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Autore: _Leef    19/04/2017    6 recensioni
Dean Winchester, diciassette anni, è un liceale popolare e ribelle che vive nella piccola Lawrence assieme alla madre e al fratellino Sam.
Castiel Novak, diciassette anni, è un ragazzo semplice, figlio del reverendo e di grande fede, che nel tempo libero fa volontariato ed è appassionato di astronomia.
Pur essendo così diversi, tra i due nascerà qualcosa quasi per caso, ma niente andrà come previsto.
[ Ispirata al romanzo "A walk to remember" :) ]
Genere: Angst, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Castiel, Dean Winchester, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna stagione
Capitoli:
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A Walk To Remember

Parte VII

 

La situazione post-bacio è sempre dannatamente imbarazzante.

Quindi evito di raccontarla.

Più tardi, quando ormai la festa è decisamente finita, decido solo di accompagnare Cas a casa -dopo aver scaricato mia madre e Sammy che per tutto il viaggio in auto non hanno fatto altro che lanciarmi occhiate maliziose o sottoporre Cas ad una specie di interrogatorio-.

Mentre guido con Cas accanto a me, penso al fatto che non so esattamente cosa lui provi per me: certo, ci siamo baciati e mi ha fatto il più bel regalo che abbia mai ricevuto e anche se probabilmente non aprirò o leggero mai quel libro come fa lui, è come se mi abbia dato un pezzo di sé.

Ma Castiel è il genere di persona pronta a donare un rene al primo venuto, se l'altro ne avesse bisogno, per questo non so proprio come comportarmi o come interpretare quel gesto. Una volta mi ha detto che non è uno stupido e ovviamente sono giunto anche io a questa conclusione: forse è un po' diverso dagli altri adolescenti, singolare, ma alla fine deve per forza aver capito quello che provo per lui, anche perché gli ho lanciato più di un messaggio, spiattellando i miei sentimenti sulla pubblica piazza ad ogni occasione disponibile. E sono piuttosto sicuro di non essergli indifferente, però. Però.

Quando accosto di fronte a casa sua, Cas sembra pensieroso. Stringe tra le dita la felpa che gli ho regalato e continua a guardare fuori dal finestrino. Ho una tremenda paura che sia pentito del nostro bacio o di quello che abbiamo condiviso insieme in questa serata e mi sento così fragile in questo momento che un soffio di vento potrebbe farmi a pezzi. Dopo momenti che sembrano interminabili, lui sospira pesantemente e si volta verso di me, ma è come se non mi stesse guardando davvero. -Dean, pensi mai a Dio?-

Deglutisco e aggrotto la fronte, senza capire il senso di quella domanda improvvisa. Mi appoggio meglio al sedile e mi volto di lato per riuscire a guardarlo meglio. -A volte- ammetto, con la voce che mi trema fin troppo.

Cas abbassa gli occhi sulle sue dita e lo sento sospirare, ma non capisco il motivo della piega triste che hanno preso le sue labbra e la sua voce. -So che il Signore ha un disegno per tutti noi. Ma a volte è difficile interpretare il suo volere.-

Mi mordicchio le labbra e cerco di improvvisare, sforzandomi sinceramente di pensare ad una risposta per lo meno sensata. -Ecco, penso che a volte dobbiamo soltanto avere fede.-

Cas mi guarda per un secondo e lo vedo rabbrividire, come se mi avesse veramente visto solo in quel momento; poi si prende qualche momento per riflettere sulla mia risposta e infine annuisce distrattamente. -Sì, forse hai ragione.-

Non mi piace vederlo così pensieroso e vorrei anche capire che cosa gli passa per la mente, Cas non sembra per niente presente in questo momento, si capisce dal colore scuro dei suoi occhi che sta pensando a tutt'altro. Sorrido tra me e me e cerco di cambiare argomento, per riportarlo vicino a me e perché parlare di Dio non è esattamente la cosa che preferisco fare quando sono assieme a lui.

-Vorrei chiederti una cosa- dico quindi, scrutando ogni singolo centimetro del suo viso, sporgendomi un po' di più verso di lui per averlo più vicino.

Lui non sembra turbato dalla nostra vicinanza, ma noto che ho catturato la sua attenzione, perché adesso mi sta scrutando curioso e la tempesta nei suoi occhi blu sembra essersi placata. -Certo, dimmi pure.-

Prendo un grosso respiro, prima di parlare, perché ho bisogno di raccogliere tutto il coraggio di cui so di essere capace. -Ti, uhm, andrebbe di uscire con me, sabato sera?-

Alla mia proposta, Cas spalanca gli occhi blu come due fanali e stringe convulsamente le mani sulle gambe, probabilmente si aspettava di tutto tranne che un invito del genere. E' arrossito, sono abbastanza vicino a lui da poterlo notare e le sue labbra si sono leggermente schiuse per la sorpresa, ma in poco tempo i suoi occhi tornano a rabbuiarsi. -Oh, uhm, io... Non posso.-

E okay, il rifiuto è difficile da incassare, soprattutto per me che non ci sono abituato e soprattutto dopo un bacio da capogiro come quello che ci siamo scambiati, quindi stringo con forza il volante e deglutisco. Più di una volta. Fissando insistentemente fuori dal parabrezza. Sono ridicolo. -Oh, ehm, hai... C'è qualcun altro?-

L'idea di Cas mano nella mano con qualcuno che non sia io mi fa venire l'orticaria, e lo stomaco mi si chiude in una morsa piuttosto dolorosa, quindi mi affretto a rimuovere quell'immagine dalla mia testa prima di cadere preda di un esaurimento.

-No, non è questo- chiarisce lui, scuotendo energicamente la testa e fissando la strada davanti a sé come se fosse la cosa più importante del mondo. E cazzo, sembra così un bambino indifeso in questo momento che muoio dalla voglia di abbracciarlo e passare le dita in quella matassa arruffata che ha in testa.

