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Autore: J o k e r_    19/04/2017    5 recensioni
[AU][Viktuuri][Yuuri!Pianista, Viktor!Violinista][Rating a salire]
"Continuava a ripensare alla chiamata che aveva ricevuto, qualche giorno prima, dal suo migliore amico, Pichit Chulanont. Avevano parlato per un'ora buona del più e del meno, dopotutto erano già passati due anni dall'ultima volta che si erano visti, e poi dal nulla era venuta fuori la fatidica domanda.
"Suoni ancora, vero?"
No, avrebbe dovuto rispondergli, il concerto dell'anno scorso è stato un tale disastro che ho deciso di abbandonare definitivamente la mia carriera da pianista, e invece aveva asserito, dicendogli che sì, suonava ancora, quando in realtà non toccava da mesi il suo pianoforte.
Il padre di Pichit, che era il proprietario di un'importante catena di ristoranti in Thailandia, era stato infatti contattato da un suo collega francese, imprenditore, e che aveva organizzato una serata di beneficenza, per cui aveva ingaggiato diversi musicisti.
Ovviamente il ragazzo non aveva minimamente esitato a chiedere al padre se l'imprenditore stesse cercando anche un pianista, ed era stato proprio così che il suo nome era venuto fuori. E Yuuri aveva accettato."
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Un po' tutti, Victor Nikiforov, Yuuri Katsuki
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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IV. Moderato

IV. Moderato



Nella sua vita, Yuuri si era ritrovato davanti a tante situazioni difficili: la scuola, le prime lezioni di piano, la sua cotta per Viktor, la realizzazione di essere gay, il trasferimento a Detroit, il coming out con Pichit.
Tra queste, aveva appena deciso di contemplare anche l'insegnare il pianoforte ai bambini.
Si trattava di una classe di poco più di dieci ragazzini, tra cui le tre figlie di Yuuko e Takeshi - era certo che fossero lì solo perché gli volevano bene, non perché avessero la benché minima intenzione di imparare effettivamente qualcosa -, ma il vero problema era proprio l'età dei suoi studenti.
Bambini, rumorosi e scoccianti.
Non che Yuuri da piccolo non fosse stato anche lui rumoroso e scocciante - qualche volta -, però era abbastanza timido e introverso da non dare mai troppi problemi.
Quella classe, diversamente, di problemi ne stava dando abbastanza.
La scuola gli aveva dato un pianoforte della Kawai piuttosto vecchio, con alcuni tasti leggermente malfunzionanti, ma che poteva ancora andar bene per delle lezioni di base, eppure in appena cinque minuti uno dei bambini era già stato capace di rendere inutilizzabile il fa diesis della prima ottava.
«No, no, non toccare, oppure si rompe.» disse gentilmente a uno, mentre prendeva a rimproverarne un altro.
«Hishikori no! Il pianoforte non si suona così! Okay, bambini, aspettate-»
Le sue parole sembravano avere un senso solo per le tre gemelline di Yuuko, ma per i restanti sette erano a dir poco vane.
In un moto d'ira, batté la mano così forte contro il coperchio che il tonfo attirò l'attenzione di tutti, riportando improvvisamente il silenzio nella piccola aula.
«D'accordo, ora, se vi disponete tutti in cerchio accanto a me, vi faccio vedere come posizionare le dita, va bene?» chiese gentilmente.
«Questo è il do centrale.» spiegò, e suonò il tasto. «Si chiama così perché sta più o meno al centro della tastiera. Conoscete il resto delle note? Sapete leggerle?»
I bambini annuirono tutti, ascoltando il prosieguo della lezione in silenzio, fino alla fine, provando quanto Yuuri spiegava sulle loro piccole diamoniche.
Ci vollero poche manciate di minuti perché i piccoli smettessero di distrarsi e cominciassero a prestare davvero attenzione alla lezione, sinceramente interessati.
A fine giornata, i suoi alunni avevano imparato a suonare la scala di do maggiore e aveva assegnato loro una serie di esercizi da svolgere per la prossima volta.
Erano appena le sette di sera, quando rincasò.
Trovò Mari che spazzava ad attenderlo, e una Minako poco sobria attaccata al televisore della sala da pranzo dell'onsen.
Si tolse il leggero cappotto con cui era uscito e si avvicinò alla sorella.
«Da quant'è in questo stato?» le chiese, senza attirare l'attenzione della sua insegnante.
«Un po'. Ma abbiamo smesso di darle altro alcool per non peggiorare la situazione.» ammise la ragazza.
«Yuuriiiiii! Sei tornatoooo! Com'è andata la lezione?»
La donna si intromise nella conversazione, e bastò quella semplice domanda a mandare in panico il giovane: i suoi genitori non sapevano ancora assolutamente nulla della proposta di Viktor.
