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Autore: channy_the_loner    15/04/2017    0 recensioni
Ogni storia d’Amore degna di essere raccontata comincia con il fiabesco C’era una volta.
Ma se vi parlassi di vampiri, spiriti, guerra, salvezza, maledizioni, sacrifici, tentazioni e paura, l’Amore sarebbe ancora così puro?
Loro non sono affatto innocenti fanciulle in attesa del principe azzurro; una giovane giornalista, una sorella protettiva, un’atleta ottimista, una superstiziosa combattente, una tenera fifona e una silenziosa malinconica, nient’altro che sei normali ragazze appartenenti a mondi totalmente diversi, ma accomunate dallo stesso Destino. Saranno costrette ad affrontare un viaggio attraverso l’Inconcepibile, dove tutto è permesso, per scoprire la loro vera identità; oltre il Normale, le certezze crollano e s’innalzano i dubbi, muri e muri di fragilità, ma dietro l’angolo ci sono anche motivi per abbatterli.
Si può davvero vivere per sempre felici e contenti, quando l’esistenza non è altro che un accumulo di dolore e lacrime? Quanto deve essere forte, l’Amore, per far nascere un sorriso nonostante tutto il resto? E infine, la Vita è un libro già scritto, o è il suo protagonista a prendere le redini del gioco?
-IN REVISIONE-
Genere: Generale, Malinconico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Sorpresa
Note: Lime, OOC, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
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-DEATH.

 

 

L’atmosfera che si era venuta a creare in quella sala della biblioteca rientrava parecchio nei gusti di Selena; la lettura di un buon libro in una tiepida serata d’estate, musica rilassante di sottofondo, odore di carta stampata e la compagnia della persona più seria e di buon gusto che avesse mai incontrato. Quasi si era dimenticata di esser sola con un vampiro, talmente che la sua mente e il suo corpo si erano rilassati una volta entrati in contatto con quella specie di sogno. Non si era mai sentita più realizzata: credeva che quella fosse la serata perfetta per una persona come lei. Distolse lo sguardo dall’interessante libro di storia antica che stava leggendo per poi puntarlo sul vampiro che le sedeva di fronte: gli occhi color quarzo rosa saettavano veloci tra le righe della biografia di Nikola Tesla che aveva attirato parecchio la sua attenzione, mentre i lineamenti fini ed eleganti del suo viso contribuivano a farlo sembrare un vero intellettuale, ruolo che ricopriva egregiamente nell’ambito della sua famiglia. Selena avrebbe dovuto ammetterlo a voce alta, ciò che realmente pensava di lui, senza tracce d’orgoglio; se solo fosse stato un umano, allora avrebbe gradito ancora di più la sua compagnia.

«Perdona la mia franchezza, Milady, ma essere osservato a lungo mi infastidisce» disse Reiji spezzando il religioso silenzio che albergava nella sala, senza neanche smettere di leggere.

La ragazza si sentì come un ladro colto nel bel mezzo di una rapina in piena regola; si affrettò ad abbassare lo sguardo e ad incatenarlo tra il nero dell’inchiostro di una parola che non riusciva neanche a leggere. Si maledisse mentalmente per essere stata disattenta e, in un certo senso, prevedibile. «Scusami» rispose. «Stavo pensando a una cosa.»

«Potrei sapere di cosa si tratta? Sempre se non risulto indiscreto.»

«Non è quello il punto, è solo che non credo ti possano interessare particolarmente i dettagli della mia vita privata» mentì sbrigativamente la ragazza, facendo per ricominciare a leggere.

Il vampiro, però, glielo impedì; allungando il braccio, le allontanò il libro dal viso, così da poter far incatenare nuovamente i loro occhi. Sembrava che ci fosse qualcosa di chimico in quel contatto visivo che, silenziosamente, aveva indotto entrambi ad avvicinarsi tra loro, senza neanche un motivo, ma udirono tre violenti spari, che fecero spaventare Selena e la indussero a scattare sull’attenti e ad affacciarsi ad una delle ampie finestre che mostravano un’ampia e bella vista del paesaggio circostante; vide chiaramente le persone in piazza guardarsi attorno, impaurite e disorientate, avvolte nel terribile sentimento che era la paura, la quale era stata amplificata dall’improvviso smettere di suonare da parte dei musicisti.