Un piccolo barlume di speranza mi illumina il cervello e forse mi sporgo verso di lui un po' troppo e il tono che mi esce è un po' troppo speranzoso. -E allora cos'è?-

Castiel sospira, stringe tra le dita la felpa blu come i suoi occhi e poi mi guarda come se stesse per firmare la sua condanna a morte. -Non mi è permesso avere appuntamenti.-

Sbatto le palpebre perché in effetti quello che dice ha senso, considerando che lui è il figlio del reverendo e che probabilmente suo padre non muore dalla voglia di fare uscire il suo unico angioletto con un altro ragazzo che potrebbe in qualche modo deviarlo.

-Oh- dico aggrottando la fronte in maniera confusa ma anche un po' delusa. Non mi aspettavo di certo una cosa del genere: so che suo padre è severo e molto religioso e tutto il resto, ma non pensavo che proibisse a suo figlio di avere degli appuntamenti.

-Dean- mi chiama lui all'improvviso e non mi sono nemmeno accorto di essermi perso tra i miei pensieri come il peggiore degli adolescenti.

-Sì?-

Cas non dice niente, si limita solamente a sporgersi verso di me e a premere le nostre labbra insieme: devo dire che questo gesto mi coglie piuttosto di sorpresa, perché non lo credevo così intraprendente, e il mio cuore sembra non volerne sapere di rallentare. Se è possibile, questo bacio è ancora migliore del precedente, perché dura di più e la posizione mi permette di piegare la testa di lato per avere un accesso migliore alla sua bocca.

Il sapore di Castiel è qualcosa in grado di annebbiarmi il cervello, per non parlare dei leggeri morsi che si concede, che hanno l'effetto di un pugno dritto al mio basso ventre. Oddio, ma dove ha imparato, pensavo che fosse completamente inesperto in questo tipo di cose, ed invece anche in questo è stato in grado di stupirmi.

Quando si stacca, sono sicuro di avere l'espressione più idiota mai apparsa sul volto di altro essere umano: ho la testa ancora sporta verso di lui, le labbra umide e le guance più rosse di un semaforo, per non parlare degli occhi chiusi.

-Buonanotte- sussurra Cas con un sorriso talmente dolce che potrei sciogliermi in questo preciso instante. Apro gli occhi giusto in tempo per vederlo scendere dalla macchina e correre su per il suo vialetto.

Se poi premo la fronte contro il volante armato di un sorriso che va da un orecchio all'altro, non lo deve sapere assolutamente nessuno.

 

Il giorno seguente decido di andare in chiesa, perché so che il reverendo Novak è sempre lì a preparare i sermoni per la domenica. Probabilmente si è portato avanti per le messe dei prossimi cento anni, visto che sta sempre chiuso lì dentro manco fosse un monaco, ma è meglio se questo pensiero lo tengo per me.

Non ne ho parlato con Cas, ma ho deciso di chiedere il permesso a suo padre di portarlo fuori. So che il reverendo non mi accoglie mai a braccia aperte quando vado a casa loro, ma provarci non costa nulla; ogni volta che mi vede sul vialetto dal salotto, manco avesse una sorta di fiuto da mastino riservato solo a me -non so se sentirmi lusingato o terribilmente inquietato-, sbircia dalla tendina e poi ritira in fretta la testa, convinto di essere passato inosservato. Quando busso ci mette un'eternità ad aprirmi e mi fissa per minuti interi sempre sospirando e scuotendo energicamente la testa prima di salutarmi.

La porta della sacrestia è socchiusa, e riesco a vederlo seduto alla scrivania con gli occhiali calati sul naso. Sta esaminando la sua Bibbia, tiene anche una matita in mano e ogni tanto sottolinea qualche passaggio, ripetendolo a voce bassissima -me ne accorgo solamente perché vedo le sue labbra muoversi impercettibilmente-.

Prendo un grande respiro, per farmi forza, e poi busso con energia, rimanendo in piedi di fronte alla porta in modo che potesse vedermi: lui alza subito il capo, ma quando vede che sono io, corruga la fronte e i suoi occhi si riempiono di confusione.

-Salve, reverendo Novak- saluto, con il tono più educato di cui sono capace, torturandomi incessantemente le dita. -Potrei parlarle un attimo?-

Lui si toglie gli occhiali e si strofina gli occhi. Sembra più stanco del solito e forse in questo periodo non si sente molto bene, perché il suo viso sembra quasi più invecchiato. -Signor Winchester- mi saluta, privo di ogni entusiasmo.

Deglutisco, ripetendomi nella mente di non demordere al primo ostacolo, lo sto facendo per Castiel, per noi, quindi devo assolutamente farmi forza. Mi sono anche messo la camicia bianca per l'occasione, deve almeno apprezzare lo sforzo. -Posso entrare?-

Lui annuisce distrattamente, e mi fa cenno di sedermi sull'unica sedia di fronte alla sua scrivania, poi intreccia le mani sotto al mento e mi guarda con un sopracciglio inarcato.

-Ecco- prendo l'ennesimo grosso respiro, sedendomi e stringendo subito i braccioli della sedia. Sono dannatamente nervoso. -Volevo chiederle il permesso di invitare fuori Castiel, sabato sera.-

Alle mie parole, il suo sopracciglio si inarca ancora di più in maniera quasi innaturale. Si toglie gli occhiali e pulisce le lenti con un fazzoletto, per poi tornare a concentrarsi sulla sua Bibbia. -Non è possibile.-

Stringo istintivamente un pugno sulla mia coscia e prendo un grosso respiro. Non arrenderti, Dean. -Con tutto il rispetto, reverendo, la prego di ripensarci.-

Lui alza gli occhi su di me quasi di scatto, vedo le sue iridi azzurrine scintillare di sorpresa, come se non si aspettasse tutta quella intraprendenza da parte mia. -Con tutto il rispetto, Signor Winchester, ho preso la mia decisione.-

Sospiro e abbasso per un attimo lo sguardo in maniera quasi sconfitta, ma sto semplicemente pensando alla prossima mossa. Mi sporgo di più verso di lui e mi sforzo di metter su l'espressione più seria che abbia mai fatto. -Senta, mi dispiace per quello che dicevo quando ero più piccolo, e mi dispiace di non aver sempre trattato Castiel come avrei dovuto. Lui si merita il meglio.-

Mi guarda con gli occhi più penetranti e minacciosi che potrei mai incontrare in un uomo di chiesa. Evidentemente non basta.

