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Autore: BebaTaylor    15/04/2017    0 recensioni
Lauren ha perso il fidanzato Sean poco prima di Natale ed è distrutta ma ha Jason — migliore amico di entrambi — che fa di tutto per farla sorridere, che però non è felice del fatto che Lauren abbia riallacciato i rapporti con Dean, il nipote della vicina di casa. E Lauren si troverà a scegliere: Jason e il suo amore, la sua dolcezza, la sua reverenza o Dean e la passione bruciante che prova per lui?
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Contesto generale/vago
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Burn

It doesn't take much to learn
when the bridges that you burn
It doesn't take much to cry
when you're living in a lie
And deceiving that someone who cares
If I could turn back the time
I would put you first in my life
[Don't say is too late — Westlife —]


11. Epilogo



Jason si mosse sulla poltroncina. Avrebbe voluto essere ovunque tranne che lì, nello studio di una psicologa.
Ma c'era e non poteva tirarsi indietro, anche se lo avrebbe fatto volentieri. E tutto per colpa di suo padre. “Se vai a parlare con lei ti pago metà dell'auto nuova.” gli aveva detto. A nulla era servito far notare che era un ricatto, suo padre non aveva ceduto di un millimetro.
Però a lui una macchina nuova serviva — la sua si era rotta qualche giorno prima e sistemarla non ne valeva la pena — e così aveva dovuto sottostare a quell'accordo.
Decise di non pensare a suo padre e la sua mente vagò, arrivando a Lauren. Ormai erano mesi che non riusciva più a scambiare più di due parole con lei. Ogni volta lui finiva per insultare Dean e Lauren si arrabbiava. Le mancava così tanto che ogni tanto era sicuro che sarebbe morto di dolore; passava il tempo a fissare le loro foto e a rileggere i loro scambi di messaggi, a ricordare i bei momenti passati insieme e a odiare Dean.
Inspirò a fondo, artigliando i braccioli della poltroncina. Sussultò quando la porta davanti a lui si aprì e fissò l'uomo che ne uscì. Sospirò e si sentì chiamare. Fissò la psicologa e si alzò, la raggiunse e le strinse la mano. 
«Come stai?» domandò lei.
«Bene.» mugugnò lui e si sedette sulla poltrona nera mentre la donna chiudeva la porta, poi si sedette anche lei di fronte a lui. «C'è qualcosa di cui vuoi parlare?»
Jason la fissò e scrollò la testa, «No.» rispose.
«Non hai problemi, quindi?»
Jason sbuffò. «No.» rispose, «Cioè, c'è un problema.» disse, «Io amo Lauren, è la mia migliore amica, ho promesso a Sean prima che morisse che sarei stato accanto a lei ma Lauren si è messa insieme a quello stronzo di Dean e non mi vuole più parlare perché lo insulto.» esclamò, «E i miei amici non capiscono!» disse, «Loro dicono che Lauren deve andare avanti e che lo sta facendo, ma io voglio che lo faccia con me, non con quel cretino.» sputò, «Io la amo e non posso sopportare il pensiero che sia felice con qualcuno che non sia io.»
La psicologa — che si chiamava Marie Brown — lo osservò per un paio di istanti, «Okay.» disse, «Spiegati meglio.» esclamò, «Chi è Sean?»
Jason sospirò, «Sean era il mio migliore amico e fidanzato di Lauren e si dovevano sposare, poi lui si è ammalato ed è morto due anni fa.» spiegò, «Lui prima di morire mi aveva chiesto di stare vicino a Lauren e di proteggerla e io gli ho detto che l'avrei fatto perché ero già innamorato di lei, ma Lauren ha ripreso i contatti con uno che conosceva quando era piccola e ha iniziato a escludermi perché io non volevo che uscisse con quello là che conosceva appena.» raccontò, «Poi sono andati in vacanza insieme con gli amici di lui invece di venire insieme me e ai miei genitori nella casa in montagna. Sono andati via in sei in un camper e sono andati al mare. Dovevano stare via una settimana ma hanno deciso di fermarsi ancora qualche giorno e l'ho saputo solo perché mi ero preoccupato perché Lauren non era ancora tornata a casa.» continuò, sentendosi sempre meglio mano a mano che raccontava tutto quanto a una persona che si limitava ad ascoltarlo. «Mia madre ha cercato di parlare con i genitori di Lau, per fargli notare che usciva con uno che conoscevano appena ma loro l'hanno sempre mandata via insultandola.» disse e accettò il bicchiere d'acqua che la donna gli stava porgendo, bevve un paio di sorsi e sospirò, «Poi loro due si sono messi insieme e io mi sono arrabbiato e Lauren non mi voleva più vedere, poi facevamo pace e io le promettevo che non avrei più insultato.»
Inspirò a fondo e osservò la donna davanti a lui.
«Nessuno dei miei amici mi dà ragione!» sbottò, «Loro dicono che sto troppo addosso a Lauren, che le asfissio, che mi comporto da stupido e che la perderò se continuo così e io non voglio perderla.» si fermò e inspirò a fondo, accorgendosi che la sua voce si era ridotto a un sussurro.
Sorseggiò l'acqua e fissò la dottoressa, «Direi che abbiamo molto di cui parlare.» commentò la donna, «Ormai l'ora è finita.» disse guardando l'orologio appeso alla parete dietro Jason.
«Ah, davvero?» fece lui stupito che fossero trascorsi già sessanta minuti da quando era entrato, girò piano la testa e fissò l'orologio: mancavano due minuti alle sedici. «Il tempo è passato in fretta.» commentò e finì l'acqua.
Un paio di minuti dopo uscì dallo studio e sorrise, felice che qualcuno lo avesse ascoltato senza giudicarlo, senza insultarlo, rimanendo semplicemente lì a sentire quello che aveva da dire. Fissò la ragazza seduta sulla poltroncina, che se ne stava con la testa reclinata, intenta a leggere una rivista. Andò dalla segretaria e prese appuntamento per la settimana successiva.