«Lezione?» aggiunse Mari. «Di che sta parlando?»
«È... complicato. Ti spiegherò tutto, giuro.»
«Yuuri da lezioni di piano ai mocciosi per andare in Russia da Nikiforoooov! Però ora mi riaccompagna a casa, vero Yuuri?»
«Sì, sì, ti riaccompagno a casa!» blaterò di sfuggita mentre prendeva di nuovo il cappotto, pronto a uscire di nuovo.
Afferrò Minako per un braccio e la aiutò ad alzarsi.
La donna era già uscita di casa quando Yuuri, che stava per seguirla fuori, venne fermato da una solida presa al braccio.
«Sarà meglio che quando torni tu mi racconti ogni singola cosa di questa follia di andare in Russia. Chiaro?»
Affranto, il giapponese si limitò ad annuire.
S'incamminò con la sua insegnate per le desolate strade di Hasetsu, meditando su quanto era successo.
Probabilmente, il suo sogno di lavorare con Viktor era terminato nell'esatto momento in cui Minako aveva parlato, eppure non gliene dava una colpa.
Tutto ciò che Yuuri provava per Minako erano riconoscenza e compassione.
Se aveva avuto anche solo l'occasione di poter incontrare il suo idolo, lo doveva unicamente a lei, e a anni di lezioni di pianoforte per le quali la donna non aveva mai chiesto nulla in cambio, sebbene la sua famiglia si fosse sempre sdebitata offrendole da bere.
Come si poteva restare indifferenti, poi, davanti a una visione come quella a cui Yuuri stava assistendo?
Aveva davanti una delle più grandi pianiste degli ultimi trent'anni quasi totalmente ubriaca, che aveva fatto della musica la sua unica ragione di esistere, che a causa della stessa aveva abbandonato la sua famiglia e quello che, se fosse rimasta a Tokyo, sarebbe probabilmente diventato suo marito.
E la musica come l'aveva ripagata? Con due operazioni alla mano sinistra e una carriera da pianista stroncata sul nascere.
Per non dimenticare l'alcolismo.
Yuuri non era un grande pianista, o, almeno, non si considerava tale, e dopo il fiasco dello scorso anno scommetteva tutte le sue tastiere che ad Hasetsu, eccetto la sua famiglia, nessuno lo considerasse un fenomeno musicale.
Dopotutto, si stava comunque parlando di trasferirsi in Russia per un periodo indeterminato, e ciò richiedeva una certa quantità di denaro che Yuuri nel suo stato attuale non possedeva.
Le lezioni di musica alla scuola non erano pagate poi tanto male, ma a quanto sarebbero bastati quei soldi? Non poteva certo accamparsi in casa di Viktor, e in breve tempo avrebbe dovuto trovare un alloggio o quantomeno un coinquilino.
Un coinquilino russo, di un paese straniero, che parlava una lingua che Yuuri assolutamente non capiva.
Sospirò, scosse brevemente la testa e riportò la sua attenzione su Minako, che camminava davanti a lui leggermente barcollante.
«Perché quel muso lungo?» fece lei.
«Niente, sto pensando.»
«Tu hai un serio bisogno di ubriacarti, sai?»
«Lo terrò a mente.»
«Dai, sorridi.»
«No.»
«Yuuri non fare il ragazzino imbronciato e fammi un cazzo di sorriso.» sbraitò.
Fortuna che la strada era vuota e non c'era nessuno ad assistere a quel battibecco.
Il ragazzo fece un breve, sorriso forzato, ma non bastò a soddisfare la sua insegnante.
«Non quel sorriso da scemo, uno sincero.»
«Non dovresti essere incapace di intendere e volere?»
«Non sono così ubriaca.»
«Ah-ha.»
«Modera i termini, ragazzino, sono più grande di te!»
Quel rimprovero fece ridere Yuuri e sorridere Minako.
«Ecco, ti costava tanto farti una risata?»
«No, in effetti.»
La donna fece qualche passo verso di lui, quel tanto che bastava per allungare una mano e scompigliargli i capelli; dopo qualche attimo, si fermò sul marciapiede.
«Va bene fin qui, Yuuri, grazie. Torna a casa.»
«Ma non siamo ancora arrivati al tuo appartamento, sei sicura?»
Dal suo canto, lei si era già incamminata di nuovo da sola.
«Sì tesoro, stammi bene!» urlò, ormai già a una decina di metri da lui.
Con una breve alzata di spalle, si decise a tornare indietro.
Il silenzio che lo accolse quando rientrò a casa era a dir poco frustrante.
Mari lo attendeva seduta al tavolo della cucina con un'espressione inequivoca, che poteva dire solo una cosa: "dobbiamo parlare".