-Io lo amo- confesso infine, come se fosse la mia ultima spiaggia, e la sua attenzione torna immediatamente a focalizzarsi su di me. Mi mordicchio le labbra, perché non pensavo che sarei mai stato capace di dire una cosa simile a nessuno, figuriamoci al reverendo Novak.

-Lo so- ammette lui in tono mesto. -Ma non voglio vederlo soffrire.-

Probabilmente è solo la mia immaginazione, ma mi sembra che i suoi occhi si stiano riempiendo di lacrime: questa reazione mi spiazza, ma è difficile dire se stia davvero per piangere, i suoi occhi sono così azzurri da sembrare già liquidi. Mi chiedo anche se il fatto di essere innamorato di Castiel sia così evidente agli occhi degli altri.

-Non succederà, glielo prometto- replico, più speranzoso di quanto volessi essere.

Lui si volta a guardare fuori dalla finestra in maniera pensierosa, dove aveva iniziato a cadere una fredda e fastidiosa pioggerella invernale. E' una giornata piuttosto grigia e pungente in effetti. Il reverendo ha lo stesso sguardo perso e spaesato che aveva suo figlio in macchina, nel suo vialetto, qualche sera prima.

-Riportalo a casa alle undici- si arrende infine, dopo istanti di silenzio che mi sembrano infiniti, con il tono di chi sa di aver fatto la scelta sbagliata.

-La ringrazio, reverendo Novak- dico, sorridendo ed illuminandomi come un albero di Natale, mentre gli stringo la mano. Vorrei dirgli qualcos'altro, ma non voglio disturbarlo oltre, e a giudicare dal suo sguardo combattuto deduco che voglia restare solo e per me è meglio svignarmela prima che cambi idea, buttando così tutti i miei sforzi alle ortiche.

Quando però mi guardo alle spalle prima di uscire, rimango piuttosto confuso nel vederlo con il viso affondato tra le mani in una posizione tipica di chi è disperato.

 

Quando un'ora più tardi lo racconto a Castiel, la cosa sembra sorprenderlo e credo che questo abbia contribuito a migliorare ancora la mia posizione con lui.

Non gli racconto però che mi è sembrato di vedere suo padre piangere quando ero uscito dal suo ufficio; la faccenda mi ha lasciato piuttosto perplesso e turbato, ma non voglio farlo preoccupare inutilmente.

Ma adesso che sono a casa mia, solo con i miei pensieri, seduto sul divano a fissare il televisore senza vederlo davvero, quelle lacrime e quella espressione mi ritornano in mente, squarciando ogni mio tentativo di concentrarmi sui programmi.

-Mamma, secondo te perché il padre di Cas ha reagito così?- le chiedo in maniera pensierosa, dopo averle riassunto brevemente la situazione. Rovescio la testa indietro per guardarla e lei esce dalla cucina pulendosi le mani con uno straccio.

-Tesoro, magari si è solo reso conto che il suo bambino è cresciuto e che sta per perderlo- mi spiega lei, con un tono talmente materno da farmi squagliare qualcosa dentro. Torno a guardare la tv e aggrotto la fronte, riflettendoci su; in effetti è una spiegazione plausibile, ma per qualche strano motivo non mi convince per niente.

-Spero che sia così- sussurro, più a me stesso che a lei, appoggiando la testa su una mano. Non penso che sia per colpa mia, altrimenti mi avrebbe semplicemente impedito di uscire con suo figlio e probabilmente non è nemmeno per l'omosessualità. Sì, Castiel non ha mai avuto nessuna relazione e quindi il reverendo è solo spaventato da questa novità, si preoccupa per il suo unico figlio, non c'è assolutamente niente che non va.

Ma per qualche strana ragione, non riesco a convincermi del tutto.

 

Tra una cosa e l'altra, sabato arriva il più in fetta del previsto e io ho avuto giusto il tempo di pensare a cosa preparare per rendere questa serata speciale e soprattutto indimenticabile, per entrambi.

E' una cosa nuova per me, perché non mi sono mai impegnato tanto per qualcuno che non facesse parte della mia famiglia, non in senso romantico, né tanto meno ho mai organizzato un vero e proprio appuntamento che non avesse lo scopo di portarmi a letto qualcuno. Ora come ora è strano da dire, ma quel Dean sembra lontano anni luce: ora mi sento diverso, migliore, innamorato, ed è una sensazione meravigliosa, persino meglio di quanto abbia mai osato immaginare.

Voglio far entrare Cas nel mio piccolo mondo, motivo per cui l'ho portato alla Rodhouse, anche per fargli capire che ormai non mi vergogno né di lui, né di quello che provo, non è un problema farmi vedere in sua compagnia. Certo, non è il posto più romantico di sempre, ma probabilmente una cena a lume di candela avrebbe annoiato entrambi, e poi Cas sembra decisamente il tipo da hamburger. E comunque la cena è soltanto l'inizio, in realtà punto di più su quello che ho organizzato per il dopo.

Quando parcheggio l'Impala di fronte al ristorante di Ellen, Cas non tenta nemmeno di nascondere la sua espressione terrorizzata.

-Ehi, va tutto bene?- gli chiedo con tono gentile ma anche un po' divertito, perché vederlo così nervoso fa sussultare il mio ego un po' più di quanto dovrebbe.

Cas si volta a guardarmi e io vengo investito dal mare dei suoi occhi: questa sera è bellissimo, ancora più del solito. Si è messo la felpa che gli ho regalato, che come ho immaginato è proprio di quella tonalità di blu che fa risaltare i suoi occhi; non gli ho chiesto espressamente di non mettere gli occhiali, ma Cas sembra avermi comunque letto nel pensiero perché non li porta, e i jeans gli fasciano le gambe in una maniera che dovrebbe essere definita illegale.

-Dean, sei sicuro di volerti far vedere proprio con me?- pigola lui, stringendosi nella felpa e guardandomi come se avesse appena smarrito la strada di casa.

Mi lascio scappare una risata divertita, perché è fottutamente adorabile, mentre scendo dalla macchina e mi precipito ad aprire la sua portiera. Afferro prontamente la sua mano e intreccio saldamente le nostre dita insieme. -Non fare domande stupide.-

Cas mi fa un sorriso tirato ma adesso sembra essersi rilassato e ricambia decisamente la mia stretta, guardandomi ancora una volta come se fossi il fottuto centro dell'universo.