«Cosa sta succedendo?» chiese flebilmente Selena. «Mancano ancora due ore allo spettacolo pirotecnico.»

«Non erano fuochi artificiali» disse Reiji, affiancandola. «Sono quasi certo che gli spari appartenessero ad un’arma da fuoco. Una revolver, per la precisione.»

La ragazza dai capelli blu sgranò gli occhi e iniziò a tremare. «Isako-nee!» esclamò, in preda al panico, per poi iniziare a correre verso l’uscita. L’adrenalina le scorreva per tutto il corpo, le faceva formicolare le gambe e quasi cedere le caviglie, ma la ragazza dai capelli blu non aveva alcuna intenzione di fermarsi; aveva troppa paura per sua sorella minore, temeva che le fosse successo qualcosa. Lei, che si era sempre affidata ai dati scientifici e oggettivi, in quel momento stava pregando in un miracolo; Isako era l’unica persona che le era rimasta, non poteva permettere che qualcuno o qualcosa portasse via anche lei.

Si fece abilmente largo tra la folla, evitando in tutti i modi di rimanere incastrata tra le persone, mentre gli occhi vagavano di volto in volto, trepidanti, nel tentativo di trovare sua sorella. Ad ogni passo, ad ogni volto sconosciuto, Selena si sentiva sempre più sconfitta; si era sempre ripetuta il motto della sua vita, il mai arrendersi, ma durante quei secondi interminabili quelle due parole le sembravano le più futili che potessero esistere. E poi lo vide: il corpo immobile e privo di vita di un uomo nel mezzo di una pozza di sangue scarlatto, con i segni di tre pallottole nel petto, uno di essi proprio sul cuore; gli occhi erano aperti, e il terrore che avevano fatto traspirare fino a poco prima era ancora ben visibile. «Oh, Dio» sussurrò, coprendosi la bocca.

Sentì alcune persone urlare un Chiamate un’ambulanza, presto!, così si voltò appena verso di loro, osservandoli con occhi privi di vitalità. «Ormai è troppo tardi. Non c’è più niente da fare» disse lentamente, facendo raggelare tutti i presenti. Si avvicinò al cadavere, per poi accovacciarsi a terra in parte a questo, fare un veloce segno della croce e poi abbassargli le palpebre con una mano. Lo aveva riconosciuto.

«Perché gli hai chiuso gli occhi?» chiese una voce maschile e un po’ fanciullesca alle sue spalle. «Prima non ti piaceva?»

Selena si voltò, puntando gli occhi in quelli violetti di Kanato, che stava stringendo Teddy a sé con molta forza. «Non è uno spettacolo particolarmente bello, per noi umani» disse, seccata.

Il vampiro fece spallucce e si accovacciò di fianco a lei, ignorando le occhiate rimproveratorie e altre sbigottite degli altri presenti. Bisbigliò qualcosa al suo peluche, senza smettere di fissare i lineamenti del cadavere giacente sull’asfalto.

Con la coda dell’occhio vide la sagoma di sua sorella Isako – sana e salva, per suo sommo sollievo – afferrare il proprio cellulare e comporre un numero di telefono, probabilmente quello del centralino della polizia, e portarsi l’apparecchio elettronico all’orecchio, mentre gli occhi persi nel vuoto traspiravano paura, ben visibile anche dal nervosismo con cui si stava mordicchiando le unghie delle dita delle mani.

Dietro di sé, invece, sentì urlare qualcuno, una ragazza, molto probabilmente Harumi. «Non c’è niente da vedere qui, gente! Forza, smammate!»