✫✫✫

Lauren sbuffò e fissò l'orologio: ancora venticinque minuti e la sua giornata lavorativa si sarebbe conclusa. Schiacciò il pulsante, facendo avanzare i numeri della coda, bevve velocemente un paio di sorsi d'acqua e sorrise, «Buon pomeriggio, come posso aiutarla?» esclamò e si blocco nel riconoscere Emma, la madre di Jason. Ormai erano mesi che non la vedeva più e rimase sorpresa nel ritrovarsela davanti. «Signora?» esclamò, imponendosi di mantenere la calma ed essere cordiale.
«Devo prenotare una visita.» rispose l'altra passandole una ricetta.
Lauren annuì, afferrò il foglio e inserì i dati, tenendo lo sguardo fisso sullo schermo. «C'è un posto libero.» disse, «È fra due settimane, alle tre del pomeriggio.» esclamò e ripeté la data. «Va bene?»
L'altra annuì, «Va benissimo.» rispose.
Lauren annuì e stampò il foglio del promemoria e lo diede alla donna, «Si ricordi di pagare prima.» disse, «Arrivederci.»
«Ci manchi tanto, Lauren.» esclamò Emma, «E manchi tanto a Jason.» pigolò, «Lui ti ama.» disse.
«Io no.» replicò la giovane, «Arrivederci.» ripeté e sospirò quando Emma si allontanò da lei.
Mezz'ora dopo era fuori dall'edificio, diretta alla sua auto.
Ormai era un anno e mezzo che stavano insieme — un anno e sette mesi e quattro giorni — e lei era sempre più felice.
Sua madre e Drew erano sposati da qualche mese e presto anche suo padre si sarebbe risposato. Era tutto perfetto.
Charlie era incinta e lei era felice di diventare “zia”, non vedeva l'ora di vedere il bambino — o bambina, ancora non lo sapevano cosa sarebbe stato —, era tutto perfetto e non poteva chiedere di meglio.
Anche se...
Anche se Jason le mancava: rivoleva il suo migliore amico ma sapeva che non era possibile, almeno finché Jason avesse odiato Dean.
Con un sospiro aprì la portiera e salì in auto.
Una volta arrivata a casa salutò sua madre e corse nella sua stanza a prepararsi per uscire a cena con Dean.
Fece una carezza a Duchessa, che sonnecchiava nel suo letto, proprio al centro della testa, afferrò dei vestiti puliti dall'armadio e andò in bagno.