-Dai, vieni, stupido- avvolgo le sue spalle con un braccio e me lo tiro addosso. Vengo investito in pieno dal suo profumo e immediatamente ogni singolo centimetro di me a contatto con lui va a fuoco, completamente non curante degli strati di vestiti che ci separano.

Come sempre, il clima alla Rodhouse è estremamente famigliare: un po' ovunque si sente il chiacchiericcio allegro dei clienti e per adesso fiumi di birra sembrano essere l'unica cosa a scorrere tra le pareti del locale. Cas stringe la mia mano come a farmi capire che è ancora qui con me, ma la sua attenzione è tutta concentrata su un vecchio Jukebox accanto all'ingresso.

Mi stringo nella giacca di pelle con un sorrisetto e frugo nelle tasche dei jeans, per poi appoggiare una moneta sulla mano libera di Cas. -Perché non scegli una canzone?- dico solo, guardandolo di sottecchi. Ammetto di essere curioso di sapere quale musica sceglierà; so che Cas ama cantare, è nel coro della chiesa, ma non pensavo che ascoltasse anche quel genere di musica o che si interessasse a quel tipo di oggetti.

Mi lancia un'occhiatina divertita, poi lascia la mia mano per trafficare abilmente con il jukeboxe, fino a quando le note di Dancing in the moonlight iniziano a risuonare per tutto il locale.

-Non male- gli faccio notare impressionato con un secco movimento della testa, quando lui torna vicino a me con un sorrisetto trionfante, ma senza riuscire a nascondere la piega divertita che hanno preso le sue labbra.

Mi sto sporgendo per baciarlo con il peggiore dei sorrisi innamorati da vera ragazzina quando un -DEAN WINCHESTER- urlato a squarciagola mi fa sobbalzare, costringendomi ad allontanarmi da Cas per mettere a fuoco la figura tutta emozionata di Hellen, la proprietaria del Rodhouse, che mi viene in contro.

-Ehi, Ellen- borbotto imbarazzato, grattandomi la nuca con la mano libera.

-Quindi è lui?- chiede la donna, senza riuscire a staccare gli occhi dal giovane Novak nemmeno per un momento e dopotutto come posso biasimarla, Castiel questa sera è uno schianto, con quegli occhioni blu sgranati ed incuriositi. -Hai scelto proprio bene, devo dire.-

Deglutisco ma alzo gli occhi al cielo, ignorando la risatina divertita di Cas. -Ti prego.-

Evito per miracolo lo scappellotto che questa pazza sta per rifilarmi, senza riuscire a trattenere un sorrisetto affettuoso. Ellen è sempre stata come una seconda madre per me, ci sono moto affezionato ed è bello vedere che nemmeno lei abbia qualcosa in contrario al mio rapporto con un ragazzo.

-Ciao tesoro, sono Ellen, Dean mi ha parlato molto di te- si presenta, senza riuscire a trattenere l'euforia e accarezzando una guancia di Castiel come se lo conoscesse di persona da una vita. Inarco un sopracciglio, un po' irritato, ma poi mi prendo a schiaffi mentalmente perché non posso essere geloso persino dell'aria che respira, quindi inconsciamente cerco di darmi un fottuto contegno.

Castiel mi guarda per un attimo in maniera smarrita e stupita, come se si stesse chiedendo qualcosa come Davvero le hai parlato di me? Nel realizzare quel piccolo dettaglio compromettente, non posso fare altro che arrossire come uno stupido e distogliere lo sguardo.

-E' un piacere, signora- mormora Castiel, con quel tono di voce che saprebbe ammansire e di conseguenza conquistare anche una bestia feroce.

-Non chiamarmi signora, occhi blu, mi fai sentire vecchia!- protesta Ellen, guardando il ragazzo accanto a me come se le avessi appena presentato il Papa in persona.

Roteo gli occhi e passo impercettibilmente il pollice sul dorso della mano di Cas. -Sì, è tutto molto bello, ma noi staremmo morendo di fame.-

Ellen sembra riscuotersi solamente in questo momento dalla specie di trance in cui è caduta e batte le mani allegramente, per poi trascinare entrambi nel primo tavolo disponibile, sospettosamente appartato per essere solamente scelto a caso.

Io e Cas ci sediamo l'uno di fronte all'altro e okay, sono tremendamente sdolcinato e non so nemmeno perché io mi ritrovi a formulare pensieri di questo tipo, ma improvvisamente mi sento troppo lontano da lui -il che è plausibile, se contiamo che in auto e per tutto il tempo fino ad ora siamo stati praticamente appiccicati, quindi non biasimatemi-.

Comunque, come mi ero immaginato, Cas è effettivamente un tipo da hamburger: ne ordina uno semplice -che cozza decisamente con il mio doppio, stracolmo di bacon- e se lo gusta in maniera lenta e controllata, facendo versi di apprezzamento talmente osceni che posso sentire il cavallo dei miei pantaloni farsi più stretto.

Non è giusto che qualcuno risulti terribilmente sexy mangiando un panino.

Mi schiarisco la voce e mi sporgo verso di lui, cercando di indirizzare i miei pensieri verso qualcosa che non implichi Castiel in ginocchio di fronte a me con i pantaloni calati e non certo per pregare. -Allora, adesso me lo dici qual'è la numero uno?-

Castiel arrossisce immediatamente, ma poi sorride in maniera quasi maliziosa e scuote lentamente la testa, senza scollare i suoi occhi dai miei nemmeno per un secondo. E cazzo, sono curioso da morire e sto iniziando a chiedermi quale sia questo grande desiderio che Cas si ostina a tenere nascosto: deve essere qualcosa di davvero sconvolgente se ancora non si sbottona al riguardo.

Vorrei sbottonare anche altro, se devo essere sincero... Merda, Dean, ti vuoi concentrare e smetterla di fare dei pensieri degni di un pervertito?

-D'accordo- brontolo quindi con un broncio infinito, senza nemmeno preoccuparmi di nascondere la delusione, continuando ad affogare una patatina nel ketchup.