Vide le persone andarsene pian piano, mentre in lontananza udì distintamente il rumore delle sirene di una vettura della polizia farsi sempre più vicino. “Dannazione, le strade per arrivare qui sono tutte bloccate. Dovranno fare un giro molto lungo”, pensò, rimettendosi in piedi. Constatò con sollievo che molte persone se n’erano andate, ma capì anche che la festa non sarebbe continuata e dovette ammettere che un po’ le dispiacque – era solita andare a quella celebrazione ogni anno, a partire da quindici anni prima, senza saltare nemmeno una data. Ma, ne era consapevole, niente sarebbe potuto durare in eterno. «Harumi-san» chiamò con voce ferma. La ragazza dai capelli verdi la fronteggiò velocemente, con in volto un’espressione seria. «Non far avvicinare nessuno» le disse con tono che non ammetteva repliche. «Specialmente i bambini.»

«Messaggio ricevuto, Selly» rispose l’altra, allontanandosi.

Selena si allontanò a sua volta, lasciando solo Kanato accanto al cadavere; sapeva di non poter competere con la potenza di un vampiro, perciò aveva intenzione di cercare un altro Sakamaki per poter tenere il viola a bada, in modo che non combinasse qualche guaio. Fortunatamente s’imbatté in Kin e Subaru che, ignari della situazione, stavano procedendo a passo di marcia per controllare l’accaduto, nonostante il vampiro fosse contrario, continuando a ripetere, sbuffando, che ciò stava accadendo non rientrava nei suoi interessi. «Oi, Subaru-san» lo chiamò, andandogli incontro.

«Cosa vuoi?» chiese il vampiro, per poi a terra.

Selena lo guardò con un’espressione disgustata in volto, ma decise di fargliela passare. «Hanno assassinato il sindaco Sakamoto» disse senza battere le palpebre, facendo sgranare occhi e bocca di stupore a Kin. «Il suo corpo giace di fronte all’agenzia turistica Nakagawa. Subaru-san, per favore, potresti andare lì? C’è Kanato-san con la chiara intenzione di fare una vivisezione, e ci sarebbe bisogno di qualcuno che glielo impedisca.»

«E perché io? Possono benissimo pensarci quei dementi dei suoi gemelli, oppure Reiji» protestò l’albino.

«Subaru-san, l’ho chiesto a te perché ti reputo più responsabile di Ayato-san e Laito-san. Quindi pensaci tu, per favore» insistette la ragazza dai capelli blu, guardandolo fisso negli occhi.

Kin spostò più volte lo sguardo dall’amica al vampiro, tentando di indovinare chi avrebbe ceduto per prima. Decise di intervenire per non perdere ulteriore tempo. Picchiettò con un dito una spalla di Subaru, riuscendo ad attirare la sua attenzione; gli indicò la direzione del luogo del delitto con un cenno del capo e, senza neanche aspettare una risposta da parte dell’albino, s’incamminò, quasi certa di essere seguita al più presto. Infatti, dopo una manciata di secondi, si ritrovò Subaru di fianco che, con i pugni serrati e gli occhi iniettati di rabbia mista alla rassegnazione, camminava in direzione del corpo morto, intenzionato a placare – in qualche modo che ancora non aveva fatto capolino nella sua mente – gli istinti macabri del fratello maggiore.

Nel giro di circa un minuto riuscì a scorgere la figura del vampiro dalle profonde occhiaie in piedi davanti al cadavere, intento ad osservare il suo orsetto di peluche stranamente seduto sulla pancia del defunto, quasi come se fosse in posa per fare una foto e immortalare quel momento. «Teddy, sei troppo carino!» esclamò entusiasta.

«Hey, Kanato, togli immediatamente quel pupazzo da sopra quel cadavere!» ordinò Subaru, incrociando le braccia al petto.

