di niente. “Lilith, tu e Lamia starete ancora con noi?” Shiemi si sporse in avanti per guardarla timidamente e quella domanda parve spiazzarla. “Eh? Ah… Certo…” “Che bello! Sono così contenta!” sorrise la biondina e la ragazza non seppe come reagire. “Oh sì e adesso potremmo anche andare tutti in piscina!” saltò su Shima pimpante, “Ma se è ormai autunno, fa freddo!” “Fermi! Mi raccomando tutto quello che è successo non dovrà mai uscire dalle vostre bocche, tanto meno la verità su di noi!” s’impuntò la succube agitandosi, “Esatto!” strillò Rin a bocca piena agitando le bacchette dal capo della tavola. “No… Che peccato…” “Vi prego è importante! Non sappiamo come potrebbero prenderla ai piani alti…” nell’interdizione della ragazza, Mephisto che non le aveva staccato gli occhi di dosso nemmeno per un secondo, facendo un cenno ad Amaimon si alzò da tavola portandolo in disparte abbandonandoli ai loro discorsi. Nessuno si era accorto della loro assenza, talmente erano intenti a parlare e ridere. Sembrava però che il messaggio fosse arrivato forte e chiaro. “Che succede fratellone?” il ragazzo si mise le mani in tasca giochicchiando con una bacchetta tra i denti come se fosse un lecca lecca, “Amaimon… Che intenzioni hai con Lilith?” “Uh?” entrambi guardarono la ragazza da dietro l’angolo, “Credo di volere un figlio da lei.” Disse senza spirito. “Oh… Capisco…” l’altro non lasciò trasparire cosa stesse pensando. “Ma prima…” gli si accostò repentinamente, “Dal momento che ti ho concesso di vederla trasformata come volevi… Il tuo fratellone avrebbe un piccolo favore da chiederti…” si avvicinò a lui ulteriormente sussurrandogli qualcosa all’orecchio. 
   
 
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