-Perché non mi dici qual è la tua, di numero uno?- chiede lui incuriosito, leccandosi un dito sporco di salsa e io devo lottare contro ogni singolo istinto del mio corpo per non trascinarmelo nel primo bagno disponibile e calare i pantaloni di entrambi.

Aggrotto la fronte però, sorpreso da quella domanda e mi sforzo di pensarci su. Nessuno si è mai interessato veramente alla mia aspirazione di vita più grande, nemmeno mia madre, è sempre stato un pensiero che ho tenuto per me, ritenendolo un po' ridicolo ed imbarazzante. -Vorrei.. Ecco beh, ho sempre voluto.. Fare il dottore, ma è una cosa stupida.-

Castiel aggrotta la fronte e sul suo volto si forma quell'espressione adorabilmente confusa che mi manda fuori di testa. -Aiutare le persone non è una cosa stupida.-

-Beh, uhm, Cas- mi schiarisco la voce e mi allento il colletto della camicia, dopo essermi pulito le mani sul tovagliolo. -Ci vogliono voti alti per entrare all'università e beh, Sam è sempre stato quello intelligente tra i due.-

Giusto, prima di conoscere Castiel, non ho mai pensato al college, non seriamente.

Mia madre lavora in uno studio per avvocati, l'assegno che ci passa nostro padre non è proprio altissimo e insomma, ho sempre dato per scontato che Sammy sarebbe stato quello ad andare all'università, tra i due. Avrei dato di tutto per permettere al mio fratellino di costruirsi un futuro solido, io mi sarei accontentato di un lavoro all'officina dello zio Bobby, niente di particolarmente ambizioso; ma è anche vero che da quando conosco Castiel ho iniziato a guardare gli opuscoli delle università con molto più interesse, perché lui mi fa venire voglia di non buttare all'aria la mia vita, mi sprona a farmi valere e se da un lato tutto questo potere che lui ha su di me mi rende felice, dall'altro mi spaventa a morte.

-Tu sei molto intelligente, Dean- ribatte lui, guardandomi quasi offeso come se gli avessi fatto il peggiore affronto di sempre. Ma poi la sua espressione si rilassa e l'angolo destro della sua bocca si solleva in un sorriso sghembo mozzafiato. -Solo che non ti applichi.-

Faccio un mezzo sorriso anche io, senza riuscire a trattenere una risatina nervosa. -Questa di solito non è la scusa che gli insegnanti rifilano ai genitori degli alunni più stupidi?-

Cas piega la testa di lato, come se non avesse idea di quello di cui io stia parlando.

Di fronte a questa sua espressione innaturalmente smarrita, non posso fare altro che scoppiare a ridere. -Lascia perdere, Cas. Ma ti ringrazio.-

Lui mi sorride, un sorriso tanto bello e spontaneo che in questo preciso istante mi ritrovo a pensare che probabilmente sarei disposto a tutto pur di vederlo sorridere così sempre. Mi accorgo troppo tardi di essermi fermato a guardarlo con una faccia da coglione, tanto per cambiare, e quindi mi schiarisco nervosamente la voce.

-Uhm, ti porto in un posto- lo informo, lasciando i soldi per la cena sul tavolo e porgendogli una mano una volta che mi ritrovo in piedi accanto a lui.

Cas mi guarda con un'aria confusa e a giudicare dal suo sguardo probabilmente pensava che il nostro appuntamento finisse con la cena ma ovviamente no, perché mi sono davvero sforzato di rendere questa serata speciale per lui, la cena è stata più un contorno.

-Dove andiamo?- chiede lui mentre afferra la mia mano e sono decisamente sollevato nel notare la curiosità che trasuda da ogni sua parola.

Intreccio le nostre dita insieme e mi piego a parlare contro il suo orecchio, mentre tengo aperta la porta del locale per farlo uscire. -Sorpresa.-

 

Guidare di sera mi è sempre piaciuto particolarmente, è un tipo di attività che trovo rilassante.

Le strade a quest'ora sono libere, raramente c'è del traffico, specialmente sulle superstrade che conducono direttamente fuori città. Ma con Castiel accanto a me il tempo sembra volare ancora più velocemente del solito e il viaggio è ancora più piacevole: sto guidando il più prudentemente possibile, ma è anche vero che non voglio sprecare tutta la nostra serata lungo la strada per il confine dello stato, quindi premo di più sull'acceleratore. No, ovviamente non voglio rapirlo, ma semplicemente portarlo lungo il confine con il Missouri, che non è poi così lontano.

-Dean, mi dici dove stiamo andando?- chiede Cas all'improvviso per quella che sembra la centesima volta, con il tono di voce lamentoso che ricorda molto quello di un bambino.

Sorrido divertito e scuoto la testa facendo scoccare la lingua contro il palato, appoggiando una mano sul cambio e lanciandogli un'occhiata cospiratoria. -Lo vedrai tra poco, ci siamo quasi.-

Quando circa dieci minuti dopo intravedo il cartello del confine che dichiara “Missouri” con scritte gialle catarifrangenti, accosto e spengo il motore, infilandomi immediatamente le chiavi in tasca. Cas mi guarda confuso e poi lancia occhiate curiose intorno a sé, e posso sentire gli ingranaggi nella sua testa lavorare nel tentativo di fargli capire per quale motivo lo avrei portato nel bel mezzo del nulla.

Scendo dall'auto e immediatamente apro la sua portiera, afferrandogli una mano. Non riesco più a trattenere il mio entusiasmo, ormai. -Dai, corri!-

Castiel ride dietro di me ma mi segue in maniera ubbidiente stringendo la mia mano, mentre lo trascino vicino al cartello. I suoi occhi blu sono terribilmente luminosi, carichi di curiosità e aspettativa, e sembra che dentro le sue iridi si riflettano persino le poche stelle che puntellano il cielo ormai notturno.

-Okay, metti un piede qui e l'altro là- gli spiego, indicandogli l'asfalto in maniera che abbia un piede esattamente prima del cartello di confine e l'altro esattamente dopo. -Perfetto- dichiaro, eccitato come un bambino davanti ad un vasetto di caramelle, infilandomi subito dopo le mani in tasca.