Il ristornate era piccolo e accogliente, con le pareti dipinte di color salmone, quadri appesi alle pareti, cesti di vimini con frutta di stagione sparsi qua e la e delle lampade da parete in ottone. A Lauren quel posto piaceva molto, ed era felice di essere lì quella sera insieme a Dean.
Sorseggiò il vino bianco e sorrise. «Dopo cosa facciamo?» domandò, «Andiamo dagli altri o ce ne stiamo per conto nostro?» sorrise mentre aspettava la torta meringata.
Dean alzò le spalle, «Per me è uguale.» disse, «Anche se potremmo farci una semplice passeggiata in centro.» esclamò, «O andiamo a farci un giretto alla fiera.»
Lauren sorrise, «Frittelle!» cinguetto, «Oh, sì voglio una frittella.»
Dean rise e Lauren lo trovò bellissimo, «Okay, allora è deciso.» esclamò.

Un'ora dopo Lauren aveva la sua frittella in mano e camminava al fianco di Dean.
«Ti stai sporcando tutta la faccia.» commentò lui.
Lei alzò le spalle, «È zucchero.» disse, «Domani dovrò correre per smaltire tutte le calorie.»
Dean si fermò di colpo, «Da quando corri?» domandò.
Lauren rise, «Da mai.» rispose, «Era per dire.» aggiunse e morsicò la frittella, spargendo ancora più zucchero sulle labbra e sulle guance; guardò Dean e trattenne un risolino, poi allungò la frittella verso di lui. Il giovane ne staccò un pezzo, riempiendosi le dita di zucchero.
Lauren rise di nuovo, «Ti sei sporcato anche tu.» squittì.
Dean scrollò le spalle, «Capita.» replicò con un sorriso, poi si chinò verso di lei e la baciò, leccando lo zucchero dalle labbra.
Lauren lo fissò e sorrise, poi bevve un sorso dalla bottiglia di aranciata.
«Andiamo a vivere insieme?» mormorò Dean, le guance appena arrossate.
«Cosa?» squittì Lauren, sicura di non aver capito bene. Non era possibile che Dean le avesse detto una cosa del genere, «Tu... tu... mi hai chiesto...» biascicò confusa.
Dean sorrise e le scostò i capelli, portando una ciocca bionda dietro le spalle, «Andiamo a vivere insieme?» ripeté, «Ti amo.»
Lauren sorrise, felice, e per un'istante temette che il cuore le scoppiasse dalla felicità. «Sì.» rispose e abbracciò Dean, stringendolo forte, «Ti amo.» soffiò all'orecchio di lui, sentendo che tutto stava andando al posto giusto.