L’altro si voltò lentamente verso l’albino, prendendo a guardarlo con sguardo truce. «Non ti azzardare mai più a rivolgerti a Teddy in questo modo schifoso» scandì Kanato, per poi rivolgere lo sguardo alle spalle del fratello. «Pare che la tua bambola non riesca ad apprezzare la bellezza della Morte. Che tipa…»

Subaru si voltò velocemente nella direzione di Kin, e difatti la trovò appoggiata ad un muro, con lo sguardo puntato nella direzione opposta del cadavere e l’espressione sofferente. Per qualche strano motivo, l’albino si sentì in colpa di averle permesso di vedere quel corpo morto; lui non si sentiva per niente toccato dalla situazione, ma sapeva che per gli umani una visione del genere risultava terribile. Scosse animatamente la testa e si concentrò nuovamente sul fratello, pronto a vendicarsi delle parole dettegli. «E la tua, di bambola? Lei non è qui, sicuramente starà frignando come una bambinetta da qualche parte.»

Le pupille di Kanato si restrinsero, diventando poco più di due puntini neri. «NON PARLARE DI LEI IN QUESTO MODO!» urlò il lillà in risposta serrando i pugni.

«E allora dov’è?!» chiese Subaru, alterato.

Kanato si bloccò sul posto, le labbra schiuse e gli occhi ancora sgranati, ma i pugni tendevano ad aprirsi. Prese a guardare il vuoto, alla ricerca di una risposta alla domanda appena fattagli dal fratello, anche se quello che vedeva non faceva altro che confondergli le idee. Cosa sarebbe stato meglio fare?

Subaru, vedendolo in difficoltà, fece qualche passo verso di lui, fronteggiandolo, per poi mettergli una mano sulla spalla e dargli una piccola spinta, forse d’incoraggiamento. «Vai a cercarla» gli disse, una volta ricevuta la dovuta attenzione.

Kanato, lentamente, prese il suo orsetto di peluche tra le braccia, rivolse un ultimo sguardo all’albino e, a passi lenti e cadenzati, s’incamminò altrove, alla ricerca della sua bambola dai capelli castani e gli spessi occhiali da vista.

Una volta andato via, Subaru si voltò, come se fosse stato chiamato, in direzione di Kin, ritrovandosi con gli occhi blu della ragazza fissi sulla propria figura, mentre un sorriso le incorniciava il volto, dovuto al gesto dell’albino. Le goti del vampiro si tinsero di rosso e, dopo aver deglutito rumorosamente, Subaru rispose con una smorfia tremolante, non assomigliante né a un sorriso né a un ghigno, che fece ridacchiare di divertimento la ragazza dai capelli rossi e gli occhi color oceano.

 

 

***

 

 

«Fermati.»

«Dai, ancora un altro po’.»

«No, basta così.»

«Ma sei cattiva.»

«Per favore, smettila.»

Laito sbuffò e si staccò dal collo di Tara, allontanandosi di qualche passo. Si raddrizzò il cappello sulla testa e puntò gli occhi al cielo, venendo subito rapito dalla bellezza ammaliante e delicata della Luna; i suoi pensieri iniziarono immediatamente a vagare tra le stelle, facendo riaffiorare nella mente del vampiro i momenti di poco prima – i baci, le carezze, i sussurri. Non aveva mai provato emozioni simili con una ragazza nel corso della sua esistenza. Si definiva un esperto in sentimenti amorosi eppure, nell’esatto momento in cui era stata Tara a prendere l’iniziativa, ad alzarsi sulle punte e a baciarlo, ancora con le lacrime intente a sgorgarle dagli occhi, fino a fargli mancare il respiro, aveva percepito tutto svanire, comprese tutte le sue intenzioni, tranne lei; lei era proprio davanti a lui, a donargli scariche elettriche lungo tutto il corpo, a costringerlo a stringerla più forte a sé, a farlo impazzire ancora di più. Laito si voltò verso la ragazza, proprio mentre lei era intenta a tamponarsi con un fazzoletto la ferita sulla spalla provocatagli da un morso un po’ troppo violento, dalla quale sgorgava ancora del sangue; aveva ancora le guance rosse d’imbarazzo e gli occhi lucidi. Il vampiro la vide sfiorarsi le labbra con le dita di una mano, e la sentì chiaramente sussurrare un Cosa sto facendo? È tutto sbagliato…, e quelle parole lo colpirono violentemente allo stomaco, ma si obbligò a far finta di niente. «Ti sei divertita?» le chiese, una volta aver riacquistato il suo sorriso metà tra l’ebete e il malizioso.