-Non ti seguo, cosa stiamo facendo?- chiede lui, ancora leggermente divertito e in mezzo a tutto quell'entusiasmo posso notare che ha ancora il respiro leggermente affannato, nonostante avessimo corso solamente per qualche metro. Non ho comunque tempo di pensarci troppo su, perché non sto più nella pelle.

-Cas, in questo momento tu sei tra due stati- dichiaro in maniera quasi solenne, senza riuscire a trattenere un sorrisetto soddisfatto.

Lui osserva per un secondo il cartello dietro di me con tanta intensità che per un attimo penso si possa fondere, ma poi piega la testa di lato al suo solito modo e mi guarda confuso. -E allora?-

Con l'ennesimo sorriso alla Dean, accenno ad un rapido movimento della testa per indicare i suoi piedi, uno in Missouri e l'altro ancora in Kansas. -Sei in due posti contemporaneamente.-

La sua espressione confusa muta lentamente, mentre fa oscillare lo sguardo da me fino al cartello alle mie spalle. Sulle sue labbra sboccia un sorriso radioso quando si rende conto che ho realizzato un punto della sua lista, talmente radioso che potrebbe illuminare tutta la strada anche da solo, poi Cas ride subito prima di saltarmi al collo, stringendomi in quello che è tipo l'abbraccio più caloroso che abbia mai ricevuto. Il nostro primo vero abbraccio.

Oddio sto diventando una ragazzina, mi metto a contare pure ogni nostra prima volta.

Istintivamente rido anche io, come se la sua gioia mi avesse infettato, e stringo le braccia attorno ai suoi fianchi, sollevandolo leggermente da terra, sfruttando anche la nostra leggera differenza di altezza.

-Tu sei pazzo- lo sento sussurrare contro il mio orecchio e non posso trattenermi dal ridere ancora più forte, nonostante una stupida vocina nella mia testa mi stia spingendo ad urlare Sì, sì, sono pazzo, pazzo di te. Ma ho ancora una dignità da mantenere quindi mi costringo a tenere la bocca chiusa, perché non sono finito in un romanzo rosa di ultima categoria tipo gli Harmony.

Sto invece per uscirmene con una delle mie battute sagaci e sempre apprezzante, quando Cas mi prende il viso tra le mani con determinazione e mi bacia: e okay, è così dannatamente inaspettato che per un attimo tengo gli occhi spalancati come la peggiore delle verginelle. E non è nemmeno male, perché riesco a leggere tutte le emozioni sul volto perfettamente rilassato del ragazzo di fronte a me, ma poi non riesco più a trattenermi e serro le palpebre, abbandonandomi completamente al bacio. Bacio che si fa un po' più spinto per la prima volta, mentre le nostre lingue si sfiorano prima timidamente e poi sempre più consapevoli. E in particolare, la sua si avvolge attorno alla mia in una specie di spirale di perversione e cazzo, è qualcosa che mi fa impazzire ma è anche strano che una cosa quasi perversa provenga da un ragazzo come Castiel.

Quando ci stacchiamo, sono letteralmente senza fiato. -Oddio, dove hai imparato a fare quella cosa con la lingua?-

Castiel mi guarda un attimo e poi scoppia a ridere di nuovo, passando velocemente le dita tra i miei capelli che devono essere decisamente in uno stato pietoso. -E' tutta farina del mio sacco- mi informa, con tono particolarmente orgoglioso e anche un po' malizioso, che mi spinge a dargli un pizzico sul fianco, facendolo ridere ancora di più.

-C'è un'altra cosa per te- lo informo subito dopo, accarezzandogli distrattamente una guancia e pensando che forse è meglio spostarsi dal mezzo della strada.

Lui mi pianta addosso quei suoi fanali blu che brillano di curiosità e aspettativa. -Cosa?-

-L'ho lasciato in auto- spiego, portandolo di nuovo vicino all'Impala lungo il bordo della strada e facendolo salire. Sta iniziando a fare un po' freddo e Cas sembra tremare un po', quindi decido che è meglio alzare il riscaldamento. Accendo anche la radio ed in un attimo le note di canzone di Ramble on iniziano a diffondersi nell'abitacolo a volume basso.

-Ti ho preso questo- sussurro una volta che mi sono seduto al posto di guida, frugando nel portaoggetti della mia bambina per tirarne fuori uno di quei tatuaggi che si fanno con l'acqua. E' un simbolo strano, qualcosa come un sigillo anti-possessione, ma è l'unico che sono riuscito a trovare che non fosse qualche stupido disegnino da bambinette e forse starà anche bene sulla pelle così pallida di Cas.

-Un tatuaggio?- chiede lui con voce intenerita, alzando gli occhi blu nei miei e sorridendo subito dopo, mentre stringe le mani sulle sue gambe. Farne uno finto mi è sembrata l'idea migliore, se Castiel si fosse presentato a casa con un tatuaggio vero dopo essere uscito con me, probabilmente suo padre mi avrebbe crocifisso direttamente, senza preoccuparsi di risultare blasfemo.

-Esattamente. Altro desiderio esaudito.- Faccio un sorriso smagliante e glielo faccio vedere, schiarendomi la voce subito dopo mentre lui scruta il disegno senza smettere di sorridere e ne accarezza i contorni con il pollice. -Dove lo vuoi?-

Cas si guarda un attimo le mani, come se volesse valutare il tutto, poi si tira giù la zip della felpa e se la abbassa sulle spalle, costringendomi a deglutire.

-Qui- dichiara, indicando una porzione di pelle appena più su del pettorale sinistro, lasciata scoperta dalla maglietta a maniche corte che indossa sotto alla felpa.

Prendo un grosso respiro e mormoro un -Okay- per niente convinto, sporgendomi lentamente verso di lui e impugnando una spugnetta che mi sono premurato di bagnare prima di uscire. Appoggio delicatamente il tatuaggio contro la sua pelle e sollevo per un attimo gli occhi in quelli di Cas, che sta letteralmente trattenendo il fiato, forse per l'emozione.