✫✫✫

Jason aveva visto e sentito ogni cosa.
Era proprio dietro la panchina dove erano seduti Lauren e Dean e aveva assistito a tutta la scena.
“Sì.”
Ripensò a quelle due lettere, due semplici lettere che avevano distrutto il suo cuore.
Li sentì discutere della casa di Elaine, di cosa cambiare, di tende, tappeti e divani, di Duchessa che non si sarebbe traumatizzata a causa del trasloco, visto che le sarebbe bastato superare la bassa recinzione che separava le due case...
Sentì un nodo alla gola, le lacrime che minacciavano di uscire da un momento all'altro e una morsa al cuore. Si allontanò piano, dicendosi che forse la dottoressa aveva ragione: forse era il caso di dimenticare Lauren, visto che non lo voleva e lo stava solo facendo soffrire.
Si allontanò da loro, superando diverse bancarelle di dolciumi e oggettistica artigianale, svoltò a sinistra e andò a sbattere contro qualcuno. «Mi scusi.» esclamò,«Mi dispiace.» disse e fissò la giovane che si stava chinando per raccogliere un paio di sacchetti da terra. La riconobbe subito: era la ragazza che dalla psicologa entrava subito dopo di lui.
«Non è niente.» disse la giovane, la voce bassa e a tratti tremolante.
«Spero di non aver rotto niente.» esclamò Jason raccogliendo l'ultimo sacchetto, «Se si è rotto qualcosa lo ripago.» aggiunse.
«Sono tutte cose di stoffa.» replicò la giovane e abbozzò un sorriso che Jason trovò adorabile, «Grazie.» disse e prese il sacchetto.
«Ehm... posso offrirti qualcosa per scusarmi?» domandò.
Lei lo guardò sorpresa, inspirò a fondo, sorrise e annuì. «Con piacere.» rispose.

Si chiamava Angel e Jason pensò che non ci fosse nome più adatto per lei. Dopo aver preso un frappè stavano passeggiando nel centro del paese e Jason teneva i sacchetti di Angel. Lei gli aveva confidato che andava dalla psicologa perché aveva assistito all'incidente che aveva ucciso sua madre e suo fratello minore: li aveva visti salire in auto e partire e lei era andata sul ciglio del vialetto e aveva visto la macchina allontanarsi, attraversare l'incrocio — avevano il verde — e venire investiti da un camionista che non aveva rispettato il semaforo rosso.
Jason aveva provato l'impulso di stringerla forte ma si era limitato a un'affettuosa pacca sulle spalle.
«Io ero innamorato della mia migliore amica, solo che lei sta con un altro e la cosa non mi andava giù.» raccontò, «Ma mi sta passando.» ammise.
Angel sorrise e Jason si sentì felice.
Forse poteva voltare pagina e ricominciare.

✫✫✫

Angel gli piaceva, era bello parlare con lei, che lo ascoltava, lo ascoltava sul serio e lo capiva. Passavano bei momenti insieme, passeggiando per il centro commerciale. Erano tutti e due abitudinari e a Jason la cosa piaceva molto.
Era bello avere gli stessi desideri e abitudini di un'altra persona. Era bello non doverla dividere con nessun'altra. Era piacevole tenerla per mano, guardarla, farla ridere, organizzare una cena nel solito ristorante...
Jason lo sapeva, lo sentiva che si stava innamorando di lei.
E la cosa lo rendeva felice.