Tara face incontrare i loro sguardi, restando in silenzio per alcuni secondi. «Stupido» gli disse solamente, tanto inespressiva da fargli paura.

«Hey, che hai?» domandò nuovamente il vampiro, avvicinandosi.

Fece per accarezzarle una guancia, ma la ragazza gli allontanò velocemente la mano. «Non ho niente» rispose secca.

Restarono in silenzio per qualche altro secondo, poi prese la parola Laito. «Dimmi che ti è piaciuto, almeno.» Non era da lui implorare qualcuno, ma in quel momento aveva bisogno di sentirselo dire, aveva il bisogno di sapere di averla fatta sentire bene. Dopotutto, non era quello a cui mirava sin dall’inizio?

Tara arrossì nuovamente, distogliendo lo sguardo. Laito sorrise vittoriosamente. «Lo prenderò per un sì» disse il vampiro, allargando il ghigno malizioso.

La ragazza lo oltrepassò, uscendo da vicolo e incamminandosi nella via principale.

«Dove stai andando?» le chiese Laito, uscendo a sua volta dalla stradina secondaria.

«Voglio sapere cos’erano gli spari di prima» rispose, fermandosi in mezzo alla strada e voltandosi leggermente verso di lui. «Quelli non erano fuochi d’artificio.»

Laito sorrise tra sé, compiaciuto del fatto che Tara fosse così curiosa. Iniziò a camminare dietro di lei, tenendosi un po’ distante, ma facendo ben attenzione a non perderla di vista. Entrambi adocchiarono Harumi poco più avanti, fiancheggiata da un gruppo di bambini che, a giudicare dalle loro espressioni, pendevano dalle sue labbra. Poco distante c’era anche Shuu, quasi sdraiato su una panchina, che sembrava stesse dormendo; tuttavia, il biondo era sveglio, e stava ascoltando il discorso che la ragazza dai capelli verdi stava facendo ai bambini con tanta enfasi.

«Harumi-san» la chiamò Tara, aumentando il passo per raggiungerla più in fretta.

La ragazza dai capelli verdi si girò verso la rosa, rivolgendole un sorriso non troppo grande. «Ciao, Tara» la salutò, accogliendola in un abbraccio.

«Cosa è successo? Cos’erano gli spari di prima?»

Il sorriso di Harumi mutò, diventando più amaro. «Il sindaco Sakamoto è stato ucciso. Non si sa il nome del colpevole, ma la polizia arriverà presto» spiegò la ragazza dai capelli verdi, facendo attenzione a non farsi sentire dai bambini. «Per il momento, Selly sta badando al cadavere, mentre io mi sto occupando dei dintorni. Chissà, magari l’assassino avrà lasciato qualche indizio.»

«Ma non sono lavori che dovrebbe svolgere la polizia?» s’intromise Laito, appoggiato alla panchina occupata dal maggiore dei fratelli Sakamaki.

«È quello che ho detto anch’io, ma queste donne sono proprio delle ficcanaso» mugugnò Shuu, per poi sbadigliare.

«Zitti voi due!» esclamò uno dei bambini, attirando l’attenzione dei due vampiri. «Harumi-senpai ha il compito di difendere l’umanità dai mostri! Ed è proprio quello sta facendo adesso con l’aiuto di Selena-senpai!»

I due Sakamaki si scambiarono degli sguardi tra il curioso e il divertito. «E dimmi» iniziò Laito, «come fai ad essere sicuro che è proprio la tua senpai a sconfiggere i mostri?»

«Perché lei è così forte e coraggiosa!» s’intromise una bambina. «Io da grande voglio essere come lei!»

«Harumi-senpai non ha paura di niente!»