E' la prima volta che lo tocco in maniera così intima, in un posto che di solito non mi è concesso nemmeno vedere, e la cosa mi manda letteralmente su di giri, nemmeno mi avesse appena chiesto di tatuargli un pitone dove non batte il sole.

Mi sforzo di non ridere a questo mio pensiero assurdo, e tampono il sottile strato di carta in modo da renderlo umido, poi attendo qualche istante ed infine con estrema delicatezza la sfilo via. Il simbolo spicca in bella vista sul suo pettorale, è rimasto perfettamente impresso sulla pelle chiara di Cas e sembra un tatuaggio vero, nonostante tutto.

Mi sporgo un po' verso di lui e ci soffio sopra con delicatezza, sfiorandolo accuratamente con le dita per assicurarmi che sia asciutto, sorpreso di veder nascere su Cas la pelle d'oca. Sollevo impercettibilmente la testa e mi ritrovo praticamente a due millimetri dal viso di Cas -il suo profumo mi investe come farebbe un tir in autostrada- che mi guarda con gli occhioni blu pieni di riconoscenza.

-Grazie- dice infatti, abbassando un po' il mento per guardare la nostra nuova opera, con un sorriso tenero ed innocente, la voce che trasuda sincera emozione. -Questo mi rende molto felice.-

Sorrido anche io di riflesso, quasi commosso da quella sua espressione così candida e mi sporgo per lasciargli un bacio su una tempia, ignorando la violenta stretta al cuore che sento mentre lo faccio. -Non c'è di che.-

 

-Ancora non riesco a credere che tu sia riuscito a convincere mio padre- è quello che dice Cas con tono incredulo, sollevando il viso verso il cielo e respirando a pieni polmoni, un piccolo sorriso a piegare le sue labbra che sembrano essersi fatte ancora più screpolate.

Purtroppo la serata sta per finire, ma Cas ha insistito di tornare a casa a piedi perché ha voglia di camminare. Fa freddo in realtà e lui sembra soffrirne molto, ma comunque l'unica cosa che voglio fare è assecondarlo, quindi ho parcheggiato l'Impala nel mio vialetto, per poi incamminarmi mano nella mano assieme a Castiel verso casa sua.

-Non gli piaccio molto, vero?- chiedo io ridacchiando, ma la risata mi esce fuori più roca e nervosa di quanto volessi. So di non essere proprio il modello di persona che il reverendo avrebbe voluto per suo figlio, ma una piccola parte di me non può smettere di sperare di avere qualche tipo di chance con Cas, con l'approvazione di suo padre.

Cas non risponde subito. Lo prendo come un no.

-Lui si preoccupa per me- spiega cautamente, senza guardarmi.

-Non è quello che fanno tutti i genitori?- chiedo aggrottando la fronte, un po' deluso, ma continuando a stringere la sua mano. Dopotutto non è colpa sua.

-Per lui è diverso- spiega, guardandosi i piedi prima di sollevare finalmente gli occhi nei miei, ma continuo a non capire. Adesso sta sorridendo, ma lo conosco abbastanza bene per dire che questo sorriso non raggiunge i suoi occhi come al solito. -Ma sono sicuro che gli piaci, o non mi avrebbe mai lasciato venire con te, stasera.-

-Pensavo mi avrebbe come minimo picchiato, invece non è stato così male come incontro.- Mi stringo nelle spalle, nel vano tentativo di riportare tutto sul ridere e sdrammatizzare, perché una vocina nella mia testa simile a quella di Sammy in maniera inquietante continua a ripetermi che la conversazione stra prendendo una piega terribilmente seria e spinosa.

Cas si ferma di scatto e mi guarda sotto la luce di un lampione; per un attimo spero che stia per baciarmi di nuovo, ma invece si volta subito e riprende a camminare, dopo aver preso un grosso respiro. Dice qualcosa che mi turba, con un tono talmente serio ed addolorato che sento i brividi scorrermi su per la schiena, vertebra dopo vertebra: -Lui si preoccupa anche per te, Dean.-

-Perché?- chiedo confuso.

-Per lo stesso motivo per cui mi preoccupo io- risponde lui, lanciandomi un'occhiata sempre più triste, che non riesco a spiegarmi in nessun modo. In questo preciso istante, qualcosa dentro di me realizza quasi inconsciamente che Cas mi sta nascondendo qualcosa, qualcosa a cui pensa spesso e che lo intristisce palesemente e che in qualche modo assurdo riguarda anche me.

Lui comunque non mi dà altre spiegazioni e io non oso chiedere, perché sento che non è ancora il momento e non voglio rovinare la serata che è già perfetta, così mi limito a stringere di più la sua mano e sento Cas rilassarsi sotto a questo tocco rassicurante.

-Come puoi passare serate come questa, e non credere?- Ha chiuso gli occhi per un attimo e sembra aver recuperato improvvisamente l'allegria che lo ha caratterizzato per tutta la serata, ma i suoi occhi sono ancora un po' adombrati.

Lui lascia andare la mia mano per sfiorare con delicatezza una pianta di agrifoglio accanto alla quale stiamo camminando con un leggero sorriso stampato in faccia e io infilo le mie in tasca. -Sei fortunato ad essere così sicuro.-

-Non sono sicuro- mi corregge lui, voltandosi a guardarmi e stringendosi nella felpa blu che gli dona terribilmente. Chiude di nuovo gli occhi e in quel momento una leggera brezza invernale gli colpisce il viso, scuotendo i suoi capelli scuri e rendendoli ancora un po' più spettinati. -Ma è come il vento. Non lo vedo, ma lo percepisco.-

Aggrotto la fronte. -Cosa percepisci?-

-Dio- dice lui semplicemente, come se fosse la cosa più ovvia del mondo, mentre alza il naso verso l'alto a scrutare chissà cosa, magari sperando di trovare proprio Dio tra le stelle e le nuvole. -E la bellezza. E l'amore.-

Rimango imbambolato come un coglione a fissarlo: guardo il profilo del suo naso dritto, i suoi capelli neri e spettinati che sembrano una macchia di inchiostro scurissimo, i suoi occhi pacifici e impossibilmente blu che scrutano il cielo alla ricerca di qualcosa.

Dio, amo questo ragazzo. Lo amo, cazzo.

