4.Home sweet Home
Aveva esaurito le energie.
Rivedere i ragazzi e gestire tutta la loro esuberanza tutta in una volta era
qualcosa di estenuante. Perciò si era fermato nello spazio accanto la casa con
sdentato e si era disteso poggiando la testa sull’amico. Almeno dopo la mattina
la giornata era andata bene con Astrid….fece un singolo verso di strazio e si
portò la mano a palmo aperto sul viso sconfortato. Tutta la situazione gli
stava facendo venire una gran confusione in testa.
“amico credo proprio che mi sto
complicando la vita…” la coda del drago andava avanti e indietro ritmicamente
mentre guardava il padrone umano con aria curiosa. “insomma se le chiedessi di
sposarmi..” cosa a cui aveva pensato spesso ultimamente; anche in quella stessa
giornata, mentre gli parlava di cene “sarebbe tutto più semplice”
Il suo sguardo si soffermò sulla
propria abitazione. Era un luogo di ricordi. E adesso era diventato il posto
dove stava riscoprendo sua madre. Sorrise. Erano così simili. L’aveva
ritrovata da poco ma con lei trovava risposta tutta una parte di lui che nessuno
aveva mai compreso appieno. Nemmeno suo padre. Ed eccolo lì, il senso di vuoto
che provava ogni volta che il pensiero andava a lui. Erano successe troppe
cose, troppo in fretta.
Non riusciva a decidersi a
lasciare il suo nuovo focolare domestico per uno del tutto da creare..di
nuovo.
Ma desiderava Astrid. Il suo
corpo rispondeva per lui e i sogni che faceva ultimamente avrebbe fatto
arrossire il più navigato dei vichinghi! Non poteva che arrendersi allo
scorrere degli eventi e portare tutto un gradino più avanti. Sennò
probabilmente avrebbero finito per comportarsi come due draghi in calore, non
era ammesso, in nessun modo, era lo stramaledetto capo del villaggio e doveva
dare il buon esempio. Di certo non aveva paura di un rifiuto…le labbra stavolta
si piegarono in una espressione di soddisfazione.
Pensarci ancora era ridicolo,
doveva dirlo a sua madre. Tornò a poggiare la testa su sdentato. Era la cosa
giusta da fare, ma gli pesava doverla lasciare. La madre veniva rimpiazzata da
una moglie…stavolta era lui che sceglieva di lasciala. Era una stana
sensazione: cercare di avere quello che si vuole ma non esserne del tutto
soddisfati. Glielo aveva spiegato anche sua madre, e provandolo poteva capirla.
Sentì il muso di sdentato
accarezzargli l’orecchio e un verso che era come un domanda affettuosa. Lo
accarezzò di rimando. “ si bello grazie, ora entriamo”
Fece leva sulla gamba buona e si
alzò.
Avvicinandosi alla porta sentì la
voce di Valka. Canticchiava un canzone che ormai aveva imparato anche lui.
A sua madre piaceva cantare e lo
faceva quasi incessantemente quando era in giro per casa.
Aprì la porta e il calore della
stanza lo investì insieme a sdentato che si avviò come un razzo verso il suo
giaciglio a salutare l'altro drago che si trovava già li sonnacchiosa.
“caro bentornato!” le braccia di
Valka erano piene di legna e hiccup ne prese un po’ per aiutare
“salve mamma” la guardò incerto e
chiese con voce un po’ più debole “cucini?”
Valka era consapevole di non
avere nessuna dote da questo punto di vista perciò non se la prese per
l’evidente disagio del figlio “no hiccup, sto preparando il fuoco per scaldare
lo stufato che ci ha portato astrid” poso le legne e si mise le mani sui
fianchi “ comunque come potevo cucinare anche per te? Non avevo idea di dove
fossi!”
Hiccup si ricordò che aveva detto
alla madre che sarebbe rietrato nel primo pomeriggio “si scusa,alla riva mi
hanno trattenuto più del previsto” le fece un sorriso contrito
Valka rispose ridendo apertamente
“ non c’è da scusarsi, avesti mangiato quello che rimaneva, non importa a che
ora rientri se hai da fare” poi gli puntò un dito contro “volevo solo
specificare che al massimo avrei cucinato per me”
Hiccup la squadrò scettico “
certo…” si mise a sedere lasciandosi andare un po’ troppo pesantemente
“sei stanco?” staccandosi la
protesi e rilasciando un sospiro di sollievo le rispose “esausto”
La madre lo guardò stranito “mi
dispiace ribadire l’ovvio..ma oggi non doveva essere una giornata di stacco?”
Il ragazzo annuì “si, abbiamo
voluto fare troppo”
Due ragazzi di venti anni? Hiccup
non gliela raccontava giusta! Aveva sempre fatto la madre poco invadente in
quei mesi ma c’erano stati segnali…doveva spingere un po’.
“quindi Astri sarà esausta come
te, non passa per cena?”
Desisamente no…“doveva sistemare alcune cose a casa” si erano lasciati con un bacio casto
e uno sguardo azzurro carico di rabbia ben celata. Non era stato perdonato del
tutto.