«Harumi-senpai non piange mai!»

«Harumi-senpai non ha punti deboli!»

Nel sentire quelle parole, la ragazza dai capelli verdi sorrise mestamente, non facendosi vedere dai suoi piccoli seguaci; per fortuna, divenne la senpai di quel gruppo di bambini molto tempo dopo quel giorno, quando il mondo le crollò addosso.

«Però, devo dire che mi piacerebbe essere al servizio anche di Tara-senpai» disse uno dei bambini, guadagnando immediatamente l’approvazione degli altri maschi e sguardi seccati da parte delle bambine.

«Ammirate le mie qualità così tanto?» chiese la ragazza dai capelli rosa con aria sognante.

«No, sei solo bella» disse ingenuamente uno dei bambini, ricevendo una gomitata da un suo amico.

«Eh?»

Harumi e Shuu scoppiarono in una risata, la prima con più enfasi e il secondo più lievemente.

«Non c’è niente da ridere!» si lamentò la ragazza dai capelli rosa, dimenando le braccia in aria.

Laito sorrise, divertito, e si avvicinò a Tara, circondandole le spalle con un braccio. «Secondo me dovreste restare gli amichetti di Harumi-chan» disse, facendo voltare tutti nella sua direzione.

«E perché, scusa?» gli chiese un bambino.

«Semplice. Così questa principessa sarà tutta per me» rispose il vampiro, facendo l’occhiolino.

Le goti di Tara si tinsero nuovamente di rosso e i suoi muscoli si rifiutarono di scrollarsi di dosso il braccio di Laito, nonostante il cervello lo stesse urlando con tutte le proprie forze.

«Mah, tu pensalo pure, ma non credere che il sottoscritto si faccia mettere i piedi in testa da un tipo strano come te» rispose lo stesso bambino. «Io sono un grande e presto diventerò l’Imperatore dell’intero Giappone!»

«Chi è, Ayato Secondo?» chiese Shuu, minimamente divertito.

«Colpito e affondato» rispose Harumi, sospirando. «Credo che tra qualche anno sarà presuntuoso come quel rincretinit— Aspettate, dov’è Yui?!»

 

 

***

 

 

«Dai, Chichinashi, è soltanto un cadavere! Non c’è bisogno di lagnarsi così!»

«Però… Insomma, lui e-era un uomo così gentile…»

«Ma chi se ne frega?»

«Perché gli hanno fatto questo?»

«Che vuoi che ne sappia, io? Nemmeno lo conoscevo, ‘sto tizio qua.»

Yui singhiozzò ancora, coprendosi gli occhi con entrambe le mani; sapeva che ogni giorno un numero imprecisato di persone venivano uccise, ma non le era mai capitato di vedere un morto dal vivo, ritrovarselo proprio davanti agli occhi. La polizia era finalmente riuscita ad arrivare sul luogo del delitto e a circoscriverlo con dei nastri fosforescenti; i quel momento erano ancora intenti a disegnare la sagoma del defunto sull’asfalto, ma le autorità avevano già dato l’ordine di trasportare il cadavere in un laboratorio scientifico per l’autopsia.

«Ayato-kun, è una cosa terribile» sussurrò la bionda, strofinandosi un occhio con il dorso di una mano.

Il vampiro sbuffò, scocciato. «Mi sono stufato di averti nelle orecchie, Chichinashi» le disse, grattandosi la nuca.

«Ma io ci sto mal--»

«Adesso basta!» esclamò Ayato, afferrando la ragazza per le spalle e scuotendola appena. «Che te ne importa se l’hanno ammazzato? Non è un tuo parente, né amico, l’hai detto tu. È inutile starci così male.»

Yui lo guardò negli occhi, senza parlare. Quei due smeraldi stavano lasciando trasparire moltissime emozione, ma la bionda non seppe decifrarne neanche una: sembrava ci fosse preoccupazione, ma era subito entrata in scena la rabbia, con che altro? Risentimento? Angoscia? Tutti i sentimenti negativi che erano soliti caratterizzarlo. «Ayato-kun» lo chiamò, abbassando lo sguardo. «Il sindaco Sakamoto aveva una famiglia, e anche degli amici. Non pensi a loro? Non pensi al loro dolore?»