-Ho voglia di baciarti.- E nemmeno mi accorgo di aver parlato ad alta voce, non è da me dire certe cose, ma è troppo tardi per nascondere tutto dietro ad una schiarita di voce e un sorrisetto imbarazzato, perché Cas si è voltato di nuovo verso di me.

-Dovresti farlo, allora- mi informa con un sorriso, piegando leggermente la testa da un lato.

Sorrido appena e poi mi avvicino a lui in un passo, prendendo delicatamente il suo viso tra le mani mentre Cas appoggia le braccia lungo i miei fianchi, attirandomi di più contro il suo corpo. Lascio per un attimo che i nostri nasi si sfiorino, prima di premere le nostre bocche l'una contro l'altra.

Questa volta è un bacio urgente, diverso da tutti gli altri che ci siamo mai dati, si capisce da ogni singolo schiocco quanto abbiamo bisogno l'uno dell'altro, di sentirci, di dirci “sono qui” senza parlare davvero.

Quando le nostre labbra si separano sono a corto di fiato, ma premo la fronte contro quella di Castiel perché non ho intenzione di staccarmi da lui, ne soffrirei fisicamente.

Ho ancora gli occhi chiusi ma poco dopo sento una strana morsa allo stomaco che mi costringe letteralmente ad aprirli. -Cas?- lo chiamo, a voce bassissima, per riattirare la sua attenzione su di me.

I suoi occhi blu sono incollati ai miei adesso, mentre lascio scorrere il pollice sul suo labbro inferiore incredibilmente morbido ma un po' ruvido al tatto, sempre troppo screpolato. Lo guardo negli occhi, e ci vedo tutto quello di cui ho bisogno per essere davvero felice. Lo guardo e vedo un me stesso migliore grazie a lui, vedo la mia vita. Guardo Cas, e vedo amore. E di conseguenza le parole scivolano fuori senza che io possa fare niente per controllarle, perché quando si tratta di Castiel il mio cervello smette di funzionare e di impartire ordini al mio corpo.

-Ti amo- confesso quindi a voce terribilmente bassa, ma è comunque abbastanza perché lui possa sentirmi. Non sono mai stato così sicuro dei miei sentimenti.

La reazione di Castiel mi spiazza: per un attimo ho terribilmente paura che lui scappi via urlando, ma in realtà si limita a fissarmi quasi terrorizzato, con gli occhi blu sgranati come oblò e anche leggermente lucidi. Sicuramente è l'ultima cosa che si aspettava dicessi, e sicuramente anche io, ma è stato più forte di me, come se fossi sicuro del fatto che non avrei mai trovato un momento migliore per dirglielo. Lui comunque non sembra intenzionato a dire nulla, almeno per ora, e nonostante il nervosismo lo trovo tremendamente adorabile, mentre mi fissa smarrito e sicuramente in preda al panico, per questo devo anche trattenere un sorrisetto intenerito.

Deglutisco con le mani che mi tremano e mi mordicchio le labbra subito dopo, reprimendo a stento una risata nervosa. -A questo punto dovresti dire qualcosa anche tu, Cas.-

Lui rimane in silenzio per un altro po', forse a riflettere, lasciando scivolare gli occhi sulle mie labbra e per un attimo credo che non dirà semplicemente nulla. Ma poi torna a fissarmi dritto negli occhi, con una sicurezza che lo rende terribilmente sexy e sussurra: -Ti avevo detto di non innamorarti di me.-

E io rimango senza parole perché sì, mi aveva avvisato. Sospiro, sollevato dal fatto che lui sia ancora stretto tra le mie braccia, e mi limito a premere le labbra contro la sua fronte.

Innamorarsi di Castiel è stato facile. Inevitabile. Come addormentarti: non sai quando succede esattamente, non te ne accorgi, ma la mattina ti svegli e sai che è successo.

E mi ritrovo a pensare che forse lui lo aveva già previsto. 


Ed eccoci qui alla fine di questa settima parte!
Chiedo scusa se questo capitolo è molto lungo e forse un po' pesante, ma ci tenevo a mettere il primo appuntamento di Cas e Dean in un capitolo solo per non allungare troppo il brodo e rendere più piacevole la lettura, e non sapevo dove altro tagliare! :C Spero non sia stato troppo duro da leggere!
Beh, partiamo con i commenti che qui ci sono parecchi feels dai......... Innanzi tutto, Cas è pensieroso, e probabilmente molti sanno anche perché ma shh, niente spoiler xD
E poi Dean che chiede il permesso a Michael per portare fuori Castiel è tipo la dolcezza, e ammette pure di amarlo, poverello.... L'amore fa miracoli, devo dire.
Ma la parte migliore arriva con l'appuntamento: apparte che sti due limonano come pazzi, qualcuno li fermi perché sul serio, stanno diventando assurdi (si questa è una mia aggiunta, i personaggi di Sparks non limonavano così tanto ma beh, dai, licenza d'autore), però li perdoniamo.
E poi......... BOOM, Dean si dichiara dopo aver fatto tutte quelle cose dolcissime per il suo fidanzatino e aiuto, quel tontolone di Cas che gli risponde "Ti avevo detto di non innamorarmi di me", aiuto, una delle mie parti preferite, devo ammettere. Beh, diciamo che sto giusto un po' uscendo di testa perché le cose stanno iniziando a scaldarsi e allo stesso tempo ci avviamo verso la fine.... Sospirate con me.
Beh, anche questa settimana riesco ad aggiornare in tempo, speriamo per il futuro xD Il mio parere sul capitolo comunque serve a poco, fatemi sapere presto cosa ne pensate voi, adoro leggere le vostre recensioni e mi diverto molto a rispondervi, quindi vi aspetto numerose! :)

La scrittura della nuova AU procede bene, ho già steso un paio di capitoli, devo ordinare le idee perché ne ho tantissime in testa e le scene smut si stanno scrivendo praticamente da sole, ho scoperto un animo perverso che non sapevo di avere........ Va bene, meglio se la smetto di sproloquiare e vi lascio in pace.
Grazie a tutte ed un abbraccio enorme, sia a chi fa sentire la sua voce, sia alle lettrici silenziose!

Alla prossima!

 

   
 
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