Senza fare storie, si accomodò di fronte a lei.
«Allora? Cosa vuoi sapere?»
Con una calma terrificante, sua sorella posò i gomiti incrociati sul ripiano in legno e si fece leggermente in avanti, poi fissò gli occhi nei suoi.
«Prima cosa: mamma e papà lo sanno?»
«Dipende da a cosa ti riferisci.»
«Tutto. Le lezioni, e la Russia.»
«Sto dando lezioni di piano e chitarra ai bambini della scuola di Hasetsu; questo mamma e papà lo sanno.»
«Okay. Su questo ci siamo chiariti. Ma ora mi spieghi cos'è questa storia di Viktor Nikiforov.» disse.

«L'ho incontrato a Parigi e mi ha fatto un'offerta di lavoro.»
«Che genere di offerta?»
«Fargli da pianista accompagnatore per l'album che inciderà. Lascia l'orchestra in cui si trova e torna a lavorare da solo.»
A quelle parole, la ragazza si sistemò nuovamente contro la sedia, poi fischiò, impressionata.
«L'offerta di Viktor include anche accompagnarlo in attività che non riguardano l'album?»
Corrugò le sopracciglia, confuso.
«Spiegati meglio.»
«Concerti, serate, interviste. Se lavorerete insieme, ovviamente dovranno presentarti al mondo, Yuuri.»
Il suo viso si distese a quella realizzazione.
Fissato com'era sull'apparente impossibilità di andare in Russia che non aveva pensato anche a questo aspetto: l'album andava pubblicizzato, e ovviamente avrebbero dovuto presenziare a qualche serata o evento importante per suonare.
«Quando avevi intenzione di dircelo, Yuuri?»
«Sono tornato ieri...»
«Potevi parlarne benissimo a cena, oppure a pranzo, oggi. Se non fosse stato per Minako, probabilmente non avremmo saputo nulla. È a questo che servono le lezioni? A pagarti il viaggio e la sistemazione?» chiese, più mite.
Il minore assentì in silenzio.
«Non voglio chiedervi altri soldi.»
«Vuoi rinunciare a quella che potrebbe essere la tua unica occasione per uscire da questo buco sperduto nel mondo che è Hasetsu?»
«Non ho detto questo, ma-»
«Dammi retta, Yuuri.» lo fermò Mari, alzandosi dal suo posto. «Parlane con mamma e papà, sono seria. E poi ultimamente gli affari non vanno tanto male, i soldi non mancano. A proposito, ci sono le figlie di Yuuko e Takeshi. Il padre di Takeshi si è sentito di nuovo male e sono corsi all'ospedale, così mi hanno chiesto di guardare le gemelle per qualche ora. Fai tu loro un po' di compagnia?»
Assentì, poi osservò in silenzio sua sorella che lasciava la stanza, lasciandolo solo.
Passarono pochi secondi prima che si decidesse a seguirla nel salone dove sua madre stava ancora servendo alcuni clienti.
In un angolo, le tre bambine stavano colorando un album di disegni, bisticciando tra loro.
Non era una stanza grandissima, c'erano giusto un paio di tavoli da tè e un grande kotatsu; da un lato c'era l'uscita, su quello adiacente un grosso televisore che gli ospiti usavano perlopiù per guardare lo sport, mentre su quello opposto c'era l'angolo bar e una cassa elettronica.
Ma il vero pezzo forte della stanza era il pianoforte da parete che i suoi genitori gli avevano comprato qualche anno dopo le prime lezioni di musica.
Ricordava di aver iniziato con una piccola tastiera, poi aveva iniziato a usare il pianoforte di Minako, nel suo studio.
Qualche tempo dopo, però, la sua famiglia gliene aveva comprato uno a sorpresa per il suo tredicesimo compleanno.
Si avvicinò a loro, sorridente.
«Ehy ragazze!»
«Zio Yuuri!» urlò Axel, prima di gettarglisi addosso in un abbraccio. Le altre due la seguirono a ruota.
Non c'era davvero stato per tutta l'infanzia delle piccole, ma da sempre Yuuko l'aveva chiamato zio di fronte a loro, per cui ormai era un po' come se facesse parte della loro famiglia.
«Sai che abbiamo fatto vedere a mamma cosa abbiamo imparato al corso di piano? Ha detto che sei davvero un bravo insegnante!» fece Lutz, tutta contenta.
«Sì! E io da sola ho anche imparato a suonare un brano di Mozart! Solo con la mano destra però...» si aggiunse Loop.
«Vuoi farmi vedere?» chiese lui.
«No... non sono brava come te. Perché non suoni tu qualcosa?» 
«Sì! Suona tu! Suona tu!» 
«Io voglio sentire qualcosa dei cartoni animati!»
«Sì! Anche io!»