«No, non ci penso» rispose subito il vampiro. «E sai perché? Perché non me ne frega un cazzo di loro. Se credi che io possa provare pietà solo perché un tizio è morto e tu stai piangendo, ti sbagli di grosso.»

Yui lo guardò con gli occhi sgranati, incredula di star udendo quelle parole. «Ayato-kun…»

«Ti sei dimenticata cosa sono?» le disse, con voce roca e seria, senza battere le ciglia.

Yui non rispose neanche. Ayato le lasciò le spalle e, senza rivolgerle neanche un’occhiata, girò i tacchi e se ne andò, tuffando le mani nelle tasche del pantalone. La bionda fece per seguirlo, ma subito dopo si obbligò a stare ferma – quello era un litigio o solo una discussione?

Una voce maschile interruppe i suoi pensieri, facendola voltare. Vide Azusa correrle incontro e, dall’espressione che gli albergava in volto, sembrava essere parecchio preso dalla situazione.

«Eve» la chiamò il ragazzo, nonostante avesse già ricevuto l’attenzione della bionda.

«Azusa-kun» lo salutò, riuscendo ad asciugarsi del tutto le lacrime.

«Eve, il capo ha detto che io e te dobbiamo occuparci di questo omicidio» le disse. «Vuole un articolo entro domani mattina.»

«Domani mattina?!» esclamò la ragazza. «Ma è pochissimo tempo, non ce la faremo mai!»

«Lo so, ma ha detto che non vuole ricevere repliche. Siamo costretti, Eve.»

Yui fece per ribattere, per dirgli che avrebbero potuto almeno tentare di chiedere poche ore in più, ma fu anticipata da un urlo femminile. La bionda e Azusa si girarono contemporaneamente verso il cadavere, che stava per essere messo su una barella, e videro la figura di una ragazza con le guance rigate dalle lacrime correre verso il corpo del defunto.

«PAPÀ!»

 

 

 

Angoletto dell’Autrice!!

Salve, minna-san! Gradite dei biscotti al cioccolato? *mostra una teglia vuota, ricordandosi di aver mangiato tutti i dolciumi prima* Ehm, sì… Mi scuso se sono mancata, ma è stato un mese molto impegnativo! I professori sono improvvisamente diventati più sadici del normale T-T Solo per farvi un esempio: una settimana è formata da 168 ore, giusto? Ebbene, io ne ho passate 63 sui libri, ovviamente escludendo le ore di sonno e di scuola, heheh… E questo solo in UNA settimana, figuratevi le altre… *ruba il pugnale di Subaru e fa finta di suicidarsi in stile Komori Yui* Per fortuna sono arrivate le tanto attese vacanze di Pasqua, perciò sono riuscita a sfruttarle per mettere nero su bianco queste righe. A proposito, è la prima volta che descrivo la scena di un omicidio, perciò scusatemi se fa schifo ^^’ Non so quando arriverà il prossimo capitolo, perché purtroppo ho anche le prossime due settimane piene di impegni! Mi gira la testa solo a pensarci O.o E non c’è neanche Reiji-san che mi aiuta… *alza la voce per farsi sentire* Perché giustamente da bravo egoista qual è, non aiuta una povera donzella in difficoltà.

Reiji: *fa finta di non sentirla*

Comunque, adesso sarà meglio che vada e che vi lasci liberi di continuare a gironzolare su EFP ;D Vi prometto di rifarmi viva il prima possibile :3

A proposito… BUONA PASQUA, MINNA-SAN~♥

-Channy

 

 

Post Scriptum: Lo so che mi sono scusata già mille volte, ma… Scusate anche se gli ultimi capitoli sono letteralmente intasati da Laito e Tara però, ragazzi, li adoro *^*

  
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