La donna decise che valeva la
pena giocare a carte scoperte “l’hai fatta arrabbiare?”stava aggiungendo legna
con precauzione e si girò per vedere la reazione del figlio.
Come sempre quando si trattava
del suo ragazzo ogni emozione gli si leggeva chiaramente negli occhi così
simili a quelli di Stoik. Hiccup sembrò per un attimo un bambino colto con le
mani nel barattolo della marmellata.
“quindi la hai fatta arrabbiare”
stavolta il tono non era più di domanda “vuoi parlarmene?”
L’espressione di hiccup virò su
un lieve imbarazzo “non è che ci sian molto di cui parlare…” gli occhi che
cercavano angoli della stanza per evitare di essere sondato dall’intuito di sua
madre.
“Hiccup
Horrendous Haddock III !” incrociò le braccia e pretese di essere
ascoltata “stai cercando di svicolare?”
A Hiccup sembrò che la madre
avesse poteri di lettura del pensiero. Svicolare era esattamente quello
che stava facendo con Astrid. Però l’ambito in cui lo faceva era davvero un
argomento su cui un ragazzo non poteva trattare con la madre! Che continuava a
guardarlo con intensità.
Stava iniziando a sudare e non
per il caldo.
“tesoro tu e quella ragazza siete
fatti l’uno per l’altra…non può essere un problema serio” l’aveva sentita
rivolgersi con lo stesso identico tono al bambino dei vicini. Che non aveva
ancora cinque anni.
Il lui si risveglio un po’ di
orgoglio “sono cose tra me e lei mamma” Complimeti hiccup molto maturo.ci
era cascato in pieno.
La madre infatti aveva affilato
lo sguardo e l’espressione si era fatta severa.
Prima che potesse arrabbiarsi
anche lei decise che doveva semplicemente essere più onesto.
“no scusa. Il fatto è che…” come
poteva dirglielo? Aggrottò le ciglia e si concentrò sul dire quello che
doveva nel modo giusto
“Berk è un po’ asfissiante per
noi” e pregò che capisse.
E quando l’alba della comprensione
giunse alla donna Valka scoppiò a ridere in maniera incontrollata.
E Hiccup la guradò
Stupito.all’inizio.. “mamma hai intenzione di continuare a lungo?” un
sopracciglio si era alzato nel vederla contorcersi dalle risate.
“ah ah ah....oddio no, scusa
tesoro” prese un bel respiro e fermò la risata, portò gli occhi acqua
marina su di lui “è che mi ero dimenticata quel periodo è passato così tanto…”
Di bene in meglio, sua madre
faceva riferimento a quando lei e suo padre avevano avuto gli ormoni galoppanti,
voleva prendere sdentato, volare via e non tornare più.
“ e non guardarmi con quella
espressione! Si so a cosa ti riferisci…sono stata giovane anche io, e voi avete
vent'anni!..ma questo il problema si può risolvere facilmente no?” con intima
gioia sul viso sua madre continuò a parlare sulla scia dei ricordi “ tuo padre
e io non riuscivamo a farci una ragione di tutti i divieti che ci venivano
imposti, in questo neanche lui era molto ligio alle regole!” ridacchiò “ e alla
fine ce la filammo via e quando siamo tornati ci hanno fatto sposare nel giro
di una settimana!”
Hiccup era più che sorpreso,
questo era molto diverso da quello che si era immaginato per i suoi genitori.
“davvero?” lo stupore si
rifletteva nel modo in cui le sue palpebre sbattevano ripetutamente
La madre pensò che faceva
tenerezza “ ma certo! Quando si tratta di amore siamo tutti uguali tesoro…e si
diventa un po’ sciocchi” gli arruffò i capelli con affetto
“ti sei arrovellato tanto perché
non volevi deludere il villaggio vero?” sospirò “tale padre tale figlio
infondo…”
Hiccup la contemplò e un guizzo
di affetto lo attraversò.
“ma questo cambierà ancora tutto”
c’era stanchezza nella sua voce
Valka sollevò le sopracciglia
sottili avendo intuito cosa intendeva “intendi con me?” si aprì in un sorriso
tenero “ ma cosa vai a pensare! Siamo a Berk, a meno che tu non ti nasconda
appositamente mi vedrai comunque dalle 3 alle 4 volte al giorno anche non
volendolo!” lo prese in giro “quello che conta non cambierà per niente”
In quella i lineamenti femminili
che la contraddistinguevano assunsero un pizzico di malizia “la hai fatto
davvero penare quella povera ragazza se lei tutto questo non lo sa”
Il rossore che gli salì alle
guance non riusci proprio ad evitarlo, si sentiva colto in fallo e molto ingenuo
perché quello che aveva considerato un problema si era sciolto come neve al
sole “ e dai! non ti ci mettere anche tu mamma…sistemerò tutto!”
La donna annuì “non ne dubito. E
io ti aiuterò” con le labbra rosate arricciate come se si stesse
pregustando qualcosa continuò “ho già qualche idea”
Continua…