«E io pure!»
«D'accordo, d'accordo, mi metto al pianoforte, ho capito.» le calmò, alzando le mano in segno di sconfitta.
Col sorriso sulle labbra si accomodò sullo sgabello, seguito a ruota dalle gemelle che gli si misero ai lati. Non mancò di notare come anche i commensali ancora presenti avessero spostato la sua attenzione su di lui, e ora aspettavano che la melodia cominciasse.
Non gli spiaceva tutto sommato suonare, aveva bisogno di schiarirsi le idee e per qualche istante voleva smettere di pensare.
Posò le mani sui tasti, poi rifletté un attimo. Quando il cartone preferito delle gemelle gli venne alla mente, le dita si mossero con naturalezza sui tasti neri.
Non si trattava di un brano particolarmente allegro, ma proprio per questo era uno dei più belli e complessi del film.
Tutto iniziava con un si bemolle, un re e un fa diesis, una semplicissima sequenza di tre note che continuava con una serie di accordi che in passato, quando aveva imparato il brano, l'aveva fatto spesso impazzire.
Il pezzo si concludeva con la stessa sequenza iniziale, solo due ottave più avanti.
Quando ebbe terminato, le gemelle lo guardavano stupiti, e così anche i clienti dell'onsen: qualcuno applaudì, qualcuno si complimentò e basta.
«Era così triste!»
«Invece a me è piaciuta un sacco! Era "Quando viene dicembre", vero?»
«Come sapevi che "Anastasia" è il nostro film preferito?»
«È un segreto.» rispose con un occhiolino. «Volete qualcosa da mangiare?»
«No grazie.»
«Hai del succo di frutta?»
«Voglio anche io il succo!»
«Forza, seguitemi in cucina.»
Condusse le bambine lì, prese quanto chiesto e tornarono nel salone.
Qualche ora più tardi, Yuuko venne a prendere Axel, Lutz e Loop, senza trattenere la gioia quando scoprì che Yuuri era tornato.
Si salutarono velocemente, con la promessa che il ragazzo sarebbe ripassato il giorno dopo alla loro pista di pattinaggio per parlare del viaggio a Parigi.
Quando anche i clienti se ne andarono, Yuuri cenò velocemente con la sua famiglia, senza accennare alla trasferta in Russia.
Sua sorella lo guardò, inquisitoria, ma ignorò la sua occhiataccia e si allontanò con la scusa di volersi coricare.
Non voleva ancora parlarne, e in più era troppo stanco per affrontare il discorso ora.
Nella sua stanza, si tolse velocemente la maglietta sporca, poi si fermò davanti allo specchio.
Yuuri non era grasso. Ma non era neppure magro.
Tuttavia, era cosciente di aver messo su diversi chili di troppo nel corso dell'anno, e per questo Minako, il cui motto era "mens sana in corpore sano", oltre a dargli consigli musicali lo obbligava anche a frequentare la palestra di Hasetsu ogniqualvolta il ragazzo si trovava lì.
Ripensò immediatamente al fisico slanciato di Viktor, alla curva dei suoi fianchi e anche di qualcos'altro.
Doveva decisamente mettersi a dieta.
Con la promessa mentale di dimagrire, finì di spogliarsi e rimase con solo i boxer indosso.
Sbuffò, si gettò sul letto, e il sonno lo colse immediatamente.
Non prima, però, di aver ripensato al suo incontro con Viktor.





Note autrice:
Salve a tutti!
Questa volta ce l'ho fatta ad aggiornare in tempo, urrà xD
Che dire? Vi avevo già detto che questo sarebbe un capitolo di passaggio, ma dal prossimo vi assicuro che le cose iniziando davvero a movimentarsi.
Non ho molto da dire su questo quarto capitolo, più che altro mi ha dato occasione di meglio caratterizzare Minako e introdurre Yuuko.
Ancora una volta, non ho idea di quando potrebbe arrivare il prossimo aggiornamento, sono spiacente ;_; Purtroppo non riuscirò mai ad assicurare agli aggiornamenti una certa regolarità.
Nel frattempo QUI  trovate la bellissima cover al piano di Kyle Landry che mi ha ispirato per quella suonata da Yuuri ♥ Se volete un'idea di come abbia suonato, questa cover fa per voi, se non si conta che è a dir poco meravigliosa.
Io vi lascio, e vi ringrazio come al solito per i commenti ricevuti e tutte le visualizzazioni! (il primo capitolo è arrivato quasi a 800, wow)
Se volete farmi sapere cosa ne pensate della storia, liberissimi di farlo con una recensione o anche un banalissimo messaggio privato!
Ci vediamo (spero presto lol) al prossimo capitolo!
With love,

Your Joker.









  
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