✫✫✫

Lauren fissò le decine di tovagliette americane, indecisa su quali comprare. La casa di Elaine non aveva bisogno di nessun lavoro di ristrutturazione, gli elettrodomestici erano recenti, così come la cucina, avevano deciso di cambiare la camera da letto, scegliendo mobili di colore chiaro. L'unica cosa da rimettere a posto era il bagno del piano terra ed era quella che stava portando via più tempo perché lei e Dean erano indecisi su quali sanitari comprare e quali piastrelle usare.
La ragazza afferrò delle tovagliette plastificate con disegnati dei girasoli. Le osservò e sospirò, indecisa se prenderle o no. Alla fine le infilò nel cestino con le ruote e ne prese altre quattro di colore azzurro. Si spostò da quello scaffale e afferrò degli strofinacci, afferrò anche un paio di cuscini nuovi per il divanetto in vimini del balcone.
Si spostò dal reparto “casa” dell'ipermercato del centro commerciale continuò i suoi acquisti.
Pagò alla cassa automatica e si diresse al bar di fronte, si sedette a un tavolino minuscolo, la borsa di tela con un gatto grigio che spuntava da un vaso di terracotta ai suoi piedi. Ordinò un cappuccino e un muffin al cioccolato e sfogliò il quotidiano locale in attesa della sua ordinazione. Udì una voce familiare e alzò il viso, trovandosi davanti Jason e una ragazza minuta, molto più bassa di lui, con lunghi capelli castani. Li guardò per un lungo istante, fissando la mano del ragazzo che stringeva quella di lei e sorrise.
«Ciao, Jason.» esclamò e lui sussultò e si voltò.
«Oh, Lauren.» commentò lui, «Ciao.» disse. «Possiamo sederci?» domandò e lei notò il suo imbarazzo, «È pieno.»
Lauren sorrise e annuì, «Certo.»
Jason scostò una sedia e lasciò la mano della ragazza, «Lei è Angel.» la presentò.
Lauren le strinse la mano e fu felice che Jason avesse trovato una persona da amare e sperò che fra loro andasse tutto bene e che lui trovasse quella felicità che meritava.
Parlarono un po', ma né Jason né Angel dissero dove si fossero conosciuti — avevano solo detto che si conoscevano da un paio di mesi — e Lauren iniziò a diventare curiosa. Bevvero i loro caffè e cappuccini, Lauren mangiò il muffin, pagarono — e Jason insistette per pagare quello che Lauren aveva preso — e continuarono a camminare nei corridoi del centro.
Si fermarono dopo qualche minuto e Lauren osservò Angel sparire nel corridoio che portava ai bagni.
«State insieme?» domandò Lauren quando lei e Jason furono soli.
Lui scrollò le spalle e arrossì appena, «Ci stiamo conoscendo.» rispose.
«Sono felice per te.» disse Lauren e gli strinse la spalla.
«Sei fe-felice per me?» balbettò Jason e Lauren vide lo stupore nei suoi occhi.
«Certo.» rispose lei e gli sorrise, «Se tu sei felice lo sono anche io.» disse, «Angel mi sembra molto dolce.»
Jason accennò un sorriso, «Lo è.» disse.
«L'hai fatta conoscere agli altri?» domandò Lauren.
«Non ancora.» rispose lui, «Lo farò.» disse, «Ci sarai?» chiese.
«Certo.» rispose e sentì, ancora una volta, che tutto sarebbe andato al posto giusto, che sarebbe andato tutto bene. 
Sorrise felice; lei e Dean sarebbero andati a vivere insieme — anzi, vivevano già insieme, almeno nei fine settimana —, non avrebbe dovuto abbandonare Duchessa, i suoi amici le volevano bene e lei gliene voleva a loro e Jason aveva trovato una persona da amare.
Sorrise di nuovo quando Angel tornò da loro, con un sorriso luminoso. Pensò che fosse la ragazza giusta per Jason e sorrise ancora.

✫✫✫

Dean posò la valigia sulle letto — l'arredamento della camera, compreso di materasso, era arrivato due giorni prima — e l'aprì. Fissò per un istante i suoi vestiti ripiegati e sorrise, poi voltò la testa nel sentire un miagolio: era Duchessa, entrata dalla porta finestra della cucina che aveva lasciato aperta per far cambiare aria. Evidentemente aveva salito le scale, arrivando in camera da letto.
La gatta balzò sul letto e annusò la valigia, «Non entrare.» l'ammonì Dean, «Riempi di peli i vestiti.»
La gatta lo osservò, la coda avvolta attorno al corpo e miagolò.
«Lauren arriva fra poco.» sorrise Dean e grattò Duchessa fra le orecchie bianche. La gatta iniziò a fare le fusa e spinse la testolina contro le dita del ragazzo.
Dean smise di coccolare la gatta e iniziò a sistemare i vestiti nell'armadio a muro e si domandò se ci sarebbero stati i vestiti di entrambi o se avessero dovuto usare l'armadio di una delle altre due stanze. Decise di pensarci più tardi, quando Lauren sarebbe tornata.

La ragazza arrivò una decina di minuti dopo, quando Dean stava finendo di appendere delle camicie.
«Lascia un po' di spazio anche per me.» esclamò Lauren entrando in camera, «Oh, Duchessa.» trillò e si sedette sul letto, afferrò la gatta e la posò sulle cosce e la coccolò.
«Io lo spazio lo lascio, ma mi sa che è troppo piccolo.» replicò Dean, «Dovremo usare l'altro armadio.» commentò e andò a sedersi accanto a Lauren, le scostò i capelli dal viso e la baciò, «Abbiamo quasi finito di sistemare.» disse.
Lauren annuì e sorrise. «Manca poco.» soffiò.
Dean la fissò e sorrise a sua volta, «Già.» mormorò, «Non vedo l'ora,» disse e le toccò una spalla, facendo scivolare i capelli fra le dita, le baciò la tempia e inspirò il profumo dello shampoo di lei, «Sarà bellissimo.»
Lauren sorrise e continuò ad accarezzare Duchessa, «L'altro giorno ho visto Jason.» confessò, «Si sta vedendo con una.»
Dean irrigidì appena la schiena, «Davvero?» domandò e si sentì subito sollevato: se Jason usciva con una ragazza voleva dire che aveva dimenticato Lauren, che non avrebbe più rischiato di trovarselo all'uscita del lavoro, che non avrebbe più importunato Lauren, «È una cosa bella.» sorrise.
Lauren annuì, «Sì, lo è.» confermò, «Si merita qualcuno che lo ami.» sorrise e guardò Duchessa che scendeva dalle sue gambe e usciva dalla porta.
Rimasero in silenzio per qualche istante e Dean continuò a passare le mani fra i capelli di Lauren. «Lo sai che ti amo?» domandò, gli occhi azzurri che brillavano, l'altra mano che stringeva quella di lei.
«Lo so.» sorrise Lauren, «Ti amo anche io.» soffiò e lo baciò sulla labbra e Dean le sorrise. «Mi aiuti con le mie valigie?» mormorò lei.
Dean annuì, «Certo.» disse, «Le hai già preparate, vero?» domandò.
Lauren annuì, «Ieri sera.» disse.
Dean si alzò in piedi, «Andiamo, allora.» esclamò.
«Quanta roba hai?» ansimò un paio di minuti dopo.
«Qualcosina...» rispose Lauren scrollando le spalle.
Dean la fissò, «Qualcosina... saranno almeno tre valigie e dieci scatoloni!» le fece notare. «Non puoi lasciare qua qualcosa?» domandò.
Lauren spinse in fuori le labbra e gli circondò il collo con le mani, «No.» soffiò, «Abbiamo abbastanza armadi, sai?» mormorò e lo baciò piano.
Dean rise e l'abbracciò, «Non so resistere quando fai il broncio.» disse e le baciò la fronte, «Dai, portiamo di là qualcosa.» esclamò, si allontanò da lei e afferrò uno degli scatoloni mentre Lauren prese una delle valigie.

Quella sera, mentre Dean si sdraiava accanto a Lauren, nel loro nuovo letto, pensò che non avrebbe mai immaginato che sarebbe potuta accadere una cosa simile. Non avrebbe mai pensato che sarebbero cambiate tante cose dal giorno in cui aveva invitato Lauren alla festa per il suo compleanno; non si sarebbe mai immaginato che avrebbe lasciato Georgia perché lei lo aveva tradito, non avrebbe mai pensato che si sarebbe innamorato di Lauren.
Ma era felice che fosse successo e non avrebbe cambiato nulla di tutto ciò.
Abbracciò Lauren e le baciò la nuca. «Ti amo.» soffiò.
«Ti amo.» mormorò lei.
E Dean chiuse gli occhi e si addormentò felice.




È meglio che non guardi quando ho aggiornato l'ultima volta. Mi dispaice per il ritardo ma ho avuto un "piccolo" blocco.
Vabbè, anche questa storia è finita *esulta*
Grazie a chi legge, a chi mette la storia in una delle liste.
   
 
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